Australian Open: Djokovic è smemorato, ma sta meglio di tutti noi. Lo dice de Minaur. Baby Rune is still a baby. E io non sono misogino

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Australian Open: Djokovic è smemorato, ma sta meglio di tutti noi. Lo dice de Minaur. Baby Rune is still a baby. E io non sono misogino

“Si muoveva benissimo!” La condizione fisica e i numeri di Djokovic fanno ammutolire gli “haters”. I 3 USA Boys in gara non valgono quelli del 2000… né la Pegula. Quarti di finale modestini per ranking

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Novak Djokovic - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)
Novak Djokovic - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)
 

Gli haters di Novak Djokovic si mettano il cuore in pace e leggano qui sotto cosa ha detto un ironico Alex de Minaur dove aver preso un’epica stesa dal campione serbo (6-2,6-1,6-2) nell’ultimo match di ottavi di finale.

Sì, gli haters non avranno la soddisfazione di vedere Nole che si ritira dall’Australian Open per un malanno muscolare che non c’è più a detta dello stesso Djokovic. Che quindi torna ad essere, semmai qualcuno ne avesse dubitato, il favorito n.1 del torneo nonché mister “Djokodiecivic” se dovesse vincere per la decima volta a Melbourne dove ha colto contro “the last Aussie hope”, Alex de Minaur, la vittoria n.25 di fila nell’ex Flinders Park e resta in corsa, con il solo Tsitsipas (infatti Alcaraz conserverebbe il suo posto sul trono se a vincere il torneo non fossero né il serbo né il greco), per riconquistare il regno ATP e ripartire dalla settimana n.374 con lo scettro regale in pugno.

Intanto Novak ha conquistato i quarti di finale a Melbourne per la tredicesima volta, uguagliando Jack Crawford (sì, quell’australiano che fece scrivere ai due giornalisti del New York Times Kieran e Danzig che se lui avesse vinto la finale di Forest Hills avrebbe realizzato il Grande Slam, avendo vinto i primi 3 Majors) e Adrian Quist. Meglio di loro hanno fatto però John Newcombe e Rafa Nadal, 14 volte nei quarti, e Roger Federer 15.

In 63 Slam cui ha preso parte, Novak/Nole ha raggiunto per 54 volte almeno i quarti di finale, secondo soltanto a Roger Federer che ha tagliato quello stesso traguardo 57 volte. Mi sbaglierò, ma entro la fine dell’anno come minimo Nole eguaglierà Roger.

A Djokovic, come ho già avuto modo di dire nei miei due video quotidiani (uno deve chiudersi in un minuto e mezzo per i 15.000 follower di Instagram Ubitennis, l’altro lo trovate qui sul sito), non deve essere dispiaciuto che Andrey Rublev abbia battuto Holger Rune perché il ragazzino danese ha meno timore reverenziale nei confronti dei campioni della vecchia generazione e lo ha dimostrato alla prima occasione quando si è misurato nella finale di Bercy con Novak e lo ha battuto. Anche Rublev ha battuto una volta Djokovic, e lo ha fatto sotto i miei occhi nella sua Belgrado, ma Djokovic nei primi 4 mesi del 2022 dopo la dolorosa vicenda australiana e prima di Belgrado aveva giocato soltanto tre partite a Dubai (k.o. con Vesely) e una a Montecarlo (k.o. con Davidovich Fokina) ed era quindi assolutamente fuori condizione. Vinto il secondo set al tiebreak perse 6-0 il terzo!

Ma le altre due volte che Djokovic ha affrontato il russo, entrambe a Torino nelle finali ATP 2022 e 2023, gli ha lasciato solo 5 game: 6-3,6-2 e 6-4,6-1.

La sola incertezza che poteva esserci era legata alla coscia di Nole, ma la partita con de Minaur, che ha evitato a fatica di rimediare un umiliante 6-0 nel terzo set davanti al suo pubblico, ha sgombrato ogni dubbio al proposito.

Un collega de l’Equipe gli ha chiesto: “Ma secondo te Djokovic è infortunato?”.

