Australian Open
Australian Open: l’infortunio di Djokovic preoccupa (forse) lui, non me. La pressione su Tsitsipas alimenta le chances di Sinner [VIDEO]
Tre ottavi degni di uno Slam e cinque da ATP 250. Bautista Agut, a quasi 35 anni, è il più probabile semifinalista fra tutti. Ma non fa notizia neppure quando batte Murray

Degli otto ottavi di finale che ci presenta questo Australian Open 2023 ce ne sono solo tre che meritano certamente di essere visti, a cominciare dal “nostro” Sinner-Tsitsipas, proseguendo con Rublev-Rune e direi Korda-Hurkacz, anche se una certa curiosità me la desta anche Aliassime-Lehecka. Vabbè, Djokovic va sempre seguito…
I quattro giocatori che si batteranno per un posto in semifinale nella parte bassa della seconda metà del tabellone, tre americani che accerchiano l’ultimo spagnolo superstite, Shelton vs Wolf, Bautista Agut vs Paul, continueranno a farmi rimpiangere per chissà quanto tempo ancora la grande opportunità mancata da Matteo Berrettini per trovarsi là dove oggi si trova da favorito un buon giocatore e un brav’uomo come Bautista Agut.
Lo spagnolo (classe 1988) ad aprile compirà 35 anni anche se della sua età non capita quasi mai di parlare come si fa invece costantemente per Djokovic e Murray (classe 1987) e Nadal (1986).
Con una carriera oscurata dalla contemporanea luce sfavillante di Rafa Nadal, il suo destino, è quello di non fare mai notizia. Eppure è il più probabile semifinalista fra tutti.
Ha battuto Braveheart Murray, dopo una partita che non c’è stata per un set e mezzo perché il povero Andy aveva le gambe di legno (non di titanio) e che poi c’è stata – e anche emozionante – per un’oretta (su tre e mezzo complessive) quando lo scozzese si è finalmente sciolto e ha entusiasmato il pubblico aussie record di questo sabato (90.000 spettatori fra giorno e notte!) schierato impietosamente (almeno dal punto di vista dello spagnolo) tutto per lui…
Alla fine ha vinto il trentacinquenne più fresco ed osteggiato, ma come dicevo poco sopra e ora ribadisco il buon ed incolpevole Bautista non fa notizia neppure quando vince un duello epico. E neppure se ribatte Murray. Non gli si perdona di averlo fatto piangere già 4 anni fa.
Diciamo la verità, quegli ottavi lì in basso, e lassù in alto anche Khachanov-Nishioka, potrebbero essere match da ATP 250.
Mentre quell’ottavo fra Djokovic e de Minaur che ci aspetta lunedì mattina appassiona più gli australiani che me. Loro sperano, ed è sacrosanto – non lo facciamo anche noi per Sinner? – in un exploit del loro ultimo connazionale.
Io non credo più troppo alla severità dell’infortunio del serbo in piena corsa per il suo trionfo numero 10 a Melbourne.
Nole e Stefanos Tsitsipas sono i grandi favoriti per la vittoria finale fra i 16 che ancora nutrono speranze, ma che sono di altro tipo, anche se sognare non costa nulla.
Sinner, ultimo azzurro in lizza dopo il k.o. di Camila Giorgi (6-2,7-5) con la Bencic, non ha ancora mai centrato una semifinale d’uno Slam e l’aver conquistato 6 ottavi di finale consecutivi dall’US Open del 2021 e otto in toto testimonia sì la sua solidità fino a certi livelli, ma – giusto per mantenere le debite proporzioni – vi ricordo anche che battendo Dimitrov, Djokovic di ottavi di finale ne ha raggiunti 59!
Eppoi – converrà ricordare – Djokovic ha anche vinto 21 Slam. Il primo lo conquistò – manco a dirlo – proprio in Australia nel 2008 battendo in finale Tsonga. Gli mancavano 4 mesi al ventunesimo compleanno. Ma già l’anno prima aveva raggiunto due semifinali (Parigi e Wimbledon) e una finale di Slam (New York). Capito Jannik?
Jannik i 21 anni li ha compiuti il 16 agosto scorso. Se è vero che ha conquistato un quarto di finale in ciascuno dei 4 Slam e nessun tennista italiano – nemmeno Nicola Pietrangeli ai suoi tempi- è stato capace di tanto, ancora deve centrare la sua prima semifinale nei Majors.
E’ quindi il caso di tenere i piedi per terra senza eccedere in precoci trionfalismi, anche se per lui si parla sempre della sua grande precocità.
Anche riuscisse a battere Tsitsipas, e sarebbe una gran bella impresa, per arrivare in semifinale bisognerebbe poi confermarsi nella prova del nove, probabilmente contro Felix Auger Aliassime (o magari Lehecka). Una vittoria di Sinner sarebbe la prima contro un top5 in uno Slam in 7 tentativi e soltanto la seconda vittoria su un top5 fra tutti i vari eventi cui ha preso parte in 16 confronti contro un top5.
