US Open, Ferrero: "Il gioco di Alcaraz è al 60% del suo potenziale"

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US Open, Ferrero: “Il gioco di Alcaraz è al 60% del suo potenziale”

“A 14 anni era magro come uno spaghetto, ma già in grado di competere con un giocatore come Federico Gaio”, il coach del nuovo n.1 del mondo regala spunti d’interesse sul suo pupillo

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Juan Carlos Ferrero - Shanghai 2017
 

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Il video-commento di Ubaldo che compare qui continua sul sito di Intesa Sanpaolo nella sezione “Sottorete” curata in collaborazione con Ubitennis, che potrete trovare al seguente link.

Clicca qui per guardare il video-commento completo di Ubaldo Scanagatta sulla finale maschile dello US Open 2022 sul sito di Intesa Sanpaolo

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Lunga vita a Re Carlos, non Carlo terzo di Gran Bretagna, – succeduto al trono di sua maestà Elisabetta, alla quale anche noi abbiamo voluto dedicare un omaggio – ma un 19enne murciano discendente dalla stirpe dei Garfia. Per gli amici Carlitos, per gli amanti del sport con la racchetta il più giovane numero uno della storia: classe 2003 capace di raggiungere in una così precoce esistenza tennistica, già il suo primo titolo Slam. Dopo aver preso in esame le parole di Alcaraz e Ruud, rilasciate nelle rispettive conferenze stampa nel post match, è il turno di Juan Carlos Ferrero. Un altro Carlos, un altro spagnolo, un altro in grado d’issarsi alla prima piazza del ranking, che prese in custodia il piccolo Carlitos per forgiare un nuovo campione proveniente dalla celeberrima scuola iberica e dare un erede a colui che irrefrenabilmente ha dominato gli ultimi decenni di tennis spagnolo, l’imperatore Rafael da Manacor. Ora per Alcaraz viene il bello, e il meglio, ma anche il difficile: gestire tutto questo, è il compito del campione del Roland Garros 2003, che deve sostenere e affiancare il suo pupillo nel lungo, insidioso e terribilmente entusiasmante percorso che lo attende al varco d’adesso in avanti.

D: Cosa hai detto a Carlos prima della partita per non fargli pensare alle tre partite decise al quinto set, che ha disputato durante il torneo, e per gestire la pressione di giocare per il numero 1 del ranking?

Juan Carlos Ferrero: Le partite che aveva vinto in cinque set erano ormai passate Poi, ovviamente sapevamo che tutte le ore trascorse in campo avevano la loro influenza e che avrebbero potuto avere un impatto sulla finale. Come ha detto anche Carlos, non c’è tempo per essere stanchi nelle finali. Chiaramente questo, è stato uno degli aspetti di cui abbiamo parlato prima della partita. Ho cercato di fargli capire che aveva tutto il tempo per affrontare al meglio l’ultimo match del torneo, e di evitare che avesse la sensazione di non riuscire a giocare al suo livello. E per fortuna è andato tutto secondo i nostri piani, ha cercato di spingere e di spingere ancora per tutto l’incontro”.

D: Puoi provare a descrivere la magia che avvolge Carlos, cosa lo rende così speciale e così incredibilmente dotato come atleta?

Juan Carlos Ferrero: “Non lo so, è molto difficile descrivere a parole l’eccezionalità di Carlos. Penso che sia nato per giocare questo tipo di tornei, nato per giocare questo tipo di partite. Dal momento in cui ho iniziato a lavorare con lui, ho potuto osservare in lui alcuni dettagli che lo rendevano totalmente diverso rispetto a tutti gli altri ragazzi della sua età, e ciò lo si può vedere chiaramente ogni volta che scende in campo. Nei momenti importanti, cerca sempre di guardare avanti con fiducia, attaccando. Questa è una delle cose più difficili da fare nel tennis, soprattutto in questa circostanza considerando che affrontava la sua prima finale Slam. È un grande agonista, è sempre lì per l’intera partita, ci prova fino alla fine. L’abbiamo potuto vedere nelle ultime partite, contro Cilic, Sinner o Tiafoe; non ha mai rinunciato. Ha sempre voluto spingere sull’acceleratore, cercando di rimanere in partita”.

D: Lo conosci da così tanto tempo, ma sei sorpreso del fatto che sia stato in grado di vincere un titolo del Grande Slam così giovane?

