Bum bum Berrettini (Strocchi, Giammò). Stati Uniti proibiti per Djokovic (Corriere dello Sport). Intervista a Fognini: "Io, vecchio saggio come Federer e Messi" (Semeraro)

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Bum bum Berrettini (Strocchi, Giammò). Stati Uniti proibiti per Djokovic (Corriere dello Sport). Intervista a Fognini: “Io, vecchio saggio come Federer e Messi” (Semeraro)

La rassegna stampa di giovedì 5 gennaio 2023

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Bum Bum Berrettini: anche lo scalpo di Hurkacz (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Abbracciarsi e fare festa anche dopo una sconfitta. È la singolare situazione vissuta dal team Italia, che dopo aver ceduto per 3-2 alla Polonia nella ‘city final’ fra le vincenti dei due gruppi di scena a Brisbane è stata ripescata per le semifinali di United Cup, il nuovo evento a squadre miste organizzato congiuntamente da Atp e Wta che ha aperto il calendario 2023. Rispetto a Gran Bretagna e Croazia gli azzurri possono infatti contare su un miglior bilancio vittorie-sconfitte e un miglior quoziente set considerando anche la fase a gironi: dunque alla Ken Rosewall Arena di Sydney domani (dalle 9 italiane i primi due singolari) e sabato sfideranno la Grecia dei big Stefanos Tsitsipas e Maria Sakkari, prima testa di serie della competizione dotata di un montepremi di 15 milioni di dollari e che per la prima volta mette in palio fino a 500 punti per i rispettivi ranking, mentre Stati Uniti e la formazione polacca si giocheranno l’altro posto in finale. Un ulteriore probante esame nella marcia di avvicinamento agli Australian Open per Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, fin qui a segno nei tre singolari disputati sul cemento del Queensland. In particolare il 26enne ramano, n.16 Atp, dopo aver messo sotto il norvegese CasperRuud, n.3 del mondo, ha colto la seconda affermazione di fila contra un top ten imponendosi in tre set, in un’ora e 56′ di partita, su Hubert Hurkacz, n.10 del ranking (12 ace per il 25enne di Wroclaw a fronte degli 11 di Berrettini) […]. Dal canto suo il 20enne di Carrara (n.23) nel match di apertura si e sbarazzato con un periodico 6-1, in appena 58′, di Daniel Michalski (n.280), perdendo appena tre punti alla battuta (tutti nel secondo set e due proprio quando ha servito per chiudere) […]. A tenere a galla la Polonia ci hanno così pensato le donne: nel rispetto del pronostico la numero uno del mondo Iga Swiatek ha regolato 6-2 6-4 Martina Trevisan (n.27), che ha lottato con caparbietà recuperando nel secondo parziale e costringendo la regina della classifica Wta (immortalata in un selfie conAsleigh Barty, da cui le ereditato la scettro) a fronteggiare tre chance per il 5-5. E nell’altro singolare femminile, senza accusare il peso della pressione, Magda Linette (n.48) ha concesso appena tre game a Lucia Bronzetti (n.54) portando la contesa al decisivo doppio misto. Mentre sulla città si scatenava un autentico nubifragio, con anche un paio di interruzioni per asciugane il terreno di gioco dall’acqua che filtrava dal tetto della Pat Rafter Arena, il duo composto da Swiatek e Hurkacz non ha lasciato scampo alla coppia composta da Camilla Rosatello e Lorenzo Musetti. Una sconfitta resa meno amara, poi, dalla notizia del ripesceggio del team capitanato da Vincenzo Santopadre.

Berrettini e fortuna: è semifinale (Ronald Giammò, Gazzetta dello Sport)

