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Il Sinner che verrà (Cocchi). Berrettini, prima vittoria: «Finalmente sta bene» (Capobianco). Uniti per vincere (Strocchi). Un anno speciale sta aspettando il tennis azzurro (Bertolucci)
La rassegna stampa di mercoledì 28 dicembre 2022
Il Sinner che verrà (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
I francesi lo hanno definito “la delusione tennistica del 2022” ma a Jannik Sinner di quel che pensano gli altri si interessa il giusto. II suo credo è sempre lo stesso: «Lavorare e migliorare». Testa dura, da uomo di montagna, il suo habitat naturale, dov’è tornato per una manciata di giorni di vacanza prima di partire per Adelaide dove è appena arrivato e da dove dal 2 gennaio inizierà la sua stagione. Quella del rilancio, dopo un 2022 che avrebbe dovuto essere di consacrazione, ben più in alto del numero 15 al mondo in cui si ritrova ora. «Un 2023 bellissimo», è quello che si augura, per il suo tennis e per tutti quelli che lo seguono: «Sento molto l’amore della gente, per me è importante e lo è stato anche nei momenti un po più difficili. È bello vedere finalmente la gente ai tornei, i bambini che vengono a sostenermi. È importantissimo, anche perché spero che vedendomi in campo gli venga voglia di scegliere il tennis». In Australia Jannik ha sempre vissuto momenti chiave della carriera: nel 2021 a Melbourne ha conquistato (nel derby in finale con Travaglia) il primo dei quattro titoli di una stagione che lo ha proiettato per la prima volta in top 10. Nella stessa città ha conquistato per prima volta i quarti Slam sul cemento, dopo quelli sulla terra parigina del 2020 contro NadaL E in Australia, l’azzurro, ha anche maturato la decisione di abbandonare il nido di Riccardo Piatti a Bordighera per affidarsi a Simone Vagnozzi. Ora dall’Australia cerca nuove risposte dopo gli aggiustamenti fatti nella off season con la sua squadra. Sinner è carico, il 2022 è quasi alle spalle e lui non si lamenta di quel che ha passato, ma guarda avanti consapevole di aver fatto tutto per bene, secondo la sua filosofia: «È ovvio che avrei preferito essere più in alto in classifica, ma quello che sta finendo è stato un anno con alti e bassi, un anno di grande cambiamento – ci racconta poco prima di partire -. Ho subito qualche piccolo infortunio durante tornei importanti, ma sarebbe ingiusto soffermarsi soltanto sui momenti negativi. Cè anche del buono in questo anno un po’ travagliato. […] «Sarebbe sbagliato non considerare bei risultati i quarti a Melbourne, Wimbledon e a New York. Quelli sono momenti da ricordare e da cui partire per migliorare ancora». […] Sinner, fermo dal primo turno di Parigi Bercy per un infortunio alla mano destra che lo ha costretto a saltare anche le finali di Davis, ha lavorato molto duramente sia sulla parte atletica che su quella tecnica nelle tre settimane di preparazione invernale, tra Montecarlo e Alicante sotto gli occhi di Simone Vagnozzi e di Darren Cahill, il supercoach australiano entrato nello staff poco prima del torneo di Wimbledon: «È stato un lavoro duro, ma è l’unica cosa che conta in questo momento. Non ho mai avuto paura della fatica e del lavoro, è un atteggiamento che ho imparato dalla mia famiglia. Farò di tutto per continuare così e raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono posto insieme al team». […]
Berrettini, prima vittoria: «Finalmente sta bene» (Rossana Capobianco, Corriere dello Sport)
