Al maschile
Sospeso per match fixing un tennista cinese
Il 21enne Baolou Zheng sospeso dalla ITIA

L’ITIA (International Tennis Integrity Agency) nei giorni sorsi ha comunicato la sospensione dall’attività agonistica del tennista cinese Baoluo Zheng, 21 anni, in attesa di ulteriori indagini sul coinvolgimento in casi di partite truccate. Dal 27 ottobre 2022, al giocatore attuale n.533 di doppio (1729 in singolare) è stato vietato di competere o partecipare ad eventi di tennis. La sospensione provvisoria è stata concessa ai sensi della sezione F.3 del TACP 2022 che impone all’ITIA di sospendere un tennista in attesa di giudizi o controprove legate. L’ITIA è un organismo che salvaguarda l’integrità del tennis professionistico in tutto il mondo.
Nelle ultime settimane sono sempre più frequenti gli interventi della ITIA, come ad esempio la sospensione per un anno ad un tennista russo 14enne per uso di meldonium, mentre il caso di doping più celebre di questa stagione è senza dubbio quello che vede come protagonista Simona Halep. Nel 2022 si sono registrati anche i casi della doppista Tara Moore e del brasiliano Igor Ribeiro Marcondes.
Al maschile
Roland Garros: Rune lascia per strada un set, rischia di andare sotto 1-2 ma alla fine batte agevolmente Eubanks
Avanzano anche Dimitrov e Cerundolo. Taylor Fritz e Arthur Rinderknech fanno loro i derby con Mmoh e Gasquet. Al quinto la spuntano Ruusuvuori e il redivivo Pella, che può sfruttare l’eliminazione di Medvedev

Nel terzo e penultimo incontro previsto sul Simonne Mathieu per questo Day 3 al Roland Garros 2023, la testa di serie n. 6 del tabellone maschile Holger Rune ha regolato in quattro parziali lo statunitense di Atlanta Christopher Eubanks, per 6-4 3-6 7-6(2) 6-2 in 2h53‘ minuti di gioco.
Un sfida che ha visto il 20enne danese soffrire anche nel terzo set, poi vinto al tie-break, dove ha dovuto cancellare una pericolosissima palla break sul 6-5 che avrebbe mandato il n. 74 ATP in battuta per portarsi addirittura in vantaggio 2 frazioni ad una.
Per un quartofinalista uscente nel secondo Major dell’anno, che va alla ricerca di migliorare tale risultato ottenuto nell’edizione 2022 forte di una grande stagione sulla terra con il titolo confermato a Monaco di Baviera ed in particolar modo grazie alle due finali ‘mille’ centrate nel Principato monegasco e nella città Eterna – nonostante in entrambe le circostanze non sia riuscito a suggellare straordinari percorsi con il trofeo, andato tra le braccia dei russi Rublev e Medvedev -, ce n’è un’ altro che a Miami ha raggiunto il miglior piazzamento della carriera ai massimi livelli facendosi finalmente conoscere dal grande pubblico e dal tennis che conta abbandonando l’anonimato del sottobosco del circuito Challenger dove a sguazzarci in profondità sono “soltanto” i veri aficionados della racchetta.
Primo Set: Rune si fa bastare un unico break, complice un ottimo rendimento al servizio, per partire con il piede giusto
L’esito del parziale inaugurale si delinea interamente nell’arco di due soli game consecutivi, tra il terzo ed il quarto gioco della partita: entrambi prolungatisi ad oltranza con il tennista danese che prima trova il break in grado di far straripare gli argini dell’equilibrio, per poi certificarne il reale valore confermando l’allungo nel punteggio senza però farsi mancare il brivido dell’incertezza ritrovandosi nella delicata situazione di dover cancellare un’opportunità che qualora fosse stata concretizzata avrebbe significato contro-break immediato a marca statunitense. Dopodiché, per il resto della sua vitalità, il set si è sprigionato lungo la via del lucido controllo dei rispettivi turni di battuta da parte di ambedue i protagonisti in campo; quindi Holger non ha più incontrato alcuna difficoltà con il fondamentale d’inizio gioco e si è fatto bastare l’unico break maturato in tutta la frazione, passando all’incasso dopo 41 minuti per il 6-4 conclusivo.
