Australian Open: l’infortunio di Djokovic preoccupa (forse) lui, non me. La pressione su Tsitsipas alimenta le chances di Sinner [VIDEO]

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Australian Open: l’infortunio di Djokovic preoccupa (forse) lui, non me. La pressione su Tsitsipas alimenta le chances di Sinner [VIDEO]

Tre ottavi degni di uno Slam e cinque da ATP 250. Bautista Agut, a quasi 35 anni, è il più probabile semifinalista fra tutti. Ma non fa notizia neppure quando batte Murray

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Degli otto ottavi di finale che ci presenta questo Australian Open 2023 ce ne sono solo tre che meritano certamente di essere visti, a cominciare dal “nostro” Sinner-Tsitsipas, proseguendo con Rublev-Rune e direi Korda-Hurkacz, anche se una certa curiosità me la desta anche Aliassime-Lehecka. Vabbè, Djokovic va sempre seguito…

I quattro giocatori che si batteranno per un posto in semifinale nella parte bassa della seconda metà del tabellone, tre americani che accerchiano l’ultimo spagnolo superstite, Shelton vs Wolf, Bautista Agut vs Paul, continueranno a farmi rimpiangere per chissà quanto tempo ancora la grande opportunità mancata da Matteo Berrettini per trovarsi là dove oggi si trova da favorito un buon giocatore e un brav’uomo come Bautista Agut.

Lo spagnolo (classe 1988) ad aprile compirà 35 anni anche se della sua età non capita quasi mai di parlare come si fa invece costantemente per Djokovic e Murray (classe 1987) e Nadal (1986).

Con una carriera oscurata dalla contemporanea luce sfavillante di Rafa Nadal, il suo destino, è quello di non fare mai notiziaEppure è il più probabile semifinalista fra tutti.

Ha battuto Braveheart Murray, dopo una partita che non c’è stata per un set e mezzo perché il povero Andy aveva le gambe di legno (non di titanio) e che poi c’è stata – e anche emozionante –  per un’oretta (su tre e mezzo complessive) quando lo scozzese si è finalmente sciolto e ha entusiasmato il pubblico aussie record di questo sabato (90.000 spettatori fra giorno e notte!) schierato impietosamente (almeno dal punto di vista dello spagnolo) tutto per lui…

Alla fine ha vinto il trentacinquenne più fresco ed osteggiato, ma come dicevo poco sopra e ora ribadisco il buon ed incolpevole Bautista non fa notizia neppure quando vince un duello epico. E neppure se ribatte Murray. Non gli si perdona di averlo fatto piangere già 4 anni fa.

Diciamo la verità, quegli ottavi lì in basso, e lassù in alto anche Khachanov-Nishioka, potrebbero essere match da ATP 250.

Mentre quell’ottavo fra Djokovic e de Minaur che ci aspetta lunedì mattina appassiona più gli australiani che me. Loro sperano, ed è sacrosanto – non lo facciamo anche noi per Sinner? –  in un exploit del loro ultimo connazionale.

Io non credo più troppo alla severità dell’infortunio del serbo in piena corsa per il suo trionfo numero 10 a Melbourne.

Nole e Stefanos Tsitsipas sono i grandi favoriti per la vittoria finale fra i 16 che ancora nutrono speranze, ma che sono di altro tipo, anche se sognare non costa nulla.

Sinner, ultimo azzurro in lizza dopo il k.o. di Camila Giorgi (6-2,7-5) con la Bencic, non ha ancora mai centrato una semifinale d’uno Slam e l’aver conquistato 6 ottavi di finale consecutivi dall’US Open del 2021 e otto in toto testimonia sì la sua solidità fino a certi livelli, ma – giusto per mantenere le debite proporzioni – vi ricordo anche che battendo Dimitrov, Djokovic di ottavi di finale ne ha raggiunti 59!

Eppoi – converrà ricordare –  Djokovic ha anche vinto 21 Slam. Il primo lo conquistò – manco a dirlo – proprio in Australia nel 2008 battendo in finale Tsonga. Gli mancavano 4 mesi al ventunesimo compleannoMa già l’anno prima aveva raggiunto due semifinali (Parigi e Wimbledon) e una finale di Slam (New York). Capito Jannik?

Jannik i 21 anni li ha compiuti il 16 agosto scorso. Se è vero che ha conquistato un quarto di finale in ciascuno dei 4 Slam e nessun tennista italiano – nemmeno Nicola Pietrangeli ai suoi tempi- è stato capace di tanto, ancora deve centrare la sua prima semifinale nei Majors.

E’ quindi il caso di tenere i piedi per terra senza eccedere in precoci trionfalismi, anche se per lui si parla sempre della sua grande precocità.

Anche riuscisse a battere Tsitsipas, e sarebbe una gran bella impresa, per arrivare in semifinale bisognerebbe poi confermarsi nella prova del nove, probabilmente contro Felix Auger Aliassime (o magari Lehecka). Una vittoria di Sinner sarebbe la prima contro un top5 in uno Slam in 7 tentativi e soltanto la seconda vittoria su un top5 fra tutti i vari eventi cui ha preso parte in 16 confronti contro un top5.