Juan Carlos Ferrero: “No assolutamente, perché conosco il suo livello. Certo, può sorprendere il fatto che questo traguardo sia arrivato così velocemente; ma non coglie di sorpresa me poiché mi sono allenato con lui ogni giorno da tanto tempo a questa parte, e so cosa è in grado di fare in campo. Ero abbastanza sicuro che la vittoria di uno Slam sarebbe giunta molto rapidamente, se non si fosse materializzata quest’anno, l’avrebbe fatto il prossimo. Quindi alla fine faceva parte delle mie previsioni, me lo aspettavo e sono molto felice che abbia raggiunto questo obbiettivo già nel 2022. Ora il prossimo passo, e continuare su questa strada”.

D: Questo trionfo rappresenta l’inizio dell’era di Carlos Alcaraz? Può andare avanti in questo modo e dominare il tennis d’ora in poi?

Juan Carlos Ferrero: “Non lo so, mi piacerebbe molto. Come ho detto prima, credo sia nato per giocare questo tipo di eventi, vuole giocare per vincere titoli Majors. L’altro giorno avevo detto a qualcuno della stampa che, secondo me, probabilmente Sinner e Carlos potrebbero dominare il Tour per i prossimi dieci anni, vedendo il livello che sono stati capaci di mostrare sul campo nella loro sfida. Certo, ci sono altri giocatori come Zverev, Thiem, Casper, Tsitsipas, i quali avranno sicuramente l’opportunità di vincere un torneo dello Slam. Ma con tutto il rispetto, questo è il mio pensiero”.

D: Carlos ha vinto il suo primo match nel Tour nel febbraio 2020, poi il tennis si è fermato per tre mesi. Penso che abbia trascorso molto tempo con te all’accademia, durante quel periodo. Credi che se il circuito non si fosse fermato per la pandemia, sarebbe stato in grado di ottenere un tale successo ancora più precocemente?

Juan Carlos Ferrero: “Si, forse sarebbe potuto accadere; perché comunque in quel momento quando tutto è stato bloccato stava per giocare Indian Wells e Miami, ovvero alcuni dei più grandi tornei del Tour. Abbiamo dovuto fermarci per quasi tre mesi”.

D: Potresti parlarci un po’ della sua velocità, che riesce a sprigionare e che gli permette di coprire il campo in maniera sublime. E’ una caratteristica che ha innata dà sempre, che gli hai visto fin dall’inizio; oppure è qualcosa su cui avete lavorato?

Juan Carlos Ferrero: “E’ incredibilmente esplosivo, tuttavia allo stesso tempo ha dovuto lavorare molto per migliorare da questo punto di vista. Quando da quindicenne arrivò all’accademia, era come uno spaghetto, molto magro (sorridente). Sapevamo che avremmo dovuto lavorare molto. Ovviamente abbiamo visto che aveva mani molto veloci, gambe molto rapide. Al contrario, non possedeva nessun muscolo, non nella schiena, non nelle gambe. Quindi il lavoro che abbiamo svolto è stato imponente e lungo, ma ovviamente si vedeva qualcosa di molto speciale in lui”.

D: Ora che Carlos ha avuto questo grande successo così giovane; come allenatore, su cosa lavorerai per cercare di rendere questo trionfo non qualcosa di isolato ma di duraturo nel tempo?

Juan Carlos Ferrero: “Come prima cosa, e glielo dico costantemente, penso che sia al 60% delle su potenzialità a livello di gioco. Può migliorare molte cose, sia io che lui sappiamo perfettamente di dover continuare a lavorare. Una volta arrivati al numero uno della classifica, non vuol dire che si sia oramai raggiunto il massimo e che non si possa progredire. Deve continuare a lavorare, continuare a esprimere un livello enorme nei grandi appuntamenti e soprattutto continuare a vincere. Siamo ben consapevoli del percorso da svolgere, sarò sempre vicino a lui per ricordarglielo (sorridendo)”.

D: Carlos è andato molto a rete oggi [ieri notte] e ha a servito molto bene tirando giù ace provvidenziali sui set point annullati. Qual è stata la tattica preparata, da questo punto di vista, quando toccava a lui servire? Inoltre come si sono evolute, e quindi migliorate, le sue volée da quando è arrivato alla tua accademia?

Juan Carlos Ferrero: “Una delle cose di cui ho parlato con lui dopo Cincinnati, è stata proprio che forse alcune volte perde un po’ della sua felicità quando è in campo, poiché si preoccupa eccessivamente dei numeri che fa registrare o dei tornei a cui partecipa, tralasciando invece l’aspetto più importante: il gioco. Siamo venuti qui, e gli ho dato il seguente consiglio: ‘ vai a rete su qualsiasi palla dell’avversario che fosse corta’. Quindi abbiamo cercato di esercitarci per tutte e due le settimane, in particolar modo sulle discese in avanti. È fin da subito ha iniziato a sentirsi meglio in campo, con questa tattica, andando a rete non appena ne aveva l’occasione. Penso che sia stata una delle chiavi del suo fantastico torneo, anche perché gli piace molto giocare questo tennis, è nelle sue corde”.

D: È stato difficile per lui avere questa pressione sulla schiena, come è accaduto ad altri Top Players, i quali hanno dichiarato di aver smarrito a causa di ciò un po’ della loro gioia. Ha incontrato delle difficoltà nel vestire il ruolo di grande giocatore, e vedere come man mano i suoi avversari alzassero il loro livello contro di lui; proprio con l’obbiettivo di poter mettere a segno uno scalpo importante?

Juan Carlos Ferrero: “No non è successo nulla di tutto ciò.  E’ normale che i giocatori lo affrontassero molto motivati, dopo questo trionfo sarà così a maggior ragione perché numero 1. E’ come Real Madrid-Barcellona, ora ci sarà rivalità che permetterà anche a te stesso, di aumentare il livello, è quello che gli accadrà contro i suoi avversari, deve essere pronto”.

D: Negli ultimi anni, i fan ma anche molti addetti ai lavori si erano detti preoccupati del fatto che si venisse a creare vuoto, quando una volta arrivato il momento in cui Rafa, Nole e Roger si sarebbero dovuti fermare; nessuno avrebbe preso il loro posto. Da diversi anni, invece, tu al contrario dopo aver anche avviato la collaborazione con Carlos, hai sempre dichiarato di non essere preoccupato per il futuro e che tutto sarebbe andato per il meglio. Ora forse quelle tue considerazioni stanno diventando sempre più evidenti ?

Juan Carlos Ferrero: “Il mio obbiettivo è quello di portare Carlos ad alto livello nel tennis. Certo, penso che sarà molto, ma molto difficile ottenere quello che hanno ottenuto Roger, Rafa e Novak. Stiamo parlando di 63 tornei del Grande Slam, con almeno 20 titoli vinti da ciascuno di loro tre. Carlos invece ha soltanto raggiunto un unico titolo finora, c’è ancora molta strada da fare. Poi quello che può accedere in futuro, nessuno lo può sapere. Io penso che abbia tutto il tennis e il potenziale per essere uno dei migliori. Tutto quello che dobbiamo fare è provarlo”.

D: In termini di carisma, incide il fatto che abbia un grande interesse per lo sport…

Juan Carlos Ferrero: “Assolutamente, si può ammirare chiaramente in campo. La gente si diverte con lui”.

DICHIARAZIONI ALLA STAMPA SPAGNOLA

IL RICORDO DEL PADRE:“Nelle ultime partite se mi avete visto un po’ emozionato e perché pensavo a mio padre [scomparso la primavera scorsa durante il torneo di Miami n.d.r.] e a quanto gli sarebbe piaciuto vedere quello che stava succedendo, dal momento che gli piaceva moltissimo il tennis. Mi è venuto in mente lui nel corso degli ultimi match”.

LE STIGMATE DEL CAMPIONE A 12 ANNI, CON ANCHE L’ITALIA NEL PERCORSO DI CARLOS:“La prima volta che ho visto Carlos? Aveva 12-13 anni, ci siamo allenati un giorno, era molto piccolo, tutti già parlavano di lui, e possedeva già tutto quello che ha oggi, con l’unica differenza che era veramente piccolino. Sapeva fare un po’ tutto, veniva a rete, sapeva approcciarsi in avanti… Quando a 14 anni abbiamo cominciato ufficialmente a lavorare insieme, ha vinto il suo primo punto ATP, e senza fisico adeguato, a 14 anni era già in grado di competere con un giocatore come Federico Gaio, un avversario comunque molto complicato per lui”.

L’ESPERIENZA DA GIOCATORE DI FERRERO FONDAMENTALE PER COSTRUIRE LE MIGLIORI CONDIZIONI ATTORNO AD ALCARAZ: Aver giocato e aver messo in cascina così tanta esperienza nel circuito, mi ha sicuramente aiutato nel gestirlo in maniera diretta. Era importante creare subito una squadra molto forte, perché Carlos potesse avere la fiducia necessaria in tutto il team e non solo in me. E’ stato ovviamente un lavoro molto lungo, che ha richiesto tanto tempo, ma con giocatori di questo valore vale certamente ne vale la pena”.