A sostenere Rune nel percorso immacolato al servizio, sinora registrato, uno spaventoso – per l’incolumità sportiva del rivale – 93% di prime (14/15) che hanno centrato mediante il mirino della racchetta da Gentofte il quadrato richiesto. Tuttavia, a dimostrazione dell’isolato passaggio a vuoto avuto, anche la performance al servizio di Eubanks non è stata da meno in termini di incisività e continuità: 64% di presenza delle prime da Atlanta, ma soprattutto un ottimo 76% di trasformazione (16/21).
La vera differenza nel set d’apertura della sfida è stata però tracciata, aldilà della comunque rilevante discrepanza fra Chistopher ed il 20enne della Scandinavia relativamente alla produttività della loro seconda palla – 50% (7/14) per Holgerino, 33% (4/12) per l’americano -, dal diverso rendimento rispondendo alla prima battuta altrui: un non eccelso 24% (5/21) in favore del n. 6 ATP è stato più che sufficiente rispetto al misero 7% (1/15) del n. 74 del ranking.
All’atleta a stelle e strisce neppure i 5 aces scagliati, contro la stessa voce statistica dell’avversario che recita 0, gli hanni permesso di potersi mostrare maggiormente competitivo per la vittoria della prima partita. Forse anche per via dei quattro errori non forzati in più commessi dal quartofinalista di Miami 2023 rispetto al classe 2003 del Nord Europa.
Secondo Set: a dimostrazione del fatto di essere in partita fin dall’inizio, Eubanks reagisce subito al set perso prendendo il comando del punteggio e mantenendolo invariato di fronte ai tentativi danesi di rientro. Una frazione pari
Alla ripresa della ostilità, tuttavia, il classe ’96 nativo dello Stato della Georgia ha rimesso subito le cose in chiaro dando adito e pieno pragmatismo a quelle sensazioni emerse nel precedente parziale, ossia una puntuale e rigorosa condotta di gara che aveva visto Eubanks perdere l’appuntamento con la fermata della locomotiva in procinto di arrivo alla stazione ” successo nella frazione apripista” solamente a causa di un’inezia: che però tanto spigolatura insignificante non è, dato che a questi livelli e specie sulla lunga distanza del 3/5 ogni singolo dettaglio all’apparenza manchevole di connessione logica con il risultato finale è in verità assolutamente determinante per veicolare l’inerzia e definire la contesa. Così pronti via, e Christopher vola sul 2-0. A questo punto, ecco andare in scena il medesimo canovaccio del primo set: ancora una volta tutto il macigno della frazione va ad addossarsi sulle spalle di una manciata di games. Infatti, in questo contesto, è lo statunitense ad essere perfetto in battuta salvo – come accaduto ante litteram a Rune – un solo game, il più pesante psicologicamente: ovvero quello per trascinare seriamente il più quotato contendente a dover gioco forza esprimere tutte le energie riposte fino a questo scorcio di match nel cassetto delle provviste, creato pensando ad un inverno “tennistico” che duri due settimane e quindi inevitabilmente da dosare con parsimonia per non arrivare scarichi agli ultimi 100 metri, quelli più freddi ma anche più importanti, come si conviene ai maratoneti più gladiatori.
Sul 5-3 Eubanks non demorde di fronte al massimo sforzo di Holger, nell’intento di far sì che l’incontro non vada oltre il terzo set e provando perciò a spengere sul nascere le velleità avversarie di impresa riportando di nuovo – come prima di scendere in campo – nell’acquoso oblio la testa dell’americano: a dirla bruta, sott’acqua.
Bravissimo difatti il giocatore degli States, che con chirurgico coraggio manda in frantumi i tre break point per il 4-5 Danimarca rimontando da 15-40 e va ad appore il sigillo sul set: 6-3 Stati Uniti in 35 minuti, uno pari.
