Oggi Sinner sfida Tsitsipas (Crivelli, Azzolini, Giammò). Djokovic agli ottavi tra le sofferenze (Martucci). Camila si arrende: «Ma sono felice» (Bertellino)

Australian Open

Oggi Sinner sfida Tsitsipas (Crivelli, Azzolini, Giammò). Djokovic agli ottavi tra le sofferenze (Martucci). Camila si arrende: «Ma sono felice» (Bertellino)

La rassegna stampa di domenica 22 gennaio 2023

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La grande occasione (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Le porte del paradiso si schiuderanno al tramonto australiano, quando in Italia saranno le nove del mattino. La rivincita odierna dei quarti di un anno fa, quando Tsitsipas recise di netto le ali di Sinner impedendogli di spiccare il volo e convincendolo così ad accelerare sulla rivoluzione tecnica da Piatti a Vagnozzi, non rappresenta soltanto un test per valutare se la distanza tra Grecia e Italia si è finalmente ridotta, ma offre anche ai due sfidanti l’opportunità di avvicinare davvero l’aria rarefatta di una vittoria Slam. Gli Australian Open hanno sempre riservato sorprese, ma questa volta lo spicchio di tabellone in cui fin qui Stefanos e Jannik si sono fatti largo ha voluto aprirsi completamente al sogni: degli otto eroi rimasti da quella parte, nessuno ha mai disputato una finale a Melbourne e solo l’Apollo di Atene, in carriera, è riuscito a spingersi all’ultimo atto di uno Slam, il Roland Garros 2021, perdendo da Djokovic. Insomma, il sesto confronto diretto fra Tsitsi e la Volpe Rossa, peraltro uno dei match più attesi e tecnicamente più affascinanti di tutto il torneo, può davvero cambiare la vita agonistica del vincitore, che avvertirebbe alle spalle il vento forte della grande occasione, Djokovic permettendo: ma lo troverebbero solo in finale. Per questo, l’aspetto psicologico potrebbe impattare sulle prime schermaglie della contesa, con Tsitsipas, ancora imbattuto in stagione, accompagnato pure dalla pressione della corsa al numero uno: se dovesse alzare il trofeo, infatti, sarebbe il nuovo re della classifica. A parole, un orizzonte che non lo scuote ed anzi lo stimola: «Il 2023 porterà grandi sfide nel tennis, tra i più giovani, noi e i più vecchi. Ma io ci sono. Sono pronto per respingere tutti gli assalti. Per la partita con Sinner, non faccio previsioni, anche se chiaramente esistono i favoriti. Tutto dipende da me, perché se la testa e le gambe non funzionano perdo con tutti. Non mi aspetto regali, sono io che devo crearmi delle opportunità andando oltre i miei limiti. Jannik sarà sicuramente più pronto rispetto a un anno fa, ma anch’io ho più armi». Nonostante continui ad aleggiare sul torneo la grande anima del Djoker, non c’è dubbio però che il sovvertimento sia cominciato e faccia rumore: dopo 20 anni di Big Three, sta per arrivare l’era degli Slam in condivisione plurima, con tanti potenziali contendenti. Nei meandri di questa opportunità, Sinner può insinuarsi con validissimi argomenti, secondo i pronostici del capitano azzurro di Davis Filippo Volandri: «Il match con Tsitsipas è importante non solo per il valore della partita in sé, ma perché può dirci dove è arrivato Jannik. Finalmente si è preparato senza intoppi fisici e così ha potuto assorbire completamente il lavoro di Vagnozzi e Cahill. Possiede le qualità tecniche e caratteriali per essere uno dei top player di questa rivoluzione, che ormai è in atto almeno dalla metà della scorsa stagione. E’ vero, resta Djokovic con la sua grandezza, ma abituiamoci all’idea che nei prossimi anni ogni Slam potrà essere vinto da un giocatore diverso». Nargiso […]: «Al momento credo che Alcaraz e Rune possano aspirare a vincere più degli altri. Ma non si ripeterà più un dominio in stile Big Three, sicuramente il ventaglio dei possibili protagonisti Slam si allargherà, lo stiamo già vedendo in Australia con l’esplosione di una nidiata di nuovi americani, ad esempio. In questo contesto, Sinner si ritaglierà un ruolo importante, tecnicamente il suo percorso è ancora in divenire e i margini di miglioramento sono notevoli, e poi mentalmente ha la solidità di chi vuole arrivare più in alto possibile. Per questo guarderò con molta attenzione al match con Tsitsipas, è un esame importante per lui, anche in prospettiva». Paolo Lorenzi […]: «Per me, quest’anno Jannik giocherà una finale Slam. Se rimarrà in salute, avrà a disposizione un anno in più di lavoro con due eccellenti allenatori e la continuità di risultati gli darà ulteriore consapevolezza. Se la gioca anche con Tsitsipas in Australia, sarà una partita intensa, di grande significato per entrambi, considerato il tabellone. Finalmente potranno cavalcare la rivoluzione, che a dire il vero è arrivata addirittura più tardi di quanto mi aspettassi». Ma sul trono c’erano dei giganti…