Quella vigilia di Wimbledon è stata una delle più appassionanti che gli italiani amanti del tennis abbiano mai vissuto: l’attesa, la frenesia dopo i due tornei preparatori vinti a Stoccarda e al Queen’s, la consapevolezza di avere un favorito vero tra i nostri giocatori. Matteo Benettini, il tennista italiano più affermato di questa generazione, che l’anno prima aveva perso l’ultimo atto (con onore) contro Djokovic in una domenica di finali azzurre a Londra, poi finita in gloria solo a Wembley. È passato del tempo da quel luglio del 2021, come è passato del tempo anche dalle disavventure di quest’anno. Quella positività al Covid qualche giorno prima del debutto ali’All England Club ha segnato infatti l’inizio di un periodo difficile per Matteo, soprattutto dal punto di vista fisico e poi, di conseguenza, tennistico. Dal numero sei del ranking a gennaio scorso fino al numero sedici attuale, quei punti che non sarebbero comunque tornati per via della decisione ATP in risposta a quella di Wimbledon di escludere russi e bielorussi e poi tanti, troppi problemi che non hanno permesso di trovare la giusta continuità. E proprio di continuità e prevenzione parla l’assistant coach Marco Gulisano, che affianca ormai da un po’ Vincenzo Santopadre e conosce bene Matteo fin dall’adolescenza: «Siamo riusciti a lavorare tutti insieme in questo mese e a focalizzarci soprattutto sul prevenire i continui stop dal punto di vista fisico, perché se arrivi a un grande torneo con tante partite ci arrivi meglio e puoi anche provare e mettere in mostra quello che sai fare e quello in cui sei migliorato». La stagione 2022 si era aperta con una semifinale raggiunta agli Australian Open, dove si era arreso a Nadal. Ora di nuovo l’Australia con tante novità, anche quelle sulla vita personale: la fine della lunga storia con la collega Ajla Tomljanovic e il conseguente gossip, le aspettative dopo l’esplosione e la scalata in top ten, la pressione da gestire, gli sponsor, la fama. Assestarsi in una nuova dimensione non è mai facile, ma Gulisano è tranquillo: «Matteo sta bene e questa è l’unica grande notizia, da questa cosa qui si può ripartire, giocherà adesso la United Cup che è una competizione che gli dà l’opportunità di giocare diverse partite e di mettere a punto sul campo il suo tennis e la sua condizione senza temere sconfitte precoci e quindi il rischio di arrivare a Melbourne senza essere sufficientemente rodato. Tra le cose su cui ci siamo concentrati a livello di tennis ovviamente c’è la risposta, ma se lui sta bene tutto si incastrerà alla perfezione». […]
Uniti per vincere (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
L’unione fa la forza, e allora ecco uomini e donne competere insieme, con la possibilità di guadagnare – è questa la novità – anche punti per la classifica, e inaugurare la nuova stagione come mai prima. E’ la United Cup, nuovo evento a squadre misto, organizzato congiuntamente da Atp e Wta in partnership con la Federazione australiana, ad aprire il calendario 2023 del grande tennis. L’esperimento da questa notte italiana all’8 gennaio coinvolge le tre città Down Under che di solito tengono a battesimo il circuito, ovverosia Brisbane, Perth e Sydney, in una competizione nuova, che in qualche modo può essere considerata l’evoluzione della Hopman Cup, svoltasi per 30 anni e interrotta nel 2019 (tornerà nel 2023, ma a Nizza e nel mese di luglio), ma si differenzia perché metterà in palio fino a 500 punti per il ranking Atp e Wta – prima volta che accade per questo tipo di eventi – cosi come per il montepremi complessivo di 15 milioni di dollari. In gara 18 squadre divise in sei gruppi: sei nazionali scelte attraverso il ranking del miglior giocatore, sei per quello della migliore giocatrice e altre sei attraverso la combinazione di entrambi. Fuori dai giochi Russia e Bielorussia, per il divieto di partecipare a gare a squadre a causa della guerra lanciata da Vladimir Putin in Ucraina. La selezione non è effettuata dalle Federazioni nazionali: giocatori e giocatrici si iscrivono a titolo individuale. Il