Intervista a Lorenzo Musetti (Cocchi). Berrettini sbaglia tutto e le Finals si allontanano (Giammò). Matteo, la sbandata (Azzolini-Strocchi). Un attentato al lungomare (Rendano)

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Intervista a Lorenzo Musetti (Cocchi). Berrettini sbaglia tutto e le Finals si allontanano (Giammò). Matteo, la sbandata (Azzolini-Strocchi). Un attentato al lungomare (Rendano)

La rassegna stampa di giovedì 13 ottobre

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Intervista a Lorenzo Musetti – <<Gioco “in casa” e voglio vincere. Poi punto alla Next Gen di Milano>> (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Tra Carrara e Firenze ci sono poco meno di 150 chilometri, una distanza da casa che si può definire minima rispetto a quelle a cui Lorenzo Musetti è abituato. E infatti lui stesso dice che qui a Firenze respira «aria di casa». Con Berrettini fuori dai giochi, battuto ieri sera dallo spagnolo Carballes, il numero 1 italiano in gara sarà Lorenzo che potrà contare sul sostegno degli amici di sempre, quelli con cui ancora oggi ricarica le batterie appena può, e dalla famiglia. Addirittura, forse dalla mitica nonna Maria, nel cui garage un piccolo Lorenzo prendeva lezioni dal papà. Un talento nato in famiglia e cresciuto a dismisura, […] Lorenzo, qui a Firenze i ragazzini la inseguono per gli autografi, è amatissimo. Sarà l’aria di casa? «Posso considerarlo sicuramente il torneo di casa. Sono di Carrara, qui ho vinto da junior il Città di Firenze. Poi sarò circondato dal tifo delle persone care. Sarà un motivo in più per farli divertire». Non c’è Jannik Sinner che si è fatto male a Sofia, Matteo Berrettini è già fuori. Ora tocca a lei salvare l’onore della patria. «Speriamo. lo sto bene, sono in forma e riposato e sono venuto, come gli altri, per provare a vincere. Ho voluto prendermi qualche giorno proprio per arrivare qui carico. So che non sarà facile ma ci tengo davvero a fare bene». La seconda parte della stagione 2021 era stata piuttosto negativa per lei, poi quest’anno si è come “ritrovato”. «Penso di essere cresciuto, maturato sia come persona che come giocatore. Mi sto allenando sempre bene, cercando di portare in campo quello che faccio in allenamento. Non significa che ci riesca sempre, ma l’importante è andare sotto la doccia sapendo di aver fatto del proprio meglio». Ormai è una carta importante anche nel mazzo di Coppa Davis. Prima il punto decisivo a Bratislava, poi la bella prestazione di Bologna.. E Malaga è alle porte. «L’esperienza di Davis è sicuramente una di quelle che mi ha fatto crescere di più. Perché la maglia azzurra ti dà un’emozione e una carica speciale, e in più con il gruppo si è creato davvero un bel clima. Allenarsi insieme, passare del tempo con gli altri e confrontarsi è bello. A Malaga speriamo di completare l’opera». A luglio ha conquistato la vittoria più importante della carriera battendo Alcaraz nella finale di Amburgo. Cosa è cambiato dopo quella giornata? «Quando riesci a battere uno come Alcaraz in finale è ovvio che fai il pieno di consapevolezza. Capisci che stai andando nella direzione giusta. Non significa che andrà sempre tutto bene e vincerai ogni partita, ma avere fiducia nel proprio percorso è fondamentale». Quando le dicevano che aveva bisogno di un super coach come si sentiva? «Non ascoltavo. Simone Tartarini, come dico sempre, è una persona che mi conosce fin da quando ero bambino, ho la massima fiducia in lui. Se poi un giorno decideremo che sarà bene avere una persona in più nel team lo faremo. Ma per ora va benissimo così». Su cosa sente di dover crescere ancora? «Sui colpi di inizio gioco. Servizio e risposta, devo essere più offensivo. Ci abbiamo lavorato tanto e continueremo su questa linea, ma rispetto alla stagione passata ho fatto molti progressi». Lo scorso anno alle Next Gen Finals non ha potuto esprimere il suo potenziale. Ci riproverà quest’anno? «Certo. La qualificazione è già al sicuro, stavolta voglio arrivare a Milano per godermi il torneo e possibilmente vincerlo per finire la stagione in crescendo». Ma è vero che per chiudere in bellezza l’anno tennistico si è preparato da nonna Maria? «Si, con le gambe sotto il tavolo… Scherzo, stavolta ho cucinato anche io tra un allenamento e l’altro. Mi piace spignattare quando ho del tempo libero, mi rilassa. Il piatto meglio riuscito è stata una bella carbonara, guanciale e cinque uova. Una cosa leggera…». Non si vive di solo tennis.

