Se la sera del primo luglio 2014, dopo che Nick Kyrgios aveva battuto Rafael Nadal sul centrale di Wimbledon, qualcuno avesse detto che si sarebbero dovuti aspettare otto anni di tribolazioni, rimandi e promesse disattese per la prima finale Slam dell’australiano, pochi ci avrebbero creduto. Tanto sin da subito emergeva puro il talento di questo ragazzo australiano, a partire dalla capacità di fare buchi con il servizio fino al ricamare dolcemente come una sarta sottorete. Eppure a Nick, in tutti questi anni, è sempre mancato quell’ultimo passo, quella maturità che separa il buon giocatore di talento dal campione, che può unire genio e sregolatezza. E in questo torneo di Wimbledon, finalmente, sembra aver trovato la quadratura del cerchio.
Certo, non arriva al più grande traguardo della carriera come si sarebbe aspettato, visto il ritiro di Nadal che ha privato il mondo del tennis di una semifinale attesissima oggi sul Centrale di Wimbledon. Per Kyrgios si tratta sicuramente di un buon colpo di fortuna, arrivare in una finale Slam senza giocare, in un match contro un giocatore con cui spesso in campo ha avuto degli attriti (vedere l’epica partita ad Acapulco 2019, esemplare in questo senso). Ma nonostante ciò, si è reso protagonista di un gesto su Instagram riconciliatorio, allegando una foto di lui e Rafa mentre si stringono la mano a rete con queste parole: “Giocatori diversi, personalità diverse. Spero che la tua guarigione vada bene e speriamo di vederti presto in salute“. Il bad boy dopo troppe bravate decide di iniziare una nuova vita?
La risposta, come sempre, per ora la sa solo lui, noi dovremo attendere. Ma sicuramente si tratta di una bella dimostrazione di sportività. Ci sarà chi dirà che è tutta apparenza. Chissà, fatto sta che già anche pensare di compiere questo gesto fa entrare Kyrgios meritatamente a un piano più alto di dove fosse fino ad oggi, dove il talento deve essere accompagnato dal lavoro e dalla correttezza, dal vedere l’avversario come semplice rivale e non come nemico, senza adirarsi con il mondo. Il bacio degli Dei del tennis, oltre al risultato sul campo, così prestigioso, potrebbe aver portato all’australiano anche quella tanto agognata maturità, l’unico ostacolo che ha sempre avuto sulla via della grandezza.
Domenica, sul campo Centrale di Wimbledon, un nuovo Nick Kyrgios, capace di restare concentrato e focalizzato sulla partita, riporterà una finale di Wimbledon all’Australia 19 anni dopo Mark Philippoussis, che perse proprio su questi prati accompagnando il primo trionfo erbivoro di Roger Federer. Diventa il terzo giocatore nato negli anni ’90, dopo Raonic e Berrettini, a raggiungere la finale qui ai Championships, il secondo giocatore di fila a tagliare nello stesso torneo il traguardo di prima semifinale e prima finale Major (dopo Ruud al Roland Garros), con il sogno di replicare l’impresa di Lleyton Hewitt, vincitore qui esattamente 20 anni fa. Le carte in tavola ci sono per vincere, dovrebbe anche essere un po’ più riposato dato il ritiro di Nadal, e dunque la sola concentrazione è ciò che urge e può fare la differenza domenica, contro Djokovic o Norrie.
L’auspicio è che questo Wimbledon possa rappresentare un punto di svolta per Nick. Dopo essersi perso per anni tra i meandri delle paranoie e delle aspettative, per una volta ha saputo cavalcare l’onda e spingersi lì dove volano le aquile. Ora, per mostrare di essere anche lui un’aquila e non un piccione capitato lì per caso e guidato dalla fortuna, domenica dovrà volare più in alto di tutti sulla cima della più alta delle montagne del tennis.