Rassegna stampa
Aria di derby (Bertolucci). Australia con vista derby (Giammò). I derby dell’altro mondo (Azzolini). Brilla la Cocciaretto. Semifinale a Hobart (Strocchi). «Mandai Wimbledon in tilt, i fan facevano la fila per me» (Piccardi)
La rassegna stampa di venerdì 13 gennaio 2023
Aria di derby (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
L’assenza del numero uno del mondo Carlos Alcaraz priva gli Australian Open di un riferimento importante e di uno dei principali motivi d’interesse del torneo: valutare il rendimento del giovane fenomeno spagnolo al primo appuntamento giocato con tutti gli occhi addosso. A ogni modo, dopo il sorteggio dei tabelloni effettuato ieri è possibile provare a tracciare le linee guida del primo Slam stagionale. Novak Djokovic, un anno dopo. Dodici mesi fa Nole era detenuto in un centro per immigrati irregolari e ovviamente si trovò costretto a rinunciare al torneo. Ora ci arriva da grande favorito e lo sarebbe stato anche in presenza di Alcaraz: la qualità di gioco e la condizione fisica mostrata da settembre sono quelle di un giocatore senza difetti e vicino, per rendimento, ai giorni migliori. Inoltre il tabellone, sulla carta, non gli propone insidie fino ai quarti, dove potrebbe incrociare Kyrgios. Ecco, se sarà in salute (non ha ancora giocato una partita ufficiale nel 2023) l’australiano potrebbe rappresentare l’ostacolo più serio sulla strada del decimo titolo del serbo e la loro sfida, già adesso, ha il sapore di una finale anticipata. Nadal, testa di serie numero uno, è finito dall’altra parte rispetto all’eterno rivale: i due potrebbero quindi ritrovarsi solo in finale. Al momento, però, non scommetterei su questa conclusione: per il Rafa di questo inizio stagione, ancora alle prese col recupero fisico, già il primo turno con l’emergente Draper cela parecchie insidie. Dei top player, accanto a Djokovic, il più in palla è decisamente Tsitsipas, mentre Ruud ha qualche guaio fisico, Medvedev deve ritrovarsi mentalmente e Zverev è reduce da un infortunio troppo pesante per poter essere da corsa immediatamente. Ai nostri big si chiede ormai un viaggio profondo dentro la seconda settimana: dovranno essere bravi a sfruttare qualunque varco si possa aprire davanti a loro. Berrettini non ha un primo turno semplice per il blasone dell’avversario, Murray, cinque volte finalista a Melbourne, ma il Matteo visto nella United Cup non dovrebbe correre rischi. Al secondo turno potrebbe poi trovare Fognini, antipasto di un altro derby che ci attendiamo al terzo turno tra Sinner e Musetti: da teste di serie, non possono mancare quell’obiettivo minimo. Tra le donne, Swiatek favorita malgrado qualche acciacco, con la solita, lunga, schiera di sfidanti da cui potrebbe emergere la Gauff.
Australia con vista derby (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Primo Slam della stagione, cui si arriva con poco tennis giocato nelle gambe e in coda a settimane di off-season scandite dalla fatica: gli Australian Open si sono negli anni costruiti la nomea di Happy Slam per esser riusciti a premiare quei giocatori che, seppur sfavoriti dai pronostici, sono riusciti a volgere in loro favore quelle incognite che lo connotano. Perché il torneo si riveli “felice”, occorre però saper cogliere le opportunità che si presentano lungo il cammino. Per questo il sorteggio svoltosi ieri del tabellone degli AO, al via lunedì prossimo, era atteso con particolare curiosità. L’egemonia dei big non ha risparmiato negli ultimi anni neanche Melbourne Park; ma età e acciacchi di Nadal e Djokovic – ultimi due superstiti di quell’era – e condizione e crescente fiducia degli altri pretendenti al titolo, rendono il pronostico più sfumato rispetto a quello offerto dai bookmakers e attestato dalle teste di serie. Lasciando aperte ipotesi e suggestioni anche per il folto contingente azzurro che si presenta al via. Nadal (1) e Djokovic (4) potrebbero incontrarsi solo in finale e faranno il loro esordio rispettivamente contro il britannico Draper e lo spagnolo Carballes Baena. Ruud (2) e Tsitsipas (3, che in caso di colpaccio in Australia riuscirebbero a issarsi fino al n.1 del ranking) affronteranno il ceco Machac e il francese Halys. Ed è proprio nel quarto di tabellone del greco che troviamo Jannik Sinner (15). L’incrocio potrebbe verificarsi al 4°turno e per arrivarci l’altoatesino dovrebbe vincere il suo match d’esordio contro Edmund, passare da un 2°turno abbordabile e imporsi nell’ipotetico derby contro Lorenzo Musetti (17). Sempre che il carrarino riesca a sbarazzarsi di Harris e di uno tra l’argentino Coria e l’ungherese Fucsovics. Aria di derby tira anche per Matteo Berrettini (13) e Fabio Fognini. Tra gli azzurri, il romano è quello cui è toccato in sorte il match più suggestivo: giocherà infatti contro Andy Murray, cinque volte finalista a Melbourne. Non meno ostico quello che vedrà impegnato il ligure contro il beniamino del pubblico Thanasi Kokkinakis, vincitore proprio qui in doppio l’anno scorso accanto all’amico Kyrgios, ma mai oltre il 2°turno come singolarista. […] Per quanto riguarda le azzurre, è molto sfortunato il sorteggio toccato alle sei italiane presenti in tabellone. A Paolini e Cocciaretto son toccate le teste di serie Samsonova e Rybakina, vincitrice l’anno scorso a Wimbledon. Semifinalista dell’ultima edizione dei Championships, Tatjana Maria, è anche l’avversaria dell’ultima italiana approdata in tabellone Lucrezia Stefanini. Trevisan (21) affronterà invece la qualificata Schmiedlova: in caso di vittoria potrebbe incrociare subito Camila Giorgi, la cui partecipazione però è ancora sotto la lente delle autorità federali per un’indagine tesa a scoprire se la sua ultima visita a Melbourne Park sia stata coerente con le linee guida del torneo o legata a un green pass non valido, risultato di una vaccinazione fittizia ricevuta mesi prima.