Berrettini sbaglia tutto e le Finals si allontanano (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Le chiavi della città, ricevute lunedì sera dal sindaco Nardella, da sole non sono bastate a Matteo Berrettini per prolungare la sua permanenza nel tabellone dell’Open di Firenze. Sconfitto in rimonta dallo spagnolo Carballes Baena (5-7, 7-6(5), 7-5), l’azzurro saluta il torneo lasciando così al canadese Auger-Aliassime la possibilità di incrementare il suo vantaggio nella Race per le ATP Finals. Lasciato a Bologna meno di un mese fa nella fase a gironi di Coppa Davis, […] il Berrettini rivisto in campo a Firenze nelle prime fasi del match era sembrato in grado di dar seguito a quanto visto allora: robusto alla battuta e centrato sul campo, l’azzurro dopo essersi costruito 4 palle break nel primo game aveva trovato nel 7° gioco l’allungo che in molti credevano potesse indirizzare il match. Falliti invece tre set point sul successivo turno di battuta dello spagnolo, la partita ha iniziato ad accendersi in modo imprevedibile. Consapevole di avere armi e numeri per potersi imporre, Berrettini non è riuscito a dispiegare in campo la sua maggior caratura, complice un avversario che con intelligenza ha saputo alimentare un gioco apparso ieri in stato di grazia. Un qualcosa di simile Berrettini lo aveva già vissuto a Toronto, eliminato al primo turno da Carreno Busta. Ma se nel Masters canadese lo spagnolo era sembrato al limite dell’ingiocabilità, ieri il suo connazionale ha potuto godere anche della collaborazione dell’azzurro, sciupone come raramente lo si era visto, e impreciso di un’imprecisione in cui lo stupore per ciò cui stava assistendo era superiore a qualsiasi frustrazione. Abbandonato progressivamente dalla battuta (chiuderà con il 38% di punti con la seconda di servizio), Berrettini non è riuscito a far decollare il suo gioco legittimando così la strategia del suo rivale. Così disinnescato, a poco stavolta è bastato l’orgoglio con cui l’italiano era pur riuscito a portarsi avanti 5-2 nel terzo e decisivo set. Incappato nell’ennesimo black-out, Berrettini cedeva i suoi successivi due turni di battuta riportando in partita lo spagnolo e indirizzando il match verso l’inevitabile epilogo. Per lui, oltre all’amarezza per l’eliminazione da un torneo cui teneva particolarmente, la sconfitta porta con sé anche la certezza di non poter più sbagliare nelle ultime due uscite di Vienna e Parigi per non vanificare anzitempo le speranze di approdare a Torino. Speranze che da ieri sono sempre più flebili.