Quanto è accaduto nella quinta giornata dell’Australian Open conferma due sensazioni: Djokovic non è al massimo, altrimenti non avrebbe rischiato di perdere il primo set – forse cruciale – con Dimitrov, in precedenza battuto 10 volte su 11, ma non sta nemmeno così male da far…sperare con forte ragionevolezza avversari sul campo e nemici sui social.
La sua classe, il suo temperamento, la sua capacità di dare il meglio di sé nelle circostanze più ostiche, non si discutono, quali che siano le sue condizioni fisiche.
Contro un buon (ottimo anzi) Dimitrov Nole ha avuto 3 setpoint sul 5-3 ma li ha mancati, poi ha perso il servizio sul 5-4. E questo, si sarà pensato, non è da lui.
Poi però è stato lui – altro che! – nelle tre occasioni in cui Dimitrov era riuscito faticosamente e brillantemente a conquistare il setpoint, le prime due sul 5-6, la terza nel tiebreak (poi vinto da Djokovic) 9 punti a 7.
Che ha fatto in quei tre setpoint Djokovic? Un ace (solo il terzo del match fino ad allora) e due “prime” vincenti di servizio, con Dimitrov che dall’altra parte scuoteva la testa sorridendo amaro come per dire “Figurarsi se in questi momenti Nole non metteva a segno i suoi migliori servizi!”.
Vinto quel set (durato 77 minuti eh) ogni dubbio su chi avrebbe vinto quel loro dodicesimo duello è scomparso dalla testa di chiunque abbia seguito la partita. E difatti Novak ha conquistato la vittoria consecutiva n.24 all’Australian Open.
E oggi chiedo: c’è qualcuno che pensa che “leprotto” de Minaur, a dispetto di quella rapidità straordinaria che sembra aver mutuato dal suo coach Lleyton Hewitt, abbia serie chance di sorprendere Nole Djokovic lunedì? Se c’è… che ci scriva. Io non lo credo possibile, ma poi allargo anche le braccia. Nel tennis in mezzo secolo abbondante da guardone, ho assistito a tante di quelle sorprese per cui da escludere non c’è mai nessun risultato. Eviterei però la banalità della palla rotonda…
Riguardo alle condizioni fisiche di Nole, al presunto stiramento – contrattura è una cosa, stiramento è un’altra: chiunque abbia fatto seriamente un minimo di sport lo sa – dico soltanto a chi ha l’abbonamento a Discovery Plus (che ti consente di riguardare tutti gli incontri) di andarsi a rivedere all’interno del match Djokovic-Dimitrov, quella straordinaria volée alta di rovescio giocata dal bulgaro sul 76 21 per Djoko e vantaggio pari per la sesta volta. L’orologio mostra che sono trascorsi 1 ora e 46 minuti dall’inizio del match. La volée di Grigor è difficilissima e bellissima. Ma Nole tenta ugualmente di riprendere la palla impossibile. Senza un minimo di prudenza per un giocatore che sa o ritiene di avere un problema fisico. Puro istinto? Incoscienza?
Una palla che qualunque “infortunato” avrebbe lasciato perdere per non rischiare di farsi più male. Nole nel tentare invece ugualmente di recuperarla finisce lungo disteso a terra con una spaccata che avrebbe “strappato” i muscoli di qualunque altro atleta sano al mondo. E soprattutto di uno che fosse stirato. Ribadisco: essere alle prese con uno stiramento è una cosa, con una contrattura è un’altra. Alla contrattura -non a tutte -si può porre quantomeno parziale rimedio con dei buoni massaggi di un professionista – a uno stiramento (premesso che c’è stiramento e stiramento e che lo strappo è un’altra cosa ancora) è molto più improbabile e difficile. Sia chiaro che io non ritengo che Djokovic si sia inventato un problema, che ci racconti balle. Semplicemente penso che lo sopravvaluti, perchè questa è la sua natura. Ogni più piccolo dettaglio nella cura del fisico, nella nutrizione, per lui è un grandissimo dettaglio da non trascurare.
Lui da terra, molla la racchetta, fa un tre secondi di strectching e poi si rialza come se nulla fosse.
Lì ho capito che Nole può raccontarci quel che vuole, può essere preoccupato quanto dice, ma le sue mi sembrano preoccupazioni poco fondate. Ciò detto lui è un tale perfezionista che anche un minimo handicap gli sembrerà un problema gigantesco. Djokovic non è al 100 per 100 ma la sua superiorità sul resto dei contendenti a mio avviso è tale per cui un minimo svantaggio se lo può permettere.
E le speranze di Sinner di sovvertire il pronostico contro Tsitsipas sono invece fondate oppure no?
Beh, vero che ogni avversario è diverso, e ogni partita è diversa, ma se gli riuscisse giocare un match simile a quello giocato a New York contro Alcaraz perché no?