PIEDI PER TERRA E CONTINUARE A MIGLIORARE: “Carlos è esattamente come appare, non ha una seconda personalità. Si vede che ha molto carattere, quando proviamo a fargli fare cose che non gli piacciono, reagisce ma poi comunque impara. E’ un ragazzo molto semplice, umile. Viene da una famiglia straordinaria, che lo aiuta a tenere sempre i piedi ben piantati per terra. Anche adesso suo padre, dopo averlo visto vincere la partita, mi ha detto che dobbiamo frenarlo e assicurarci che rimanga sé stesso. Ci sono tante cose che deve migliorare: come recuperare bene dopo un dispendio energetico importante, il servizio, il rovescio in certe situazioni, la gestione dei momenti. Sono tutti quegli aspetti che fino a che, si continua a giocare a tennis bisogna cercare sempre di migliorare”.

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ATP Miami, Fritz: “Ora almeno 10, 15 tennisti possono vincere i grandi tornei, è fantastico”

Il tennista americano Taylor Fritz vuole essere protagonista: “Mi sento di avere le stesse possibilità di chiunque altro”

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Taylor Fritz - Indian Wells 2023 (foto Twitter @bnpparibasopen)

Taylor Fritz vuole essere grande protagonista in questo Masters 1000 di Miami. Si sente abbastanza bene e vuole continuare a dimostrarlo strada facendo. Il suo debutto nel torneo è stato positivo e ha eliminato Nava in due set. Ad eccezione di quel break iniziale subito dopo aver commesso due doppi falli, la sua gara è stata straordinaria. “Sono stato bravo – afferma l’americano – a recuperare prontamente il break di svantaggio nel primo set e ritengo di aver giocato un ottimo tennis. Soprattutto nel secondo parziale, quando ero molto più rilassato, ho giocato una gara solida. Per essere l’inizio va bene”.

Fritz si sente a suo agio sui campi di Miami e ha sentito tanto tifo in occasione del suo esordio ed è felice di essere protagonista in questa fase del tennis in cui c’è un ricambio generazionale doveroso, con Djokovic e Nadal assenti e Federer ritirato: “Sono felice del momento, un’Era nella quale posso ancora crescere tanto per continuare il mio percorso. C’è davvero la sensazione che tutti possano vincere. Io direi almeno 10, 15 tennisti hanno queste chance, si tratta solo di vedere chi gioca meglio quella settimana. È cambiato molto per me nell’ultimo anno e mezzo o giù di lì perché ho sempre voluto vincere tornei, e molte volte mi è sembrato altamente improbabile che ciò sarebbe accaduto con molti di questi ragazzi nei sorteggi visto quanto erano imbattibili. Quindi è fantastico sentire di poter partecipare a questi tornei e rendersi conto di avere le stesse possibilità di chiunque altro di vincere“.

Il derby tutto americano con Nava ha segnato il suo esordio. Si sente, ovviamente veterano, nei confronti del classe 2001 e n. 187 del ranking: “E’ sulla strada giusta e deve solo giocare più gare di questo livello per scalare la classifica. Contro di me ha cercato di vincere ogni punto, ma poi è calato, perché non puoi avere questo ritmo per tutta la gara. Ma il suo livello è molto buono. Sono errori che si fanno quando sei giovane e giochi poco”.

 

Morgan, la ragazza di Taylor Fritz, sta spopolando sui social mostrando contenuti del dietro le quinte dei tornei. Era qualcosa che i tifosi cercavano, visto il gran successo che lei ha riscontrato su TikTok e Youtube: “È sempre stato uno dei suoi obiettivi rendere il tennis più popolare al di fuori del circuito e dei suoi appassionati. Con i social riesci davvero a raggiungere tutti senza limitazioni, è davvero straordinario. Nella nostra generazione di tennisti la comunicazione è molto importante, ti rende ancor più popolare oltre ai risultati che ottieni sul campo. Non c’è niente di sbagliato nel voler solo giocare a tennis e avere la tua vita e far vedere quello che fai. E’ un modo prezioso per far crescere il tennis”.

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ATP Miami, doppio: subito fuori Fognini/Bolelli. Eliminati anche i campioni dell’Australian Open

La coppia italiana cede ai maestri Ram/Salisbury. Avanzano i numero 1 Koolhof/Skupski che eliminano i campioni dell’Australian Open 2023 Hijikata/Kubler

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Fabio Fognini e Simone Bolelli – Davis Cup 2022 by Rakuten Bologna

Non solo singolare. Ha iniziato a muovere i primi passi anche il tabellone di doppio del Miami Open presented by Itaù 2023 e non sono mancate sfide emozionanti e sorprese.