I derby dell’altro mondo (Daniele Azzolini, Tuttosport)
C’è profumo di derby nell’aria calda dell’estate “a testa in giù”, ad allisciare l’attesa degli appassionati e un po’ a graffiare i pensieri notturni dei tennisti italiani. Confronti fra amici che amichevoli non potranno essere. Ovunque, in sue giù per il tabellone. A far da filo conduttore al primo Slam dell’anno nuovo, che anche da essi trarrà spunti per dare forma compiuta al romanzo che ogni major racchiude in sé. Derby subito, come quello tra Jasmine Paolini e Liudmila Samsonova, che sono cresciute assieme fra le juniores azzurre, poi una è stata costretta a tornare russa anche se vive e si allena a Latina, mentre i genitori – il padre si trasferì in Italia come pongista – lavorano in Liguria. E’ successo al compimento dei diciotto anni, quando Liuda comprese che la burocrazia italiana avrebbe impiegato un decennio per darle la cittadinanza «Sono nata al Polo Nord», racconta, «Olenegorks è un paesello vicino al confine con la Finlandia. Ma prima che compissi un anno sono giunta in Italia, a Torino, con papà Dimitri che venne chiamato a insegnare ping gong. Poi la Val d’Aosta, e ancora Torino, dove ho cominciato a giocare a tennis sui campi del Monviso». Ora è tra le prime venti del mondo, diciottesima fra le teste di serie degli Open di Melbourne. Sarebbe stata una buona prima firma per le squadre azzurre, anche perché il suo tennis si fa notare. Tira mattonate, Liuda. Tra le poche a segnare i 200 con il servizio. Derby da costruire, i più. Ma tutti interessanti. Quello di secondo turno tra Berrettini e Fognini, che prenderà forma se Matteo batterà Andy Murray e Fabio riuscirà ad ammansire Thanasi Kokkinalkis, operazione non facile dati i precedenti tutti favorevoli (2-0) al greco d’Australia. Matteo potrebbe trovarsi con un buon percorso, malgrado Murray (affrontato e battuto nella finale di Stoccarda e poi agli US Open della stagione passata) abbia lasciato visibilissime tracce di sé nella storia del torneo australiano, con cinque finali perse, quattro con Djokovic (tre al quinto set) e una con Federer. Se Matteo terrà duro, avrà Ruud agli ottavi e Fritz nei quarti. Ancora più ardita la costruzione del derby tra Sinner e Musetti, che si propone come possibile terzo turno in una zona di tabellone non priva di avversari ingannevoli. Lorenzo ha subito un duro confronto con Lloyd Harris, Jannik trova Edmund appena battuto ad Adelaide. […] Poi uno tra Fucsovics e Coria per Musetti e uno tra Etcheverry e Barrere per Sinner. Se il derby andrà in porto, ci sarà in palio un ottavo contro Tlitsipas. Infine, c’è un derby di secondo turno in vista anche fra Trevisan e Giorgi, non facile da realizzare vista l’attuale consistenza di Camila che sarà impegnata contro la russa Pavlyuchenkova. […] Il sorteggio alla fine è risultato comprensivo e accomodante. Posto Nadal al numero uno, ha pensato bene di propone Djokovic numero 4, nell’altra metà del tabellone. I due insomma, potranno incontrarsi solo in finale. Se ci arriveranno. Nole ha un tabellone comodo (come sempre, è il caso di aggiungere) ma dovrà misurarsi con i suoi problemi al ginocchio, e il cemento arroventato di Melbourne Park non è davvero il miglior lenitivo per i dolori articolari. Comincia contro Carballes Baena. Rafa in questi giorni si è preoccupato di recuperare la forma perduta, voci da Melbourne (compresa la sua) lo danno in ripresa, lontano dal tennis scarabocchiato che gli è costato due sconfitte nella United Cup. Preoccupano però i primi due turni, con Jack Draper al debutto e subito dopo Brandon Nakashima (o Mackenzie McDonald). Ragazzi molto ben attrezzati che non vedono l’ora di misurarsi con uno degli antichi Fab Four. […]
Brilla la Cocciaretto. Semifinale a Hobart (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Arriva in Tasmania, isola al largo della costa meridionale australiana, la seconda semifinale nel circuito maggiore per Elisabetta Cocciaretto dopo quella a Guadalajara 2021. Nel torneo Wta sul cemento di Hobart, dopo aver fatto suo al 2° turno il derby tricolore con Jasmine Paolini, nei quarti la 21 enne di Fermo (n.69 del ranking) si è imposta in rimonta, per 5-7 7-6(8) 6-4, dopo una battaglia di oltre due ore e tre quarti, sulla mancina statunitense Bernarda Pera (n.44), sesta favorita del seeding annullando due match-point nel tie-break del secondo set. La 28enne di origini croate, che aveva vinto entrambi i precedenti, sul 6 a 5 e sul 7 a 6 è stata infatti costretta all’errore da due pesanti diritti incrociati dell’azzurra. «È stata una partita molto dura – le parole di Elisabetta -. Mi devo scusare con il pubblico per certi miei comportamenti, ma in quel momento ero piuttosto nervosa e ho rotto una racchetta, rimediando un penalty point. Sono contenta per essere riuscita a venire a capo di una situazione delicata così da regalarmi un altro match». Tra Cocciaretto – in odore di best ranking: virtualmente n.58 – e la finale c’è l’altra americana Sofia Kenin (n.280, wild card), campionessa agli Australian Open 2020, anno in cui è giunta fino alla quarta poltrona mondiale. L’altra sfida vede di fronte la russa Anna Blinkova (n.72), proveniente dalle qualificazioni, e la statunitense Lauren Davis (n.84), anche lei qualificata. […]
«Mandai Wimbledon in tilt, i fan facevano la fila per me» (Gaia Piccardi, Corriere della sera)
Macché numeri (27 titoli italiani tra singolare, doppio e misto), che banalità. Lea Pericoli è, da sempre, una questione di stile. «Non ho vinto tanto, a tennis. Pero ero tignosa. E certe cose nessun’altra ha avuto il coraggio di farle». Di indossarle, soprattutto: piume di struzzo, brillantini, taffetà e pizzo a Wimbledon, il tempio della tradizione, lampi di luce bionda quando il bianco era il colore dominante e Nicola Pietrangeli il maschio alfa. Natali a Milano ottanta e spiccioli anni fa, infanzia ad Addis Abeba dove il padre Filippo Pericoli, imprenditore, trasferisce la famiglia dopo la guerra d’Etiopia, adolescenza in Kenya. Sospira Lea: «Dal mal d’Africa non si guarisce mai…».