Ovviamente dipenderà anche da Tsitsipas. Rispetto a un anno fa – quando i bookmakers calibrarono le quote in modo tale che il favorito era Sinner (ma significa che gli scommettitori in quello credevano) – è il greco che ha tutto da perdere. Per lui, davanti al suo pubblico – eh sì, gioca in casa – che lo esalterà se le cose si metteranno bene, ma che gli farà avvertire la sua delusione se invece bene non si mettessero, c’è alle viste la possibile conquista del primo Slam e del primo posto nelle classifiche mondiali. E dopo 3 semifinali già raggiunte a Melbourne è normale porre l’asticella più in alto.
Non è poco. La pressione l’avvertirà. E se non dovesse riuscire a conquistare un rassicurante vantaggio all’inizio, potrebbe anche pagarla cara.
Jannik deve cercare di non lasciargli l’iniziativa. Più facile a drssi che a farsi. Avrà bisogno di una alta percentuale di prime palle e dovrà rischiare anche con le seconde. A costo di fare qualche doppio fallo in più, pur di non lasciare mai l’iniziativa dello scambio a Stefanos che se riesce a comandare con il dritto, quell’iniziativa è capace di seguirla a rete e di non perderla più. Sul video da me registrato in precedenza per Ubitennis ho detto anche altro.
Chi vivrà vedrà (e viceversa). Vagnozzi ha detto che è stato importante anche rimontare per la prima volta un handicap di due set a zero – e capisco perché lo dice – ma Tsitsipas non è Fucsovics. Meglio evitare di trovarsi sotto due set a zero, avrebbe detto Catalano, il filosofo della cose ovvie che Renzo Arbore rese celebre.Liquido in poche battute tutto il resto. Camila non ce l’ha fatta, ancora una volta, a conquistare gli ottavi nell’unico Slam in cui non c’è mai riuscita. La vittoria n.17 contro una top-ten è solo rinviata. Le armi non le mancano. La lucidità per non regalare un punto come quello che si è mangiata sul 5 pari e 15 pari del secondo set invece le manca eccome. Dopo quel rigore di rovescio a un metro dalla rete e con la Bencic già arresa ma sparacchiato fuori sciaguratamente, ha perso i successivi sei punti di fila e un match che aveva appena rimesso in sesto. Per l’ennesima volta peccato. Non è mai salita oltre il ventiseiesimo posto nel ranking WTA, una ragione ci sarà. Ma in casa Giorgi non viene vissuto come un gran problema. In fondo per la famiglia è molto più importante aver guadagnato quasi sei milioni di dollari di soli premi ufficiali. Più il resto. I Giorgi, che non erano certo benestanti, si possono potuti permettere perfino di rinunciare ai soldi degli sponsor dell’abbigliamento. E chissà che la linea Giomila, disegnata alla grande da mamma Giorgi e assai più elegante dei vari completini arlecchinati della Nike, non porti prima o poi altri soldini alle casse di famiglia. Il problema in futuro sarà forse trovare un’altra modella tennista d.o.c. quando Camila appenderà la racchetta al chiodo. Ha già 31 anni…anche se si può dire tutto fuorchè le manchi il fisico. O questa è una considerazione soprattutto estetica, quindi oggi riprovevole in tempi in cui è d’obbligo il politically correct?
Accenno al fatto che nella notte italiana Rune aveva dominato Humbert – e se a vincere il torneo, come a Bercy, fosse proprio il ragazzino danese? Un dollaro australiano dai bookies su Rune si potrebbe anche scommettere …e Rublev aveva fatto altrettanto con Evans, quando l’unico momento da non perdere è stato quando Rublev a caccia di potassio extra ha chiesto a un raccattapalle di andare a cercargli una banana…e quella banana gliela ha offerta Evans! Quando si dice “Fair Play”.
Poiché delle mie reminiscenze scolastiche ho fatto già più volte cenno, non parlerò di Orazi e Curiazi, però Bautista Agut attorniato dai tre americani Shelton, Wolf e Paul – quando l’unico davvero forte, Fritz, è fuori gioco – secondo me li fa fuori tutti. Ma può farne fuori solo due, non tre.
Stanotte forse sto sveglio, se la Fiorentina che ha meritatamente scavalcato la Juvents – ha ha ha! Scherzo…- non mi mette di cattivo umore non conquistando i tre punti con il gemellato Torino (gemello anche a 23 punti) – per vedere Swiatek-Rybakina, la campionessa di Parigi e New York contro quella di Wimbledon.
In mancanza di mamma Barty, il tennis femminile non offre molto di meglio, finchè non crescono ancora le due sorelline Fruhvirtova che già mi intrigano non poco. Buon tennis a tutti. (E se non avete ancor scoperto il profilo Instagram di Ubitennis…beh, peggio per voi!)
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori