Her Majesty Queen Elizabeth: una regina sportiva, olimpica, ma ai tennisti preferiva… i cavalli

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Her Majesty Queen Elizabeth: una regina sportiva, olimpica, ma ai tennisti preferiva… i cavalli

Elisabetta II è stata patrona di Wimbledon per 64 anni ma ha presenziato ai Championships solo quattro volte: da Althea Gibson a Rod Laver, da Virginia Wade a Andy Murray

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S. M. Elisabetta II (sinistra) e Chris Gorringe (destra), CEO dell'All England Club - Wimbledon 2010 (foto Twitter @enricomariariva)
 

Poco più di 24 ore fa si sono interrotti la vita e il regno di Elisabetta II, l’emblema per eccellenza della monarchia da ormai diverse generazioni. Solo Re Sole, Luigi XIV (e non Rafa, pure lui sovrano a Parigi con un 14 a fianco), la supera tra i sovrani più longevi della storia. Quando una figura istituzionale di questo calibro (ammesso che ve ne siano al pari della Regina Elisabetta) ci lascia, è consuetudine, tra chi si occupa di sport, andare a ritroso per cercare parole, momenti o attività che ne certifichino la passione per questa o quella disciplina. È bene, quindi, chiarirlo fin da subito: noi amanti del tennis non avremmo mai potuto usare il nostro sport come argomento in una immaginifica conversazione con Her Majesty. Avremmo dovuto ricorrere ad altro per superare l’emozione e l’imbarazzo. Gli appassionati di equitazione, invece, non avrebbero avuto problemi.

Il regno di Queen Elizabeth è stato anche un regno all’insegna dello sport. Ha premiato più di 120 atleti ed è stata il primo e fin qui unico Capo di Stato ad aprire ufficialmente due edizioni delle Olimpiadi in due Paesi diversi: a Montreal nel 1976 e a Londra nel 2012. E avrebbero potuto essere tranquillamente tre, se non fosse stato proprio per l’amore per i cavalli (sul Telegraph si legge che “solo raramente la regina si è lasciata trasportare in pubblico. Quando lo faceva, era per una corsa“). Nel ’56 lasciò infatti al Principe consorte Filippo l’onore di inaugurare i Giochi di Melbourne: non voleva perdersi le gare di equitazione in corso a Stoccolma a causa delle norme sulla quarantena per gli animali vigenti in Australia (anche noi esperti di dritti e di rovesci abbiamo imparato a conoscere la rigidezza delle regole che la fa da padrone laggiù). Di certo, Lilybeth non sarebbe stata disposta a tanto per un match di tennis.

Nella sua vita ne avrebbe potuti vedere a centinaia, anche solo limitando il conto alle finali e alle semifinali di Wimbledon, di cui è stata patrona dal momento dell’incoronazione nel 1952 al 2016. E invece, Sua Maestà ha reso il “Royal box” il più regale possibile solo in quattro occasioni. L’ultima risale al 2010: Elisabetta II scelse di vedere il futuro baronetto Andy Murray, impegnato in una partita tutt’altro che proibitiva contro il finlandese Jarkko Nieminen. Evidentemente, data la passione già sostanzialmente assente per il tennis (eppure, i geni avrebbero fatto pensare ad altro: il padre, Re Giorgio VI, partecipò ai Championships come doppista nel 1926), la Regina voleva quantomeno assicurarsi di assistere a una vittoria di un proprio suddito. E così fu, con il benestare di Nieminen che avrà già ampiamente raccontato nei pranzi in famiglia di essere stato uno degli otto tennisti che la Regina Elisabetta ha visto giocare dal vivo.

Ecco gli altri sei: le finaliste americane del 1957, Althea Gibson (che vincendo diventò la prima giocatrice nera a figurare nell’albo d’oro di Wimbledon in singolare) e Darlene Hard; i finalisti australiani del ’62, Rod Laver e Martin Mulligan (non dovrebbe esserci bisogno di ricordare il vincitore perché Rod realizzo’ il primo dei suoi due Grande Slam…ma a Parigi Martin aveva mancato un Matchpoint contro il mancino del Queensland…”la terra della Regina!) e per finire Virginia Wade e Betty Stove, rispettivamente campionessa (l’ultima donna britannica a laurearsi tale) e vice-campionessa nel ’77. È rimasto storico, riproposto centinaia di volte dalla BBC, il commento finale del leggendario telecronista britannico Dan Maskell, un vero mito in patria come da noi quello del nostro duo cult Tommasi-Clerici, nel momento della trasformazione del matchpoint da parte della Wade, e con la voce più enfatica e partecipativa che si possa immaginare, rotta dalla commozione: “She won it, she won it in front of Her Majesty the Queen!!”. Poco manco’ che si mettesse a piangere.

Nel 2016, Elisabetta deve essersi accorta che la moglie di suo nipote William era molto più interessata al tennis di lei (l’anno scorso Kate ha anche condiviso il campo con Emma Raducanu per qualche scambio, dimostrando ottime doti) e così le ha ceduto, a partire dal primo gennaio 2017, il patrocinio dei Championships. In effetti negli ultimi anni le visite dei due principi all’All England Club sono state assai frequenti e lo scorso luglio il principino George ha anche messo per la prima volta le mani sul trofeo, il Gentlemen’s Singles Trophy, affidatogli da Djokovic per qualche secondo.

Oggi L’Equipe ha riportato alcune delle dicerie sul rapporto tra la Regina e Wimbledon: “I pettegolezzi riferivano che trovasse l’evento troppo commerciale, a parte il fatto che quando ti piace il Gin, come a lei, non puoi goderti il ​​Pimm’s, il drink cult di Wimbledon. Era un’altra delle battute su una donna, che ha mantenuto intatto il suo mistero”. Di Elisabetta II, infatti, ha sempre colpito la capacità di combinare regalità e umiltà, eleganza e sobrietà, prestigio e distanza dall’ostentazione: in questo modo è riuscita a tenere unita, nel suo nome, la Gran Bretagna. Non sono casuali le parole utilizzate da Althea Gibson nella sua autobiografia per ricordare il momento in cui ricevette il Rosewater Dish dalle mani di Sua Maestà: “Aveva una voce meravigliosa. Sembrava proprio come una regina dovrebbe apparire”.

Nel suo tweet di cordoglio, Federer ha fatto riferimento alla “sua eleganza e grazia”. Lui che di queste qualità se ne intende abbastanza. Si sono uniti alle condoglianze, tra gli altri, anche Billie Jean King, Martina Navratilova, Rod Laver, Chris Evert e Rafa Nadal. Poco importa che il tennis non fosse, come ha scritto il biografo della famiglia reale Bryan Hoey, “nella lista degli sport preferiti della regina”.

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