Ubaldo Scanagatta parla con Gerardo De Vivo per “Match”, rubrica di GiornaleRadio.fm. Tanti gli argomenti trattati, con la sconfitta di Rafa Nadal al secondo turno contro Mackenzie McDonald e il connesso problema fisico, l’ultimo di una lunga serie (non solo) a livello Slam. Ma c’è tanto spazio anche per gli azzurri tra delusioni e speranze, per il grande favorito Novak Djokovic e per la un po’ meno favorita Iga Swiatek e il tabellone femminile. Ascolta l’audio qui sotto:
De Vivo: Un incidente di percorso o l’ennesimo segnale di un declino ormai inevitabile?
Scanagatta: “Temo entrambi. Nadal ha 36 anni, mille infortuni, con un tennis molto dispendioso. Non ha potuto disputare dodici volte uno Slam perché infortunato, altrimenti ne avrebbe giocati 79 invece di 67. Sempre negli Slam, cinque volte è entrato in campo ma si è dovuto ritirare nel corso del match. Altre nove volte ha accusato infortuni durante l’incontro portato a termine, compresa quella di oggi con la sconfitta dal californiano Mackenzie McDonald, n. 65 del mondo e in precedenza nettamente battuto. Se andiamo a fare il totale, sono ventisei volte. Ha saltato, prima ancora di scendere in campo, quattro Wimbledon, quattro US Open, due US Open e due Roland Garros: è tanta roba. Già dieci anni fa si diceva, ‘con questo tipo di tennis, così strappato, violento, molto diverso da quello di Roger Federer, come farà Nadal a giocare oltre i trent’anni?’ Invece è arrivato a trentasei, però ha anche sofferto parecchio. Ha avuto malanni dappertutto: piede sinistro, polso destro, polso sinistro, ginocchio sinistro, tendiniti, addominali, quadricipiti… Non si è fatto mancare nulla.”
Ci sono anche dei momenti simbolici perché proprio la sconfitta all’Australian Open è avvenuta sullo stesso campo della sua vittoria dello scorso anno contro Medvedev che è passata alla storia. La storia del tennis è ricca di questi momenti iconici…
“Non c’è dubbio. Quella contro Medvedev è stata un’impresa perché Nadal aveva perso i primi due set, sembrava spacciato, poi resuscitò e fu un trionfo – forse la partita dell’anno. Ma gli infortuni, i problemi si accumulano, non ha praticamente giocato nella seconda parte del 2022. ‘Il problema è pensare a recuperare ancora una volta’ ha detto. E ogni volta è più lunga e faticosa.“
Dirà basta quando il fisico dirà stop. Anzi, no, perché gliel’ha detto da tempo. Deciderà lui il momento. Parliamo poi delle delusioni degli azzurri, le sconfitte di Berrettini e Musetti: fanno male al nostro tennis o sono un incidente di percorso e si va avanti sereni?
“Si va avanti. Entrambi si sono ritrovati sotto di due set e sono andati al quinto, dove pensavo l’avrebbero spuntata. Musetti aveva un alibi importante, nel primo set il suo coach si era sentito male finendo all’ospedale: ci sta che il giocatore sul campo che si vede andar via tutti quanti resti turbato. Però pensavo che al quinto avrebbe vinto contro il sudafricano Harris, dalla classifica (n. 186) falsa, fermo molti mesi per un problema al polso ma ex n. 31 del mondo. Perché Berrettini abbia giocato così male i primi due set non si sa. Lui ha dato la colpa all’aver dovuto giocare indoor, quando si era allenato all’aperto, in condizioni peraltro più lente che hanno favorito Harris.”
Non dubito della sincerità di Berrettini ma spero in un’analisi più approfondita da parte del suo team perché mi sembra un po’ poco per giustificare quel blackout.
“Vero. Gli era già successo contro Ruud allo US Open. Matteo ha fatto finale a Wimbledon, semifinale allo US Open e all’Australian Open e i quarti al Roland Garros. Credo che ritornerà tra i primi perché non vedo tutti questi fenomeni. Ormai i Fab Four stanno per andarsene tutti e gli altri Berrettini li ha battuti tutti.”
Sinner sta sfruttando le sue chance, invece.
“Al prossimo turno ha l’ungherese Fucsovics, contro il quale ha perso 2 volte su 3. Sinner è favorito, ma l’anno scorso si è spesso infortunato, ma avuto un’ottima percentuale fra vittorie e incontri giocati ed è pià forte di molti che gli stanno davanti. Se batte Fucsovics deve giocare contro Tsitsipas che proprio all’Australian Open un anno fa gli impartì quella sonora lezione che molti individuarono come causa della successiva rottura con il coach Riccardo Piatti.”
Clicca qui sotto per ascoltare l’audio completo dell’intervista che prosegue con Lorenzo Sonego, il ritorno in Australia di Novak Djokovic, i suoi più credibili avversari, il tabellone femminile, “una roulette” anche se Iga Swiatek…