Terzo Set: tanti break, poi Holger rischia di inguaiarsi seriamente ma col sangue freddo che lo contraddistingue riporta il match sui canoni iniziali
Con lo score ritornato prepotentemente in zona cesarini, va in atto un terzo set che si discosta molto dai due che l’hanno preceduto: le battute cominciano ad essere meno precise e più traballanti fornendo la spinta propedeutica ad una serie di quattro break in fila maturati dal 2-1 Rune e servizio Eubanks, che hanno così trasportato la frazione sino al 4-4. Cioè come se non fosse accaduto nulla, tutto nuovamente alla mercé di un latente e costante Stato di potere, nei rapporti di forza tra i due in campo, in incessante bilico.
Almeno fino al 5-5, quando Holger ha rischiato veramente di completare la frittata ponendo a se stesso un problema dalla complessa risoluzione: andare fuori dai giochi prematuramente in uno Slam, dove ai nastri di partenza era palesemente uno dei candidati con più argomentazioni di supporto al seguito della tesi: colui che non dev’essere nominato e che dovrà succedere nell’albo d’oro al Re Sole dei nostri giorni, Rafa il maiorchino, spodestato dall’ileo psoas.
Nell’undicesimo gioco, il campione in carica della Parigi cementosa ha infatti dovuto affrontare una pericolosissima palla break che avrebbe garantito allo statunitense di servire per salire 2 set a 1. Ma sostenendo l’ennesima dichiarazione d’intendi alla conquista della cima più luccicante del circuito, Rune ha sventato il pericolo e facendosi forza da ciò ha riportato il match nei suoi canoni iniziali accelerando nel tie-break per involarsi con uno scatto bruciante sul 5-1, prima di concludere effettivamente il proprio dominio nel jeu décisif 7 punti a 2 al termine di un parziale durato 1h01′.
Quarto Set: non c’è più partita, la sfida si è di fatto conclusa sulla palla break avuta da Christopher sul 5-5 del secondo set
Quarto parziale a dir poco a senso unico, il giovane danese mette il pilota automatico e naviga tranquillamente, oltre che a velocità spedite, verso il 2°T: la partita si è sostanzialmente chiusa sul quel break point mancato da Christopher sul 5-5 del secondo set. Lì, perso il game, ha capito di non avere più reali speranze di vittoria e ha tolto il piede dall’acceleratore del suo focus emotivo all’interno del match lasciando campo sguarnito al rullante ritmo del 20enne di Gentofte, che senza farsi pregare neanche un solo secondo è montato rabbiosamente sul rivale in termini di forcing breakkando a freddo per salire sul 2-0, e poi gestire – adesso sì – facendo attenta economia domestica del proprio status energetico-atletico passando da un momentaneo 4-1 che da lì a pochi minuti è divenuto presto un definitivo 6-2, con doppio break palesatosi nel già citato quinto gioco, in 2ore e 53 complessivi di match che rappresentano un test sicuramente probante per Rune, quartofinalista lo scorso anno, per avviare la propria campagna a Bois de Boulogne.
Gli altri incontri della seconda parte del programma riguardante il Day 3 del tabellone principale: Ruusuvuori al quinto, facile Dimitrov e Cerundolo, a Fritz e Rinderknech i derby con Mmoh e Gasquet. Per il redivivo Pella, l’occasione dell’eliminazione di Medvedev
Un maratona da 4h17′ si è consumata nel terzo incontro di giornata sul Campo 6 di Porte d’Auteuil, per premiare al quinto parziale il finlandese Emil Ruusuvuori in grado di spuntarla sul giocatore di casa Gregoire Barrere con lo score di 6-2 (7)6-7 5-7 6-1 6-4.
Dunque, da riconoscere un doppio merito al n. 46 ATP: non solo essere riuscito a superare il pubblico avverso, e sappiamo come quello transalpino sotto il canto della Marsigliese sia uno dei più sciovinisti, ma anche l’impresa di rimontare uno svantaggio di due set ad uno e perdipiù con l’ulteriore peso mentale raffigurato dal fatto di aver smarrito entrambi i parziali concessi al francese alla volata finale.