Per i colori italiani vi era un unica coppia al via, ma l’avventura in Florida è finita rapidamente. Ovviamente il team made in Italy presente in tabellone era la coppia composta da Bolelli e Fognini. I “Chicchi”, tuttavia, non erano stati fortunati nel sorteggio trovando subito la coppia numero 2 del seeding composta dai “maestri” Rajeev Ram e Joe Salisbury. 6-4 6-3 il punteggio a favore della coppia anglo-americana a cui è stato sufficiente un break nelle fasi finali di ognuno dei due set per portare a casa la partita. Bolelli e Fognini dal canto loro hanno avuto tre palle break nel corso del match ma gli avversari sono stati bravi ad annullarle tutte.

Dopo i quarti di finale raggiunti ad Indian Wells, arrivano uno stop prematuro per i due italiani che rallentano la loro corsa nella Race verso Torino, che li vede al momento alla posizione numero 22. Il successo nell’ATP 250 di Buenos Aires rimane il miglior risultato in questo inizio di stagione dei “Chicchi

 

Al secondo turno Ram/Salisbury affronteranno una coppia composta da due singolari a stelle e strisce. Due top 40 come Tommy Paul e Ben Shelton che hanno strappato il pass per il secondo turno, aggiudicandosi per 10-8 al match tie-break la sfida con i due teenager Damm/Shang, omaggiati con una wild card.

Se le teste di serie numero 2 non hanno avuto particolari problemi ancora meglio è andata ai numero 1 del seeding Wesley Koolhof/Neal Skupski. La coppia anglo-olandese era stata sorteggiata al primo turno con i vincitori dell’Australian Open 2023 Rinky Hijikata e Jason Kubler. Nonostante le premesse di match combattuto, la sfida è stata a senso unico. 6-1 6-2 il risultato finale per i primi favoriti del tabellone, vendicando la sconfitta patita in Australia.

Koolhof/Skupski hanno convertito sei delle nove palle break con due partenze a razzo che hanno annichilito i rivali, visto che in entrambi i set si sono trovati rapidamente a condurre 4-0.

Molta curiosità per una nuova coppia che si è creata nel circuito, quella composta dallo statunitense Austin Krajicek e il francese Nicolas Mahut. Krajicek si è presentato a Miami orfano del suo abituale compagno Ivan Dodig, out per infortunio.

Nonostante fosse la prima volta insieme il duo franco-americano è riuscito a sorprendere i campioni olimpici e vincitori del Miami Open 2021 Nikola Mektic e Mate Pavic. Krajicek/Mahut si sono aggiudicati il primo set e nel tie-break del secondo set hanno anche avuto un match point. Il set poi ha preso la direzione dei croati che si sono trovati a condurre 6-4 nel match tie-break. Da quel momento Krajicek/Mahut hanno messo il piede sull’acceleratore e con un parziale di sei punti a uno hanno chiuso la pratica 6-3 6-7(6) 10-7. Al secondo turno il duo franco-americano partirà favorito contro la coppia Matos/Vega Hernandez, trionfatori contro gli spagnolo Munar/Zapata Miralles.

Tra coloro che sono approdati al secondo turno vi sono gli olandesi Haase/Middelkoop, vincitori in due set su Baez/Etcheverry, Bublik/Kecmanovic, che regolano con un doppio 6-3 Cachin /F. Cerundolo, e gli statunitensi Lammons/Withrow che si aggiudicano la sfida contro gli alternate Escobar/Reboul con un doppio tie-break.

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Sinner parte lanciato e punta il mirino verso Alcaraz: “Lo raggiungerò” (Crivelli). Alcaraz sarà dominatore? Forse no (Nizegorodcew). Tra ucraine e russe-bielorusse la tensione è a mille (Giammò). Sinner parte piano. Djere lo risveglia e viene spazzato via (Azzolini)

La rassegna stampa di sabato 25 marzo 2023

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Sinner parte lanciato e punta il mirino verso Alcaraz: “Lo raggiungerò” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

