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Diriyah Tennis Cup: sportwashing come i mondiali in Qatar? La scusa di Norrie: “Vado là per poter vincere l’Australian Open”. I commenti “furbetti” di Berrettini, Zverev e Kyrgios
Per Matteo Berrettini e Sascha Zverev “esibizione utile per capire a che livello stiamo giocando”. Alle accuse di Amnesty International Cameron Norrie replica “Ma io non sono un politico!”. Kyrgios: “Compensi con 6 zeri…”. Pecunia non olet

Sabato scorso si è conclusa l’esibizione della Diriyah Tennis Cup. Tre giorni di partitelle, un primo turno a base di tie-break, un milione di dollari come primo premio, il tutto anticipato però dalle polemiche. Prima di partire, il n. 1 britannico Cameron Norrie aveva glissato sulla possibilità di essere usato dal regime saudita per distogliere l’attenzione dai diritti umani violati in nome di qualcosa di più importante. Sascha Zverev non aveva risposto sull’argomento. Nick Kyrgios ha sbattuto in faccia al mondo i tanti soldi intascati per giocare venti minuti. Quest’anno, più che in passato, l’attenzione per i grandi eventi sportivi è rivolta anche a quello che c’è dietro. Sarà l’effetto dei mondiali di calcio in Qatar, sarà che aumenta il numero di coloro che si fanno sentire, sarà un risveglio delle coscienze. O, forse, coincidenza.
La nostra storia comincia a metà novembre. In realtà, molto tempo prima, ma partiamo dal momento in cui Norrie ce l’ha fatta. Secondo qualcuno, c’era già riuscito un paio di settimane prima quando aveva criticato l’ATP per quello che giudicava un doppio standard. Da una parte, l’associazione dei pro aveva mantenuto valida per Wimbledon la regola che permette a un campione Slam di qualificarsi per le ATP Finals arrivando tra l’ottavo e il ventesimo posto della classifica; dall’altra, aveva privato dei punti gli stessi Championships, rendendoli così inutili per la Corsa a Torino. Mancanza di coerenza, quindi, alla base di una critica, condivisa da Fritz e Kyrgios, diretta appunto all’ATP e che nulla aveva a che fare con Djokovic, del quale nessuno dei suddetti pensava che non meritasse di andare al Masters. Condivisibile o meno, il Cam-pensiero aveva un suo fondamento. Ma, dicevamo, poi è riuscito davvero a dire una cosa sbagliata. Una questione che ha avuto risalto sui media britannici, tra i quali il quotidiano The Telegraph. Il motivo è presto detto.
Succede che Norrie accetta di partecipare alla Diriyah Tennis Cup, l’esibizione in Arabia Saudita in scena dal’8 al 10 dicembre. Insieme a lui, Alexander Zverev, Stan Wawrinka, Dominic Thiem, Nick Kyrgios, Taylor Fritz, Andrey Rublev, Stefanos Tsitipas e Daniil Medvedev, vincitore nel 2019 della prima e finora unica edizione che gli ha fruttato un milione di dollari di montepremi. A loro si aggiungeranno Matteo Berrettini, Hubert Hurkacz e Dominic Stricker. L’Arabia Saudita non è un gran bel posto sotto diversi punti di vista: le violazioni dei diritti umani sono sistematiche, vengono repressi i diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione, i difensori dei diritti umani vengono condannati e incarcerati, così come coloro che esprimono opinioni non linea con quelle del governo in ambito politico o socioeconomico, continuano i bombardamenti di abitazioni civili e ospedali nella guerra contro lo Yemen – solo per menzionare alcuni aspetti osservati da Amnesty International. Se poi a qualcuno sembra troppo generico, si può pensare all’esecuzione di massa di 81 uomini dello scorso 12 marzo. Oppure a quella che è un’attività quotidiana per parecchie decine di milioni persone: andare su Twitter. Per Salma al-Shehab, studentessa saudita all’Università di Leeds, ciò ha significato una condanna a trentaquattro anni di reclusione per “aver fornito un supporto a coloro che cercano di provocare agitazione pubblica e destabilizzare la sicurezza civile e nazionale”. In che modo? “Seguendo i loro account Twitter”, secondo le motivazioni riportate dal quotidiano The Guardian. 34 anni di carcere per una pacifica attivista dei diritti delle donne dovrebbero rivelare la dimensione di ciò di cui parliamo. E no, non si possono giustificare discriminazioni, repressioni, torture e omicidi in nome della libertà di un governo di esprimere sé stesso. Come fa rabbrividire chi sostiene di dover accettare tutto questo in nome dell’inclusione. Libertà e inclusione sono strade a due sensi: non è che le si possa invocare per privarne gli altri.