Ecco, cominciamo da qui. Un ricordo, su tutti.
Uno solo? Impossibile. Ce li ho tutti conservati nel cuore. Era un’altra Africa, seconda metà degli anni 30, niente a che vedere con i safari e i torpedoni dei turisti. Avevo due anni. Papà è stato il primo civile a entrare a Addis Abeba: aprì una ditta di importazioni, diventammo ricchi ma scoppiò la guerra, arrivarono gli inglesi e lo fecero prigioniero. Doveva finire in India però ai tempi delle stragi di Graziani aveva salvato tante persone, tra cui il cameriere personale dell’Imperatore. E il Negus lo graziò.
Il tennis, in questa storia, come entra?
Loreto Convent, a Nairobi: la più grande fortuna della mia vita. Dieci cattivissime suore irlandesi che tenevano a bada 300 bambine scatenate. Giurami che non ti metterai mai in mezzo alle correnti, mi fa promettere mamma alla partenza. La prima sera mi ritrovo in una camerata con quattro finestre spalancate, un vento da regata. Penso: stanotte muoio. Ma sono bravina a cavallo, con il tennis appreso in Etiopia me la cavo. Era uno sport molto diverso, non si guadagnava una lira! Anzi: prendere soldi era proprio vietato. Infatti a me il tennis ha dato tutto, tranne il denaro. Però vedo che sono rimasta nel pensiero di molti, e i miei vestitini sono esposti al Victoria e Albert museum.
Musa di Ted Tinling.
Il sarto più in voga dell’epoca, che per me confezionò (con intelligenza) cose arditissime! Papà, che era un uomo coraggioso ma molto severo, s’incavolò di brutto: Lea, scostumata, adesso vai a lavorare! Il primo anno a Wimbledon, era il ’55, venivano tutti in processione a vedere le mie mutande di pizzo. La Federazione italiana minacciò di squalificarmi!
Tutto tranne che una vita banale, cara Lea.
Amo la vita in modo assurdo, ne sono follemente innamorata, peccato che un giorno dovrò andarmene: quando morirò sarò molto infelice. Tutto quello che mi è successo di negativo me lo sono fatto scivolare addosso, incluso il tumore. Quando mi venne stavo male, ero triste, perché tacere? Ti vedo palliduccia, mi dicevano incontrandomi. E io: beh certo, ho un tumore. E quelli stupefatti, a bocca aperta! Parlarne, a quei tempi, era uno choc. Al professor Veronesi, un luminare, non parve vero: tappezzammo l’Italia di manifesti sulla prevenzione. il cancro in fondo è come una partita a tennis: per batterlo preferisci avere tutto il pubblico che tifa per te.
Cambiamo argomento: parliamo d’amore?
Oh no, non mi piace rivangare gli amori finiti. Ho avuto molte storie belle, mi sono anche sposata, diciamo che sono stata brava a non lasciare che la gente parlasse male di me, inclusi i miei ex. […]
Con Nicola Pietrangeli vi conoscete da ragazzi: è difficile credere che tra voi non sia mai successo niente.
Ha ragione, a volte ce lo chiediamo anche noi: non è che non ci abbiamo pensato, eh… Ma io avevo sempre al fianco un’altra persona, lui almeno due! In compenso è nata un’amicizia infinita, lunga un’esistenza intera. Ci siamo pianti sulla spalla tante volte. Nicola si arrovella ancora oggi che va per i novanta: Lea, perché io e te mai?
Ha rimpianti?
Nicola dice che solo gli imbecilli non ne hanno. Ha ragione ma che vuole che le dica? Sarò imbecille. Forse sono stata una donna molto fortunata, al netto dei dolori che non sono mancati. La vita sa essere cattiva, soprattutto quando si parla di malattie. Ma io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mi sono riempita l’anima di positività. E’ un atteggiamento che mi porto dietro da bambina. L’Africa è stata maestra anche in questo: quando sopravvivi alla savana e al fanatismo delle suore cattoliche irlandesi di Nairobi, poi non hai più paura di niente.
Rassegna stampa
Provaci ancora, Jannik! (Azzolini). Volandri: “Punto sul Rosso” (Crivelli). Fine emergenza, Djokovic sarà agli US Open (Giammò)
La rassegna stampa di venerdì 31 marzo 2023
Provaci ancora, Jannik! (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Non era giornata da esibizioni balistiche, e anche il talento una volta tanto ha potuto permettersi una partecipazione in relax, tra pigri svolazzi qui e là giusto per dare una mano (il talento ha le mani, non lo sapevate?) nei momenti in cui ce n’era bisogno. Non troppi, come si è visto. Già in modalità semifinale, Jannik Sinner a Miami si è affidato al pilota automatico, lasciando volentieri che a fare la differenza fossero altre specialità della casa. Solo alcune, delle molte che Jannik tiene al riparo nella personale dispensa da tennista. Il padre, Chef Johann del rifugio Fondovalle nella val Fiscalina passa per un maestro dei canederli, Jannik sa fare la pizza, così così dicono in giro (anche se lui tende a esaltarla), ma gli ingredienti del tennis sono più numerosi. Se usati tutti assieme, nel modo più sapiente, si ottengono match da ristorante stellato, a volte però ne basta uno – ben scelto – per portare a casa il risultato senza soffrire più che tanto. L’attenzione al match, per esempio. Non è mancata davvero con Ruusuvuori, figurarsi se un tipino listo come Jannik si faceva cogliere con la testa ad altro durante un quarto di finale buono per una nuova semifinale “mille”. Anzi, direi che Sinner l’ha scelto come ingrediente di giornata, disponendolo bene in vista davanti al promettente Emil, compagno di allenamenti, «e persona davvero per bene». Del resto, a certi livelli il messaggio non può tener conto delle amicizie, ma è bene che arrivi chiaro e tondo. Se acceleri, accelero, se cerchi drop, sai che li faccio meglio di te, io oggi mi alleno sul servizio, «vedi tu che puoi fare», è quanto comunicato da Sinner all’avversario. E il servizio è stata l’altra chiave del match. Aria tipica da rifinitura in vista d’impegni ben più consistenti. Utile anche dal lato “mentale”, dato che nei primi game il finlandese ha provato a fare un po’ di resistenza e Sinner non aveva ancora dimenticato il match point che l’anno scorso fu costretto a sfilare al biondo Emil. Ma non c’era alcuna intenzione di rispolverare le incertezze del passato, Jannik ha subito allungato la gittata dei colpi per prendere le distanze, ottenendo presto il break (nel quinto game) che l’ha spinto in fuga. Poi