Al prossimo round per il 24enne di Helsinki, ci sarà l’ostacolo rappresentato dalla tds n. 28 Grigor Dimitrov. Il 32enne bulgaro, il quale sta vivendo un ottimo periodo di forma ben rappresentato dalla finale – seppur persa per mano di Nicolas Jarry – agguantata la settimana scorsa a Ginevra, ha liquidato il malcapitato qualificato kazako – oggi decisamente non un giornata foriera di gioie per il Kazakistan sotto la Torre Eiffel, chiedere a Bublik – Timofey Skatov (n. 147 ATP) con tanto di bagel iniziale, ha far capire di non voler passare troppo tempo in campo, per 6-0 6-3 6-2 in appena 1h56′.
Approdato al 2°T anche il carnefice di Sinner a Roma, l’argentino Francisco Cerundolo che da 23esima forza del draw ha impiegato quasi tre ore di partita per piegare la resistenza in un terraiolo doc forgiato dalla tradizionale scuola iberica, corri, randella, arrota e suda a più non posso: il n. 81 al mondo Jaume Munar si è infatti dovuto arrendere con il punteggio di 6-1 2-6 7-6(5) 6-1 a favore del tennista albiceleste che ora attende il vincente della sfida tra il mancino brasiliano Thiago Monteiro e il ripescato – e grande protagonista al Foro Italico – tedesco Yannick Hanfmann, due specialisti del mattone tritato così come il maggiore dei fratelli d’Argentina.
Facile, infine, anche l’affermazione del nono favorito al successo finale – seguendo la classifica – Taylor Fritz che ha avuto vita semplice nel derby con Michael Mmoh (n. 123 ATP), sconfitto rapidamente in 1h34′ per 6-2 6-1 6-1. Ora per il californiano, che è reduce dalla semifinale conquistata nel 250 svizzero in quello che è stato l’ultimo appuntamento preparatorio allo Slam parigino (assieme a Lione) dove ha sbarrargli la strada è stato solamente Grisha al tie-break decisivo ma che soprattutto in questa parte di stagione sul rosso ha centrato un incredibile risultato a Montecarlo uscendo dal torneo solo per mano del vincitore ancora in semi, un avversario che come lui ha esordito in uno scontro fratricida: in questo caso addirittura a totali tinte bleau, 6-4 2-6 6-2 7-6(4) il punteggio richiesto ad Arthur Rinderknech per soppiantare le speranze della vecchia volpe di Beziers Richard Gasquet, mandato al tappeto dalla carta d’identità ma lottando fino all’ultimo quindici per onorare al meglio il prestigioso palcoscenico del Suzanne Lenglen nel quarto ed ultimo incontro in programma sul secondo Court dell’impianto francese.
In chiusura di programma, da menzionare, nella tarda serata parigina altra partita fiume da 4ore e 27 minuti di lotta senza quartiere, dove con lo score di 6-4 (7)6-7 2-6 7-6(4) 7-6(4) il redivivo mancino Guido Pella ha battuto un grandissimo colpo – a breve capirete il perché – per gli equilibri del tabellone superando con una rimonta da 1-2 il 26enne di Bondy Quentin Halys. Un’eroica vittoria contro un francese, al super tie-break del quinto set introdotto per uniformare tutti e quattro i Majors, per il 33enne di Bahia Blanca sprofondato al n. 423 della classifica per via degli ingenti infortuni che lo hanno colpito nelle ultime stagioni – è in gara con il ranking protetto – ma che più di tutto gli spalanca un corridoio nel tabellone visto che al 2°T si troverà il qualificato brasiliano Thiago Seyboth Wild, il quale ha sorpreso 6-4 al quinto Daniil Medvedev che quindi ha già calpestato il nuovo appellativo coniato per lui dopo il successo nella piovosa Roma: Clay-Dvedev Ciaone.
Al femminile
United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.