Perché parliamo di uno di quegli Stati che fanno comodo per i soldi, il petrolio e altre belle cose a seconda degli interessi in gioco, ma a un certo punto bisognerebbe tirare una riga. L’ha fatto la WTA con la Cina nel caso Peng Shuai, anche se non tanto per la situazione “diversamente democratica” del Paese, quanto perché è stata toccata una propria tennista. Insomma, non è che la Cina fosse il paradiso dei diritti e che sia possibile giudicare quello che è successo a Shuai come qualcosa di totalmente inaspettato, ma, al contrario, è potuto accadere proprio a causa di quella situazione. Dalla Cina arrivavano vagonate di soldi per il tennis femminile e la questione non pareva esattamente centrale nel dibattito tennistico fino a poco più di un anno fa. L’impressione è che si facesse finta di niente, che poi è quello che, a un livello molto più alto di un’associazione sportiva, quasi tutti hanno fatto con Putin fino a che non ha deciso l’invasione dell’Ucraina. Funziona così, giusto o sbagliato che sia. No, è sbagliato e se ne pagano le pesanti conseguenze.
Da un po’ di tempo, l’Arabia Saudita è uno di quei Paesi a cui viene imputato di distrarre l’attenzione dai temi “caldi” usando gli eventi sportivi – “sportswashing” è il termine inglese della pratica (in italiano di solito perde la S di mezzo), ovviamente smentita dagli interessati. Ma non è un mistero né una novità che le autocrazie usino lo sport come propaganda.
Tornando finalmente al nostro espediente narrativo camuffato da protagonista, è così che Norrie ha attirato su di sé le critiche di Amnesty International UK mentre si accingeva a partecipare all’esibizione saudita. Un evento, ha replicato il tennista, che “mi permette di allenarmi con alcuni dei migliori giocatori del mondo e potenzialmente di vincere l’Australian Open”.
Di nuovo, come per le sue parole nel caso non-Djokovic, per cui era irrilevante che Nole usufruisse o meno della regola Slam per qualificarsi alle Finals (non ne ha avuto bisogno dopo il ritiro di Alcaraz), non importa quale sarà il risultato di Cameron a Melbourne. La sua posizione non diventerà peggiore o migliore, né lui avrà avuto torto o ragione se, rispettivamente, perderà al primo turno o alzerà il trofeo. Quando ti fanno notare che ti stai rendendo complice dello sportwashing, rispondere che giocare un’esibizione può farti vincere uno Slam appare talmente priva di senso che richiama alla mente un bambino che si tappa le orecchie e parla a vanvera per evitare di sentire la verità. Ma se avesse invece senso, almeno dal punto di vista tennistico? Norrie ha davvero dichiarato al mondo che aumentare le proprie chance di vincere uno Slam compensa la possibilità che si stia prestando come uomo immagine dietro al quale un regime cerca di nascondere i propri orrori?
Anche a Andy Murray fu chiesto di giocare un’esibizione del genere qualche anno fa, ma lui non accettò: ”Conosco diversi ragazzi del Tour a cui è stato offerto di giocare là. Molti top player hanno rifiutato. Io non ci andrei a giocare” aveva detto lo scozzese. A proposito di top player, proprio gli altri Fab Four erano stati contattati per un’esibizione. Era il 2018 e, se da Roger Federer era arrivato il rifiuto, poi motivato con un laconico “non volevo giocare lì, per me è stata una decisione rapida”, per Rafael Nadal e Novak Djokovic la loro sfida dicembrina pareva ormai cosa fatta dopo l’annuncio di ottobre. Annuncio giunto sei giorni dopo l’omicidio dello scrittore e giornalista saudita Jamal Khashoggi, critico nei confronti di Mohammad bin Salman, principe ereditario e all’epoca già considerato leader de facto del Paese, in seguito ritenuto il mandante dell’omicidio da un’indagine dell’Intelligence statunitense. Il match tra Nole e Rafa fu poi annullato a causa dell’operazione alla caviglia a cui si sottopose lo spagnolo.
