Aria di derby (Bertolucci). Australia con vista derby (Giammò). I derby dell'altro mondo (Azzolini). Brilla la Cocciaretto. Semifinale a Hobart (Strocchi). «Mandai Wimbledon in tilt, i fan facevano la fila per me» (Piccardi)

Rassegna stampa

Aria di derby (Bertolucci). Australia con vista derby (Giammò). I derby dell’altro mondo (Azzolini). Brilla la Cocciaretto. Semifinale a Hobart (Strocchi). «Mandai Wimbledon in tilt, i fan facevano la fila per me» (Piccardi)

La rassegna stampa di venerdì 13 gennaio 2023

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Aria di derby (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

L’assenza del numero uno del mondo Carlos Alcaraz priva gli Australian Open di un riferimento importante e di uno dei principali motivi d’interesse del torneo: valutare il rendimento del giovane fenomeno spagnolo al primo appuntamento giocato con tutti gli occhi addosso. A ogni modo, dopo il sorteggio dei tabelloni effettuato ieri è possibile provare a tracciare le linee guida del primo Slam stagionale. Novak Djokovic, un anno dopo. Dodici mesi fa Nole era detenuto in un centro per immigrati irregolari e ovviamente si trovò costretto a rinunciare al torneo. Ora ci arriva da grande favorito e lo sarebbe stato anche in presenza di Alcaraz: la qualità di gioco e la condizione fisica mostrata da settembre sono quelle di un giocatore senza difetti e vicino, per rendimento, ai giorni migliori. Inoltre il tabellone, sulla carta, non gli propone insidie fino ai quarti, dove potrebbe incrociare Kyrgios. Ecco, se sarà in salute (non ha ancora giocato una partita ufficiale nel 2023) l’australiano potrebbe rappresentare l’ostacolo più serio sulla strada del decimo titolo del serbo e la loro sfida, già adesso, ha il sapore di una finale anticipata. Nadal, testa di serie numero uno, è finito dall’altra parte rispetto all’eterno rivale: i due potrebbero quindi ritrovarsi solo in finale. Al momento, però, non scommetterei su questa conclusione: per il Rafa di questo inizio stagione, ancora alle prese col recupero fisico, già il primo turno con l’emergente Draper cela parecchie insidie. Dei top player, accanto a Djokovic, il più in palla è decisamente Tsitsipas, mentre Ruud ha qualche guaio fisico, Medvedev deve ritrovarsi mentalmente e Zverev è reduce da un infortunio troppo pesante per poter essere da corsa immediatamente. Ai nostri big si chiede ormai un viaggio profondo dentro la seconda settimana: dovranno essere bravi a sfruttare qualunque varco si possa aprire davanti a loro. Berrettini non ha un primo turno semplice per il blasone dell’avversario, Murray, cinque volte finalista a Melbourne, ma il Matteo visto nella United Cup non dovrebbe correre rischi. Al secondo turno potrebbe poi trovare Fognini, antipasto di un altro derby che ci attendiamo al terzo turno tra Sinner e Musetti: da teste di serie, non possono mancare quell’obiettivo minimo. Tra le donne, Swiatek favorita malgrado qualche acciacco, con la solita, lunga, schiera di sfidanti da cui potrebbe emergere la Gauff.