Saranno Italia e Grecia a giocarsi un posto in finale nella prima edizione della United Cup. A Stati Uniti e Polonia il compito di completare il tabellone tra domani e sabato, giorni in cui le due semifinali saranno di scena in quel di Sydney. Una sfida tutta mediterranea quindi, giocata sulle coste dell’Oceano Pacifico, che si annuncia equilibrata e che promette scintille, a giudicare dai nomi dei suoi protagonisti e dalla condizione da loro evidenziata nelle prime fasi della competizione. Gli azzurri si sono qualificati come miglior nazionale perdente tra quelle scese in campo nei tre barrage cittadini, nonostante la sconfitta per 3-2 rimediata ieri contro la Polonia. Per quanto ottenuta per il rotto della cuffia, la qualificazione è pero un risultato giusto. Già autrice di buone prestazioni nella fase a gironi contro Brasile e Norvegia, l’Italia, contro la Polonia guidata dalla numero 1 del mondo Iga Swiatek, è infatti riuscita a confermare le confortanti sensazioni ricavate dalle prime due uscite. I segnali più incoraggianti in questo senso sono stati quelli offerti da Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini, vincitori dei rispettivi singolari contro Damian Michalski e Hubert Hurkacz. ll giovane toscano, già virtualmente nuovo n.20 del mondo, ha chiuso in meno di un’ora un match mai in discussione, regalandosi cosl un ulteriore passo avanti in classifica (19). Giunto al suo terzo singolare, Musetti non è incappato in nessun giro a vuoto, svolgendo il proprio compito con risolutezza ed efficacia. Otto ace, il 94% di punti con la prima di servizio, nessuna palla-break e due soli game concessi al rivale sono numeri che raccontano un dominio ma non restituiscono, in termini di sensazioni ricavate, quanto visto nell’ora scarsa trascorsa in campo dall’allievo di coach Tartarini […]. Le notizie più confortanti riguardano invece Matteo Berrettini. Dopo la vittoria contro il n3 del mondo Casper Ruud, opposto a un altro Top10 quale Hurkacz il romano andava in cerca di quelle conferme che solo partite contro avversari tosti sono in grado di dargli. L’esame è stato superato a pieni voti grazie a una vittori a in tre set che reca in sé indizi confortanti circa condizione e tenuta […]. Contro il polacco, dopo aver perso il secondo set, Matteo è riuscito non solo a rimanere in partita, ma a imprimerle il copione che aveva in mente. “Sono davvero soddisfatto anche se un po’ stanco. Servizio e diritto hanno funzionato bene: ho sentito la racchetta colpire con potenza”. Lucidità e bravura nel saper alzare il livello del proprio gioco nei momenti clou del match sono doti di cui non ha mai difettato, ritrovarne il sapore è sensazione su cui adesso Berrettini dovrà costruire il match che l’attende contro Stefanos Tsitsipas, n.4 del mondo, per inseguire la terza vittoria contro un top10 in una settimana e con lei la prova definitiva per spiccare il volo su una stagione tutta da giocare.

Stati Uniti proibiti per Djokovic (Corriere dello Sport)

Tornato in campo in Australia dopo l’espulsione comminatagli l’anno scorso alla vigilia degli Australian Open, Novak Djokovic, almeno sino alla fine del prossimo aprile, non potrà entrare negli Stati Uniti, dovendo così rinunciare ai due Masters1000 di Indian Wells (8-19 marzo) e Miami (22 marzo-2 aprile). È quanto stabilito dalle autorità statunitensi e licenziato dalle nuove linee guida del Dipartimento di sicurezza nazionale (Homeland Sec rity), che proibiscono l’ingresso nel Paese ai non residenti non vaccinati. Un anno non è quindi bastato per allentare le maglie delle frontiere americane, al contrario di quanto accaduto in altri Paesi, Australia in primis. Uno scenario identico a quello vissuto l’anno scorso dal serbo, che attese fino all’ultimo momento prima di ritirarsi dal torneo californiano nonostante il suo nome fosse presente nel tabellone principale e la sua sagoma cartonata troneggiasse tra le siepi dell’Indian Wells Tennis Garden ad annunciarne l’arrivo […]. L’esperienza maturata l’anno scorso, nonostante le sole 50 partite da lui giocate in stagione, non gli impedì comunque di incamerare ben cinque titoli, compreso il trionfo colto a Wimbledon e quello di fine anno alle ATP Finals […]. Atterrato in Australia pochi giorni fa per dare l’assalto al suo 22° Slam in carriera, Nole rilanciò il guanto di sfida nei confronti della nuova generazione di talenti, dicendosi ancora alimentato dal sacro fuoco dell’agonismo e che il ritiro era ipotesi ancora molto di là da venire. In attesa di assistere al primo duello a Melbourne Park, e con un calendario che Alcaraz ha già provveduto a redigere all’insegna dei titoli che più contano – 500, 1000 e Slam – la sensazione, almeno fino a primavera, è quella di un testa a testa che procederà ancora a singhiozzo. Ameno che non ci pensi il destino a mettere i due contendenti l’un contro l’altro già a partire da Melbourne Park, dove Nole è intenzionato a scrivere un’altra pagina di storia e Carlos deciso a dar seguito a quanto fatto a New York lo scorso autunno.