Secondo Felix Jakens di Amnesty UK, “Cameron ha una grande piattaforma e un’influenza autentica e dovrebbe usarle per mostrare solidarietà verso persone come Salma al-Shehab. Ciò che l’Arabia Saudita sembra cercare in queste competizioni è una sorridente stella dello sport che diligentemente eviterà di parlare di diritti umani – Cameron dovrebbe far sentire la propria voce”.
Jakens ha aggiunto che “tutti quelli che giocheranno a Diriyah capiranno che questo torneo non è che un altro esempio di come l’Arabia Saudita stia cercando, grazie allo sport, di lavare il suo elenco insanguinato di diritti umani violati”. Norrie, tuttavia, si è rifatto alla solita scusa, tanto collaudata quanto inappropriata: “Non sono un politico e non penso sia giusto per me essere coinvolto nelle singole politiche dei governi”.
Secondo questa replica probabilmente non ragionata, incarcerare e uccidere gli oppositori sarebbe politica esattamente come lo è redigere la legge di bilancio. Riguardo invece alla prima parte della risposta, se fossero solamente i politici di professione a occuparsi di questioni che riguardano il benessere delle persone e i loro diritti, probabilmente i diritti civili, sociali e politici sarebbero concetti indistinti come il lontano vocio d’una folla. Su cui spara la polizia, così imparano a scioperare. Ne è ben conscia per esempio Coco Gauff, che unisce l’impegno politico e sociale a quello tennistico secondo una semplice constatazione: “Prima di tutto sono una persona, parlare è una mia responsabilità“. Non che tutti debbano o possano avere la sensibilità, la voglia o il tempo di far sentire la propria voce contro ingiustizie e discriminazioni e c’è perfino qualche tennista che si impegna più su Twitter che sul campo per sostenere e gioire di quelle ingiustizie.
Norrie è n. 14 ATP e primo giocatore di Gran Bretagna, un anno fa era alle ATP Finals e, se sui social non va neanche vicino ai numeri di Andy Murray o dei Big 3, una base di oltre 160.000 follower fra Instagram e Twitter costituisce proprio quella piattaforma di cui parlava il rappresentante di Amnesty International e comporta una responsabilità per le proprie scelte e dichiarazioni. Andare a giocare l’esibizione è una decisione che, volente, nolente o non cosciente, lo coinvolge nelle “politiche” dei governi proprio come lo sarebbe stato rifiutarsi di partecipare. Una decisione a tutti gli effetti politica e non semplicemente perché il “personale è politico”, uno slogan che forse Cameron non ha mai sentito, bensì proprio in forza di quello status di tennista di alto livello, di fama internazionale, che il regime – secondo tanti osservatori – intende sfruttare.
Come detto, non si può chiedere al ventisettenne brit di impegnarsi o pretendere che rifletta su temi che non giudica importanti o rispetto ai quali giace nell’erronea convinzione di non avere alcun peso. Lo stesso discorso, va da sé, vale anche e a maggior ragione per gli altri partecipanti dai nomi altisonanti. E, appunto, il quotidiano svizzero Luzerner Zeitung ha titolato “Come Alexander Zverev si rende il burattino dei miliardari del petrolio saudita”. Le domande dell’autore Simon Häring sono rimaste senza risposta perché Mischa, fratello e manager di Sascha, ha rifiutato la richiesta.
In questo modo, preso atto che né per lui né per gli altri qui è dove tirare la famosa riga, Zverev aveva almeno evitato repliche “discutibili” come quelle di Norrie. Tuttavia, nella successiva video intervista per il canale YouTube dell’esibizione, anche il tedesco assente da sei mesi per infortunio ha detto di non voler rientrare direttamente in Australia perché un conto è essere in forma atleticamente, un altro sono i match. Sulla falsariga tedesca anche Berrettini, “qui per capire il mio attuale livello”. Come spesso rimarcato da qualsiasi pro al rientro, la vera discriminante è piuttosto tra partite di allenamento e match ufficiali e qui parliamo di un’esibizione. Però ci sono tanti soldi in palio, un valido motivo per vincere. Allora, i ragazzi potrebbero affittare un campo, mettere sul tavolo 100.000 euro a testa e il problema sarebbe risolto.