Al maschile
2022, l’anno dei grandi ritiri nel tennis maschile: da Del Potro a Federer, passando per Tsonga, Simon e Seppi
Storie, racconti, aneddoti, partite storiche e finali diversi, si intrecciano per omaggiare i grandi campioni che hanno lasciato in questa stagione. Roger Federer al fianco dell’amico Rafa Nadal, Del Potro in campo a Buenos Aires, Seppi lontano dai riflettori

Viaggio nei meandri interni ed esterni delle carriere di quei giocatori arrivati al capolinea, delle loro vittorie e delle loro sconfitte, dell’eredità che depositano ma anche del modo in cui hanno salutato. Al fianco del nome di ogni protagonista, la data in cui ha annunciato il proprio ritiro dalle scene. Dopo aver trattato il circuito femminile e quello di doppio, è il momento del singolare maschile con le storie di Stakhovsky, Del Potro, Robredo, Tsonga, Anderson, Simon, Kohlschreiber, Federer e Seppi.
Sergiy Stakhovsky 15/01/2022 – Quando lo scorso 15 gennaio annunciava la fine della propria carriera al termine dell’Australian Open, mai avrebbe pensato neanche nei suoi peggiori incubi che da lì a poco la propria vita e quella di tutti i suoi connazionali sarebbe cambiata radicalmente. Se il 24 febbraio, Vladimir Putin non avesse avviato “l’operazione militare speciale” sul territorio ucraino; questo articolo sarebbe stata l’occasione giusta per omaggiare Sergiy riportando alla memoria quell’indimenticata vittoria su Federer al secondo turno di Wimbledon 2013. Un successo ottenuto da n. 116 ATP, che resterà per sempre impresso nella memoria dei Championships poiché arrestò la striscia del campione svizzero di 36 quarti di finali consecutivi a livello Slam – iniziata al Roland Garros 2004 contro Kuerten -. Ma come detto, ci sembrerebbe una mancanza di rispetto verso ciò che sta succedendo ricordare nel dettaglio quella splendida partita come se il 36enne di Kiev potesse raccontare ai suoi figli, tra un sorriso e l’altro, l’impresa compiuta sul prato londinese. Perché non può farlo, la decisione presa dieci mesi fa di arruolarsi nell’esercito ucraino glielo impedisce. Stare lontano per periodi prolungati dalla propria famiglia, dev’essere molto doloroso; ma è una scelta che diventa quasi naturale quando si ha un forte senso del dovere e la tua Nazione rischia seriamente di non poter essere più considerata tale. Da quella presa di posizione, ne è passato – purtroppo – di tempo e Sergiy ha di fatto assunto i panni d’inviato di guerra, aggiornando costantemente sugli sviluppi del conflitto e sfruttando il suo contatto diretto con le sofferenze e le strategie militari per veicolare messaggi, anche accesi o di contestazione se li ritiene imprescindibili. Quando tocchi con mano, il dolore scaturito dall’odio, dal potere, dalla voglia di supremazia; quando i tuoi occhi immortalano alcune raffigurazioni della disperazione e dello strazio, la tua anima si lacererà a tal punto dal cominciare a vivere per vendicarti. Come se una sorte di disillusione ti colpisse, come se l’essere felici o il credere nei sogni di un futuro sereno siano soltanto convinzioni pronte a sgretolarsi. Ecco, il nostro augurio è che presto, molto presto, Sergiy possa prendere sulle ginocchia i propri figli e raccontare loro una storia: quando con il serve&volley papà riuscì a togliere la corona al Re del tennis.