gruppo nazionale che si va così a comporre è quello a disposizione del capitano, indicato dagli stessi atleti (quasi sempre il coach di uno di loro), e le teste di serie della manifestazione sono basate sulla posizione nel ranking dei loro primi giocatori. La caccia al primo trofeo dell’anno vede impegnati numerosi campioni e campionesse e proprio l’Italia è tra le nazioni più accreditate a giocare un ruolo da protagonista potendo contare su una rosa solida ed equilibrata. Il team tricolore, di scena a Brisbane nel Gruppo E con Brasile e Norvegia, e capitanato da Vincenzo Santopadre (coach di Matteo Berrettini), comprende infatti oltre al romano Lorenzo Musetti, Andrea Vavassori e la novità Marco Bortolotti pronti per il doppio, e in ambito femminile Martina Trevisan, Lucia Bronzetti e Camilla Rosatello a supporto. […] «E’ bellissimo essere qui e disputare un nuovo evento a squadre miste – sottolinea Berrettini – In Italia ci stiamo spingendo a vicenda per migliorare e ottenere di più, quindi quando giochiamo una competizione come la United Cup siamo felici ed entusiasti. Non vediamo davvero l’ora di iniziare e vedere come va il nuovo format. Sarà emozionante dato che non ho mai giocato nemmeno nel doppio misto». […]
Un anno speciale sta aspettando il tennis azzurro (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Ci lasciamo alle spalle un 2022 tennisticamente parlando alquanto cagionevole. I nostri, tra Covid, influenza e infortuni vari, hanno dovuto saltare diverse prove nel corso della stagione. Il tennis italiano, sperando di aver abbondantemente pagato il prezzo a tutto ciò, si appresta a partire per il nuovo tour con un carico di bella gioventù, determinato a competere su tutte le superfici per scalare le classifiche, alzare al cielo trofei sempre più prestigiosi, conquistare le Finals di Torino e, con la formazione al completo, puntare alla Coppa Davis. Abbiamo la fortuna di avere giocatori che possiedono molteplici e multiformi capacità tecniche, tanto da risultare all’altezza della situazione in ogni periodo dell’anno e a ogni latitudine. Non vorrei far passare un messaggio troppo ottimistico, ma credo che Matteo Berrettini. Lorenzo Musetti e Jannik Sinner abbiano le carte in regole per puntare alla Top 10 o almeno sfiorarla. Certo non sarà facile. La concorrenza sarà spietata. Nuovi nomi si affacceranno alla ribalta e altri, reduci da infortuni, vorranno riprendersi la vecchia posizione nel ranking. Ma gli azzurri, è mia convinzione, non sono da meno. A Wimbledon, per esempio, a parte Djokovic, faccio fatica a trovare un giocatore in grado di scendere in campo da favorito contro Berrettini. Sinner, sul cemento, ha già catturato scalpi importanti e raver raggiunto i quarti di finale in tutte le prove dello Slam certifica a pieno titolo la sua versatilità. Se Musetti, poi, riuscirà a programmarsi come fanno da tempo i big player, potrà metter ancor più in luce i progressi tecnici degli ultimi mesi e le abbondanti soluzioni tattiche in suo possesso. […]
ATP
ATP Miami, finale Sinner-Medvedev: per i bookmakers grande equilibrio
Le quote del match tra Medvedev e Sinner: i bookmakers sono in difficoltà nell’indicare un chiaro favorito

Nonostante Daniil Medvedev abbia vinto tutti i 5 precedenti contro Jannik Sinner, il sesto scontro tra i due nella finale dell’ATP di Miami si presenta alquanto equilibrato per gli specialisti dei pronostici. Questo perché l’azzurro sembra sempre più solido, propositivo e centrato, qualità che gli hanno regalato la vittoria in semifinale contro il n. 1 del mondo Carlos Alcaraz. Dal canto suo, il russo è reduce da un fine inverno-inizio primavera quasi perfetto che gli ha permesso di tornare in auge dopo un 2022 assolutamente deludente per i suoi standard.
