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Numeri: un’annata mai così Next Gen, non solo con Alcaraz e Sinner. Il futuro è già qui
Analizzando i risultati dei 7 tennisti under 21 negli ultimi cinque anni, viene fuori una netta crescita rispetto alle stagioni precedenti. Merito anche di Musetti, Rune, Nakashima, Draper e Lehecka

2- i titoli conquistati la scorsa settimana dai Next Gen, così come dal 2017 vengono definiti i tennisti under 21 presenti nel circuito ATP. Non è difficile ricordare, soprattutto per gli appassionati italiani, che pochi giorni fa Lorenzo Musetti ha vinto la prima (e ultima?) edizione della Tennis Napoli Cup, mentre quasi contemporaneamente Holger Rune si è imposto nello storico ATP 250 di Stoccolma.
Il 2022 è stata una stagione inevitabilmente segnata dal ritiro agonistico di un mito tennistico come Roger Federer e, in parte, anche dall’attività fortemente a singhiozzo degli altri due Big Three. Djokovic ha giocato meno del suo solito, soprattutto per i noti motivi legati alla sua scelta di non vaccinarsi contro il Covid, mentre Nadal, a dire il vero, non ha fatto altro che rispettare la tendenza emersa negli ultimi cinque anni, che lo ha visto arrivare al massimo a 13 eventi giocati nel corso dell’anno. Quasi a simboleggiare un forte ricambio generazionale davanti al tempo che inesorabilmente passa anche per questi grandissimi campioni, dalla primavera in poi è definitivamente esplosa, anche prima del previsto (aveva chiuso il 2021 da 31 ATP), la stella di Carlos Alcaraz. Il mese scorso, dopo aver vinto gli US Open, lo spagnolo è stato il più giovane tennista mai esistito a sedersi sul trono mondiale: ci è riuscito a soli 19 anni, 4 mesi e 6 giorni, superando in tal senso il record di Lleyton Hewitt, che nel novembre 2001 era diventato numero 1 ATP a 20 anni, 8 mesi e 23 giorni.
Ma in questa stagione non sono stati solo Musetti (che si è imposto anche sulla terra di Amburgo), Rune (vincitore anche sul rosso di Monaco di Baviera) e Alcaraz (che nel 2022, oltre al primo Slam, ha conquistato nella scorsa primavera anche i primi due Masters 1000 a Miami e Madrid e gli ATP 500 di Barcellona e Rio de Janeiro) gli unici Next Gen protagonisti nel circuito ATP. Oltre a loro anche il nostro Sinner (a Umago) e Nakashima (sul cemento all’aperto di San Diego) hanno vinto un titolo nel circuito maggiore, portando il totale di tornei vinti da tennisti Next Gen a ben undici. Per approfondire quanto maggiormente i giovani nella stagione in corso abbiano ottenuto importanti risultati a livello ATP abbiamo confrontato i loro risultati con quelli raccolti nelle ultime stagioni dagli under 21. Siamo partiti nel nostro approfondimento da quando sono state create le Next Gen Finals, ovvero nel 2017, anno della prima edizione disputata nei Padiglioni di FieraMilano a Rho. Abbiamo raccolto i risultati relativi ai soli anni in cui la manifestazione si è disputata (non è stato quindi considerato il 2020, stagione disputata a singhiozzo a causa della pandemia da Covid-19).
Il nostro focus è andato sui primi sette della classifica Next Gen, a prescindere da se poi abbiano o meno preso parte al torneo dei migliori under-21, sempre svoltosi a Milano. Potete così trovare cinque tabelle -ciascuna per ogni anno preso in considerazione, con alcune delle principali statistiche dei tennisti esaminati- e una conclusiva, nella quale in qualche modo si riassumono i dati precedentemente raccolti. Leggendole, ritroviamo i nomi di tanti giovani tennisti esibitisi a Milano, arrivati poi nel corso della loro maturazione professionale sino alla top 5 ATP come Zverev (che in realtà nel capoluogo lombardo giocò solo un match esibizione), Ruud, Tsitsipas, Rublev o comunque in top ten (Shapovalov, Khachanov, Auger-Aliassime, Fritz e Sinner). Oltre ai giocatori già citati, troviamo tra i partecipanti delle passate edizioni un vincitore di Masters 1000 (Coric, ex 12 ATP) ma, appunto, bisogna attendere il vincitore dell’edizione 2021 delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, Alcaraz, per trovare un tennista capace di vincere uno Slam e diventare il numero 1 ATP, a testimonianza di una generazione forse incapace di produrre campioni di primissimo livello.