Juan Martin Del Potro 05/02/2022 – Raccontare cosa Palito sia stato per il tennis, è compito assai gravoso. Neanche una collana di romanzi d’autore, potrebbe descrivere con totale compiutezza la leggenda del gigante di Tandil. Allora ci limitiamo a celebrare il mito albiceleste, che troppo in anticipo ha visto la propria epica finire, ripescando dal libro dei ricordi due partite con Delpo protagonista rimaste nel cuore di chi scrive. Due fulgidi momenti dell’ultima parte di carriera dell’argentino, quella della rinascita dopo le operazioni al polso sinistro del biennio 2014-2015. E’ il cinque settembre del 2017, la cornice è quella del neonato – inaugurato appena un anno prima – Grandstand di Flushing Meadows: ad affrontare il nostro eroe è il numero 8 del mondo Dominic Thiem. Uno che in quanto a potenza non ha nulla da invidiare al sudamericano, possedendo uno dei rovesci monomani in grado di sprigionare una tale violenza all’impatto con pochi eguali nella storia. Il match è una frastornante centrifuga di emozioni psichedeliche. L’austriaco ha una partenza talmente veemente e inferocita, dal dominare senza discussione i primi due set per 6-1 6-2 come una leonessa che si avventa sulla preda. Non c’è partita, Delpo è spento, non sembra avere il fuoco sacro che servirebbe per regalarci una maratona da inserire negli annali e pare anche che abbia qualche problema fisico. Un body language che trasmette la possibilità di un ritiro maturabile da lì a qualche minuto, un corpo di cristallo martoriato a più non posso dalle operazioni chirurgiche al quale Juan Martin non è intenzionato a chiedere un ulteriore sforzo. Ma chi ha visto all’azione svariate volte Del Potro, sa perfettamente che l’atteggiamento dinoccolato, sempre sofferente ed in preda ad innumerevoli problemini di natura fisica; sia stato un tratto caratteristico della Torre argentina. Ha avuto uno stile comportamentale in campo, che dava la continua sensazione di trovarci di fronte ad un giocatore in perenne stato agonizzante, lì inerte in attesa di ricevere il colpo di grazia da parte dell’avversario. Un modo di stare in campo rispecchiabile, e per certi versi anche enfatizzato, perfettamente nel suo sguardo. Quel viso che trasferisce timidezza, e quella tipica genuinità dei bambini che non può non procurare empatia. Non a caso, è anche soprannominato il gigante buono grazie proprio a quel misto di ingenuità e bontà, caratteristica primaria degli individui puri: i bambini. E questa maschera, che di fatto però è sostanza reale, ha sempre affascinato: è sempre stata la stessa, sia nei momenti di maggior pressione che in quelli in cui viaggiava a velocità di crociera. Dunque lo stesso modus operandi di Bjorn Borg, medesima efficacia ma con la differenza che in questo caso la freddezza glaciale mostrata all’esterno viene sostituita dal caldo tepore che viene esibito anche più del necessario. E così quando tutti pensano che sia oramai solo un fantasma che cammina, ecco che li pietrifica ammaliandoli con l’altro suo tratto distintivo: il drittone stampato come fosse un missile terra area. Torna d’incanto a ritrovare precisione, scaraventando fulmini come il martello di Thor che lasciano inerme il povero Dominic o chiunque si possa trovare dall’altra parte. Thiem non è minimamente sceso di livello, tant’è che nel quarto set vola sul 5-2 e nel game successivo si ritrova a due punti dal match, ma ora Palito è pienamente dentro il filone emotivo e tecnico dell’incontro. Rimonta fino al dodicesimo gioco, qui si palesano due match point che sanno di resa. Tuttavia due ace, con la solita calma olimpica della sua immutata espressione, scrivono le ultime righe di questa favola. Il tie-break sarà senza storia, e dopodiché il 6-4 del quinto parziale trascinerà Del Potro al termine di oltre tre ore e mezza ai quarti contro Federer. Vincerà prima di arrendersi in semifinale a Nadal. Il 27 novembre del 2016, quindi antecedente ai fatti newyorchesi, la pagina più bella con addosso la maglia albiceleste dopo tante delusioni. Uno scontro titanico di cinque ore, in cui ancora una volta rimonta dal 2-0. Dalla condizione di moribondo, all’estasi più sublime sotto gli occhi spiritati di Diego Armando Maradona. La furia composta da Tandil che sommerge Marin Cilic, fatto sprofondare dai suoi dubbi interiori in merito al dare ulteriore dimostrazione di essere il giocatore più lontano possibile dalla concezione del Cuor di Leone. Delpo abbandona la passività e prende in mano lo scambio, da attendista si trasforma in agitatore seriale della scatenata truppa argentina presente a Zagabria. La leggenda è compiuta, Delbo completerà l’opera. La prima storica Insalatiera dell’Argentina, dopo quattro finali perse, è realtà.