Qualcosa è cambiato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

 

La differenza c’è, e si vede. in centimetri, Tsitsipas è il doppio di Sinner. Spalle, braccia, fianchi, giro coscia… Il petto, poi, meglio non parlarne. I due sembrano esatti per il gioco delle matrioske, sfili la figura di Stefanos e sotto compare quella di Jannik. Di buono c’è che il tennis non è solo un gioco di centimetri. Contano anch’essi, e molto, ma insieme ad altri requisiti. La velocità, la resistenza, il colpo d’occhio e la destrezza con i quali si va a impattare la palla, sempre più in anticipo. Più altri cento che sarebbe difficile qui elencarli tutti. Sinner è convinto da qualche tempo che per diventare un tennista migliore, sia opportuno disporre di tutto il meglio che fisico, tecnica e mente possano offrire. Nel prenderne atto, si è riconvertito a un tennis di studio, che in corso d’opera lo istruisse migliorandone le prestazioni in ogni aspetto, fino a farlo evolvere in un nuovo tennista, capace di giocare a tutto campo e tutti i colpi. Dal servizio alle volée, che un tempo si guardava bene dal proporre. Il programma di aggiornamento e rinnovamento potrebbe prendere direttamente il nome dal suo casuale suggeritore. Qualcosa come “Tsitsipas evolution”… È stato il greco a spingerlo verso una complessa operazione di smontaggio del suo tennis con l’intento di recuperare le parti migliori e assemblarle in un formato più efficiente, che Sinner ha preferito affidare a meccanici diversi da quelli che fin lì lo avevano accompagnato. La lezione subita da Tsitsipas nei quarti australiani dell’anno passato fu dura al punto da affrettarne i tempi. La storia la conoscete. Sinner abbandonò l’accogliente rifugio che lo aveva ospitato per sei anni, e cambiò coach. Prima Simone Vagnozzi, poi la coppia Vagnozzi-Cahill. Che cosa abbia imparato è giunta l’ora di mostrarlo. In programma per le nove del mattino in Italia (a Melbourne saranno le sette di sera) c’è un nuovo appuntamento con Tsitsipas, il sesto della serie. E Sinner è chiamato a invertire la tendenza che l’ha visto fin ora subire quattro sconfitte a fronte di una sola vittoria ormai lontana tre anni. Da quei giorni dello scarso gennaio, lungo una stagione difficile, scossa da tribolazioni, smagrita delle vittorie che Jannik aveva mostrato di poter cogliere e frustrata da giudizi impietosi (quello de l’Equipe, che ha votato Sinner come delusione dell’anno, è apparso davvero eccessivo), il ragazzo ha avviato il suo percorso di miglioramento e molto – a nostro giudizio – è cambiato. Lo ha messo in mostra anche in queste giornate australiane, sebbene non tutto abbia funzionato a dovere. Jannik è apparso di nuovo implacabile da fondo campo, e meno propenso ad avventure casuali verso rete. Non ha rinunciato ad attaccare, piuttosto ha cercato di farlo seguendo geometrie più consone al gioco in verticale. E il servizio ha tenuto bene. Ci si chiede, semmai, a che punto sia Tsitsipas. Il torneo finora non gli ha creato difficoltà. […] E’ in salute, in buona forma, e motivato da una visione ancora lontana, che in queste giornate ha però cominciato a mostrare contorni sempre più netti e percepibili, quella di un posto sul podio più alto del tennis, raggiungibile solo a patto di vincere il torneo. Viene anche Stefanos da un 2022 sotto tono, […] l’impressione era quella di un Tsitsipas a scartamento ridotto, meno violento nei colpi dopo l’operazione al gomito subita a fine 2021. Questo il quadro complessivo dell’esame che Sinner potrà affrontare senza troppe remore, salvo misurarsi coni suoi miglioramenti, mentre Titsi avrà molto da perdere: la semifinale di un anno fa e il possibile primato in classifica Dipende da Jannik giocarsi il match nel modo più spensierato. Gli conviene. […]