Ad ogni modo non solo grazie al tennista murciano nel 2022 i giovani hanno trovato maggiormente spazio nelle parti alte della classifica o raggiunto picchi di rendimento molto alti: anche i numeri della tabella conclusiva da noi preparata, alla quale contribuiscono pure le statistiche di Jack Draper e Jiri Lehecka (entrambi protagonisti a Milano a partire dal prossimo 8 novembre) confermano tale sensazione. I sette più forti under 21 di quest’anno primeggiano -rispetto agli analoghi degli anni precedenti- in ciascuna delle categorie riportate: la posizione media nella classifica ATP, la percentuale (e il numero di vittorie) di successi rispetto alle partite giocate, il numero di tornei vinti e il bilancio contro i top 10.
Insomma, anche se a Milano mancheranno i migliori due per classifica, ci sono – anche considerate le interessanti ulteriori novità regolamentari che verranno sperimentate durante gli incontri – tutti gli ingredienti per godere di un piacevolissimo spettacolo assistendo alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals.
STATISTICHE DAL 2017 AL 2022 DEI PRIMI SETTE NEXT GEN, STAGIONE PER STAGIONE
2017
Posizione ATP | Giocatore | Partite W-L a livello ATP nell’anno solare prima di Bercy | Titoli/finali* | BIlancio W-L Vs top 10 |
4 | Zverev | 56-19 | 5-1 (2-0) | 10-10 |
35 | Rublev | 18-16 | 1-0 | 1-4 |
44 | Khachanov | 25-29 | 0-0 | 2-5 |
49 | Shapovalov | 11-12 | 0-0 | 1-2 |
51 | Coric | 21-24 | 1-0 | 3-7 |
54 | Donaldson | 21-22 | 0-0 | 0-4 |
55 | Chung | 22-18 | 0-0 | 0-4 |
2018
Posizione ATP | Giocatore | Partite W-L a livello ATP nell’anno solare prima di Bercy | Titoli/finali* | BIlancio W-L Vs top 10 |
5 | Zverev | 54-17 | 3-2 (1-2) | 10-6 |
14 | Tsitsipas | 41-26 | 2-1 (0-1) | 6-10 |
27 | Shapovalov | 35-27 | 0-0 | 0-5 |
33 | De Minaur | 24-22 | 0-2 | 1-5 |
43 | Tiafoe | 27-24 | 1-1 | 1-7 |
45 | Fritz | 22-18 | 0-0 | 0-2 |
70 | Rublev | 20-23 | 0-1 | 0-3 |
2019
Posizione ATP | Giocatore | Partite W-L a livello ATP nell’anno solare prima di Bercy | Titoli/finali* | BIlancio W-L Vs top 10 |
7 | Tsitsipas | 48-23 | 0-3 (0-1) | 9-9 |
18 | De Minaur | 32-18 | 3-1 | 3-4 |
19 | Auger-Aliassime | 33-22 | 0-3 | 2-8 |
28 | Shapovalov | 30-25 | 1-1 (0-1) | 3-8 |
46 | Tiafoe | 21-24 | 0-0 | 1-6 |
56 | Humbert | 16-20 | 0-0 | 0-1 |
63 | Ruud | 22-16 | 0-1 | 0-2 |
2021
Posizione ATP | Giocatore | Partite W-L a livello ATP nell’anno solare prima di Bercy | Titoli/finali* | BIlancio W-L Vs top 10 |
10 | Sinner | 45-19 | 4-1 | 3-7 |
11 | Auger Aliassime | 38-24 | 0-2 | 4-7 |
32 | Alcaraz | 32-17 | 1-0 | 3-4 |
39 | Korda | 27-17 | 1-1 | 2-3 |
56 | Brooksby | 15-7 | 0-1 | 0-2 |
58 | Musetti | 19-19 | 0-0 | 1-3 |
63 | Nakashima | 15-10 | 0-2 | 0-1 |
2022
Posizione ATP | Giocatore | Partite W-L a livello ATP nell’anno solare prima di Bercy | Titoli/finali* | BIlancio W-L Vs top 10 |
1 | Alcaraz | 53-11 | 5-2 (3-0) | 9-4 |
12 | Sinner | 45-14 | 1-0 | 3-8 |
23 | Musetti | 40-24 | 2-0 | 2-3 |
25 | Rune | 40-26 | 2-1 | 4-4 |
44 | Nakashima | 30-21 | 1-0 | 0-3 |
45 | Draper | 43-15 | 0-0 | 2-2 |
78 | Lehecka | 10-17 | 0-0 | 0-3 |
Recap
2017 | 2018 | 2019 | 2021 | 2022 | |
Posizione media ATP | 41,71 | 33,85 | 33,85 | 38,42 | 32,57 |
W-L complessivo | 174-140 (55,4% W) | 222-157 (58,5% W) | 202- 148 (57,7% W) | 191-113 (62,8% W) | 261-128 (67%W) |
Titoli- finali complessivi* | 7-1 (2-0) | 7-7(2-0) | 4-9 (0-2) | 6-7 | 11-3 (3-0) |