I soldi sono stati tirati in ballo da Nick Kyrgios che, punzecchiato su Instagram a proposito dell’assenza in Coppa Davis (“eri impegnato a comprare altre borsette?”), ha replicato: “Sto per andare in Arabia Saudita per [un compenso a] sei cifre”. Quest’anno il milione di dollari destinato al vincitore è andato a Fritz, che se l’è sudato molto meno rispetto al non dissimile assegno di Indian Wells, circa $ 1.230.000. Tre match con un tie-break al posto del terzo set invece di sei incontri quasi per la stessa cifra: chissà se Taylor si è chiesto dove sia il trucco. Fatti una domanda e…
Torniamo infine a Cam, uno dei meno famosi del gruppo (per adesso, visto che giustamente mira al n. 1 del mondo), eppure colui che con quelle dichiarazioni ci ha fornito lo spunto. In un Paese come il suo dove ci si può esprimere senza essere incarcerati o peggio, ma non è obbligatorio farlo in ogni occasione, questa volta scegliere rimanere in silenzio sarebbe probabilmente stata la decisione più saggia. Mentre quella di non andare alla Diriyah sarebbe stata da vero leader.
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Presentato a Torino il Piemonte Open Intesa Sanpaolo: “Un bel regalo per appassionati italiani”
Il torneo si disputerà nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma. Previsto un importante parco giocatori

Torino val bene un Super Challenger. Nella mattinata di oggi, lunedì 20 marzo, è stato presentato il nuovo “Piemonte Open Intesa Sanpaolo”, torneo in programma dal 14 al 20 maggio 2023 appartenente alla neonata categoria ATP Challenger 175, quella che comprende anche gli eventi di Phoenix (andato in scena nella settimana appena conclusa, con la vittoria di Nuno Borges) e Cagliari (si gioca dall’1 al 7 maggio). Si tratta di un ristrettissimo elenco di eventi “Premium” che si collocano di fatto a metà tra il circuito Challenger e quello ATP per punti, montepremi e parco partecipanti. L’idea, come noto, è stata quella di collocare questi tornei durante la seconda settimana dei Masters 1000 con tabelloni a 96 giocatori, in modo da consentire ai tennisti eliminati nei primi turni di avere una possibilità per rifarsi in tornei logisticamente collegabili. A Torino si giocherà dunque nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma.
Il Challenger 175 della capitale piemontese non è certo paragonabile alle ATP Finals, ma ne è in qualche modo parente, non foss’altro perché si gioca nella struttura che a novembre funge da Training Center per il torneo dei maestri. Ovviamente, cambia la stagione e la collocazione nel calendario, dunque la superficie sarà la terra rossa. “La prima edizione del Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ è una grande notizia per il Circolo della Stampa Sporting e per il movimento tennistico piemontese, per almeno tre motivi – dice Pietro Garibaldi, presidente del Circolo -. Innanzitutto il torneo segna il ritorno del grande tennis nel restaurato Campo Stadio del Circolo della Stampa Sporting che ospitò gli Internazionali del 1961 e degli incontri di Coppa Davis degli anni ‘70. Il secondo motivo riguarda il movimento tennistico piemontese; con il torneo di prequalificazione che si svolgerà presso il Circolo della Stampa Sporting a partire dal 23 aprile 2022, daremo a tutte le giovani leve tennistiche piemontesi e del resto d’Italia la possibilità di qualificarsi per un torneo internazionale di primo livello. Infine, il Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ conferma il ruolo del Circolo della Stampa Sporting come casa del tennis piemontese in stretto legame con tutte le istituzioni che ci hanno sostenuto in questi anni: il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Camera di commercio di Torino, la Sovrintendenza ai Beni Architettonici, le Fondazioni ex bancarie e lo sponsor Intesa Sanpaolo”.
Proprio nella forte presenza di Intesa Sanpaolo, title sponsor dell’evento, si ravvisa un altro elemento di contatto con le ATP Finals. Così Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo: “Nel percorso di sostegno al tennis intrapreso da Intesa Sanpaolo con le Nitto ATP Finals e le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals si apre oggi il nuovo capitolo del torneo Challenger 175. Gli atleti che si sfideranno al Circolo della Stampa Sporting, del quale sosteniamo il rilancio, esprimono capacità, energia, passione – le stesse della Banca nell’accompagnare ogni giorno lo sviluppo del Paese. Grazie a questo nuovo evento Torino si consolida come sede ideale per i grandi eventi sportivi e culturali”.