Australia con vista derby (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Primo Slam della stagione, cui si arriva con poco tennis giocato nelle gambe e in coda a settimane di off-season scandite dalla fatica: gli Australian Open si sono negli anni costruiti la nomea di Happy Slam per esser riusciti a premiare quei giocatori che, seppur sfavoriti dai pronostici, sono riusciti a volgere in loro favore quelle incognite che lo connotano. Perché il torneo si riveli “felice”, occorre però saper cogliere le opportunità che si presentano lungo il cammino. Per questo il sorteggio svoltosi ieri del tabellone degli AO, al via lunedì prossimo, era atteso con particolare curiosità. L’egemonia dei big non ha risparmiato negli ultimi anni neanche Melbourne Park; ma età e acciacchi di Nadal e Djokovic – ultimi due superstiti di quell’era – e condizione e crescente fiducia degli altri pretendenti al titolo, rendono il pronostico più sfumato rispetto a quello offerto dai bookmakers e attestato dalle teste di serie. Lasciando aperte ipotesi e suggestioni anche per il folto contingente azzurro che si presenta al via. Nadal (1) e Djokovic (4) potrebbero incontrarsi solo in finale e faranno il loro esordio rispettivamente contro il britannico Draper e lo spagnolo Carballes Baena. Ruud (2) e Tsitsipas (3, che in caso di colpaccio in Australia riuscirebbero a issarsi fino al n.1 del ranking) affronteranno il ceco Machac e il francese Halys. Ed è proprio nel quarto di tabellone del greco che troviamo Jannik Sinner (15). L’incrocio potrebbe verificarsi al 4°turno e per arrivarci l’altoatesino dovrebbe vincere il suo match d’esordio contro Edmund, passare da un 2°turno abbordabile e imporsi nell’ipotetico derby contro Lorenzo Musetti (17). Sempre che il carrarino riesca a sbarazzarsi di Harris e di uno tra l’argentino Coria e l’ungherese Fucsovics. Aria di derby tira anche per Matteo Berrettini (13) e Fabio Fognini. Tra gli azzurri, il romano è quello cui è toccato in sorte il match più suggestivo: giocherà infatti contro Andy Murray, cinque volte finalista a Melbourne. Non meno ostico quello che vedrà impegnato il ligure contro il beniamino del pubblico Thanasi Kokkinakis, vincitore proprio qui in doppio l’anno scorso accanto all’amico Kyrgios, ma mai oltre il 2°turno come singolarista. […] Per quanto riguarda le azzurre, è molto sfortunato il sorteggio toccato alle sei italiane presenti in tabellone. A Paolini e Cocciaretto son toccate le teste di serie Samsonova e Rybakina, vincitrice l’anno scorso a Wimbledon. Semifinalista dell’ultima edizione dei Championships, Tatjana Maria, è anche l’avversaria dell’ultima italiana approdata in tabellone Lucrezia Stefanini. Trevisan (21) affronterà invece la qualificata Schmiedlova: in caso di vittoria potrebbe incrociare subito Camila Giorgi, la cui partecipazione però è ancora sotto la lente delle autorità federali per un’indagine tesa a scoprire se la sua ultima visita a Melbourne Park sia stata coerente con le linee guida del torneo o legata a un green pass non valido, risultato di una vaccinazione fittizia ricevuta mesi prima. 

I derby dell’altro mondo (Daniele Azzolini, Tuttosport)