Vittorie vs top 10 totali | 17-36 (32%W) | 18-38 (32,1%) | 18-38 (32,1%W) | 13-27 (32,5%W) | 20-28 (41,6%W) |
N.B. in grassetto è indicato il dato stagionale migliore presente nella riga
evidenza
Jessica Pegula: “Se il pubblico potesse camminare durante i punti non sarebbe un problema”
Le parole dell’americana da Miami: “Sono d’accordo con Tiafoe, allentare le regole per i tifosi potrebbe portare più gente alle partite”

Il tennis americano in quel di Miami, quantomeno sul versante femminile, ha avuto un debutto di teste di serie che più soddisfacente non si poteva. Sia Coco Gauff che Jessica Pegula, n.2 e n.1 USA, hanno vinto senza problemi contro due canadesi. Nello specifico, la n.3 del mondo ha inflitto un netto 6-3 6-1 a Katherine Sebov, trovando giusto un po’ di resistenza nel primo parziale prima di fare il vuoto. L’analisi del match, insieme ad altri interessanti pensieri sul torneo, Pegula le ha espresse in una serena conferenza stampa.
D: Parlaci del primo set, perché è proprio lì che Sebov ti stava dando qualche problema. Cosa ti faceva soffrire?
Pegula: “Colpisce un po’ come me, palla molto bassa e molto piatta. E su questi campi la palla viaggia più velocemente. All’inizio stavo provando a seguire il suo diritto, poi ho cambiato e ho iniziato a giocare sul suo rovescio, e sembrava funzionare; strategia molto semplice. Penso anche di aver servito abbastanza bene, ho ottenuto molti punti gratuiti. Sul suo servizio, mi sentivo come se potessi brekkare ogni volta. Non stava davvero colpendo così forte, ma stava più servendo in kick per lavorare sulle traiettorie. Quindi una volta che ho letto meglio e ho iniziato ad rispondere più avanti, questo mi ha aiutato“
D: Al prossimo turno hai Danielle Collins. La conosci da molti anni; è complicato, è una finalista dell’Australian Open.
Pegula: “È strano che ci affrontiamo al terzo turno, sembra molto presto. Penso che anche oggi abbia superato una partita difficile. È sempre pericolosa, soprattutto sul cemento, soprattutto negli Stati Uniti e in queste condizioni. Conosciamo molto bene il gioco l’una dell’altra, quindi sì, sarà una partita molto dura“
D: Frances Tiafoe ritiene che per attirare più giovani a guardare il tennis dovrebbe esserci la possibilità di camminare sugli spalti durante i punti. Tu cosa ne pensi?
Pegula: “Mi piace. Anch’io sono una di quelle persone che la pensano così. Non mi preoccupo se le persone stanno in piedi o urlano o parlano (forse urlare no…). Ricordo che anche allo US Open dell’anno scorso molte giocatrici si sono lamentate di quanto fosse rumoroso. Immagino che se l’avessi notato avrei concordato, ma non lo so, quella roba non mi preoccupa molto. Posso constatare come sia un bel modo di vedere. Anche parlando con i due ragazzi del football oggi (Kaiir Elan e Dion Dawkins), non avevano idea dell’etichetta che bisogna avere su un campo da tennis. E stavano uscendo durante il punto quando si sono accorti che tutti li stavano guardando. Penso che per portare un po’ di personalità allo sport dobbiamo iniziare a valutare alcune cose diverse per toccare una generazione più giovane. E ragazzi come Tiafoe, che hanno così tanta personalità e così tanta energia, e hanno una base di fan così incredibile, ce l’hanno proprio grazie alla loro energia. Qualcosa che potrebbe davvero aiutare lo sport“
D: Che dire però di quando sei nel mezzo di un punto o stai per servire, e qualcuno urla o fa un commento?
