Doping, ridotta a ventuno mesi la squalifica di Varvara Lepchenko

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Doping, ridotta a ventuno mesi la squalifica di Varvara Lepchenko

Il TAS si è espresso favorevolmente sul ricorso della 36enne statunitense dopo la squalifica di quattro anni per la violazione del programma antidoping

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Varvara Lepchenko – Rogers Cup, Montreal, 2012 (foto: The Canadian Press/Paul Chiasson)
 

Il TAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport, si è espresso positivamente sul ricorso indetto da Varvara Lepchenko per contrastare la sentenza impugnata dal Tribunale indipendente che aveva squalificato la giocatrice statunitense per quattro anni a causa della violazione delle norme antidoping.

Riavvolgiamo il nastro: il ‘caso Lepchenko‘ nasce il 12 luglio 2021, quando la 36enne di origini uzbeke ha dovuto fornire all’ITF – in realtà all’ITIA, l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis, in quello che era un normale controllo di routine – un campione di urina in concomitanza con la sua partecipazione al WTA Hungarian Gran Prix di scena a Budapest dal 12 al luglio di due anni fa.

Tale campione è stato successivamente inviato al laboratorio accreditato dell’Agenzia Mondiale Anti-Doping: la WADA, la cui sede è a Montreal in Canada. Nell’analisi è stata riscontrata la presenza di sostanze quali la adrafinil e la metabolita modafinil. Ovvero sia prodotti dopanti non specificati ma che sono vietati perché inseriti nella categoria S6 della lista di sostanze proibite redatta dalla WADA per il 2021. Vietate poiché in grado di fungere da stimolanti e pertanto anche presenti nell’elenco di elementi aboliti del programma anti-doping riguardante il tennis.

Quando un test risulta positivo in merito alla presenza di sostanze dopanti non specificate, ciò comporta una sospensione preventiva obbligatoria. Di conseguenza Varvara è stata sospesa il 19 agosto del 2021. Dopodiché è toccato al Tribunale indipendente esprimersi, il quale ha così imposto alla classe ’86 dell’Uzbekistan un periodo di esclusione dalle competizioni di quattro anni, retrodatato a partire – come detto – dal 19 agosto 2021 anche se ufficialmente pronunciato solo il 5 marzo 2022. Questo perché Varvara non aveva provato la non intenzionalità – onere che spetta appunto all’atleta – non essendo riuscita a spiegare con certezza come la sostanza fosse entrata nel suo organismo. Ma lo avrebbe scoperto poco dopo.

A questo punto Lepchenko ha impugnato la sentenza emessa durante l’udienza del Tribunale Indipendente dinanzi al TAS, avendo trovato nel rivestimento di una delle sue borse da viaggio un flacone di capsule di bemetil acquistato in Ucraina nell’ottobre del 2020 e del quale aveva usufruito nei giorni antecedenti al torneo ungherese. Le suddette capsule sono state inviate presso un laboratorio accreditato dalla WADA per essere sottoposti ai test del caso. Il responso è stato il seguente: presenza di modafinil che tuttavia non era elencato sull’etichetta del prodotto. L’ITF stessa ha poi acquistato un flacone dello stesso lotto, confermando la presenza di tracce della sostanza proibita.

Accettata la non intenzionalità, la violazione è quindi stata derubricata secondo il disposto dell’art. 10.6.1.2 del Programma Antidoping (“prodotti contaminati”). Come già stabilito nella sentenza originale, pur trattandosi di seconda violazione, viene trattata come prima perché nella precedente non c’erano né colpa né negligenza (il caso Meldonium). Le parti in causa, ITF e Lepchenko, hanno quindi concordato (come si legge nel comunicato emesso dall’organismo internazionale che sovraintende il tennis) con l’approvazione scritta della WADA che: Punto Primo, “la Signora Lepchenko ha commesso una violazione del programma”, Punto Secondo “Deve scontare un periodo di squalifica di ventuno mesi“, Punto Terzo “Tale periodo iniziato il 19 agosto 2021 terminerà alla mezzanotte del 18 maggio 2023”. Infine, in conformità agli articoli 9.1 e 10.1 del Programma anti-doping, tutti i punti in classifica e i premi in denaro ottenuti da Varvara durante gli eventi intercorsi dal 12 al 27 luglio 2021 le vengono sottratti.

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