New York, è l'anno zero dei grandi favoriti (Giammò). Musetti: voglio la Davis, e detesto chi batte forte (Fiorino). McEnroe dà la carica a Sinner «Può vincere un paio di Slam» (La Gazzetta dello Sport)

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New York, è l’anno zero dei grandi favoriti (Giammò). Musetti: voglio la Davis, e detesto chi batte forte (Fiorino). McEnroe dà la carica a Sinner «Può vincere un paio di Slam» (La Gazzetta dello Sport)

La rassegna stampa di mercoledì 24 agosto 2022

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New York, è l’anno zero dei grandi favoriti (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

L’incertezza di solito era di casa in Australia. Si arrivava lì per il primo Grand Slam, con poche partite nelle gambe e gerarchie ancora tutte da confermare. Oggi pare che anche New York e con lei gli US Open vogliano intestarsi questo ruolo. E così quest’anno ecco un’edizione che a cinque giorni dal via appare molto più incerta del solito. Novak Djokovic, che qui l’anno scorino arrivò a una partita dal Grand Slam, sembra fuori dai giochi per problemi di visto legati ai non residenti e non vaccinati. Non se la passa meglio Daniil Medvedev, n. 1 del mondo e campione in carica. Vincitore di un solo titolo in stagione colto meno di un mese fa in Messico, complice l’esclusione durante lo swing estivo sui prati inglesi il russo non ha brillato nei due Masters 1000 della vigilia. A spuntarla nei due Masters sono stati due primi vincitori: Carreno-Busta e Coric, che in Ohio aveva addirittura battuto Rafa Nadal, al rientro dopo l’infortunio all’addome di Wimbledon. Non è la prima volta che Rafa si presenterà al grande appuntamento privo di un rodaggio adeguato (memento Parigi), ma l’addome è cliente fastidioso e un torneo sui cinque set è scenario che si annuncia assai delicato. .L’Italia avrà in Jannik Sinner (12), Matteo Berrettini (14) e Lorenzo Musetti (27) le sue tre teste di serie. L’auspicio è che conservino i loro biglietti per la festa il più a lungo possibile: dove c’è incertezza, è più facile che ci siano anche sorprese.

Musetti: voglio la Davis, e detesto chi batte forte (Luca Fiorino, Corriere dello Sport)

«Negli Slam non ho mai avuto troppa fortuna. Agli Us Open sarò testa di serie, ma dovrò stare attento a non sottovalutare nessuno. È una ruota che gira e i numeri qualche volta sono solo numeri». Lorenzo Musetti è uno degli artefici del Rinascimento del tennis azzurro. Il talento di Carrara si è fatto amare dal pubblico sin dai primi passi nel circuito maggiore a suon di smorzate millimetriche e rovesci a una mano al fulmicotone. Anche l’occhio vuole la sua parte. In virtù del titolo conquistato un mese fa ad Amburgo, Lorenzo è entrato per la prima volta in top 30. Adesso guarda con ottimismo al futuro e ai prossimi appuntamenti sul cemento nordamericano. «In Germania è stato tutto così inaspettato. Al primo turno ho salvato due matchpoint, a fine settimana mi sono ritrovato a sollevare il trofeo. È stata una liberazione. Qualche mese fa, dopo un challenger a Forlì, avevo fatto una scommessa con Simone Tartarini (il coach, ndr): se avessi vinto un titolo Atp ci saremmo tatuati qualcosa. Dopo il successo ad Amburgo entrambi ci siamo fatti incidere la scritta “Il meglio deve ancora venire”. Abbiamo scelto una frase di Ligabue che avesse un significato speciale come il nostro legame. E non è l’unico tatuaggio che ho. Lo scorso anno mi sono fatto tatuare un battito cardiaco insieme a una racchetta perché il tennis rappresenta la mia vita. Ho anche tatuata un’ancora sul polso con la scritta “Family” dedicata ai miei genitori. Anche se sono lontani, so che posso sempre aggrapparmi a loro. La famiglia è tutto per me».

Un atleta deve convivere costantemente con la pressione.