Pegula: “Dovrebbero esserci dei parametri. Non credo che potrebbe mai essere replicato esattamente, ma penso che l’idea di pensare fuori dagli schemi sia positiva. Ho capito cosa intendi: non puoi avere persone che urlano nel mezzo di un punto, ma se le regole fossero meno restrittive per il pubblico, non sarebbe un grosso problema. Poi certo ti apri a cose che potrebbero accadere e causare problemi durante il gioco, e questo influisce davvero sui giocatori. Frances ama l’NBA e va alle partite NBA. E lì è come un continuo chiacchiericcio tra i giocatori e le persone sedute in campo, c’è molto movimento, musica. Penso che dobbiamo implementare alcune di queste cose. Ovviamente dobbiamo adattarle al nostro sport, ma penso che l’idea ci possa stare, pur perfezionandola“.
D: C’è un’altra cosa detta da un americano, Reilly Opelka, sul doppio, che ne ha sminuito l’importanza. Volevo il tuo punto di vista come una delle migliori giocatrici, che sceglie di partecipare sia al singolo che al doppio ai massimi livelli. Cosa significa il doppio per te e la tua esperienza in tour, e cosa significa per il tennis nel suo insieme?“
Pegula: “Penso che Reilly sia un po’ annoiato, è stato infortunato per un po’. Mi piace Reilly, ma gli piace sempre fare questi commenti e far parlare la gente, è una cosa di lui che mi piace. Non ha paura di dire quello che vuole, e ha diritto a questa opinione, ma personalmente amo giocare in doppio. Posso constatare il suo punto di vista, ma allo stesso tempo penso che la maggior parte dei giocatori giochino il doppio senza problemi. Tutti nel sud della Florida, nei campionati, giocano il doppio femminile, è tutta la loro vita. È molto popolare, c’è qualcosa lì che forse non abbiamo raggiunto. Ma giocando con Coco, l’anno scorso o giù di lì, abbiamo avuto grandi folle alle partite. Quindi per me è divertente perché facciamo bene, abbiamo molte persone che ci supportano.
Ma è anche perché anche la nostra classifica in singolare è molto alta. Io amo giocare in doppio, mi piace rimanere sempre in modalità competizione. Mi piace farlo in un giorno libero dai match di singolare invece di esercitarmi per un’ora senza pensare. Mi piace rimanere in quella mentalità, guardando alla prossima partita, quindi per me questo è ciò che mi aiuta davvero, ed è per questo che amo giocarlo. So che ovviamente molti giocatori di doppio sono super appassionati e sono ottimi atleti; si guadagnano da vivere giocando abbastanza bene. Quindi, personalmente non sono d’accordo con i suoi commenti avventati. Mi piace giocare in doppio, ma questa è la sua opinione, e può dirla“.
ATP
ATP Miami, Sonego: “Sto giocando a un livello molto alto. Mi piacciono queste condizioni più veloci” [ESCLUSIVO]
Le parole del torinese dopo la bella vittoria contro Thiem: “É stata una buona prova di coraggio”

Dopo un periodo tutt’altro che esaltante, finalmente durante la notte italiana Lorenzo Sonego ha ritrovato la gioia della vittoria. Il 7-6(7) 6-2 inflitto all’ombra di Dominic Thiem è una bella boccata d’aria, dopo due sconfitte al primo turno negli ultimi tre tornei e un ranking che un po’ va raddrizzato. Non vinceva a Miami dal 2021, quando si fermò agli ottavi, e avrà ora un ostacolo duro, ma non insormontabile, in Daniel Evans. Post match il torinese, ragazzo sempre sereno e gentile, ha rilasciato in esclusiva dichiarazioni interessanti e che sanno di entusiasmo al nostro inviato Vanni Gibertini.
Vanni Gibertini: “Ci voleva, perché era un po’ di tempo che le cose non giravano bene. Questa vittoria sicuramente ci voleva, però il primo set è stato duro“
Lorenzo Sonego: “Sì, il primo set durissimo. Sono stato bravo a togliermi dalle difficoltà, a servire molto bene, a giocare bene i punti importanti, decisivi, e a cercare di non perdere punti nel tie-break, dove sono stato un pochino più aggressivo io. Ha pagato, gli ho messo un po’ di pressone. Sul suo set point sono andato a prendermelo a rete e l’ho messo in difficoltà, ha dovuto poi sbagliare il passante. Quindi una buona prova di coraggio, e ovviamente di fiducia“.