Quanto è accaduto nella quinta giornata dell’Australian Open conferma due sensazioni: Djokovic non è al massimo, altrimenti non avrebbe rischiato di perdere il primo set – forse cruciale – con Dimitrov, in precedenza battuto 10 volte su 11, ma non sta nemmeno così male da far…sperare con forte ragionevolezza avversari sul campo e nemici sui social.

La sua classe, il suo temperamento, la sua capacità di dare il meglio di sé nelle circostanze più ostiche, non si discutono, quali che siano le sue condizioni fisiche.

Contro un buon (ottimo anzi) Dimitrov Nole ha avuto 3 setpoint sul 5-3 ma li ha mancati, poi ha perso il servizio sul 5-4. E questo, si sarà pensato, non è da lui.

Poi però è stato lui – altro che! – nelle tre occasioni in cui Dimitrov era riuscito faticosamente e brillantemente a conquistare il setpoint, le prime due sul 5-6, la terza nel tiebreak (poi vinto da Djokovic) 9 punti a 7.

Che ha fatto in quei tre setpoint Djokovic? Un ace (solo il terzo del match fino ad allora) e due “prime” vincenti di servizio, con Dimitrov che dall’altra parte scuoteva la testa sorridendo amaro come per dire “Figurarsi se in questi momenti Nole non metteva a segno i suoi migliori servizi!”.

Vinto quel set (durato 77 minuti eh) ogni dubbio su chi avrebbe vinto quel loro dodicesimo duello è scomparso dalla testa di chiunque abbia seguito la partita. E difatti Novak ha conquistato la vittoria consecutiva n.24 all’Australian Open.

E oggi chiedo: c’è qualcuno che pensa che “leprotto” de Minaur, a dispetto di quella rapidità straordinaria che sembra aver mutuato dal suo coach Lleyton Hewitt, abbia serie chance di sorprendere Nole Djokovic lunedì? Se c’è… che ci scriva. Io non lo credo possibile, ma poi allargo anche le braccia. Nel tennis in mezzo secolo abbondante da guardone, ho assistito a tante di quelle sorprese per cui da escludere non c’è mai nessun risultato. Eviterei però la banalità della palla rotonda…

Riguardo alle condizioni fisiche di Nole, al presunto stiramento – contrattura è una cosa, stiramento è un’altra: chiunque abbia fatto seriamente un minimo di sport lo sa – dico soltanto a chi ha l’abbonamento a Discovery Plus (che ti consente di riguardare tutti gli incontri) di andarsi a rivedere all’interno del match Djokovic-Dimitrov, quella straordinaria volée alta di rovescio giocata dal bulgaro sul 76 21 per Djoko e vantaggio pari per la sesta volta. L’orologio mostra che sono trascorsi 1 ora e 46 minuti dall’inizio del matchLa volée di Grigor è difficilissima e bellissima. Ma Nole tenta ugualmente di riprendere la palla impossibile. Senza un minimo di prudenza per un giocatore che sa o ritiene di avere un problema fisico. Puro istinto? Incoscienza?

Una palla che qualunque “infortunato” avrebbe lasciato perdere per non rischiare di farsi più male. Nole nel tentare invece ugualmente di recuperarla finisce lungo disteso a terra con una spaccata che avrebbe “strappato” i muscoli di qualunque altro atleta sano al mondo. E soprattutto di uno che fosse stirato. Ribadisco: essere alle prese con uno stiramento è una cosa, con una contrattura è un’altra. Alla contrattura -non a tutte -si può porre quantomeno parziale rimedio con dei buoni massaggi di un professionista – a uno stiramento (premesso che c’è stiramento e stiramento e che lo strappo è un’altra cosa ancora) è molto più improbabile e difficile. Sia chiaro che io non ritengo che Djokovic si sia inventato un problema, che ci racconti balle. Semplicemente penso che lo sopravvaluti, perchè questa è la sua natura. Ogni più piccolo dettaglio nella cura del fisico, nella nutrizione, per lui è un grandissimo dettaglio da non trascurare.

Lui da terra, molla la racchetta, fa un tre secondi di strectching e poi si rialza come se nulla fosse.

Lì ho capito che Nole può raccontarci quel che vuole, può essere preoccupato quanto dice, ma le sue mi sembrano preoccupazioni poco fondate. Ciò detto lui è un tale perfezionista che anche un minimo handicap gli sembrerà un problema gigantesco. Djokovic non è al 100 per 100 ma la sua superiorità sul resto dei contendenti a mio avviso è tale per cui un minimo svantaggio se lo può permettere.

E le speranze di Sinner di sovvertire il pronostico contro Tsitsipas sono invece fondate oppure no?

