Coppa Davis: Svezia sorprendente, Argentina deludente. Giocherà Musetti invece di Sinner? Eppure il rischio di Volandri forse è Berrettini

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Coppa Davis: Svezia sorprendente, Argentina deludente. Giocherà Musetti invece di Sinner? Eppure il rischio di Volandri forse è Berrettini

I fratelli Ymer hanno dato l’anima. Gli argentini no. Schwartzman irriconoscibile. Non può perdere 6-2,6-2. Con i croati guai a perdere un singolare. Mektic e Pavic in doppio non perdonano

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DAVIS CUP FINALS 2022 Bologna 11/09/2022 Matteo Berrettini, Simone Bolelli, Lorenzo Musetti, Fabio Fognini e Filippo Volandri Foto Giampiero Sposito
 

È cominciata con un risultato a sorpresa la Coppa Davis a Bologna. La Svezia dei fratelli Mikael e Elias Ymer, rispettivamente n.98 e n.119 – con il secondo che ha 26 anni, non più un bambino, e non è neppure mai stato top 100 – sembrava il vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro e invece ha esordito con un successo a spese dell’Argentina che pure schierava quale n.1 il n.17 del mondo Schwartzman e come n.2 il n.37 Baez (invece del n.27 Cerundolo).

Invece i fratelli di origini etiopi nati nel ’96 e nel ’98 a Skara, una cittadina di 20.000 abitanti (non distante da Goteborg, un’ora e mezzo di auto) dove il padre Wondwosen con un discreto passato di mezzofondista era emigrato, hanno vinto due singolari su due.

Prima Elias con Baez, 6-4,3-6,7-6(4), poi Mikael con Schwartzman addirittura 6-2,6-2. Ci sono qui sei colleghi argentini e nessuno di loro sembra in grado di spiegare perché il capitano argentino Guillermo Coria abbia scelto di schierare Baez invece di Cerundolo. E non tanto perché Cerundolo sia 10 posti ATP avanti a Baez nel ranking ATP, o perché avesse battuto Baez nella finale tutta argentina di Bastad, ma perché da quella in poi Baez non ha più vinto un match! Sette k.o. consecutivi (8 con oggi) per il ragazzino piccolo come El Peque Schwartzman (entrambi un metro e 70 cm) e che era arrivato al matchpoint contro Sasha Zverev al Roland Garros. Inciso: se Baez avesse trasformato quel matchpoint, il tedesco si sarebbe certamente disperato, ma poi non si sarebbe poi fatto male con Nadal. Quando si dice il destino…

I due fratelli etiopi – e ce n’è un terzo molto più piccolo che prima o poi arriverà anche lui nel circuito – giocano un tennis abbastanza simile, spingono molto di dritto, ma con aperture e movimenti talmente ampi che possono forzarlo soltanto quando trovano il tempo per farlo e non vengono superati da una palla anticipata dall’avversario. Il rovescio bimane di entrambi sembra costruito con lo stampino. E non è per nulla male anche stilisticamente, anche se tendono a giocarlo sempre incrociato: è più semplice. Non tutti sono Djokovic.

Ma, a parte il fatto che questo campo in cemento della Unipol Arena è quanto di più lento io abbia avuto modo di vedere da tempo _ anche a Torino lo scorso anno era lento ma non così – motivo per cui prendere in velocità qualcuno non è facile, la verità è che Baez nel primo match e Schwartzman nel secondo sono stati di una fallosità spaventosa. Schwartzman così male lo avevo visto poche volte. Sembrava quasi non avesse voglia. Eppure il gran tifo che c’era per lui avrebbe dovuto costituire un bello stimolo.

Il tiebreak che ha deciso il primo match è stato un festival dell’errore. Quelli di Baez dal 3 pari in poi, ma anche quelli di Ymer prima dal 3-1 al 3 pari, sono stati errori da seconda categoria (gruppo B) molto ma molto scarsi. Voglio pensare che abbiano patito l’emozione. In Argentina la Coppa Davis è molto sentita, forse più che in qualsiasi altro Paese del mondo. Non a caso, a parte una claque di una ventina di aficionados venuti da Buenos Aires –non proprio da dietro l’angolo – c’erano almeno un centinaio di argentini a fare un gran tifo e un gran baccano per la loro equipo, mentre a giustificare la presenza qui di sei giornalisti era stato preannunciato l’arrivo di un migliaio di argentini che vivono in Italia e in Europa. Mi immagino la loro delusione.