[…] Il maestro. Intanto a Miami, nel Masters 1000 che due anni fa gli regalò la finale fin qui più prestigiosa della carriera (persa contro Hurkacz), la Volpe Rossa debutta al secondo turno concedendo appena cinque game al numero 58 del mondo Djere, spingendo sull’acceleratore dopo il piccolo spavento del break del 4-3 per l’altro nel primo set: da lì infilerà 6 game consecutivi, prima di un altro lieve calo (da 3-0 a 3-2 nel secondo set) subito anestetizzato dal break decisivo che gli schiude le pone della sfida di domani con il vincente tra Struff e Dimitrov, prima dell’eventuale ottavo con Rublev. Considerando il cambiamento di condizioni, cioè il campo più veloce e l’umidità più opprimente rispetto alla California, un’uscita soddisfacente: «Sto cercando di migliorarmi in ogni fase e l’unica cosa che posso controllare è quella di essere felice della posizione in cui sono. Ovviamente non sono appagato e i voglio sempre di più. So che se gioco il mio miglior tennis riesco a competere con migliori ed è un grande stimolo per me. È tutta mentale la partita che sto disputando, e da inizio stagione la sto vincendo». Ma i pensieri, inutile negarlo, vanno sempre là, a quella rivalità che può marcare un’epoca: «Da Alcaraz imparo molto, penso che mi renda un giocatore migliore. Mi spinge al limite, ed è quello che provo a fare con lui. Ora lui è a un livello un po’ più alto del mio, l’anno scorso ha avuto una stagione incredibile, è tomato numero uno del mondo. Punto a raggiungere quel che ha ottenuto, so che potenzialmente posso farcela, ma devo lavorare duro». Bravo Lollo Oggi in Florida tocca finalmente a Berrettini (contro McDonald, all’angolo ci sarà anche la Satta) e a Musetti (con l’ostico Lehecka, vincitore delle Next Gen) e tornerà In campo Sonego contro Evans dopo la convincente vittoria contro Thiem. L’austriaco, è vero, sembra non uscire più dalla decadenza post infortunio. pero Lollo era reduce da sei sconfitte consecutive nei Masters 1000 ed è stato lucido nell’annullare un set point all’ex Dominator nel primo parziale prima di giocare un secondo set perfetto: «Volevo essere il più aggressivo possibile, in risposta e negli scambi. Sto cercando di giocare più vicino alla riga di fondo quest’anno. II mio team mi aiuta molto, in questo sport bisogna avere pazienza e investire ogni giorno, aspettando che arrivi il momento buono. Ho tante persone che lavorano per me, sappiamo gli obiettivi, siamo tutti d’accordo su cosa dobbiamo lavorare e lavoriamo su quello. Poi i frutti arriveranno più avanti, se arriveranno, però sono convinto di quello che sto facendo». Forse è finalmente scattato il clic mentale che può riportarlo a respirare l’aria di vertice: «Essere istintivo è un po’ la mia caratteristica, ma cerco sempre di applicare quello che faccio negli allenamenti. Sono contento di tutte le prestazioni di quest’anno, secondo me ho aumentato il mio livello, anche se magari I risultati ancora non lo dicono». Perciò, è tempo di smentirli.

Alcaraz sarà dominatore? Forse no (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)

 

“Carlos Alcaraz batterà tutti i record nei tornei dello Slam, vincerà più di Nadal, Djokovic e Federe”. Questa frase, declinata in maniera più o meno ottimistica, è diventata un tormentone del circus tennistico dopo ogni successo del fenomeno (perché di questo si tratta) spagnolo. Spesso però si viene condizionati troppo dal presente e, per la fretta di prevedere il futuro, si finisce per esagerare nelle valutazioni. Alcaraz vincerà tanto? È pressoché certo. Dominerà incontrastato per 3-4 lustri? Non è affatto detto, anche se la doppia cifra di titoli Slam non e nemmeno quotata. […] CORSI E RICORSI. Nel 2007, quando Roger Federer era l’indiscusso numero 1 al mondo e già vincitore a 26 annidi ben 11 titoli Slam, si parlava frequentemente di quanto lo svizzero avrebbe ancora dominato il circuito. «Vincerà almeno 30 Slam», si diceva. Nadal, in quel momento già plurivincitore al Roland Garros, non sembrava poter impensierire Federer sulle altre supefici, mentre Djokovic avrebbe conquistato il suo primo Major in Australia nell’anno successivo. D’un tratto si passa dal dominio incontrastato all’epoca dei Fab 3 (o Fab 4, includendo anche Murray) e la musica cambia. [..]. ETA’. L’età gioca a favore dello spagnolo, ma va considerato che i suoi futuri antagonisti potrebbero essere oggi all’asilo o addirittura non ancora nati. Non è un caso che sino all’avvento di Alcaraz si pensava ad un’epoca in cui i vincitori Slam si sarebbero alternati dal giorno alla notte come nel circuito femminile. Nel tennis il vento cambia in fretta e potrebbe variare, nuovamente, nei prossimi anni. I BIG. Novak Djokovic non ha alcuna intenzione di abdicare e, nonostante i 36 anni da compiere a maggio, è in una forma psico-fisica eccellente. La scelta di non vaccinarsi, e ìl conseguente divieto a partecipare a determinati tornei (come Indian Wells e Miami), ha negato al grande pubblico di assistere alle sfide tra Alcaraz e il serbo (tranne quella di Madrid 2022, vinta dopo oltre tre di battaglia dallo spagnolo). Nole è ancora il pericolo numero uno, e l’impressione è che possa esserlo per altre 2/3 stagioni. Nadal è un punto interrogativo, ma la miglior versione di Medvedev, Zverev (che lo ha battuto al Roland Garros 2022 prima di disintegrarsi la caviglia), Auger-Aliassime, Rune e Sinner può rappresentare, chi su una superficie e chi su un’altra, un grande pericolo. AZZURRI. Jannik Sinner è tra i giovani il tennista che più di tutti può e potrà mettere in difficoltà Alcaraz. Nelle ultime quattro sfide il bilancio è di 2-2, con l’azzurro che ha però avuto match point e set point non sfruttati, tra New York e Indian Wells. Alcaraz non riesce mai a dominare Sinner come accade con altri avversari d’alto livello. La sensazione è che Jannik abbia maggiori margini di miglioramento sia a livello tecnico che, soprattutto, fisico. Lorenzo Musetti ha già dimostrato nella finale dell’ATP di Amburgo 2022 di poter sconfigger Alcaraz con una prestazione tecnicamente impeccabile e correndo molto. Anche Berrettini, in grande giornata con servizio e dritto, può tentare l’impresa. MARGINI. Dal punto di vista fisico Alcaraz è già formato: esplosivo, potente, reattivo. Un mix perfetto tra Nadal e Djokovic. Tecnicamente è molto completo, anche se sul rovescio, soprattutto in risposta, i margini sono considerevoli. Mentalmente appare inscalfibile e impenetrabile, ma nessuno è insensibile allo “‘sport del diavolo” e alle sue dinamiche psicologiche. Alcaraz è un giocatore eccezionale e diventerà un campione assoluto e indimenticabile di questo sport, ma è molto presto per definirlo un dominatore