Il tennis italiano nelle mani di Sinner (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Ultimo resta Sinner. Eliminata Camila Giorgi, battuta in due set ieri dalla svizzera Bencic, le speranze di approdare alla seconda settimana del primo Slam della stagione dell’Italtennis sono ora tutte riposte nel nostro n.16 del mondo, testa di serie n.15 del seeding. A lui il compito di giocarsi l’accesso ai quarti di finale, e aggiornare così una statistica che ormai da tre anni a questa parte vede almeno un tennista azzurro superare le Colonne d’Ercole della prima domenica di uno Slam. Curioso destino quello che l’attende. Un anno fa, proprio in Australia, la sua corsa si interruppe infatti ai quarti per mano di Stefanos Tsitsipas. Lo stesso avversario che Jannik si ritroverà di fronte stamattina. Non sarà però solo questa coincidenza a dar un significato diverso al match odierno dell’azzurro. Affrontato un anno fa, il greco liquidò Sinner – allora n.10 del mondo – in tre set svelando quanto ampio fosse ancora il gap che lo separava dall’élite del circuito. Da allora tante cose son cambiate: un nuovo coach – Simone Vagnozzi – l’innesto nel team di un’altra figura d’alto profilo come Darren Cahill, e con loro nuove metodologie d’allenamento, nuove scoperte, riflessioni sul futuro e la direzione verso cui puntare nella costruzione e nell’affinamento di un gioco. All’oracolo Tsitsipas, ora, l’ardua sentenza. «Queste sono le partite che aspetto di più. Lui è uno dei migliori giocatori del mondo. Io sicuramente ho cambiato un po’ il mio gioco rispetto all’anno scorso. Spero che sia una bella partita, sono queste le partite per cui mi alleno duramente. Vedremo come andrà quest’anno», ha dichiarato Sinner in conferenza stampa dopo la vittoria in cinque set contro Fucsovics. «Ho un buon ricordo di quanto accaduto l’anno scorso, ma sono sicuro che questa volta sarà diverso perché ci sarà un Sinner più preparato – ha replicato il greco – Ho grandi opzioni a disposizione e cercherò di far ancora meglio di quanto fatto l’anno scorso». Motivi che lo spingano a farlo non ne mancano, e lui lo sa. Tsitsipas è al momento la più alta testa di serie rimasta in tabellone (3) e per i bookmakers è alla pari con Novak Djokovic nel ruolo di favorito per la vittoria finale. Che per lui coinciderebbe anche con il primo Slam in carriera, laureandolo al tempo stesso nuovo n.1 del mondo. […]

Djokovic agli ottavi tra le sofferenze: «Ho sempre dolore ma tengo duro» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Perché un giocatore integro, di qualità ed esperienza come Grigor Dimitrov non vince almeno il primo set contro un avversario chiaramente in difficoltà, soprattutto negli spostamenti verso sinistra, con una gamba fasciata e rattrappita e, smarriti 3 set point, crolla, ridando speranza al mitico Novak Djokovic verso gli ottavi-trappola contro l’ultimo eroe di casa, De Minaur? Perché un giovane, ambizioso e di talento come Ugo Humbert non può metterla in lotta contro il più inesperto Holger Rune che si storce una caviglia e si blocca per un po’? Perché il veterano Bautista Agut sul 6-1 4-1, e poi sul 6-4 del tie-break, si fa raggiungere e superare nel secondo set, e poi lotta alla pari contro la fotocopia di un Fab Four che 4 anni fa nello stesso torneo aveva indotto a ritirarsi, sapendo che è alla terza maratona, a 35 anni suonati, con un’anca in titanio e zoppica sempre più? Domande dell’altro mondo, che non rispondono al tennis ma al cuore e al cervello. Come l’ennesimo suicidio tattico di Camila Giorgi, battuta dalla Bencic 6-2 7-5. Grisha il bulgaro è uno dei gran perdidor del circuito, Nole I di Serbia è la sua nemesi, normale che ci perda 10 volte su 11, riaccendendone il già smisurato orgoglio: «Queste partite sono come le montagne russe, pasticche e massaggi funzionano ma poi il dolore torna, poi passa, poi ancora. Servono tante energie mentali per gestire avversario e infortunio. Ma ti adegui e accetti la situazione. Potevo rinunciare già prima del via ma volevo vedere come sarebbe andata in campo, poi, match dopo match, sono ancora qui e tengo duro». «Ho incontrato casualmente il medico che nel 2017 mi disse che non avrei più potuto praticare sport professionistico. Negli ultimi 5 giorni abbiamo cancellato quella diagnosi». Incredibile, testardo, impavido Sir Andy Murray, dopo le maratone con Berrettini e Kokkinakis, vorrebbe andare ancora avanti ma contro Bautista ha la schiena bloccata e non riesce a servire: «Finire un match alle 4 del mattino non fa bene allo sport, bisognerebbe cominciare la sessione serale alle 6/6.30. Io ho dormito solo dalle 6 alle 9 ma dovevo curarmi 7/8 vesciche, poi sono tornato in hotel, ho dormito ancora e il giorno dopo mi sono allenato appena 15 minuti». […]