In Davis il ranking ATP è stato spesso smentito dai risultati. Ci sono sempre stati giocatori che in Davis si esaltavano e rendevano di più –pensate al croato Gojo un anno fa a Torino come a Madrid… e speriamo che non si ripeta oggi  – e altri che rendevano di meno: pensate a Sonego. Gardini al Bonacossa di Milano era un davisman quasi imbattibile. Clerici, che lo definì “uno scheletro magro” lo battezzò “Il Vampiro del Bonacossa” perché succhiava anche il sangue agli avversari. Pietrangeli era molto più tenero, anche se nessuno ha vinto tanti incontri di Coppa Davis quanti lui. Fra Panatta e Barazzutti, altro esempio, era molto più davisman Corrado piuttosto che Adriano. Corrado ha perso pochissime partite da avversari inferiori in classifica.  Adriano parecchie. Anche se poi in quasi tutte le vittorie azzurre veniva esaltato di più Adriano perché lui portava anche il punto del doppio e più spesso gli capitava di dover giocare il match decisivo. E Mario Belardinelli, il loro amato padre putativo, diceva sempre: “E chi volete che giornali e riviste mettano in copertina? Panatta o Barazzutti?”. Domanda retorica. E poi aggiungeva: “Però quando vince diventa bello e piace alle donne perfino Barazzutti!

A questo punto, mentre ricordo che a Malaga andranno le prime due squadre di ciascuno dei 4 gironi, la Svezia diventa l’avversaria più temibile per l’Italia dopo la Croazia, finalista di Davis un anno fa, quando fu battuta solo dalla Russia di Medvedev e Rublev dopo aver eliminato l’Italia a Torino grazie al successo di Gojo su Sonego. La Croazia è stata anche l’ultima nazione ad aver vinto (nel 2018 a Lille sulla Francia) la vera Coppa Davis, quella dei 4 singolari incrociati più un doppio. Il doppio allora valeva il 20 per cento dei punti. Oggi, nell’arco di tre duelli, il doppio vale invece il 33 per cento e questo fa sì che la Croazia del duo Pavic/Mektic sia ancora più temibile. Le basta vincere uno dei due singolari per diventare la favorita di ogni scontro.

Qui una dichiarazione di Filippo Volandri lunedì ha fatto credere che a scendere in campo per primo alle 15 contro Gojo sarebbe stato Lorenzo Musetti, l’eroe del punto decisivo di Bratislava. E poi sembrava che sarebbe toccato a Berrettini affrontare il n.1 Coric, il campione del Masters 1000 di Cincinnati. Volandri ha accennato sia a un problemino ad una caviglia per Sinner sia alla sua possibile stanchezza dopo le 5 ore e 15 di lotta con Alcaraz, al viaggio (ha perso un giorno dopo rispetto a Berrettini con Ruud) e all’adeguamento al fuso.

Questo martedì Sinner si è allenato con Maestrelli e sembrava perfettamente in palla, però Coric – contro il quale avrebbe dovuto eventualmente giocare da n.1 dopo un Berrettini-Gojo nel duello fra i numeri due – non è Maestrelli.

Il mestiere del capitano non è mai facile. Quello del giornalista che non ha parlato con i giocatori e li ha visti giocare per pochi minuti è ancora più difficile se si deve sbilanciare nel proporre una sua formazione.

Per prima cosa bisognerebbe sapere come si sentono i giocatori. E a me non lo dicono. Spero lo abbiano detto a Volandri. Se Sinner avesse detto a Volandri: “Io sono pronto, mi sento bene, posso giocare …” – e non so se l’abbia detto, o abbia piuttosto detto il contrario – allora io non rischierei una sua esclusione.

Infatti non è tanto Musetti a preoccuparmi per il match fra i numeri due, quanto Berrettini in quello fra i numeri uno. Matteo mi è sembrato, negli incontri americani, al 70%-80% del suo potenziale e questo campo super-lento secondo me non è davvero ideale per le sue caratteristiche. Credo che farà meno ace del solito e meno dritti vincenti del solito. Contro il miglior Coric – quello che battè tre top-ten a Cincinnati, Nadal, Tsitsipas e Auger-Aliassime e due top-20 Norrie e Bautista Agut – un Berrettini che non giocasse al 100 per 100 non sarebbe favorito. Solo Volandri (oltre a Berrettini…), può sapere se Matteo è tornato al meglio delle sue possibilità. Se non lo fosse …allora schierando un Sinner sano mi coprirei le spalle.

Vedremo. Oggi tutti spulciavano il regolamento – segno che ancora pochi lo hanno studiato a fondo e capito – per appurare se alla fine del primo singolare Volandri avrebbe ancora la possibilità di cambiare il secondo singolarista. Vero però che sia in caso di vittoria di Musetti nel primo singolare, sia in caso di deprecabile sconfitta, poco cambierebbe: se Volandri ritiene che Berrettini sia più affidabile dell’odierno Sinner, lo poteva decidere martedì sera senza aspettare mercoledì mattina. A meno che l’allenamento mattutino lo impressioni talmente da fare una scelta diversa. In tutte queste elucubrazioni, poi, nessuno salvo i croati – forse – sa quanto sia in forma Coric. E anche questo invece conterebbe assai.

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