Tra ucraine e russe-bielorusse la tensione è a mille (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)

Se negli spogliatoi, e sono parole della bielorussa Aryna Sabalenka di tre giorni fa, non ho mai respirato così tanto odio» come nell’ultimo anno, in campo non accenna a calare la tensione che durante tutto il mese di marzo ha caratterizzato gli incontri disputati tra le tenniste ucraine e quelle russe e bielorusse. L’ultimo episodio si è verificato la scorsa notte al termine del match tra Marta Kostyuk e Anastasia Potapova, vinto da quest’ultima: a differenza di quanto accaduto ad Austin venti giorni fa, quando Kostyuk si impose in finale contro la russa Gracheva, con le due protagoniste concordi nel volersi reciprocamente ignorare a rete a fine match, stavolta non c’è stato bisogno neanche d’un cenno d’intesa per capire che voglia di salutarsi non ce n’era prima di tornare ai rispettivi angoli. Anche per Potapova non si è trattato di una prima volta. A Indian Wells la russa fu ammonita dalla WTA per essere entrata in campo nel suo match di primo turno contro l’americana Pegula indossando una maglia dello Spartak Mosca, comportamento giudicato «non accettabile né appropriato» dai vertici del tennis femminile. Un torneo, quello califomiano, dove la tensione culminò nel ritiro dell’ucraina Lesia Tsurenko a poche ore dal match contro Sabalenka, da lei motivata con un attacco di panico innescato dalle parole dette dal Ceo della WTA, Steve Simon, secondo cui «se i tennisti russi e bielorussi lo fanno (sostengono la guerra, Ndr), questa è solo la loro opinione e non deve farmi arrabbiare». ANlMI. […] Da Miami è stata proprio Kostyuk a rivelare come la richiesta di un incontro inoltrata giorni fa dalle tenniste ucraine ai vertici del tennis femminile non abbia ancora ricevuto risposta: «Nessuna risposta, niente, solo silenzio». Sui temi dell’incontro, Kostyuk ha preferito invece mantenere il riserbo: «Una volta avviata la conversazione ne potremo parlare, farlo prima non credo sia una buona idea». Se interessi e ragion pratica parrebbero ormai aver indotto Wimbledon a riammettere russi e bielorussi alla prossima edizione del torneo, un anno non è bastato alla WTA per trovare la formula di una convivenza ormai sempre più forzata. La vaghezza con cui segue il reiterarsi di episodi simili, suggerisce che sia ancora lontana dall’averla intuita. 