ne ha fatto un altro, stavolta in grazia di uno di quei colpi che il pubblico di Miami attende per far partire i cori di ammirazione. Sul 5-3, 40-30 la risposta di Sinner al servizio del finnico è stata di quelle che si vedono raramente. Una botta al tritolo, incrociata e imprendibile. Gli appassionati più introdotti alle difficoltà tecniche hanno apprezzato vivamente. Sinner è pronto, la conclusione. La semifinale è apparecchiata. Resta da attendere giusto l’altro commensale. Ci si chiede se il pubblico di Miami avrà spinto per Alcaraz, […] o se le preferenze saranno andare a Fritz, americano ma non di casa, anzi, dell’altra sponda, quella del Pacifico. Bella domanda, ma ci si è messa la pioggia, giunta sul 6-3 2-0 per Sinner, che aveva appena posto in saccoccia il terzo break (il primo del secondo set) e il quarto game consecutivo. Giornata di nuvole nere, e due ore di attesa. Il tempo di chiudere la disputa, concedendo a Ruusuvuori appena un game, e di nuovo pioggia, a impedire la disputa del secondo quarto di finale, tra Alcaraz-Fritz, infine rimandato alla notte appena trascorsa e chissà se poi andato in porto, visto che il maltempo ha continuato a imperversare e anche Medvedev e Eubanks sono stati costretti a rientrare negli spogliatoi non appena cominciato il confronto. […]
Volandri: “Punto sul Rosso” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Non era mai successo che un italiano conquistasse la semifinale in due Masters 1000 consecutivi. Ma per questo Jannik Sinner, che stanotte a Miami affronterà Alcaraz (rivincita di Indian Wells) o Fritz (già battuto in California), il limite può essere solo il cielo. Come sa anche il capitano azzurro Filippo Volandri. Filippo, a che punto siamo della crescita di Sinner? «I suoi risultati di adesso sono l’evoluzione di un lavoro cominciato un anno fa con il cambio di allenatore. Ai tempi, mi aveva detto che non gli importava scendere al numero 20 prima di adattarsi al nuovo corso, era convinto della scelta. I frutti iniziano a vedersi, ma il percorso è ancora lungo».
Confortante: significa che ha ancora margini dl miglioramento.
Ma senza dubbio. Però il suo livello attuale è già molto alto: ha dominato Ruusuvuori giocando una partita “normale” e in generale ha imparato a vincere le partite “sporche”. Si poteva immaginare che dopo la pausa per la pioggia avrebbe potuto smarrire un po’ di concentrazione, e invece ha finito in 20 minuti. Ora è il momento di vincere anche quelle al top, come la semifinale di Miami, ad esempio.
Cosa la sta sorprendendo di più nel cammino di Jannik?
Potrei parlare dei miglioramenti tecnici, ma in realtà ciò che colpisce di più è questa sua continua tensione verso la perfezione: ricerca tutto ciò che lo può rendere un giocatore migliore. Adesso ha uno staff scelto completamente da lui, a cui dare gli indirizzi tecnici e da cui ricevere input. E questo conta molto.
Cos’ha portato in più il supercoach Cahill?
Intanto, non mi piace la parola supercoach, perché sembra rendere tutti gli altri dei “mini coach”. Preferisco consulente o collaboratore. Di certo, Cahill è un grande allenatore, con enorme esperienza, che ha dimostrato di poter accompagnare i giocatori verso l’obiettivo più alto, il numero uno del mondo. La sua presenza dà sicuramente tranquillità al team, perché gli altri sanno quali risultati si possono raggiungere con i suoi consigli, specialmente nella gestione della partita. Ma la crescita tecnica di Jannik è totalmente figlia delle capacità di Simone Vagnozzi. […]
Se dovesse affrontare Alcaraz e perderci di nuovo, si potrebbe parlare di sudditanza verso lo spagnolo?
Nel 2021, quando perse con Nadal a Roma, Jannik era molto deluso: pensava già di essere a quel livello. Ora è molto più consapevole, sono convinto sarebbe una partita molto diversa con Carlos rispetto a Indian Wells. Partendo però da un presupposto: in questo momento Alcaraz è davanti, che non significa sia più forte: semplicemente, ha sviluppato prima le sue enormi qualità. Ma Jannik ha bisogno di giocare tante di queste partite: più ne gioca, più apprende, più impara a vincerle e cosi può porsi l’obiettivo di conquistare i grandi tornei.[…]
Fine emergenza, Djokovic sarà agli US Open (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Con 68 voti favorevoli e 23 contrari, la scorsa notte il senato degli Stati Uniti ha posto fine allo stato d’emergenza per contrastare la diffusione dell’epidemia da Covid-19 nel paese. La decisione, non votata dal presidente Joe Biden, che aveva comunque annunciato di non pone alcun veto per una misura considerata in linea con quella che è ormai la situazione attuale nel paese, farà sì che Novak Djokovic potrà prendere parte ai prossimi US Open, in programma a New York dal prossimo 28 agosto. Il serbo, in quanto non vaccinato e non residente negli Stati Uniti, non ha potuto partecipare ai due Masters 1000 di Indian Wells e Miami, una decisione su cui lui stesso, in un’intervista rilasciata alla Cnn la scorsa settimana, aveva dichiarato di «non aver alcun rimpianto»; il tutto nonostante gli endorsment ricevuti da diversi colleghi e le richieste ufficiali inoltrate al presidente Biden da due senatori e dal governatore della Florida affinché gli concedesse un’esenzione. […] A pochi giorni dal via della stagione sulla terra battuta, resta invece ancora un rebus la data del rientro in campo di Rafa Nadal, infortunatosi lo scorso gennaio alla gamba sinistra durante gli Australian Open. Due settimane fa era stato il direttore del Masters 1000 di Montecarlo, David Massey ad annunciarne il ritorno nell’evento del Principato. Ma pochi giorni dopo, nel corso di un evento per la premiazione della sua fondazione, il maiorchino rispondendo ai cronisti non ha voluto sciogliere ancora la riserva: «Non so da dove viene l’informazione della mia partecipazione a Montecarlo – ha dichiarato il vincitore di 22 Slam -. Mi piacerebbe confermarla, ma purtroppo non posso. Continuo con il mio percorso di recupero, al momento sono in una fase di aumento del lavoro e non so quando tornerò a giocare. Questa è la verità. Se lo sapessi, lo direi, ma non lo so».