I principali bookmakers sono in difficoltà nell’indicare un chiaro favorito: per Sisal e Betfair entrambi sono dati a 1,90; 1,91 per Bet365. Better (1,90) e PlanetWin (1,87) considerano il russo leggermente in vantaggio, mentre Jannik è quotato a 1,95 e 1,94.
Flash
WTA 125 di San Louis Potosí: finale azzurra tra Sara Errani ed Elisabetta Cocciaretto
Il duello generazionale vede la tennista marchigiana avanti 3-0 nei precedenti

Finale tutta azzurra in Messico, alla prima edizione del San Louis Potosí Open, torneo WTA 125 sulla terra che si conclude domenica 2 aprile. A contendersi il titolo le nostre Elisabetta Cocciaretto e la sempreverde Sara Errani che, a quasi 36 anni (li compirà il prossimo 29 aprile) disputa la sua ventitreesima finale in singolare (la quarta in un WTA 125). L’ultimo trofeo conquistato dalla bolognese è quello del WTA 125 di Contrexeville, in Francia, lo scorso luglio.
Un risultato notevole per Sarita, attuale n. 99 in classifica (vanta il best ranking alla posizione n. 5), che ha sempre saputo rialzarsi dopo i momenti difficili e ritrovare le giuste motivazioni per continuare ad essere competitiva nel circuito. Per Elisabetta, 22 anni e n. 49 WTA, si tratta invece della quinta finale tout court (la quarta in un evento WTA 125).
Elisabetta giunge in finale dopo aver superato all’esordio la messicana Zacarias, l’argentina Nadia Podoroska, ai quarti la slovena Zidansek e in semifinale Elina Avanesyan, l’unica a strapparle un set. Sara invece approda al round decisivo dopo essersi imposta sull’elvetica In-Albon, sulla spagnola Bolsova, ai quarti sulla semifinalista di Wimbledon 2022 Tatiana Maria e, in semifinale, sulla slovena Kaja Juvan. Come per Cocciaretto, anche Sara domina i primi turni in due set, concedendo poi una sola frazione al penultimo step, contro la Juvan.
I precedenti tra le due azzurre vedono la tennista marchigiana in vantaggio 3-0; Elisabetta ha sconfitto Sara due volte nel 2022, a Bari e a Palermo, in entrambe le occasioni in due set. Invece, nel 2019, nel loro primo incontro all’ITF di Asuncion, l’ha superata in tre manches.
ATP
Juan Pablo Varillas su Musetti è sicuro: “Può battere chiunque, tornerà presto al top” [ESCLUSIVA]
Il peruviano, in finale al Challenger di Sanremo, si racconta ad Ubitennis: “Voglio essere un esempio come atleta e persona, cerco di spingere i bambini ad avvicinarsi al tennis”

Mentre tutta l’Italia attende trepidamente l’arrivo delle ore 19, con Jannik Sinner pronto a sfidare Daniil Medvedev per il titolo di Miami, alle ore 15 andrà in scena la finale del Challenger 125 di Sanremo. A contendersi il trofeo saranno Luca Van Assche e Juan Pablo Varillas. Il primo, giovane promessa del tennis francese, è già certo dell’ingresso in top100 e ha dichiarato di voler sfidare e battere prima o poi i tre young big3 del momento, ovvero Carlos Alcaraz, Jannik Sinner e Holger Rune. Il secondo, 27enne nativo di Lima, capitale del Perù, vive il momento migliore di una carriera passata per lo più lontano dai riflettori. Al momento n°88 ATP – ma ad inizio marzo è stato anche n°76, suo best ranking – il sudamericano cerca un successo che lo porterebbe a ridosso dei primi 80.