Sinner parte piano. Djere lo risveglia e viene spazzato via (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…] All’alba del torneo (Miami), Sinner dà l’impressione di essersi appena svegliato. Sarà il contrasto dei colori tra la maglietta amaranto e i pantaloncini verdi, che tanto fa pensare a uno che si sia infilato sotto le lenzuola con le prime cane trovate nel cassetto, saranno i dolorini che spuntano qui e là appena tiratosi su, uno al ginocchio rimesso a posto con un’esibita sberla sulla zona indolenzita, sarà che anche Djere ha l’aria di uno che preferiva continuare a fare ciò che stava facendo prima di entrare sul campo, è stato necessario aspettare i primi sei game per convenire che la partita fosse ufficialmente in corso. Lì, il serbo un po’ ungherese, ha approfittato di uno sbadiglio di Sinner per sgraffignare un break non previsto, e ha finito per commettere un errore. Ha dato fuoco alle polveri. Avesse lasciato fluire il match, forse sarebbe giunto al tie break senza colpo ferire, e soprattutto senza obbligare Sinner a reagire. È stato come servirgli il buon giorno con un buon caffè. Jannik ha risposto infittendo i colpi. Giocava senza servizio e d’improvviso ha ritrovato. Si è ripreso il break, ha pareggiato i conti (4-4) e si è staccato con un nuovo break al decimo gioco (6-4) per poi procedere a velocità incomprensibile per Djere fino al 3-0 nella seconda frazione. In una giornata che non ha offerto spunti particolari per entusiasmarsi, il fatto di aver condotto Djere a non saper più che cosa fare va a merito di Sinner. Nel secondo set, il serbo si è di nuovo fatto avanti, è risalito al 3-2, e ha costretto Sinner a ripartire. Il match è finito lì. Diciassettesima vittoria della stagione per l’italiano. Vale il secondo turno contro Struff o Dimitrov. Mentalità vincente, si dice così. Certo Sinner ne ha più di Djere, a questo punto della propria crescita. Ma ha anche più colpi, e tecnica. E più fisico. Mi piacerebbe che fosse dato al tennis quel che è del tennis… […] La vicenda cui fare riferimento è quella di Dominic Thiem, numero 3 appena due stagioni fa, poi sprofondato in un abisso di difficoltà dal quale sta cercando di riemergere (oggi è n. 106) senza troppo concedersi alla foga che sarebbe logico aspettarsi da chi abbia urgenza di risalire. Le sue sconfitte ormai vengono attribuite alla testa che non c’è più, e può darsi sia così. Ma potrebbero avere anche motivazioni diverse. Non riesce più a spingere la palla come faceva, per esempio, visto che ha subito un’operazione al polso dovuta proprio al tennis prodotto. Oppure, non gli va più di farlo, perché da numero tre del mondo si sentiva infelice, e ora che gioca con tanta pressione in meno è l’uomo più contento del mondo. Chissà… Negli anni Settanta il tennis obbligava a studiare gli avversari per poterli battere, dato che non c’era modo di farlo a suon di ceffoni… Ma quel tennis, mi dicono, era meno mentale di quello odierno. E sia. Mente per mente, anche Lorenzo Sonego aveva i suoi buoni motivi di preoccupazione a intrecciarsi con Dominic (lo chiamavano Dominator ricordate?) in avvio di un torneo che il torinese spera gli restituisca qualche punto in classifica insieme a un po’ della fiducia persa. Thiem è sempre stato un buon colpitore, e lo è anche oggi, che gli vada o meno di esserlo. Sonego ha più variabili da disporre sul campo, e Thiem di sicuro qualche possibilità in meno rispetto a una volta. Le difficoltà sul dritto incrociato, tra i suoi colpi migliori un tempo, sono sotto gli occhi, evidentemente è un colpo che lo obbliga a forzare una parte del proprio fisico in un modo che lui avverte pericoloso. Ci ha provato, ha rinunciato, e ha permesso a Sonego di prendere il sopravvento con il proprio drittoo, che è di suo quanto mai contundente. Su queste trame, un primo set giocato inizialmente alla pari, ha assunto contorni diversi, ma Thiem è riuscito a tenere fino al tie break, dove i buoni propositi non sono bastati. Servivano anche risorse fisiche e lucidità. Sonego è andato avanti 4-2, ma ha concesso un mini break su una volée più spiaccicata che lavorata ed è stato costretto a cancellare un set point all’avversario. Con due dritti strampalati Thiem ha dato una mano, per proseguire poi nel “copio dissolvi” del secondo set, mostrando quanto sia ancora in ritardo di preparazione. Sonego ha ringraziato. E ponto per Daniel Evans, britannico di buon tennis, ma spesso nervosetto. Anzi, velenosetto. Sonny l’ha già battuto (Vienna, 2020). Può farlo di nuovo. 

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