C’è profumo di derby nell’aria calda dell’estate “a testa in giù”, ad allisciare l’attesa degli appassionati e un po’ a graffiare i pensieri notturni dei tennisti italiani. Confronti fra amici che amichevoli non potranno essere. Ovunque, in sue giù per il tabellone. A far da filo conduttore al primo Slam dell’anno nuovo, che anche da essi trarrà spunti per dare forma compiuta al romanzo che ogni major racchiude in sé. Derby subito, come quello tra Jasmine Paolini e Liudmila Samsonova, che sono cresciute assieme fra le juniores azzurre, poi una è stata costretta a tornare russa anche se vive e si allena a Latina, mentre i genitori – il padre si trasferì in Italia come pongista – lavorano in Liguria. E’ successo al compimento dei diciotto anni, quando Liuda comprese che la burocrazia italiana avrebbe impiegato un decennio per darle la cittadinanza «Sono nata al Polo Nord», racconta, «Olenegorks è un paesello vicino al confine con la Finlandia. Ma prima che compissi un anno sono giunta in Italia, a Torino, con papà Dimitri che venne chiamato a insegnare ping gong. Poi la Val d’Aosta, e ancora Torino, dove ho cominciato a giocare a tennis sui campi del Monviso». Ora è tra le prime venti del mondo, diciottesima fra le teste di serie degli Open di Melbourne. Sarebbe stata una buona prima firma per le squadre azzurre, anche perché il suo tennis si fa notare. Tira mattonate, Liuda. Tra le poche a segnare i 200 con il servizio. Derby da costruire, i più. Ma tutti interessanti. Quello di secondo turno tra Berrettini e Fognini, che prenderà forma se Matteo batterà Andy Murray e Fabio riuscirà ad ammansire Thanasi Kokkinalkis, operazione non facile dati i precedenti tutti favorevoli (2-0) al greco d’Australia. Matteo potrebbe trovarsi con un buon percorso, malgrado Murray (affrontato e battuto nella finale di Stoccarda e poi agli US Open della stagione passata) abbia lasciato visibilissime tracce di sé nella storia del torneo australiano, con cinque finali perse, quattro con Djokovic (tre al quinto set) e una con Federer. Se Matteo terrà duro, avrà Ruud agli ottavi e Fritz nei quarti. Ancora più ardita la costruzione del derby tra Sinner e Musetti, che si propone come possibile terzo turno in una zona di tabellone non priva di avversari ingannevoli. Lorenzo ha subito un duro confronto con Lloyd Harris, Jannik trova Edmund appena battuto ad Adelaide. […] Poi uno tra Fucsovics e Coria per Musetti e uno tra Etcheverry e Barrere per Sinner. Se il derby andrà in porto, ci sarà in palio un ottavo contro Tlitsipas. Infine, c’è un derby di secondo turno in vista anche fra Trevisan e Giorgi, non facile da realizzare vista l’attuale consistenza di Camila che sarà impegnata contro la russa Pavlyuchenkova. […] Il sorteggio alla fine è risultato comprensivo e accomodante. Posto Nadal al numero uno, ha pensato bene di propone Djokovic numero 4, nell’altra metà del tabellone. I due insomma, potranno incontrarsi solo in finale. Se ci arriveranno. Nole ha un tabellone comodo (come sempre, è il caso di aggiungere) ma dovrà misurarsi con i suoi problemi al ginocchio, e il cemento arroventato di Melbourne Park non è davvero il miglior lenitivo per i dolori articolari. Comincia contro Carballes Baena. Rafa in questi giorni si è preoccupato di recuperare la forma perduta, voci da Melbourne (compresa la sua) lo danno in ripresa, lontano dal tennis scarabocchiato che gli è costato due sconfitte nella United Cup. Preoccupano però i primi due turni, con Jack Draper al debutto e subito dopo Brandon Nakashima (o Mackenzie McDonald). Ragazzi molto ben attrezzati che non vedono l’ora di misurarsi con uno degli antichi Fab Four. […]

Brilla la Cocciaretto. Semifinale a Hobart (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Arriva in Tasmania, isola al largo della costa meridionale australiana, la seconda semifinale nel circuito maggiore per Elisabetta Cocciaretto dopo quella a Guadalajara 2021. Nel torneo Wta sul cemento di Hobart, dopo aver fatto suo al 2° turno il derby tricolore con Jasmine Paolini, nei quarti la 21 enne di Fermo (n.69 del ranking) si è imposta in rimonta, per 5-7 7-6(8) 6-4, dopo una battaglia di oltre due ore e tre quarti, sulla mancina statunitense Bernarda Pera (n.44), sesta favorita del seeding annullando due match-point nel tie-break del secondo set. La 28enne di origini croate, che aveva vinto entrambi i precedenti, sul 6 a 5 e sul 7 a 6 è stata infatti costretta all’errore da due pesanti diritti incrociati dell’azzurra. «È stata una partita molto dura – le parole di Elisabetta -. Mi devo scusare con il pubblico per certi miei comportamenti, ma in quel momento ero piuttosto nervosa e ho rotto una racchetta, rimediando un penalty point. Sono contenta per essere riuscita a venire a capo di una situazione delicata così da regalarmi un altro match». Tra Cocciaretto – in odore di best ranking: virtualmente n.58 – e la finale c’è l’altra americana Sofia Kenin (n.280, wild card), campionessa agli Australian Open 2020, anno in cui è giunta fino alla quarta poltrona mondiale. L’altra sfida vede di fronte la russa Anna Blinkova (n.72), proveniente dalle qualificazioni, e la statunitense Lauren Davis (n.84), anche lei qualificata. […]

«Mandai Wimbledon in tilt, i fan facevano la fila per me» (Gaia Piccardi, Corriere della sera)

Macché numeri (27 titoli italiani tra singolare, doppio e misto), che banalità. Lea Pericoli è, da sempre, una questione di stile. «Non ho vinto tanto, a tennis. Pero ero tignosa. E certe cose nessun’altra ha avuto il coraggio di farle». Di indossarle, soprattutto: piume di struzzo, brillantini, taffetà e pizzo a Wimbledon, il tempio della tradizione, lampi di luce bionda quando il bianco era il colore dominante e Nicola Pietrangeli il maschio alfa. Natali a Milano ottanta e spiccioli anni fa, infanzia ad Addis Abeba dove il padre Filippo Pericoli, imprenditore, trasferisce la famiglia dopo la guerra d’Etiopia, adolescenza in Kenya. Sospira Lea: «Dal mal d’Africa non si guarisce mai…».