Direttore del torneo sarà Giorgio Di Palermo. “Il Challenger 175 ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ rappresenta un bel regalo per gli appassionati italiani e una nuova grande occasione per tutti i tennisti impegnati in quei giorni sulla terra rossa europea. I campioni usciti di scena nei primi giorni del Foro Italico avranno, infatti, l’opportunità di confrontarsi da domenica 14 a sabato 20 maggio al Circolo della Stampa Sporting; sugli storici campi torinesi troveranno le condizioni ideali per acquisire punti importanti per la classifica mondiale ATP. Questa nuova categoria premier garantisce, infatti, un alto tasso di qualità di tutti i partecipanti e rappresenta un’ottima opportunità per i giovani azzurri in rampa di lancio sul tour”, ha detto.
Le partite del torneo di Torino saranno trasmesse live sulla tv della Federazione Italiana Tennis e Padel SuperTennis Tv e sulla piattaforma digitale SuperTenniX. I biglietti per il torneo sono acquistabili a questo link: https://www.ticketone.it/artist/piemonte-open-intesa-sanpaolo/
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ATP Indian Wells, Medvedev: “Vorrei affrontare Alcaraz su superfici più veloci”
“Sono campi in terra rossa mascherati da hardcourt” spiega Daniil Medvedev. “Non ho giocato al meglio”

Si ferma ad Indian Wells la striscia di successi di Daniil Medvedev. Dopo tre trofei sollevati tra Rotterdam, Doha e Dubai, è il nuovo numero 1 al mondo Carlos Alcaraz a spezzare i sogni di un incredibile poker di titoli. Il tennista russo in conferenza stampa analizza la prestazione espressa sul campo e la soddisfazione per quanto fatto in settimana, tra il disappunto per la fine della serie di vittorie alle critiche ai campi da gioco.
MODERATORE: Daniil non è il risultato che speravi di ottenere. Come puoi riassumere il match con Alcaraz e la tua settimana in Indian Wells?
MEDVEDEV: “Oggi è una giornata complicata per riassumere la settimana, perché oggi è stata dura. Non ho giocato al meglio, mentre lui probabilmente ha giocato bene, e ciò accade purtroppo a volte nel tennis. È successa la stessa cosa dopo la mia partita con Novak, io pensavo di aver giocato abbastanza bene ma Novak non aveva giocato al meglio. A volte questo è quello che succede. Perché non ho giocato al meglio? Non lo so. Forse era la sua palla, forse era il vento, oggi era piuttosto ventoso, e per lui è stato più facile gestirlo. Non ci sono dei veri motivi, a volte nel tennis non ci sono. Deluso dal risultato, ma la settimana è stata sorprendente. Sono felice e orgoglioso di aver raggiunto la finale ad Indian Wells, perché è un campo in terra rossa mascherato da hard court. Questo è un buon risultato per me, ho raccolto molti punti e vedo solo aspetti positivi per il resto della stagione, ho già fatto più punti rispetto allo scorso anno a questo punto.”
D. So che non hai giocato al meglio oggi e so che hai visto molte volte Carlos giocare. Guardi un sacco di tennis. Questa è la prima volta che hai giocato contro questa versione di Alcaraz. Com’è stato giocare contro di lui?
MEDVEDEV: “Sta giocando bene. Oggi ha servito molto bene. Ha giocato un ottimo serve and volley. Sapevo già che non sarebbe stato facile portare a casa la partita, specialmente trattandosi di una finale. Ho pensato alla mia partita con Novak allo US Open e ho provato a fare lo stesso, mettere pressione su di lui. Non è facile giocare contro di lui. Mi piacerebbe assolutamente giocare contro di lui su altre superficie, forse un po’ più veloci per vedere se posso fare di meglio. Non so se è stato il suo gioco che non mi ha permesso di giocare il mio miglior livello oggi o semplicemente, per qualsiasi motivo, non ho giocato al mio livello migliore. Mentalmente ero pronto per la partita. Non mi sento come se avessi preso sottogamba la sfida. Sapevo di avere un avversario duro dall’altra parte. Ha giocato bene. Hai giocato degli ottimi dropshot in dei momenti chiavi, alcuni buoni vincenti per piazzare il break. Non ho molto altro da aggiungere.”
D. Sei stato il numero 1 al mondo e Carlos tornerà al numero 1. Come giocatori come valutate la classifica in questo momento con la situazione di Novak e il fatto che non sia stato in grado di giocare molto? È un vero numero 1 nella tua mente?