Matteo, la sbandata (Daniele Azzolini – Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Le statistiche del match dicono che ha vinto Matteo Berrettini, ma non è vero. Ha vinto l’altro, Roberto Carballes Baena, spagnolo di seconda fila, 80 del ranking con un passato da numero 71, ricco delle inconfondibili doti degli spagnoli del tennis che non si chiamano Rata Nadal o Carlos Alcaraz, su tutte, quella di attaccarsi all’avversario neanche fosse la donna amata, e stringersi a lui (a lei) in un vortice di passione tennistica fino a spingerlo a consunzione. Una mignatta. Con la “a” ovviamente, nel senso della sanguisuga. Matteo ha segnato 13 ace e un solo doppio fallo, ha ottenuto percentuali più alte con la prima di servizio (77%), ha vinto più punti a rete (50/25), ha ottenuto più vincenti (52/28), ha avuto numeri migliori nei punti vinti al servizio (63 contro il 60 per cento) e anche alla risposta (40% contro il 37), e ha chiuso il match con un punto in più dell’avversario, 114 a 113. Ma allo scoccare delle tre ore e diciannove minuti, Carballes Baena gli ha spedito uno smash che ha rischiato di strappargli la racchetta di mano, e ha chiuso lì una delle partite più paradossali alle quali ci sia capitato di assistere. Sempre che non abbiate termini migliori per inquadrare un match che Berrettini ha avuto sulla racchetta tre volte, ma si è visto agguantare e sorpassare dallo spagnolo. Se il primo set ha fatto da annuncio alle difficoltà che Berrettini sarebbe stato chiamato a dipanare (quattro palle break già nel game d’avvio, tutte salvate da CB, poi 5-3 e servizio per Matteo e 5 pari, prima di un nuovo break liberatorio che ha consegnato il set al romano), sono state la seconda e la terza frazione a coagulare in un grumo resistente a ogni antibiotico tennistico, angoscia e sconforto, frustrazioni e ansie, giocate imprendibili e improvvise sbandate, vantaggi all’apparenza incolmabili e ritorni che sembravano impossibili. All’inizio del secondo set, intascato il primo al dodicesimo game, Berrettini se n’è andato, e forse ha peccato di troppa sicurezza. Ha pensato che il match fosse dalla sua, e ha valutato male che razza di vampiro assetato di punti, di rincorse e di break avesse di fronte. Sul due a zero, Matteo stato ripreso (2-2) e costretto a rincorrere (2-4). Lo ha fatto, ha strappato un break e pareggiato le sorti (4-4), caldeggiando in cuor suo un finalino a lui favorevole, in grazia di un tiebreak caldo e appassionante per il pubblico, che non lesinava davvero gli incitamenti al prodigo figliolo, per metà fiorentino, cui lunedì scorso sono state consegnate le chiavi della città. Di fatto al tiebreak si è giunti, e Matteo lo ha pure condotto, 4-2, prima di subire l’aggancio e il sorpasso. Ha giocato male uno dei due servizi sul 4-5 per CB, e lo spagnolo è stato svelto a chiudere il conto. Sfortuna? Per niente. Sul fronte della battaglia, negli ultimi minuti della rissa tennistica inscenata dai due, hanno pesato 4 errori gratuiti che Berrettini ha infiocchettato e consegnato in regalo allo spagnolo. Ben più dolente il terzo set Matteo ha preso il largo con un break sul 3-2 in suo favore, e si è portato 5-2. Match finito? L’hanno pensato tutti, nel PalaWanni di Firenze, e temiamo l’abbia pensato Berrettini. Non che abbia mollato, ma si è posto nella condizione di chi, di fronte al traguardo abbia avuto occhi solo per quello, e non si sia accorto di che cosa stesse combinando Carballes Baena alle spalle. Lì lo spagnolo ha giocato 4 game di intensità rara, e pensiamo possa ammetterlo lui stesso, sconosciuta per il suo livello. Non ha sbagliato più nulla, e ha fatto tutto correndo all’impazzata, con una voracità che non gli avevamo mai visto esprimere (anche perché, avesse giocato sempre così l’avremmo visto approdare per tempo nella top ten). Berrettini ne è rimasto incartato, prima ancora che sconvolto. Se l’è visto sfrecciare di lato dopo essere stato nella comoda posizione di chi poteva gestire il match dall’alto di un 5-2, 30 a 0 sul proprio servizio. CB ha pescato ogni riga possibile del campo, anche quelle che non aveva cercato. Colpiva e la palla finiva a mezzo centimetro dall’out. Due break come nulla fosse, chiusi da 2 match point, il secondo a segno. E addio Matteo. […]

Un attentato al lungomare (Franco Rendano, Corriere del Mezzogiorno Campania)

[…] Per un evento come l’Atp è giusto «alterare» il waterfront di Napoli. Ma temporaneamente. Domenica scorsa, di ritorno da Siviglia, già dall’aereo vedo il «mostro». Siviglia, che ha le stesse radici culturali di Napoli, è divenuta città europea a pieno titolo, al contrario della nostra che è rimasta al palo. Fatta questa triste premessa, una volta atterrato — in un aeroporto decisamente più bello di quello della città andalusa — apprendo del nuovo attentato al lungomare. Bellissima e importante l’iniziativa di ospitare gli Atp World Tour 250 Series — e di questo bisogna ringraziare il Tennis Club Napoli — che attireranno in città turisti e sportivi. Per un evento così importante ritengo sia giustificato alterare il waterfront del «lungomare più bello del mondo». Ma non si può pensare che questa struttura di tubi Innocenti e plastica, che ha tutte le caratteristiche per essere definita temporanea, possa entrare a far parte del paesaggio. Spero che chi ne è responsabile si renda conto che lasciare in situ questa imponente installazione significa dare vita ad un ulteriore ecomostro.

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