Gibertini: “Quando le cose non vanno bene, a volte ti vengono tantissimi dubbi, ‘sto facendo la cosa giusta, devo cambiare qualcosa?‘. Chiaramente stai passando un periodo che non è facilissimo, hai avuto la tentazione di cambiare qualcosa? Di cambiare racchetta, scarpe, tutto?“
Sonego: “No, in questo sport bisogna avere pazienza e investire su ogni giorno, aspettando che arrivi il momento buono. Ho tante persone che lavorano per me, sappiamo gli obiettivi, siamo tutti d’accordo su cosa dobbiamo lavorare e lavoriamo su quello. Poi i frutti arriveranno più avanti se arriveranno, però sono convinto di quello che sto facendo. Alla fine si fa tutto durante gli allenamenti, poi in partita essere istintivo è un po’ la mia caratteristica, ma cerco sempre fare quello che sto facendo negli allenamenti. Sono contento di tutte le prestazioni che ho fatto quest’anno. Secondo me ho aumentato il mio livello, anche se i risultati sono arrivati meno, ma mi sono espresso a un livello molto alto. Quindi bisogna giocare ogni settimana e investire per il futuro“
Gibertini: “Adesso c’è un’altra partita, contro Evans. Ci hai giocato una volta sola, e quella è stata una bellissima partita…bisogna ripeterla“
Sonego: “Ovviamente la prepareremo bene, è un giocatore molto fastidioso, con grande esperienza. É un giocatore che sa giocare i punti e vedere molto bene il gioco, e sa come mettere in difficoltà l’avversario. Di sicuro arriverò preparato. Siamo tutti in forma, quindi devo continuare a giocare il mio tennis e fare come sto facendo in queste partite di quest’ultimo periodo“
Gibertini: “Mi sembra che quest’anno i campi siano un po’ più veloci del solito. Questo è almeno un po’ quello che dicono tutti. É una cosa che ti piace oppure no?“
Sonego: “Sì, queste condizioni mi piacciono tanto, e oggi si è visto. Perché sono condizioni che mi portano tanti punti col servizio, mi portano ad essere più intraprendente, a fare anche dei punti col dritto. Quindi a differenza di Indian Wells, che sono condizioni molto lente, qua mi sento agevolato. Diciamo che anche Evans è un giocatore che si trova bene sulle superfici rapide, un giocatore aggressivo, quindi sarà una bella partita“.
ATP
Vagnozzi: “A 19 anni i Fab3 non erano forti come Alcaraz, ma Sinner con lui se la gioca alla pari” [ESCLUSIVA]
Intervista esclusiva con coach Simone Vagnozzi dopo l’ottimo inizio di stagione di Jannik Sinner

(dal nostro inviato a Miami)
L’appuntamento con Simone Vagnozzi è sul prato nell’Hard Rock Stadium intorno alle 14.30, dopo la fine dell’allenamento di Jannik Sinner sul Campo 12 con Marton Fucsovics. Alla vigilia del debutto di Sinner al Miami Open presented by Itaù contro Laslo Djere, è il momento per fare il punto sull’ottimo inizio di stagione, sulla semifinale di Indian Wells persa contro Alcaraz e su quello che verrà nelle prossime settimane.
Il team di Sinner come valuta la prestazione e il risultato ottenuto a Indian Wells?
Siamo certamente contenti, c’è stata continuità nell’ultimo periodo, da quando è iniziato quest’anno, con Australian Open, Rotterdam e Montpellier. Siamo arrivati in semifinale e ci si è giocati la partita per qualche punto con Alcaraz che ha poi vinto il torneo. Questo significa che il percorso che stiamo facendo è un percorso buono e che bisogna continuare a spingere senza rilassarsi perché l’obiettivo finale non è arrivare in semifinale ma provare a vincere uno di questi tornei.
Parlando della partita con Alcaraz, in un match che sembra stia diventando un classico del tennis, che cosa si poteva fare di diverso per cambiare il risultato?
Sicuramente il primo set poteva andare da una parte o dall’altra, e se Jannik avesse vinto quel primo set forse la partita sarebbe potuta andare in un modo diverso. Tornando indietro si poteva fare qualcosa di più, anche se non possiamo svelare le mosse che andremo a utilizzare la prossima volta. Il servizio è stato una parte importante del match, ma non è stata l’unica chiave di lettura del match. Non penso che il primo set sia stato perso solo per il servizio, perché se andiamo a vedere alla fine Jannik ha fatto più punti di Alcaraz, quindi non si possono fare più punti servendo male.