MEDVEDEV: “Sì, al 100% perché è certo che Novak è stato sfortunato a non poter giocare tutti i tornei, e sono sicuro che tutti vorrebbero vederlo giocare, perché è bello vedere Novak giocare. Gioca molto bene. Ma è quello che è. Pensa se sei vittima di un infortunio, Rafa è stato fuori per un po’ di tempo. Possiamo anche dire se Rafa non fosse stato infortunato sarebbe stato il numero 1. Non possiamo saperlo perché è stato fuori per infortunio. Lo stesso vale per Novak. Sicuramente se Novak fosse stato in grado di giocare l’anno scorso e quest’anno tutti i tornei, c’è la possibilità che le classifiche sarebbero state diverse. Ma … non ci dovrebbero essere dei “ma”. Carlos è meritatamente il numero 1. Ha conquistato più punti di tutti gli altri nelle ultime 52 settimane, ed è così che funzionano le classifiche. Sì, è stato anche il n. 1 alla fine dello scorso anno, è qualcosa che non io non sono riuscito a raggiungere e proverò di sicuro a farlo nella mia carriera.”
D. Le tue performance qui ad Indian Wells negli ultimi 12 giorni ti danno fiducia per la stagione sulla terra rossa?
MEDVEDEV: “Un po’ difficile dare una risposta, perché ho detto molto su questi campi e non voglio tornare sulle mie parole dette nei giorni precedenti e qui comunque non devi scivolare. Lo scivolamento è qualcosa che per me non è facile da fare sui campi in terra rossa. Ma ho fatto dei buoni risultati nel passato in alcuni tornei importanti. Mi sento benissimo in questo momento in questa parte della stagione, mentalmente, fisicamente, onestamente, sono soddisfatto del mio tennis. Quindi non vedo l’ora che inizi la stagione sul rosso ma prima voglio provare a fare bene a Miami, dove troveremo campi in duro ma che forse saranno molto lenti.”
D. Hai appena detto che sei ovviamente deluso al risultato finale. Questo peserà su di te anche tra un giorno o due o la supererai abbastanza rapidamente, considerando le condizioni odierne e quanto bene stesse giocando Alcaraz?
MEDVEDEV: “Penso che supererò abbastanza rapidamente questa sconfitta. Tutto dipende da quante finali hai perso di fila, quali erano i risultati precedenti. Mi sento abbastanza bene, ho vinto tre tornei, sono riuscito a fare il mio miglior risultato ad Indian Wells. Prima di oggi non ero mai andato oltre gli ottavi e già la mia seconda partita è stata una sfida finita al terzo set. Ci sono molti aspetti positivi, sicuramente sarò deluso di non aver vinto la finale, ma posso già dire che proverò a vincere il prossimo torneo e vincere qui l’anno prossimo. Non penserò troppo a questo, ma ne discuterò con il mio allenatore, di sicuro.”
D. La tua striscia vincente è finita ma è anche un senso di sollievo, con la pressione per mantenere viva la striscia che sparisce?
MEDVEDEV: “Sono davvero deluso perché in passato ne ho conquistate 20 di fila. Sarebbe bello provare a batterlo e provare a prolungarlo il più a lungo possibile. È bello avere queste strisce di vittorie. Ti senti benissimo, perché quando sei in una striscia vincente hai affrontato più deboli in classifica sia alcuni dei migliori. A meno che tu non giochi sei 250 di fila, ma è raro. Sono davvero deluso dal fatto che sia finita, ma ho guadagnato molta fiducia da questa serie. L’anno scorso, è quello che mi mancava, una striscia di vittorie di questo tipo. Sono riuscito a vincere 19 partite di fila. Ne sono orgoglioso, e ora è il momento di provare a costruire una nuova serie. Non c’è altro modo nel tennis.”
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ATP Indian Wells, Alcaraz: “Mi aspettavo una partita più dura. Sentiamo la mancanza di Novak”
“Il mio tennis non è migliorato, ma ora non subisco la pressione” Sul ritorno al numero 1, Carlos Alcaraz dice: “Essere davanti a giocatori come Novak Djokovic e gli altri top player è straordinario”

Vittoria e ritorno in vetta al ranking. La domenica di Carlos Alcaraz in quel di Indian Wells non poteva avere un finale migliore. Il tennista spagnolo si scrolla di dosso i fantasmi dei problemi fisici di inizio anno e con una solida prestazione regola in due set il russo Daniil Medvedev. Nella conferenza stampa post match lo spagnolo commenta le sue prestazioni nel deserto della California e la gioia di essere tornato in testa alla classifica mondiale ATP.
