19 anni e 214 giorni, l’età di Carlos Alcaraz nel momento in cui ufficialmente diventa il n.1 del circuito ATP a fine stagione, esattamente un anno e 61 giorni in meno rispetto a Lleyton Hewitt nel 2001, fino ad oggi il più giovane di sempre a riuscire in questa impresa. Per 21 anni aveva retto il record dell’australiano (anche per quanto riguarda il più giovane a raggiungere la prima posizione), ma l’avvento del prodigio di Murcia ha sconvolto le carte in tavola. I numeri inanellati in questa stagione dallo spagnolo sono impressionanti, i record frantumati decisamente troppi per essere sintetizzati, gli è mancata purtroppo la ciliegina delle ATP Finals, causa infortunio, torneo a cui teneva molto, ma che con questi preamboli è difficile aspettarsi che non sarà una sua meta fissa a fine stagione per tanti anni a venire.
Un anno, questo 2022, che ha visto lo spagnolo partire con la buonissima classifica (a nemmeno 19 anni) di n.32 del mondo, con una scalata verso l’alto di ben 31 posizioni nel corso dell’anno, che lo rendono il primo giocatore nella storia a compiere un balzo del genere, il primo a partire da una classifica tanto bassa e chiudere al n.1 al mondo. Il precedente record apparteneva a Novak Djokovic nel 2018, che scalò 11 posizioni dopo aver chiuso il 2017 al n.12, dunque un’impresa sì, ma decisamente più umana. Andando ad analizzare gli altri tre gradini della top 5 dei massimi balzi dalla classifica iniziale fino a quella finale di n.1, ciò che ha fatto Alcaraz acquisisce tinte ancor più regali: Andy Roddick, il terzo in questa particolare statistica, chiuse il 2002 da n.10, per poi chiudere 9 posizioni più avanti nel 2003; al quarto posto si trova Rafael Nadal, che terminò il 2017 in vetta dopo averlo iniziato da n.9; infine il solito Hewitt, che scalò “solo” 6 posizioni tra il 2000 e il 2001.
Alla luce di questi numeri, si può capire ancora meglio quanto vertiginosa sia stata la scalata di Alcaraz, dalla sconfitta contro Berrettini in Australia fino all’apoteosi contro Ruud sotto le luci di Flushing Meadows. All’alba della carriera, Carlitos può già dire di aver chiuso l’anno come n.1 (sempre facendo le dovute proporzioni) lo stesso numero di volte di Nastase, Wilander, Courier, Agassi, Kuerten, Roddick e Murray. Guardando a un futuro progredire anche in questa particolare statistica, i nomi sono da capogiro: due volte ci sono riusciti Hewitt (che almeno ha ancora un record in più di Alcaraz dunque), Borg e Edberg; ben quattro volte invece i tennisti che hanno dominato inizio e fine degli anni ’80, cioè McEnroe e Lendl; sua Maestà Roger Federer, “Jimbo” Connors e Rafa per cinque volte hanno concluso l’anno guardando tutti dall’alto verso il basso; sei volte addirittura la stagione ha incoronato come suo dominatore “Pistol” Pete Sampras, fino all’anno scorso detentore del record, scalzato ovviamente da Novak Djokovic, che con sette stagioni chiuse al n.1 è il primatista in questa statistica. Alcaraz a 19 anni già ha aggiunto una tacchetta per scalare questa classifica, l’obiettivo grosso è aggiungerne altre sei, e considerando che di tutti i giocatori sopra elencati nessuno ce l’aveva fatta in così tenera età, può certamente ben sperare quantomeno di avvicinarsi alla vetta occupata dal serbo.