Ci sono state un po’ di occasioni, ma come nelle altre partite con Alcaraz tutto è girato su pochi punti. E bisogna considerare anche che lui viene da esperienze più importanti, ha vinto uno Slam, tre Masters 1000, quindi anche se è più giovane probabilmente è più pronto a giocare certe partite. Alcaraz al momento è più avanti, ma se arriviamo a giocare contro di lui ce la possiamo giocare.
Sinner spesso rimane a rispondere molto indietro: credi che questa posizione possa aver influito sul risultato della partita con Alcaraz, dal momento che anche nella finale contro Medvedev, che risponde ancora più indietro di Jannik, lui ha sfruttato appieno le possibilità fornite da questa posizione arretrata dell’avversario?
Non penso che Sinner stia così indietro. Per esempio sulla seconda lui sta sempre abbastanza avanti, almeno nel 95% dei casi, su questo ha lavorato abbastanza. Sulla prima dipende dagli avversari, però non credo che sia una posizione così arretrata, è un po’ più simile alla posizione di Djokovic.
Prima si è parlato di un percorso con Jannik, e anche parlando con lui a Indian Well si è capito come lui si sia reso conto che ci vorranno almeno un altro paio d’anni prima di arrivare alla sua piena maturazione fisica. Ma quale benchmark utilizzate per capire a che punto siete nel vostro percorso e qual è il punto di arrivo?
Dall’anno scorso abbiamo intrapreso con Jannik un nuovo percorso, inserendo elementi nuovi, tecnici, tattici e fisici, e questo percorso ha bisogno di tempo per essere completato. Se prendiamo Alcaraz come riferimento, lui ha due anni in meno, ma fa le stesse cose da quando aveva 15 anni, quindi al momento è più completo. Jannik ha bisogno di un po’ più di tempo, anche se non lo sa nessuno esattamente quando si arriverà al completamento dello sviluppo. Sono certo comunque che fra 2-3 anni Jannik sarà fisicamente più forte di quanto è adesso. Non bisogna fare cose campate per aria, non bisogna rischiare, bisogna attendere i tempi giusti, e sono convinto che questo percorso ci porterà risultati importanti.
Le stesse considerazioni si possono fare per il servizio: le statistiche ci dicono che sta migliorando, i punti diretti con il servizio, ace e servizi vincenti, stanno crescendo. Ovviamente ci saranno giornate in cui servirà al 50%, ma l’importante è che nel corso dell’anno, nell’arco di 60-70 partite i numeri mostrino una crescita.
Quando dici che “Alcaraz gioca sempre nello stesso modo da quando aveva 15 anni”, cosa vuol dire esattamente?
Vuol dire che se si guarda una partita di Alcaraz quando aveva 15 anni si vede che sapeva fare più o meno tutte le cose che fa anche adesso: gioca la smorzata, viene a rete, fa serve and volley, similmente a quello che succede adesso, quindi è un percorso che sta completando nel corso del tempo.
Quindi lui è arrivato prima? Oppure è nato così?
Beh, stiamo parlando di un fenomeno. A 19 anni nessuno giocava così, nemmeno quelli che noi chiamiamo mostri sacri come Djokovic, Rafa o Federer. Nessuno aveva la completezza che ha lui a 19 anni.
E quindi ora che il suo gioco è già così completo sarà difficile migliorare?
Sicuramente migliorerà, e sarà lì per tanti tanti anni. Ma noi non dobbiamo fare la corsa su di lui, dobbiamo farla su Jannik cercando di renderlo il giocatore migliore possibile. Ed è quello che stiamo provando a fare.
Sia Carlos sia Jannik hanno detto che giocare l’uno contro l’altro li renderà giocatori migliori a vicenda. Ogni partita sembra la mossa successiva di una partita a scacchi. È una percezione che condividete anche voi da dentro?
Credo di sì, ma facciamo lo stesso con tutti i giocatori, ogni volta che si gioca un match si prova a introdurre elementi che possono dare fastidio all’avversario, e di contro l’avversario fa la stessa cosa cercando di mettere in difficoltà noi. Poi ovviamente Carlos, Jannik, e anche Musetti sono un po’ i giovani più in vista per cui queste cose si notano maggiormente.
A pagina 2 la programmazione di Sinner, Miami e la terra battuta