MODERATORE: Benvenuti alla conferenza stampa di Carlos Alcaraz. Prima di tutto, congratulazioni, Carlitos. Il tuo primo titolo qui a Indian Wells, il tuo terzo titolo ATP Masters 1000 e tornerai al numero 1 del mondo. Potresti riassumere la tua settimana qui a Indian Wells.
ALCARAZ: “È fantastico sollevare il trofeo qui e riconquistare la posizione numero 1 del ranking. Direi che questo è stato il torneo perfetto. È stata un’ottima settimana per me, volevo davvero vincere questo torneo e per me è fantastico.”
D. Quali progressi hai fatto nel tuo gioco dallo scorso anno quando qui ad Indian Wells hai giocato la partita con Nadal, e 12 mesi dopo sei il numero 1 al mondo? Cosa hai migliorato nel tuo tennis?
ALCARAZ: “Non penso che il mio tennis sia migliorato così tanto dallo scorso anno. Quello che ho migliorato molto è il non subire la pressione, giocare in maniera rilassata. Questa è per me la cosa più importante. Ecco perché mostro un ottimo livello di gioco, perché mi sento come se non ci fosse pressione su di me. Sto giocando rilassato e direi che ho migliorato molto questo aspetto. È per questo che sto giocando ad un buon livello.”
D. Guardando dall’esterno, sembra che quando giochi, non hai dubbi sui tuoi colpi. È vero? Hai completa fiducia nei tuoi colpi ogni volta che colpisci la palla? Perché sembra davvero che tu non abbia dubbi su quello che stai facendo e su quale sia la cosa giusta da fare.
ALCARAZ: “Non ho dubbi sui miei colpi. Mi sento davvero a mio agio in campo. Mi fido di ogni colpo che gioco. È per questo che sto giocando un ottimo livello, perché se sbaglio qualcosa, non mi importa di aver commesso un errore. Sto solo cercando di giocare al 100% ogni colpo.”
D. Il tuo match è durato un minuto in meno rispetto al primo set della finale femminile. Ti sei sorpreso da quanto bene sei riuscito a giocare oggi e di quanto sei stato dominante? O ti aspettavi che fosse così?
ALCARAZ:” Onestamente, non me lo aspettavo. Mi attendevo una partita più dura. Ma possiamo dire che ho giocato in maniera perfetta. Ho già detto in passato che contro Daniil devi giocare al meglio e devi gestire l’aspetto tattico al massimo. Contro di lui è sempre una partita tattica e oggi sono stato perfetto. Ecco perché è sembrato un successo facile, ma non è stato così” (sorridente).
D. Di nuovo al n. 1. Come ti senti ora a riuscirsi di nuovo?
ALCARAZ: “È bello tornare al numero 1. Ovviamente ogni giocatore vuole essere il numero 1, e per me è di nuovo un sogno diventato realtà. Ovviamente essere davanti [in classifica] a giocatori così importanti come Novak e come gli altri top player, è una sensazione straordinaria.”
D. Congratulazioni. Molti giocatori possono essere nervosi nel giocare le finali dei tornei importanti come Indian Wells, US Open, ma guardandoti sembra che tu sia molto sciolto e rilassato. Hai un segreto su come riesci a farlo?
ALCARAZ: “Cerco di sembrare sciolto e rilassato ma onestamente ero nervoso. Si tratta di un aspetto che ho affrontato con il mio team, capire come fare per mostrare all’avversario che sono rilassato, che mi sto godendo la finale. Ma ovviamente è normale essere nervosi e devi essere in grado di gestirlo. Tutti i migliori giocatori del mondo gestiscono la tensione davvero bene in queste sfide ed infatti esprimono un livello molto alto. Questo è quello che cerco di fare. Ma ero nervoso (sorridente).”
D. Ben fatto. È passato quasi un anno da quando hai giocato l’ultima volta con Novak Djokovic. Tu hai saltato l’Australian Open; lui non è presente negli Stati Uniti. È una sfida di cui senti la mancanza e che non vedi l’ora di giocare?
ALCARAZ: “Certo. Novak è uno dei migliori giocatori del mondo. Se vuoi essere il migliore, devi battere i migliori. Voglio davvero giocare di nuovo contro Novak. Sentiamo la sua mancanza nel tour e speriamo di riaverlo molto presto. Sarà incredibile giocare di nuovo contro di lui.”