Flash
Nuovo Medvedev sfida lanciata «Voglio ancora il numero uno» (Crivelli). Sentenza Sinner batte anche la pioggia (Giammò). Sonego, ciao Miami «Ma questo torneo ml ridona fiducia» (Azzolini). Sfida ai campioni (Semeraro)
La rassegna stampa di giovedì 30 marzo 2023
Nuovo Medvedev sfida lanciata «Voglio ancora il numero uno» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
L’Orso continua sornione la sua risalita. Abbagliato dalle prodezze di Alcaraz, ammirato dai progressi di Sinner, con il battito del cuore sospeso in attesa dei ritorni di Djokovic e Nadal, il mondo sembra essersi dimenticato della forza e del valore di Medvedev, colui che soltanto a settembre era ancora numero uno del mondo ed era stato il primo a salire al vertice dopo il dominio di tre lustri targato Big Four. Eppure, dopo l’eliminazione al terzo turno degli Australian Open che lo aveva gettato nello sconforto sportivo tanto che coach Cervara per scuoterlo aveva deciso di non rivolgergli più la parola, il russo è tornato prepotentemente a imporre la sua legge con quel suo tennis sghembo ma efficacissimo che lo rende sostanzialmente un unicum. Tre tornei vinti di fila (Rotterdam, Doha e Dubai) e il quarto, Indian Wells, perso solo in finale contro Alcaraz, una serie di 19 vittorie di fila interrotta appunto dal fenomenale spagnolo e il ritorno tra squilli di tromba prima in top 10 e adesso in top 5. E anche a Miami, senza troppi proclami, è già nei quarti, dove stasera troverà la sorpresa statunitense Eubanks, 103 del mondo, e non ha ancora perso un set
[…]
Ora chiaramente tornando al presente, dopo quello che ho fatto nelle ultime settimane è normale che ce ne sia di più. Sarebbe strano il contrario. Ma diciamo che in venta è una cosa che riguarda la vita in generale, più cerchi di ottenere qualcosa non solo nel tennis, più pressione avrai. A volte stesso dal tuoi familiari e così poi a catena, dai fan, dalla stampa, dai media e via discorrendo. Quindi so che nel tennis più pressione hai, più significa che stai facendo del tuo meglio, il che è fantastico». L’obiettivo A dire il vero, quando si è ritrovato Iassù, al numero uno, qualche granello ha cominciato a ingolfare una macchina che sembrava perfetta: «Semplicemente, non ho più giocato al livello che dovevo tenere per meritarmi quella classifica. Ma la corsa al primato, se ci pensate, è davvero eccitante e difficile: Djokovic è stato sfortunato a non poter giocare tutti i tornei, e sono sicuro che tutti vorrebbero vederlo giocare, perché è un grande campione. Poi, se Nadal non si fosse infortunato a Wimbledon, sarebbe stato lui il numero uno. Non possiamo saperlo perché è stato fuori per infortunio.
[…]
Non vince un Masters 1000 da Toronto 2021, ma in Florida è decisamente il secondo favorito dopo Alcaraz: «Quando ho perso da lui a Indian Wells, ero deluso dal fatto che fosse finita la serie vincente, ma ho guadagnato molta fiducia. È quello che mi è mancato l’anno scorso, una striscia di vittorie di questo tipo. Sono riuscito a vincere 19 partite di fila, ne sono orgoglioso, ma adesso è il momento di provare a costruire una nuova serie». Anche se intorno il mondo non è diventato un posto migliore: «Sapete come la penso sulla Russia e sull’Ucraina: io sono per la pace. E noi top player abbiamo la responsabilità di veicolare i messaggi più wstruttivi». La saggezza dell’Orso.
Sentenza Sinner batte anche la pioggia (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport Roma)
Continua spedita la marcia di Sinner al Masters 1000 di Miami: ieri neanche la pioggia ha fermato la marcia dell’azzurro che si è liberato del finlandese Ruusuvuori in due set con il punteggio di 6-3 6-1 volando in semifinale. La partita era stata interrotta già con Sinner nettamente padrone del match avanti di un set e 2-0 nel secondo. Alla ripresa, dopo due ore di stop (una per la pioggia, la seconda solo per asciugare il campo) per il finlandese non c’è stato letteralmente scampo e la resa è arrivata in una manciata di minuti cercando una reazione di orgoglio solo nel quinto game. Perso il servizio, il 6-1 è diventato una formalità. Sinner a Miami non ha perso neanche un set: 2-0 a Djere, Dimitrov, Rublev e ieri Ruusuvuori.
[…]
«E’ un bilancio molto positivo – riflette ancora Arbino – che riguarda anche la settimana in California, quando abbiamo perso subito da Kubier Da un certo punto di vista è stata una sconfitta salutare perché così ha potuto svolgere un bel lavoro di dieci giorni sul fisico e sulla tecnica, facendo così un grande investimento per questa prima parte dell’anno sul veloce. Mi aspettavo, con un pizzico di fortuna, che qui potesse andar bene perché vedevo che stava davvero in forma. Virtuale numero 47 del mondo, il segreto per decifrare ìl tennis di Sonego è pensarlo felice. «Oggi è più potente, sta lavorando molto bene atleticamente, è migliorato nella forza e nella rapidità – conferma il coach – E ancora un po’ leggerino per via della sua struttura fisica». Come programmare allora il rientro in Europa, dove ad attenderlo ci saranno campi in terra battuta? «Stranamente, in certi casi e in cerri campi il rosso è più rapido del cemento: l’umidità o la composizione di alcuni campi rendono a volte il cemento superficie più lenta della terra battuta. Continueremo a lavorare ancora tanto sul fisico»
Sonego, ciao Miami «Ma questo torneo ml ridona fiducia» (Daniele Azzolini, Tuttosport)
E’ complicato spiegare perché un tennista come Francisco Cerandolo, argentino di Palermo – nel senso del quartiere dove è nato a Buenos Aires -, quando mette piede a Miami diventi un giocatore diverso, capace di mostrare un tennis da cemento di lignaggio ben superiore a quello che gli ho visto porre in scena nei tornei su terra rossa, là dove le sue attitudini tecniche dovrebbero funzionare a meraviglia. A Miami la palla corre più che a Indian Wells, è un dato di fatto. E Francisco passa per essere un buon ribattitore, non altro, per quanto volenteroso e rapido di gamba. Mentre su questi campi a un passo dal mare, assume connotati da esperto costruttore di geometrie tattiche che nascono dai requisiti tipici di chi sul cemento c’è nato, su tutte quella di accettare gli scambi con i piedi hen poggiati sulla riga di fondo, senza mai retrocedere.