E de Minaur: “Non lo so… ma dimmi te se ti è sembrato infortunato!”.

Chiaramente de Minaur non ha dubbi. Tant’è che poi dice: “Era la prima volta che ci giocavo e non penso di aver mai giocato contro uno capace di esprimersi a quel livello. Con quello che ho vissuto ho la sensazione che debba essere il miglior livello possibile di Novak… o almeno lo spero! Se continua a questo modo sono sicuro che vincerà il torneo. Mi ha messo continuamente sotto pressione, non ho potuto entrare nel match neppure per un solo istante e non sono riuscito a giocarmi serenamente un solo punto sul mio servizio. E sul suo… neanche una pallabreak. È incredibile il modo in cui si muove sul campo, la profondità con cui gioca tutti i suoi colpi. Mi ha reso impossibile l’esecuzione del mio piano di gioco, che era quello di cercare di essere aggressivo, di anticiparlo. C’erano tanti momenti in cui non sapevo che cosa lui stesse facendo sul campo…”.

E, visibilmente impressionato, de Minaur ha proseguito: “Non ho sentito parlare che della sua gamba sinistra nelle ultime due settimane… e poi una volta sul campo mi sono accorto che si muoveva benissimo… mettiamola così, o non sono abbastanza un buon giocatore di tennis oppure lui a giudicare dalla sua prestazione sta benissimo”.

Insomma i casi sono due: o Djokovic è un po’ ipocondriaco, e si preoccupa eccessivamente dei suoi malanni, oppure ha un fisio (quello che ha recentemente sostituito il suo solito fisio) davvero molto bravo. In tutti e due i casi… peggio per gli altri.

Cui Novak non sembra nemmeno dar troppo peso quando, sia pur elogiando colui che viene considerato il suo avversario più temibile verso la vittoria finale e la leadership ATP, Stefanos Tsitsipas commette una piccola gaffe: “Stefanos è il più esperto di tutti i tennisti che hanno raggiunto qui i quarti di finale, ha giocato già anche più volte nelle fasi finali degli Slam… – e poi dopo un piccola pausa – ma credo non abbia ancora mai giocato una finale”.

Deve allora intervenire un collega a rinfrescare la memoria allo smemorato: “Ma come, ci hai giocato la finale del Roland Garros, è stato anche un bel match, quando ci avevi perso i primi due set…”.

Allora Novak: “Ah sì, vero, vero. Sorry, colpa mia! e se non si batte il petto quasi ci manca.

Chi vincerà fra Novak e Rublev affronterà certamente un americano, o il figlio d’arte Shelton, n.89 ATP – dove Ben, battendo in cinque set il connazionale Wolf, ha già conseguito un traguardo mai conquistato dal padre – o Tommy Paul, n.35, cioè lo stesso numero degli anni del suo avversario spagnolo Bautista Agut, che ha probabilmente pagato lo sforzo di 10 set per due maratone consecutive al quinto con Holt e con Andy Murray.

Gli americani approdati ai quarti non sono solo loro due ma sono tre, perché il terzo è Sebi Korda, n.31 ATP, che dovrà vedersela con il russo Khachanov, n.20 con un passato non troppo lontano da top-ten.

Erano 23 anni che non si vedevano tre americani contemporaneamente nei quarti di finale a Melbourne: erano Agassi, Sampras e Woodruff. Agassi vinse il torneo dell’anno 2000 battendo Sampras in semifinale al quinto set (e Sampras aveva battuto Woodruff) e Kafelnikov in finale in 4 set dopo aver perso il primo.

Eravamo sul finire dei gloriosi Anni Novanta per il tennis americano dei 4 moschettieri nati in USA ma, tranne Courier, figli di un greco, di un iraniano e di un cinese, Sampras, Agassi, Courier e Chang, tre n.1 del mondo e un n.2, il cinesino del New Jersey, che per una partita persa a New York non diventò n.1.

Onestamente fra quei quattro nomi e i tre yankees di oggi, Paul, Shelton e Korda ce ne corre, anche se nel caso di Korda occorre avere almeno la stessa pazienza che noi italiani dovremmo avere per Sinner e Musetti. Ha molte più chance di vincere la sola americana in gara che non i tre maschietti.

