Wimbledon in subbuglio dopo il ban ai tennisti russi

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Wimbledon in subbuglio dopo il ban ai tennisti russi

Critiche al presidente del club Ian Hewitt per la gestione inadeguata, si cerca un sostituto. Problemi con la comunità locale anche nell’annessione del Golf Club

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Era il 20 aprile 2022 quando gli organizzatori di Wimbledon decisero di escludere tennisti russi e bielorussi dallo Slam londinese come conseguenza della guerra in Ucraina; e dopo oltre cinque mesi sono ancora tanti gli strascichi di questa decisione. A pagarne le conseguenze adesso non sono solo i tennisti che si sono ritrovati senza punti nel ranking (come il finalista Kyrgios che avrebbe potuto ambire ad un posto alle FInals, o la vincitrice Rybakina che sarebbe a ridosso della top 10), ma anche svariati dirigenti e organizzatori del torneo. Come scrive Simon Briggs su The Telegraph infatti, Wimbledon è “in tumulto” e sono tanti i malumori interni.

Per prima cosa va registrata la partenza di tre ‘direttori senior’ su sette (tra cui il direttore commerciale Gus Henderson, e il direttore immobiliare Robert Deatker), e si sta facendo sempre più pressione affinché anche l’attuale presidente dell’All England Club, Ian Hewitt, lasci il suo posto anziché terminare il suo mandato nel 2024. “Mentre il comitato dell’All England Club aveva originariamente sostenuto il divieto ai tennisti russi, un insider ha affermato che la leadership del club era stata colpevole di “una combinazione di arroganza e ingenuità” nell’aspettarsi che il resto del mondo del tennis accettasse la decisione senza esitazioni” scrive Briggs.

Il 75enne Hewitt – sempre più spinto verso l’uscita – non gode più delle simpatie dei suoi colleghi, mentre Sally Bolton, promossa da responsabile delle operazioni dell’AELTC ad amministratore delegato nel 2020, fatica a ingranare nel suo nuovo ruolo. In pole position per prendere il posto di Hewitt c’è Debbie Jevans – già direttrice dello sport alle Olimpiadi di Londra 2012 – che in tal caso diventerebbe la prima presidente donna del club. Così dovrebbe evolversi la situazione nei prossimi giorni: “È probabile che l’assemblea generale annuale dell’AELTC – prevista per l’inizio di dicembre – approverà un vicepresidente che subentrerà la prossima estate, limitando così l’influenza di Hewitt in questi ultimi mesi smorzando le sue speranze di continuare fino al 2024”. Sottolineiamo che quello di presidente è un ruolo non retribuito, nonostante l’impegno che richieda e la quantità di denaro che il diretto interessato si ritrova a gestire; tutto a causa di una costituzione datata 1868 che può scegliere il presidente del club solamente tra una cerchia ristrettissima di membri, a differenza del ruolo che ricopre Shelly Bolton, CEO, che è a tutti gli effetti una dipendente e quindi può venir scelta tra una rosa molto più ampia.

A causare tanto trambusto all’interno del quartier generale del tempio sacro del tennis non è solo l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi nell’ultima edizione, ma anche l’annessione del vicino Wimbledon Park Golf Club avvenuta nel 2018. Per 65 milioni di sterline, il torneo di Wimbledon ha di fatto triplicato il suo spazio a disposizione e, tra le altre cose, si sta progettando un nuovo stadio da 8.000 posti, suscitando non poche critiche della comunità locale“A giugno, l’importante oppositore locale Christopher Coombe aveva predetto che l’intera saga sarebbe durata a lungo: “cinque set con un tie-break”” si legge su The Telegraph. Indipendentemente da come andrà a finire, il club di Wimbledon sta affrontando uno dei periodi più intricati della sua storia, e la critica maggiore che gli viene fatta è quella di avere al timone della nave persone carenti sia in leadership che in competenze tennistiche (basti pensare che Bolton non era a conoscenza dei cambiamenti di condizioni di gioco con il tetto chiuso). La scelta di un presidente adeguato quindi è più cruciale che mai.

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