[…]
Piuttosto, è stato l’argentino a cambiare le regole d’ingaggio della disfida. Nel secondo set è migliorato non poco alla risposta, mostrandosi reattivo come non era stato in grado di essere nella prima frazione, e ha obbligato Sonego – su ogni scambio – a giocare un numero di palle almeno doppio rispetto ai primi game. La seconda frazione l’ha visto avanti 0-4, poi Sonego ha recuperato un break La terza l’ha avviata addirittura con una striscia di quindici ponti vincenti a due, e su quella ha potuto giocare in tranquillità la parte finale del match. «Ha giocato meglio di me, é stato bravo, ha fatto le cose giuste». La sensazione che Sonny si sia un po’ spento c’è stata, ma Lorenzo offre altre spiega zioni: «Nessun cedimento fisico, esco da questo torneo in ottima forma e nient’affatto stanco. Tho anche mostrato con Eran, quando ho ceduto il primo set, poi sono venuto a capo del match. È successo lo stesso con Cerundolo, ma a suo favore». Resta, nelle considerazioni ottimistiche del torinese, il buon torneo disputato. «Ho avuto la sensazione di poter giocare alla pari con chiunque, e devo dire che da un po’ di tempo, forse troppo, era una percezione che mi mancava. È stato un torneo importante per me, perché mi ha restituito fiducia e convinzione. Ora voglio trasformare i tornei sulla terra rossa in una nuova chance, e continuare a tirare su la mia classifica». A cominciare da Montecarlo, che Sonego aspetta come una “prova del nove”. «Ci tengo, è un torneo che nel 2019 mi ha visto nei quarti, e venivo dalle qualificazioni. Coach Arbino mi ha fatto appena sapere di aver preso appuntamento con Djokovic, per gli allenamenti dei prossimi giorni. Non vedo l’ora…». Le posizioni scalate in classifica saranno con ogni probabilità 12. Dal numero 59 dell’ultimo ranking, Soan y ritroverà posto frai primi 50, intorno al numero 47. La nottata è ormai alle spalle.
Sfida ai campioni (Stefano Semeraro, La Stampa)
In Coppa Davis l’Italia nel 2023 ricomincia da dove aveva smesso a fine 2022, cioè dal Canada. Dai campioni uscenti, guidati da Felix Auger Aliassime e Denis Shapovalov, che a Malaga ci negarono un posto in finale con un drammatico (e pieno di polemiche) doppio decisivo. Nella fase a gironi di Bologna che dal 12 al 17 settembre dovrà contribuire a qualificare le Magnifiche 8 per le Finals – in calendario ancora a Malaga dal 21 al 26 novembre – gli azzurri hanno pescato, oltre ai canadesi, anche la Svezia e il Cile. Negli altri tre gironi, Gran Bretagna, Australia, Francia e Svizzera saranno in campo alla 02 Arena di Manchester; Spagna, Serbia, Repubblica Ceca e Corea a Valencia; mentre il Gruppo D, che comprende Usa, Croazia, Olanda e Finlandia sarà ospitato in Croazia ma in una città ancora da ufficializzare. Il gruppo di Bologna è alla portata dell’Italia – si qualificano le prime due – ma guai a sottovalutare la Svezia dei fratelli Ymer (Mikael n.53 Atp e Elias n. 149) che l’anno scorso, proprio a Bologna, sfiorarono il colpaccio; e il Cile di Nicolas Jarry (n.57 Atp) e Cristian Garin (n.82).
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Nella speranza, soprattutto, che sia un’Italia a pieno organico, come finora si è vista giusto a Bologna, mentre in Spagna Sinner marcò visita e un Berrettini ancora convalescente giocò solo (e male) in doppio finendo per affossare le speranze azzurre. Nel frattempo, dopo il clamoroso addio del Kosmos Group, si stanno decidendo le sorti future della Coppa, che dal 2024, e soprattutto dopo le elezioni della federazione internazionale, potrebbe ricambiare format e sede. Una delle ipotesi è tornare in parte a incontri casa/trasferta, con una Final 4 al posto dell’attuale Final 8, sempre con sede unica. Che potrebbe essere anche Milano: il contratto con Malaga scade quest’anno e al Presidente Binaghi sotto sotto non dispiacerebbe portare dal 2026 l’evento nel nuovo palasport olimpico di Santa Giulia
Rassegna stampa
Sinner vola a Miami (Bertolucci, Crivelli, Giammò, Azzolini). Trevisan fuori ma a testa alta (Bertellino)
La rassegna stampa di mercoledì 29 marzo 2023
La crescita rassicurante di Sinner (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Far sembrare semplici le vittorie contro giocatori forti: è la qualità dei grandi campioni. Sinner l’ha dimostrata nella fantastica cavalcata di appena 71 minuti contro Rublev negli ottavi del Masters 1000 di Miami: ha ridotto all’impotenza il numero 7 del mondo, come se concedergli appena sei game senza praticamente mettere mai a rischio il dominio tecnico sul match fosse la più normale delle giornate. La partita ha confermato che il russo non possiede le armi per poter fronteggiare un Jannik al massimo delle sue potenzialità e il suo gioco scarno, fatto di bordate al servizio e con il dritto che puntano a chiudere in fretta gli scambi, non può contrastare la completezza e l’intelligenza tattica del giocatore italiano. Comunque vadano le cose, i due grandi tornei americani consegnano al circuito un giocatore veno e in grande crescita e al nostro tennis un che presto ci regalerà grandissime soddisfazioni. Non che ci fossero dubbi, perché è da un paio d’anni che Sinner, al netto di qualche intoppo fisico, a ogni partita aggiunge qualcosa al suo gioco e alle sue qualità. Non siamo cioè di fronte all’exploit di un momento, ma a una maturazione costante accompagnata da scelte oculate, fuori e dentro il campo. Non c’è dubbio che Jannik non sia più il fuscello sbattuto qua e là da avversari più potenti muscolarmente, bensì un uomo quasi formato con un fisico definito e reattivo, oppure che il servizio stia diventando un’arma assai incisiva. Contro Rublev, hanno preso gli occhi un paio di palle corte giocate in modo perfetto nei momenti più opportuni, e anche alcune eleganti conclusioni a rete. Tuttavia, mi soffermerei su un paio di particolari che stanno veramente scavando un solco nei confronti degli avversari: la risposta alla seconda di servizio e il rovescio incrociato. Per quanto riguarda la risposta, è stato decisivo il cambio di atteggiamento: fino all’anno scorso Sinner giocava il colpo tre metri dietro la riga di fondo per assicurarsi di poter iniziare lo scambio, adesso si è portato decisamente più avanti con l’intento di fare subito male, un’aggressività studiata che gli sta procurando un sacco di punti, mandando in tilt i rivali. Quanto al rovescio, è ormai uno dei colpi più terrificanti del circuito, con percentuali di errore praticamente azzerate e la capacità di trovare angoli addirittura più esasperati rispetto al dritto. […]
