Ajla Tomljanovic: "Serena pensa solo al punto successivo. Se l'affronto, tanto vale usare la sua tattica"

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Ajla Tomljanovic: “Serena pensa solo al punto successivo. Se l’affronto, tanto vale usare la sua tattica”

“Anche io farei il tifo per Serena se non ci stessi giocando contro”, così la tennista australiana che ha messo fine alla carriera della campionessa Williams. “Ero impaziente di vincere. Dopo il 2° match point ho smesso di contarli”

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Ajla Tomljanovic - US Open 2022 (Twitter @usopen)
 

La storia clou di questi US Open 2022 finora è indubbiamente il ritiro di Serena Williams (al quale hanno reagito persino personalità di spicco come Michelle Obama e Tiger Woods). Se la 23 volte campionessa Slam ricopre il ruolo di beniamina in questa narrazione, quello di Ajla Tomljanovic – l’ultima tennista affrontata in carriera, vittoriosa 7-5 6-7(4) 6-1 – è un ruolo da antagonista che lei ha svolto con gran classe e competenza. Dopo la conferenza stampa di Williams, vi proponiamo anche quella dell’australiana n. 46 del mondo.

D: Potresti dirci cosa pensi della partita, della tua prestazione. 
AJLA ​​TOMLJANOVIC: Sì, penso di aver giocato una partita piuttosto buona. All’inizio ero estremamente nervosa perché non avevo mai giocato sull’Arthur Ashe Stadium, e non avevo mai affrontato Serena. Sapevo che il pubblico sarebbe stato tosto. Al momento della prima pallina ero felice di sentirmi a mio agio. Da quel momento in poi, è stata una specie di istinto. [Il coinvolgimento del pubblico] mi ha raggiunta un paio di volte, interiormente, ma non l’ho presa sul personale perché, insomma, anche io farei il tifo per Serena se non ci stessi giocando contro. Ma non è stato sicuramente facile. Non c’era altro modo.

D. Qual è stata la tua chiave per prepararti a tutte queste incognite, l’intensità?
AJLA ​​TOMLJANOVIC: Direi che la cosa più importante era bloccare tutto il rumore. Alla fin fine ho cercato di mantenere le cose semplici. Per me è solo un’altra partita di tennis. Sono felice di essere al terzo turno e di avere una grande opportunità di giocare sull’Arthur Ashe. È quello che sognavo da bambina, basta non renderlo più grande di quello che è perché tutti gli altri lo hanno già reso enorme. Dal primo momento in cui sono entrata in campo, non mi sono guardata molto intorno. Ero completamente nella mia piccola bolla.

D. Proprio alla fine della partita, quando eri seduta lì a guardare Serena fare la sua intervista d’addio, le tue prime parole sono state come delle scuse, come se fossi dispiaciuta. Parlaci delle tue emozioni in quel momento.
AJLA ​​TOMLJANOVIC: Sì, probabilmente la sensazione più conflittuale che abbia mai sentito dopo una vittoria. Durante la partita ero così impaziente di vincere. Volevo vincere tanto quanto la sua prossima avversaria, perché non la guardavo pensando ‘Oh, Serena, il suo ultimo torneo’. Ma poi quando è finita, quasi non mi sembrava giusto. Quando ha iniziato a parlare della sua famiglia e di tutto il resto sì, mi sono emozionata perché posso identificarmi con il suo forte legame con la famiglia. Quando ha detto che non sarebbe stata lì se non fosse stato per loro, mi ci identifico molto a questo. L’intero momento dopo è stato difficile da gestire.

D. Cosa significa per te questa vittoria? So che stai pensando al futuro, è che questo è già passato. È stata una performance piuttosto speciale, date le circostanze.
AJLA ​​TOMLJANOVIC: Per me, significa solo che non importa come mi sentissi prima – cioè molto nervosa e non mi piace dirlo, ma anche un po’ timorosa che le cose sarebbero andate davvero male là fuori – perché sto interpretando Serena e ho fiducia in me stessa, ma allo stesso tempo ho un po’ di dubbi. So che viene solo da quel lato cattivo di Ajla, quello che ha sempre dei dubbi, come ogni persona normale. Bisognava solo di incanalare i lati positivi in ​​me perché ho molta fiducia in me stessa. So di aver lavorato negli ultimi mesi, e so che merito di avere quella possibilità come ho fatto stasera. Si trattava solo di incanalare quelle emozioni invece di quelle che riguardano la cattiva Ajla.

D. I match point, l’ultimo game, come è andata a finire per te? Sapevi quanti erano?
AJLA ​​TOMLJANOVIC: Quanti erano?

D. Sei.
AJLA ​​TOMLJANOVIC: L’ho vinta al sesto match point?

D. Sì.
AJLA ​​TOMLJANOVIC: Ho smesso di contare dopo il secondo. Sai una cosa, ogni match point che ha salvato, è stato tutto merito suo. Non mi sentivo come se avessi sbagliato molto. Avevo questa strana ‘calma’ perché mi dicevo che se fossi stata brekkada, che problema c’era? Si tratta di Serena, e quindi? Sarei solo l’ennesima tennista da lei brekkata quando sta 5-1 sotto. So che trova il suo miglior tennis quando è nei guai. Non avevo la sensazione di paralizzarmi e star buttando via il match. Ho solo mantenuto la calma e ho effettivamente preso spunto da una sua lezioncina. So che Serena una volta ha detto che pensa solo al punto successivo. Se la sto affrontando, tanto vale usare la sua tattica. (sorridendo).

D. A proposito di pensare solo al punto successivo, eri sotto 5-2 nel secondo set. Anche se l’hai perso, l’hai fatta davvero lavorare. Un game di 15 minuti in cui hai salvato più set point. Quanto è stato importante per te sapere che le stavi prosciugando un po’ le energie?
AJLA ​​TOMLJANOVIC: So quanto odio io affrontare giocatrici che non rinunciano a nulla così alla leggera, contro cui devi lavorare per ogni punto. Odio giocare con tenniste di questo tipo. Questo è ciò che penso sia stata la mia forza ultimamente. Cerco di farmi battere dalle giocatrici. Posso fare alcuni brutti errori, ma non più di quanto dovrei. Penso che questo sia ciò che separa i migliori e il resto. La mia mentalità in fin dei conti era sul fatto che si trattasse solo di un break. L’avevo brekkata prima. Ho pensato sul 5-3, ‘se riesce a servire quattro ottimi servizi, merito a te, entriamo nel terzo set’. Continuavo a credere che non ci fosse motivo per cui non potessi rientrare in partita. Tre giochi possono sembrare tanti, ma non lo sono. Le cose possono girare velocemente.

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