Australian Open, Murray dopo la vittoria su Berrettini: "Orgoglioso, in molti avevano dubbi su di me"

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Australian Open, Murray dopo la vittoria su Berrettini: “Orgoglioso, in molti avevano dubbi su di me”

Andy non nasconde di sentirsi ripagato dopo le difficoltà degli ultimi anni: “Ho perso partite simili negli Slam recentemente. Stasera poteva andare diversamente ma ho meritato di vincere”

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Andy Murray - Australian Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Quattro anni fa Andy Murray paventava l’ipotesi del ritiro dopo il match perso contro Bautista Agut al primo turno dell’Australian Open del 2019: sapeva che avrebbe dovuto operarsi per la seconda volta all’anca e che la sua carriera sarebbe stata così appesa a un filo. Da quella partita a oggi, l’ex numero uno del mondo ha attraversato momenti difficili dentro e fuori dal campo: è tornato a giocare, ha avuto nuovi problemi fisici, ha subito sconfitte difficili da digerire (come quella con Tsitsipas allo US Open nel 2021) ma non si è mai arreso. Così come non si è arreso oggi nella sfida con Berrettini dopo la rimonta dell’azzurro e quando si è trovato a dover fronteggiare un match point nel quinto set. Forse anche per questo motivo oggi Andy – come ha dichiarato in sala stampa dopo la partita – non ha pensato a quella partita con Bautista: quattro anni fa fu a un passo dalla resa, mentre nel match odierno non avrebbe mai alzato bandiera bianca prima della stretta di mano finale.

Il britannico non ha nascosto l’orgoglio per la sudatissima vittoria contro l’azzurro: “Negli ultimi anni mi sono messo in discussione più volte. Molti hanno messo in dubbio le mie capacità e le mie possibilità di essere all’altezza dei tornei e delle partite più importanti. Mi sono sentito molto orgoglioso di me stesso dopo la partita. Non è una cosa che ho provato di solito nel corso degli anni alla fine delle partite di tennis”. Evidentemente questo successo lo fa sentire ripagato per tutti gli sforzi compiuti, compreso il duro lavoro fatto in preparazione della nuova stagione, che è stato uno dei temi centrali nella conferenza post-match.

D: Congratulazioni, Andy. Questa è la tua 50ª vittoria agli Australian Open, una vittoria che va semplicemente oltre le mie parole. Forse potresti usare le tue parole per descrivere come ti senti ora dopo una battaglia così incredibile con un finale intensissimo.

Murray: “Mi sento stanco. Penso che sia stata davvero una bella partita e di essere stato molto bravo a resistere alla fine, perché la vittoria avrebbe potuto sfuggirmi per il modo in cui stava servendo e per come stava giocando. Nel complesso credo di aver creato abbastanza occasioni per vincere la partita. Se avessi sfruttato una delle palle break all’inizio del terzo, l’esito sarebbe stato leggermente diverso. Sono molto felice di avercela fatta”.

D: Ovviamente hai vinto titoli importanti, tanti incontri importanti, ma quali sono state le emozioni di oggi rispetto alle tue vittoria del passato? È diverso considerato tutto quello che hai passato?

Murray: “Sono orgoglioso del lavoro svolto negli ultimi mesi. Mi sono allenato molto duramente in Florida per prepararmi a giocare qui.  Sono rimasto impressionato da me stesso (ride, ndr), e non è una cosa che mi capita spesso… di solito sono molto esigente con me stesso. Stasera devo darmi un po’ di credito perché gli ultimi anni sono stati difficili. Negli ultimi due anni ho perso alcune partite di questo tipo negli Slam, come quella con Tsitsipas o quella con Isner a Wimbledon. Stasera poteva andare diversamente, ma sono rimasto forte e ho meritato di vincere”.

D: Ci puoi parlare della preparazione in Florida? So che hai incontrato Ivan Lendl lì.

Murray: “Sono stato lì per tre settimane. Ho alloggiato in una casa che distava al massimo due minuti di macchina dal campo in cui ci allenavamo ogni giorno. Sono stato con Ivan che ovviamente era a casa sua lì. Il fisioterapista con cui ho lavorato è Phil Hayward, che è stato con me per tutte e tre le settimane. Ovviamente avevamo dei giorni liberi. Ma sì, abbiamo lavorato molto in campo. Ho fatto anche molto lavoro cardio sulla bicicletta e con la Versaclimber. Ho vissuto una vita piuttosto semplice per quelle settimane. Mi alzavo alla stessa ora la maggior parte delle mattine, andavo ai campi di allenamento, passavo quasi tre ore in campo, pranzavo, poi andavo in palestra nel pomeriggio o a volte tornavo in campo. Ero totalmente concentrato sul mio allenamento e sul mio tennis, sulle cose che dovevo fare per migliorare“.

D: Qual è la differenza che fa avere Ivan Lendl al tuo fianco?

Murray: “I successi ottenuti in passato mi danno fiducia nel rapporto. Ovviamente la maggior parte delle mie vittorie più importanti sono arrivate mentre Ivan faceva parte della squadra. Di certo non mi permette di farla franca se non lavoro duramente. Mi spingerà sempre al massimo per cercare di ottenere il meglio da me. Eh, sì, è un rapporto che sembra funzionare” (ride, ndr).

D: Recuperare da un match del genere è difficile per chiunque, indipendentemente dall’età. Quanto sarà difficile prepararsi per un altro incontro? Quanto è diverso quello che dovrai affrontare ora rispetto a cinque o dieci anni fa?

Murray: “A dire il vero, il processo è abbastanza simile, in termini di ciò che farò. L’unica cosa che ho migliorato di recente, probabilmente da quando ho avuto i bambini, è che prima andavo sempre a letto tardi, mentre ora tendo ad andare a letto molto, molto prima. Insomma, do maggiore priorità al sonno. Ovviamente non è facile recuperare da una partita di 4 ore e 50 minuti. Ma mi sono messo nelle migliori condizioni per poterlo fare con l’allenamento e le cose che ho fatto negli ultimi mesi. Non mi aspetto di sentirmi perfetto giovedì, ma spero di essere in una buona condizione“.

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