Il Rosso va (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Se non fosse che da quelle parti la parola incute sempre un certo timore, accanto al Sinner ammirato negli ottavi di Miami si accompagnerebbe bene la definizione di Uragano. Una furia devastante e pure intelligente che si abbatte su Rublev, numero 7 del mondo, azzerato in appena 72 minuti come se fosse normale dominare un avversario reduce da 10 partite vinte su 12 sul cemento e top ten consolidato da anni. E’ vero che le due sconfitte su quattro confronti diretti maturate contro il russo erano state in realtà altrettanti ritiri (Vienna 2020 e Roland Garros 2022), ma stavolta i numeri compilati dalla Volpe Rossa sono impressionanti: 8 ace e nessun doppio fallo, l’86% dei punti vinti con la prima, il 67% con la seconda, nessuna palla break concessa, 29 vincenti e appena 8 gratuiti. Una lezione, insomma, che vale la terza qualificazione consecutiva ai quarti del Masters 1000 della Florida, dove Jan giocò e perse la finale dei 2021, e il virtuale numero 10 al mondo, che gli potrà essere sottratto soltanto da Khachanov se vincerà il torneo. Intanto, è quinto nella Race per Torino, una posizione che si sta meritando sul campo con la miglior partenza stagionale di sempre (19 vittorie e appena 4 sconfitte): «lo provo a fare il massimo ogni giorno. Rublev non è mai un avversario facile, serve bene ed e aggressivo, ma il mio livello è stato ottimo, mi sono sentito bene in campo. È la partita in cui ho servito meglio e devo continuare così. Stavolta ho cambiato un po’ la tattica “bomba contro bomba”: ho cercato di essere più aggressivo di lui, ci sono riuscito e sono molto soddisfatto». Esaltano, del Sinner attuale, la maturazione fisica finalmente non frenata da Intoppi di salute, la crescita del servizio, la lucidità nelle letture tattiche che producono palle corte e discese a rete non più istintive ma contingenti al momento. Però ad impressionare di più, in questa settimana, sono la risposta al servizio sulla seconda e il rovescio incrociato, ormai una sentenza micidiale. Insomma, l’arsenale si arricchisce e gonfia le speranze: «Sto provando ad aggiungere qualcosa al mio gioco perché devo investire per il futuro. Quello che sto provando a fare è cercare di essere meno prevedibile e da questo punto di vista sono molto contento». Oggi nei quarti trova il finlandese Ruusuvuori ma è chiaro, però, che lo sguardo mira all’orizzonte della semifinale con Alcaraz, Fritz permettendo. Ma coach Vagnozzi prova ad andare oltre: «Carlos è un fenomeno. A 19 anni nessuno giocava così, nemmeno Djokovic, Nadal o Federer. Nessuno aveva la sua completezza. Sicuramente migliorerà ancora, ma noi non facciamo la corsa su di lui, dobbiamo farla su Jannik cercando di renderlo il giocatore migliore possibile». […]
Il nuovo Sinner travolge Rublev (Ronald Giammò, La Gazzetta dello Sport)
Pezzo dopo pezzo, il puzzle che Jannik Sinner ha iniziato a costruire nei primi tre mesi del 2023 comincia a restituire l’immagine di un giocatore molto diverso dalle vaghe idee di prospetto con cui se ne provava a intuire la crescita appena tre anni fa. La vittoria ottenuta ieri a Miami contro Andrey Rublev (6-2 6-4), con cui il numero uno italiano si è qualificato ai quarti del secondo Masters 1000 della stagione altro non è stato che un ulteriore tassello sulla strada di un percorso che oggi lo stesso Sinner sente ancora incompleto e alla cui realizzazione mancano ancora «due o tre anni» per dirsi completata. Che sia stato ancora Rublev, n.7 del mondo, a doverne scontare le conseguenze è coincidenza che, al pari della località, quella Miami dove due anni fa l’azzurro centrò la sua prima finale in un Masters 1000, aggiunge suggestione al successo, confermandone al tempo stesso i progressi. Se prima del match di ieri il bilancio tra i due era infatti in perfetta parità (2-2), lo si deve solo ai due ritiri con cui il russo era riuscito a bilanciare le due sconfitte patite a Barcellona nel 2021 e a Montecarlo l’anno successivo: due vittorie tirate per l’azzurro, mentre ieri non c’è stata proprio partita. Se le due vittore ottenute contro Djere e Dimitrov erano arrivate senza troppi patemi, pur non esibendo un Sinner impeccabile, quella di ieri era la partita in cui era davvero necessario alzare il proprio livello. E così è stato. Una lezione risoltasi in appena 70 minuti, sostenuta da un servizio sempre più robusto, impreziosita da variazioni e colpi che alla lunga hanno finito con lo sfibrare l’emotivo russo, sempre più impreciso e frustrato, a cui Sinner ieri non ha concesso nemmeno una palla break. «Andrey non è mai un avversario facile perché tira forte e spinge su ogni colpo – ha dichiarato Sinner a fine match – ma oggi il mio livello di gioco è stato ottimo: ho servito bene, anche rispetto alle altre partite». […] «Stavolta ho cambiato un po’ la tattica “bomba contro bomba”. Ho cercato di essere più aggressivo di lui, ci sono riuscito e sono molto soddisfatto». Sarà che Rublev è avversario che ben si presta a questo tipo di strategia, ma l’averlo sfidato a viso aperto, salvo poi continuare a pungerlo con le palle corte e minacciarlo di continuo alla risposta, dice molto della confidenza ormai raggiunta dall’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill quando è chiamato a recitare un copione diverso dall’unico spartito a cui sembrava intestato il suo tennis fino a poco tempo fa. […]