Beh, vero che ogni avversario è diverso, e ogni partita è diversa, ma se gli riuscisse giocare un match simile a quello giocato a New York contro Alcaraz perché no?

Ovviamente dipenderà anche da Tsitsipas. Rispetto a un anno fa – quando i bookmakers calibrarono le quote in modo tale che il favorito era Sinner (ma significa che gli scommettitori in quello credevano) – è il greco che ha tutto da perdere. Per lui, davanti al suo pubblico – eh sì, gioca in casa – che lo esalterà se le cose si metteranno bene, ma che gli farà avvertire la sua delusione se invece bene non si mettessero, c’è alle viste la possibile conquista del primo Slam e del primo posto nelle classifiche mondiali. E dopo 3 semifinali già raggiunte a Melbourne è normale porre l’asticella più in alto.

Non è poco. La pressione l’avvertirà. E se non dovesse riuscire a conquistare un rassicurante vantaggio all’inizio, potrebbe anche pagarla cara.

Jannik deve cercare di non lasciargli l’iniziativa. Più facile a drssi che a farsi. Avrà bisogno di una alta percentuale di prime palle e dovrà rischiare anche con le seconde. A costo di fare qualche doppio fallo in più, pur di non lasciare mai l’iniziativa dello scambio a Stefanos che se riesce a comandare con il dritto, quell’iniziativa è capace di seguirla a rete e di non perderla più. Sul video da me registrato in precedenza per Ubitennis ho detto anche altro.

Chi vivrà vedrà (e viceversa). Vagnozzi ha detto che è stato importante anche rimontare per la prima volta un handicap di due set a zero – e capisco perché lo dice – ma Tsitsipas non è Fucsovics. Meglio evitare di trovarsi sotto due set a zero, avrebbe detto Catalano, il filosofo della cose ovvie che Renzo Arbore rese celebre.Liquido in poche battute tutto il resto. Camila non ce l’ha fatta, ancora una volta, a conquistare gli ottavi nell’unico Slam in cui non c’è mai riuscita. La vittoria n.17 contro una top-ten è solo rinviata. Le armi non le mancano. La lucidità per non regalare un punto come quello che si è mangiata sul 5 pari e 15 pari del secondo set invece le manca eccome. Dopo quel rigore di rovescio a un metro dalla rete e con la Bencic già arresa ma sparacchiato fuori sciaguratamente, ha perso i successivi sei punti di fila e un match che aveva appena rimesso in sesto. Per l’ennesima volta peccato. Non è mai salita oltre il ventiseiesimo posto nel ranking WTA, una ragione ci sarà. Ma in casa Giorgi non viene vissuto come un gran problema. In fondo per la famiglia è molto più importante aver guadagnato quasi sei milioni di dollari di soli premi ufficiali. Più il resto. I Giorgi, che non erano certo benestanti, si possono potuti permettere perfino di rinunciare ai soldi degli sponsor dell’abbigliamento. E chissà che la linea Giomila, disegnata alla grande da mamma Giorgi e assai più elegante dei vari completini arlecchinati della Nike, non porti prima o poi altri soldini alle casse di famiglia. Il problema in futuro sarà forse trovare un’altra modella tennista d.o.c. quando Camila appenderà la racchetta al chiodo. Ha già 31 anni…anche se si può dire tutto fuorchè le manchi il fisico. O questa è una considerazione soprattutto estetica, quindi oggi riprovevole in tempi in cui è d’obbligo il politically correct?

Accenno al fatto che nella notte italiana Rune aveva dominato Humbert – e se a vincere il torneo, come a Bercy, fosse proprio il ragazzino danese? Un dollaro australiano dai bookies su Rune si potrebbe anche scommettere …e Rublev aveva fatto altrettanto con Evans, quando l’unico momento da non perdere è stato quando Rublev a caccia di potassio extra ha chiesto a un raccattapalle di andare a cercargli una banana…e quella banana gliela ha offerta Evans! Quando si dice “Fair Play”.

Poiché delle mie reminiscenze scolastiche ho fatto già più volte cenno, non parlerò di Orazi e Curiazi, però Bautista Agut attorniato dai tre americani Shelton, Wolf e Paul – quando l’unico davvero forte, Fritz, è fuori gioco – secondo me li fa fuori tutti. Ma può farne fuori solo due, non tre.

Stanotte forse sto sveglio, se la Fiorentina che ha meritatamente scavalcato la Juvents – ha ha ha! Scherzo…- non mi mette di cattivo umore non conquistando i tre punti con il gemellato Torino (gemello anche a 23 punti) – per vedere Swiatek-Rybakina, la campionessa di Parigi e New York contro quella di Wimbledon.

In mancanza di mamma Barty, il tennis femminile non offre molto di meglio, finchè non crescono ancora le due sorelline Fruhvirtova che già mi intrigano non poco. Buon tennis a tutti. (E se non avete ancor scoperto il profilo Instagram di Ubitennis…beh, peggio per voi!)

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