Camila si arrende: «Ma sono felice» (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Si è interrotta al 3^ turno l’avventura di Camila Giorgi agli Australian Open. La maceratese si è inchinata in due set alla campionessa olimpica e numero 12 del seeding Belinda Bencic. L’azzurra ha giocato bene solo a sprazzi e soprattutto non ha sfruttato l’occasione di portare al tie-break ed eventualmente al terzo set l’incontro quando è andata a servire sul 5-5 del secondo parziale. Un brutto game l’ha condannata alla sconfitta e così a Melbourne il miraggio degli ottavi per lei rimane tale. Bencic più incisiva alla battuta, se pur dopo un avvio incoraggiante della nostra. Il break è arrivato però dalla racchetta svizzera che poi lo ha bissato chiudendo la prima parte di match in 40 minuti. Nella seconda frazione Camila ha rialzato la testa ma nel rush finale non è stata sufficientemente lucida e ha ceduto il passo dopo un’ora e 41 minuti: «Sono più che felice – ha detto a fine match – perché ho reagito nel secondo set pur non avendo la necessaria continuità, anzi essendo stata ferma per 18 settimane. Nel primo set non posso dire di aver fatto il mio gioco: appena ho iniziato a produrlo, restando offensiva e andando a rete, la partita è cambiata. Scendere in campo nella Rod Laver Arena è sempre bello, un’emozione. Ora inizierò ad avere un po’ più di continuità nei tornei e vedremo come fare la nostra programmazione». […]

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Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi

Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

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Novak Djokovic - Australian Open 2023 (foto: twitter @AustralianOpen)

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).

Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo. 

Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak  e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati. 

 

Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).

 ParTit.Fin.Part. Gioc.Part. Vin.Part. Per.% Vitt.  % set vinti% game vinti% t.b. vinti
Australian Open18109789891.882.962.363.8
Roland Garros182 4101851684.277.160.255.9
Wimbledon17 7 196861089.678.758.667.2
US Open16 394811386.276.060.061.4
Indian Wells145950984.776.359.769.6
Miami135144786.382.161.683.3
Monte Carlo15 2 48351372.967.058.080.0
Madrid 12 3 0 3930976.969.656.050.0
Roma16  6 74641086.576.059.663.2
Montreal/ Toronto11 44 37784.179.458.073.3
Cincinnati14  52401276.971.156.361.1
Shanghai 4 0 3934587.281.461.471.4
Parigi Bercy 16 6 3 5445983.374.258.370
O2 Arena (ATP Finals)11  46341273.968.356.570.6
Dubai12  150 43786.078.459.869.2

Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…

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Australian Open

Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza

Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

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Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.

Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka

Frances Tiafoe – Australian Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)
Aryna Sabalenka – Australian Open 2023 (foto Twitter @wta)

Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)

 

Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina

Stefanos Tsitsipas – Australian Open 2023 (foto via Twitter @AustralianOpen)
Elena Rybakina - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)
Elena Rybakina – Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)

Asics – Iga Swiatek

Iga Swiatek - Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)
Iga Swiatek – Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi

New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul

Coco Gauff – Australian Open 2023 (foto Twitter @AustralianOpen)
Tommy Paul – Australian Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)

Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)

Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud

Caroline Garcia - Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)
Caroline Garcia – Australian Open 2023 (Twitter @RolandGarros)
Casper Ruud - Australian Open 2023 (Twitter @AusOpen)
Casper Ruud – Australian Open 2023 (Twitter @AusOpen)

Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)

Castore – Andy Murray

Andy Murray – Australian Open 2023 (foto Twitter @the_LTA)

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)

Lacoste – Novak Djokovic

Novak Djokovic - Australian Open 2023 (Twitter @rolandgarros)
Novak Djokovic – Australian Open 2023 (Twitter @rolandgarros)

Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)

Lacoste – Daniil Medvedev

Daniil Medvedev – Australian Open 2023 (foto via Twitter @AustralianOpen)

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)

Hugo Boss – Matteo Berrettini

Matteo Berrettini – Australian Open 2023 (foto Twitter @AustralianOpen)

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)

GiomilaCamila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)

DK One – Jelena Ostapenko

Jelena Ostapenko – Australian Open 2023 (Instagram @jelena.ostapenko)

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)

Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka – Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)

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Australian Open

AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]

Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

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Aryna Sabalenka - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.

1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!

1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)

 

1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.

L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.

3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.

4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.

Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.

5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!

6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.

6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.

dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?

7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.

8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?

8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.

9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.

9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.

Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.

Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.

11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.

Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.

13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…

13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.

13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.

Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.

Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.

14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?

15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?

16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.

16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.

17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.

17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.

17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!

Danilo Gori

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