Sinner lo spietato (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Non è più il Sinner di prima. Il quale non era male, badate, nient’affatto male… Ma questo è meglio. Lucido sempre, battagliero e aggressivo in modo quasi provocatorio per gli avversari, Jannik sembra aver intinto il proprio tennis in un infuso magico che lo abbia dotato di venefici effetti, su tutti quel senso di spietata superiorità che regna, da qualche tempo a questa parte, nella gran parte dei match in cui il `roscetto’ di casa nostra sembra – sulla carta – rischiare qualcosa. Quasi gli stimoli che ne ricava si trasformino nella più comoda delle scale grazie alla quale sollevare la fatidica asticella e portarla su, laddove gli altri non riescano più a toccarla. Nemmeno in punta di piedi. Neanche saltando. È un Sinner di lotta e di governo. Che ha smesso di sperimentare formule, ma si è appropriato definitivamente di quelle più gli servivano. Uno che risponde ai troppo aggressivi in termini ancor più acidi e corrosivi di quanto possano osare gli avversari, e per di più scoraggiante, per come gli riesca facile indossare la maschera del tennista irruente e adattarsi a essa quasi fosse una condizione stabile del suo essere. Insomma, un tipo cattivo e inavvicinabile come da normale amministrazione… Andrey Rublev, poverino, ci ha provato. È un caro ragazzo, il russo, uno che non ha avuto paura a prendere posizione contro la guerra e ribadire, in un momento difficile tra russi e ucraini nello spogliatoio del circuito, che l’amicizia con Denys Molchanov – con il quale vinse il doppio a Marsiglia nel 2022, ai primordi dell’invasione russa – non merita nemmeno di essere discussa. Lui lo considera un fratello e così sarà per sempre. Aspetti nobili di un carattere che in campo appare spesso preda dei nervi, costretto a scaricare nei colpi più violenti le pressioni che avverte dentro di sé. Condizione che contro Sinner sul campo numero uno di Miami, è rapidamente scivolata nella frustrazione di chi scopre quanto il proprio agitarsi tennistico sia vano. Nel primo set Sinner l’ha preso letteralmente a pallate, gli ha tatuato due break sul fondo schiena che gli ci vorranno anni a Rublev per cancellarne il ricordo, ha spolverano le righe del campo con dieci vincenti contro tre soli errori gratuiti. Nel secondo il russo ha opposto maggiore resistenza, ma non ha evitato il break che Sinner gli ha confezionato su misura nel settimo game, cogliendo spizzichi di riga che hanno letteralmente prostrato il poverino. Match vinto in un’ora e dodici minuti. «Oggi funzionava tutto, ho cambiato qualcosa rispetto ai nostri precedenti confronti, ma non vi dico cosa», fa il misterioso Sinner, apparso più aggressivo del solito, e sempre attento – negli scambi più lunghi – a preparare il botto finale con una frecciata laterale che spostasse il russo, liberando il corridoio per il dritto vincente. I conti tornano… Otto ace, nessun doppio fallo, nessuna palla break concessa nel match e una seconda di servizio in crescita, con il 67 per cento di trasformazioni in punti vincenti contro il 27 per cento di Andrey. Non solo… Salgono a 19 i match vinti nella stagione (4 le sconfitte), a due i quarti di finale nel Sunshine Double americano, il migliore fin qui mai giocato da un italiano, mentre il rientro in Top Ten, al decimo posto, sembra ormai assumere forme definitive. Prossimo avversario, il finlandese Emil Ruusuvuori, 54 Atp […]
Trevisan fuori ma a testa alta (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Una sfida suggestiva quella cui è stata chiamata Martina Trevisan nei quarti di finale del WTA 1000 di Miami, per molti motivi e per il valore dell’avversaria, Elena Rybakina, campionessa in carica di Wimbledon, finalista agli Australian Open d’inizio stagione e fresca di titolo a Indian Wells. L’azzurra a caccia dello scettro di prima italiana di sempre a raggiungere la semifinale nel torneo di Miami, la kazaka nata a Mosca (reduce da un filotto di 9 vittorie consecutive) impegnata a diventare la sesta giocatrice nella storia a centrare il “Sunshine Double”. Tattica e traiettorie mancine da una parte, quelle dell’azzurra, numero uno d’Italia, servizio e potenza dall’altra, in un tennis nel complesso fatto anche di buona mobilità in ragione della notevole stazza fisica. La 29enne fiorentina ha cercato di rimanere incollata al match nei primi game del set iniziale giocando alla pari con la rivale. Il break è però arrivato al quarto gioco, a spaccare la frazione per quella che è parsa essere la fuga della Rybakina sul 4-1. Lottatrice mai doma, Martina ha mantenuto la calma e anche grazie ad un doppio nastro fortunato è risalita con il contro-break sul 3-4. Nuovo strappo in avanti della kazaka, però, e sigillo sul primo set con il diritto tornato vincente. Rinfrancata dalla vittoria parziale è stato subito break in suo favore in avvio di secondo set, bissato poco dopo per il 3-0. Sempre più efficace al servizio (200 ace messi a segno in stagione) Elena Rybakina ha dominato gli ultimi game chiudendo la sfida in un’ora e 9 minuti. Ventesimo successo in stagione e sguardo sempre più convinto verso le alte sfere del ranking: «Sono molto felice e ringrazio il pubblico per il sostegno. Nel secondo set sono salita di livello e con la percentuale di prime palle». Trevisan che è uscita dal torneo a testa altissima e con nuove certezze nonché motivazioni in ottica stagionale, anche sul cemento, superficie non sempre così gradita in carriera. […]