Sono abituato a gestirla da quando sono piccolo. Mi hanno affibbiato l’etichetta del predestinato già dai primi tornei giovanili. Sarebbe bello scendere in campo senza dover dimostrare niente a nessuno, ma ho imparato che la pressione è un privilegio. Si aspettano tanto da te perché vali.

Come risponde a chi invoca l’ingresso nel team dl un supercoach?

Simone è qualcosa più di un coach e non lo cambierei per nessuna ragione al mondo. Il supporto che mi dà la Federazione tramite Umberto Rianna, lo psicologo e il preparatore atletico sono un valore aggiunto. Non mi serve nessun altro.

Cosa le manca per fare il salto di qualità sul cemento?

La terra è indubbiamente il mio habitat naturale. Il servizio e i colpi di inizio gioco posso ancora migliorarli. Ad Amburgo ho servito bene a velocità mai raggiunte prima. C’è ancora tanto lavoro da fare su più aspetti del mio gioco.

Chi vorrebbe evitare adesso agli Us Open? Chi vede tra i favoriti?

Non mi piace giocare contro i grandi servitori come John Isner o Reilly Opelka perché non ti danno ritmo e la partita si risolve in pochissimi punti. Uno che potrebbe far molto bene a Flushing Meadows invece è Carlos Alcaraz. È fortissimo su qualsiasi superficie. Fisicamente poi è una “bestia”.

A settembre l’Italia sarà impegnata in Coppa Davis. La qualificazione ala fase a gironi è arrivata grazie alla sua vittoria in Slovacchia.

Ho vissuto emozioni impagabili, forse ancora più belle di quelle di Amburgo. Siamo una delle favorite, l’obiettivo è vincere. Abbiamo una squadra ricca di talento e compatta. Lavoriamo per fare del nostro meglio.

McEnroe dà la carica a Sinner «Può vincere un paio di Slam» (La Gazzetta dello Sport)

«Sinner? Lo vedo vincere un paio di Grandi Slam. Basta guardare il curriculum di Cahill, che è stato al fianco di Hewitt, Agassi e Halep quando erano numeri uno. Sono sicuro che questo farà sì che creda di più nelle sue possibilità». A pochi giorni dal via degli Us Open, la leggenda del tennis John McEnroe piazza una puntata importante sul “rosso” del tennis italiano, dodicesima testa di serie e migliore degli azzurri al via nel torneo di Flushing Meadows. «E’ chiaro che nessuno dei giovani giocatori di oggi si avvicinerà a quello che abbiamo visto da giocatori come Nadal, Federer e Djokovic, che sono vere e proprie leggende – ha spiegato a Marca il 7 volte vincitore di Slam – . Quasi tutti i nuovi ragazzi giocano allo stesso modo, con uno schema di tennis veloce, anche se Alcaraz ha qualcosa di diverso. Penso che la tendenza del tour maschile sarà come quella del WTA, con molti giocatori che vincono». A proposito della sempre più probabile assenza di Novak Djokovic, che da non vaccinato al Covid non può entrare negli Usa, McEnroe ci va giù pesante: «Penso che sia stupido che non lo facciano giocare. È la cosa più simile a uno scherzo. Se fossi stato al suo posto mi sarei vaccinato, ma bisogna rispettare il suo modo di pensare. Sono due anni e mezzo che conviviamo con la pandemia e considero davvero uno scherzo il fatto che non gli sia permesso di partecipare. Oltre all’aspetto tennistico c’è quello mentale. Non è facile allenarsi senza sapere quando o cosa si potrà giocare nel proprio programma. Gli ci sono voluti quattro mesi per rimettere la testa a posto dopo tutto quello che gli è successo in Australia a gennaio». A New York, però, c’è anche chi accusa il tennista serbo di essere un egoista, avendo scelto di restare nel tabellone principale fino all’ultimo minuto utile, pur sapendo di non avere praticamente possibilità di accedere negli Stati Uniti. A farne le spese, intanto, è stato un altro giocatore che in questo modo non è potuto entrare nella griglia delle qualificazioni: si tratta dello spagnolo n.242 Pol Martin Tiffon, che in un intero anno ha guadagnato appena 25.434 dollari e che solo partecipando alla fase preliminare dello Slam avrebbe intascato 21mila dollari, una cifra significativa. 

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