Qualcosa mi fa pensare che invece nel caso di Holger Rune non dovremmo aspettare troppo. Il modo in cui ha perso con Rublev, dopo aver servito invano per il match sul 5-3 nel quinto, aver mancato la trasformazione di due matchpoint sul 6-5 e servizio Rublev, aver scialacquato un vantaggio di 5-0, 6-2, 7-3 nel supertiebreak, lascia imputare la sua sconfitta soltanto all’inevitabile inesperienza. Ma non davvero al suo tennis. Normale che abbia terminato l’incontro in lacrime, anche per la sfortuna del net beffardo che l’ha decisa all’ultimo punto (proprio come il net che aveva premiato sul matchpoint anche Andy Murray con Matteo Berrettini) ma normale anche – secondo me – che a partire dai prossimi incontri sarà più facile vedere piangere i suoi avversari piuttosto che lui. Today baby Rune is still a baby. Ma non a lungo.

Rune sarà n.9 del mondo lunedì prossimo, a dispetto della sconfitta, e anche se nei due tornei di Parigi, fra Slam e Masters 1000, avrà due cambiali pesantucce da pagare, sarei molto sorpreso se non lo vedessimo top-10 anche a fine anno. Mentre, come già sapete ma ve lo ricordo, dai top-10 è uscito dopo 3 anni e mezzo Daniil Medvedev, il finalista degli ultimi due Australian Open.

Due parole conclusive sul tennis femminile che non riesce a entusiasmarmi perché il livello generale delle protagoniste dei quarti, con sette europee dell’Est che hanno accerchiato l’americana Pegula che vanta però la miglior classifica fra tutte, n.3, anche se non ha mai centrato una semifinale di Slam… mi sembra alquanto modesto.

Lo dico con la consapevolezza che 3 delle 8 ragazze superstiti sono state comunque campionesse di Slam. Due volte in Australia la bielorussa Vika Azarenka (n.1 WTA per 51 settimane), una volta a Parigi la lettone Jelena Ostapenko, lo scorso anno a Wimbledon la kazaka moscovita Elena Rybakina. Non ne ha mai vinto uno, e lo avrebbe magari meritato, una quarta giocatrice, ex n.1 del mondo (sia pure per sole 8 settimane), la ceka Karolina Pliskova.

Però se andiamo a vedere il ranking WTA d’inizio torneo scopriamo che, fatta eccezione per Pegula n.3 e la bielorussa Sabalenka n.5, fra tutte le altre c’è una sola top20, Ostapenko n.17, due top 30, Azarenka 22 e Rybakina 25, una top 40, Pliskova 31, una top 50, Linette 45 e la croata Vekic a chiudere la fila con il suo ranking 65.

Insomma, a leggere le classifiche scrivendo solo i numeri delle 8 superstiti fa un certo effetto per una fase finale di Slam: 3-5-17-22-25-31-45-64.  La somma fa 212, la media in classifica fa 26,5.

Poiché però non volevo essere accusato di misoginia ho deciso di fare lo stesso ragionamento per il torneo maschile e… ammetto sulle prime di esserci rimasto male.

Tsitsipas 4, Djokovic 5, Rublev 6, Khachanov 20, Korda 31, Paul 35, Lehecka 71, Shelton 89. 4-5-6-20-31-35-71-89: la somma fa 261. Media: 32,6.  

Però poi mi sono detto che, come sempre, i numeri vanno interpretati con un minimo di raziocinio. La profondità del tennis maschile è diversa da quello femminile, le due classifiche di Lehecka e Shelton fanno saltare il banco… e molto più della classifica bugiarda di Djokovic (bugiarda per la verità trovo anche quella della Rybakina). E tre top 10 a n.4, n.5 (che è un n.1…) e n.6, dovrebbero pesare nella valutazione di un lotto di otto tennisti, più di qualunque altra considerazione puramente numerica. Vi ho convinto o sono soltanto un… ”male chauvinist pig”?

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