Fabio Fognini: “Io, vecchio saggio come Federer e Messi. Il mio tennis funziona ancora” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Da cavallo pazzo a venerato maestro. A 35 anni, marito (di Flavia Pennetta) e padre felicissimo di tre figli (Federico, Farah e Flaminia), Fabio Fognini ci può stare serenamente. Attenzione però che l’ex n. 9 del mondo non ha ancora raggiunto la pace dei sensi tennistici: fra dicembre e inizio gennaio si è allenato come un ventenne e nel 2023 ci vuole riprovare. Anche per cancellare la delusione della finale di Davis sfumata a Malaga. Un masters 1000 vinto a Monte Carlo nel 2019, uno Slam di doppio conquistato con Bolelli in Australia nel 2015, il n. 9 Atp: che cosa c’è da aggiungere, Fabio? “Gli obiettivi ci sono, altrimenti non sarei qui, con un team che lavora insieme a me. Una spinta me l’ha data anche mia moglie, che è stata tennista come me. Di sicuro vorrei rientrare fra i primi 50 e giocare i grandi tornei“. È coetaneo di Djokovic: si sente il Vecchio Saggio del nostro tennis? “Lo sono in Coppa Davis, che è sempre stato un mio pallino. Purtroppo è sempre più dura, perché io ho 35 anni, Simone 37. Quelli su cui puntare ora sono Berrettini, Sinner, Musetti. Bisogna fare in modo che in questa competizione siano molto uniti, cosa che non è mai facile in uno sport egoista come il tennis”. A Malaga ha fatto molto discutere la sconfitta in doppio col Canada, e la scelta di Volandri di metterle a fianco un Berrettini convalescente. “Con il senno di poi è facile criticare o dire che si sarebbe dovuto fare diversamente. Per me l’ideale sarebbe stato poter comunque giocare con Simone, ed eventualmente il giorno dopo con Sonego”. C’era Musetti… “No, Lorenzo dopo il singolo era molto nervoso, si era creato delle aspettative troppo alte nei confronti di Aliassime che al momento gli è superiore”. Nessuna recriminazione? “Forse all’interno del nostro spogliatoio avremmo potuto gestire meglio la situazione. Ma ormai è andata così e le polemiche non servono. Certo, lo dico con il cuore in mano, mi sono visto passare davanti un’occasione che non so se si ripresenterà, perché quest’anno la Spagna aveva perso, la Russia non c’era. Uscire così è stata una pugnalata”. Nel tennis c’è ancora spazio per il talento? “Sì, ma se non sei allenato non vai da nessuna parte. È il grande talento allenato bene che eccelle, in tutti gli sport: Federer, Messi, Valentino Rossi. A me negli ultimi due anni è mancata proprio la condizione, mi sono preso due volte il Covid, mi sono operato alle caviglie. Ho deciso di ripartire proprio dal fisico perché se sono in forma il mio tennis funziona”. Alcaraz sostiene che per avere più spettacolo serve rallentare le superfici: è d’accordo? “Sì, quando ho iniziato c’erano tornei molto veloci, poi si è rallentato, ora in alcuni casi si è tornati a situazioni molto veloci, come Bercy. Sarebbe fondamentale trovare più uniformità, perché già cambiamo sempre le palline e finisce che ne risentono tanto braccia, spalla e polso” […]. Di che cosa va più orgoglioso? “Di aver esaudito il mio sogno di bambino: fare del tennis la mia vita. Amo ancora tanto questo sport”. Che cosa non rifarebbe, invece? “Diventando grande ti accorgi delle cavolate che hai fatto. Non ne vado fiero. Qualcuna potevo evitarmela”. Ecco, da marito e papà è più difficile girare il mondo? “Finché il figlio era uno era più gestibile. Con tre, la piccola che ha appena un anno, io e Flavia facciamo più fatica, bisogna girare almeno in sette persone. In Europa è gestibile, le trasferte lunghe sono un problema e onestamente non mi va di fare la carovana dell’amore visto che sento di avere ancora uno, due o tre anni da giocatore” […]. Per distrarsi anche per lei c’è il padel? “Preferisco il golf: mi rilassa tantissimo. Ho preso l’handicap, ora sono 25. Non sono Tiger Wood, ma me la cavo e appena posso tiro due pallate”. Il futuro della famiglia Fognini-Pennetta è nel tennis? “Sì, ma non come allenatore a tempo pieno. Ho già un’agenzia di scouting, vorrei rimanere nell’ambiente” […]. Lei ha spesso assaggiato la crudeltà dei social: per gli sportivi sono un problema? “I social hanno spalancato la porta a tutto, il meglio e il peggio. Per i giovani è dura, se perdi sei stupido, è colpa di tua madre o ti sei venduto la partita. Io ormai metto solo le foto, le mie storie. Bisogna stare attenti a come ci stai dietro. Anzi, meglio, bisogna proprio non starci dietro“.

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