Proprio in Sudamerica Varillas ha giocato molto a febbraio, affermando però di trovarsi meglio sulla terra europea: “Qui a Sanremo è stata una grande settimana, ho giocato molto bene. Credo che i campi siano un po’ più veloci rispetto al Sudamerica, dove ho giocato spesso nell’ultimo periodo. Qui c’è molto tifo, gli appassionati non mancano mai. È bello ed emozionante giocare in Italia, questo genere di tornei mi piace molto“.
L’amore per l’Italia di Juanpi, come lo chiamano le persone attorno a lui, è dunque certificato. “Amo il fatto che in ogni torneo, indipendentemente dal livello, ci sia sempre molta gente a fare il tifo. Non importa se è per me o per il mio avversario, ti trasmettono tanta motivazione”.
A Buenos Aires il 27enne di Lima ha disputato un grande torneo, dov’è partito dalle qualificazioni e ha battuto giocatori del calibro di Delbonis, Thiem e anche Lorenzo Musetti, fermandosi contro Cameron Norrie in una semifinale molto tirata. Proprio da quel torneo sono iniziati i problemi del carrarino, che non ha più vinto un match a livello ATP. L’azzurro cerca ora riscatto a Marrakech, dove guida il seeding come prima testa di serie. Varillas, però, non ha alcun dubbio su Lorenzo: “Ha avuto un inizio di stagione con qualche scivolone inatteso, ma ha dimostrato di avere i mezzi per battere praticamente chiunque nel circuito. Sono sicuro che tornerà presto, non appena avrà ritrovato il suo tennis e la fiducia necessaria”.
Non dev’essere semplice per un tennista emergere da un paese come il Perù. Ad eccezione del grande Alex Olmedo (che ha vinto Australian Open e Wimbledon nel 1959, oltre che la Coppa Davis con gli USA nel 1958) non è che ci sia una grande tradizione. Attualmente sono soltanto due i giocatori presenti tra i primi 450 del ranking ATP, con Varillas che è praticamente l’unico giocatore di alto livello a rappresentare il suo paese. “È bello e motivante, anche se alcune volte è stato difficile. Non ci sono riferimenti per quel che riguarda il tennis: in Sudamerica gira praticamente tutto intorno al calcio, a parte forse in Argentina. Tutti gli altri sport sono accantonati in un angolino ed è come se non esistessero, però devo convivere con questa situazione e cercare di fare del mio meglio. Voglio essere un esempio tanto come atleta quanto come persona, cerco di motivare i bambini ad avvicinarsi al tennis. È bello avere qualcuno a cui guardare: è una grande responsabilità, ma è anche un piacere“.
Il peruviano è andato vicino a far registrare due vittorie storiche per il suo paese, portando al quinto set campioni come Félix Auger-Aliassime e Alexander Zverev, rispettivamente nei primi turni del Roland Garros 2022 e dell’Australian Open 2023. “Sono state due grandi partite, per me era come vivere un sogno. Ho giocato due main draw Slam finora e i due match che ho disputato sono stati uno sul Philippe Chatrier e uno sulla Margaret Court Arena. Non ho mai giocato sui campi secondari! (sorride, ndr). Contro quei giocatori è chiaro che vuoi provare a vincere, specialmente quando arrivi a vincere due set. Comunque vada, tuttavia, resta la grande esperienza vissuta. Ti porti dietro alcuni aspetti che potrebbero sempre servirti in futuro”.
Nonostante la doppia impresa sfiorata, che potrebbe far vivere a lungo i ricordi nella testa di un giocatore, quelle due partite per Varillas appartengono ormai al passato. “Non penso spesso a quegli incontri, non mi piace farlo, però ogni tanto ti passano per la testa. Credo comunque che chi ha vinto ci è riuscito perché ha meritato di più. Contro Zverev sono andato più vicino a vincerla rispetto ad Auger-Aliassime, ma fa parte del tennis. In due o tre punti può cambiare una partita”.