Ecco, cominciamo da qui. Un ricordo, su tutti.

Uno solo? Impossibile. Ce li ho tutti conservati nel cuore. Era un’altra Africa, seconda metà degli anni 30, niente a che vedere con i safari e i torpedoni dei turisti. Avevo due anni. Papà è stato il primo civile a entrare a Addis Abeba: aprì una ditta di importazioni, diventammo ricchi ma scoppiò la guerra, arrivarono gli inglesi e lo fecero prigioniero. Doveva finire in India però ai tempi delle stragi di Graziani aveva salvato tante persone, tra cui il cameriere personale dell’Imperatore. E il Negus lo graziò.

Il tennis, in questa storia, come entra?

Loreto Convent, a Nairobi: la più grande fortuna della mia vita. Dieci cattivissime suore irlandesi che tenevano a bada 300 bambine scatenate. Giurami che non ti metterai mai in mezzo alle correnti, mi fa promettere mamma alla partenza. La prima sera mi ritrovo in una camerata con quattro finestre spalancate, un vento da regata. Penso: stanotte muoio. Ma sono bravina a cavallo, con il tennis appreso in Etiopia me la cavo. Era uno sport molto diverso, non si guadagnava una lira! Anzi: prendere soldi era proprio vietato. Infatti a me il tennis ha dato tutto, tranne il denaro. Però vedo che sono rimasta nel pensiero di molti, e i miei vestitini sono esposti al Victoria e Albert museum.

Musa di Ted Tinling.

Il sarto più in voga dell’epoca, che per me confezionò (con intelligenza) cose arditissime! Papà, che era un uomo coraggioso ma molto severo, s’incavolò di brutto: Lea, scostumata, adesso vai a lavorare! Il primo anno a Wimbledon, era il ’55, venivano tutti in processione a vedere le mie mutande di pizzo. La Federazione italiana minacciò di squalificarmi!

Tutto tranne che una vita banale, cara Lea.

Amo la vita in modo assurdo, ne sono follemente innamorata, peccato che un giorno dovrò andarmene: quando morirò sarò molto infelice. Tutto quello che mi è successo di negativo me lo sono fatto scivolare addosso, incluso il tumore. Quando mi venne stavo male, ero triste, perché tacere? Ti vedo palliduccia, mi dicevano incontrandomi. E io: beh certo, ho un tumore. E quelli stupefatti, a bocca aperta! Parlarne, a quei tempi, era uno choc. Al professor Veronesi, un luminare, non parve vero: tappezzammo l’Italia di manifesti sulla prevenzione. il cancro in fondo è come una partita a tennis: per batterlo preferisci avere tutto il pubblico che tifa per te.

Cambiamo argomento: parliamo d’amore?

Oh no, non mi piace rivangare gli amori finiti. Ho avuto molte storie belle, mi sono anche sposata, diciamo che sono stata brava a non lasciare che la gente parlasse male di me, inclusi i miei ex. […]

Con Nicola Pietrangeli vi conoscete da ragazzi: è difficile credere che tra voi non sia mai successo niente.

Ha ragione, a volte ce lo chiediamo anche noi: non è che non ci abbiamo pensato, eh… Ma io avevo sempre al fianco un’altra persona, lui almeno due! In compenso è nata un’amicizia infinita, lunga un’esistenza intera. Ci siamo pianti sulla spalla tante volte. Nicola si arrovella ancora oggi che va per i novanta: Lea, perché io e te mai?

Ha rimpianti?

Nicola dice che solo gli imbecilli non ne hanno. Ha ragione ma che vuole che le dica? Sarò imbecille. Forse sono stata una donna molto fortunata, al netto dei dolori che non sono mancati. La vita sa essere cattiva, soprattutto quando si parla di malattie. Ma io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mi sono riempita l’anima di positività. E’ un atteggiamento che mi porto dietro da bambina. L’Africa è stata maestra anche in questo: quando sopravvivi alla savana e al fanatismo delle suore cattoliche irlandesi di Nairobi, poi non hai più paura di niente.

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