Boris Becker al Financial Times: "Sono ancora in partita. Devo solo giocare meglio" - Pagina 2 di 3

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Boris Becker al Financial Times: “Sono ancora in partita. Devo solo giocare meglio”

Becker tra soldi e matrimoni: “La prigione voleva liberarsi di me. Tre famiglie, tante entrate, troppe uscite”. “Ho incontrato razzisti e nazisti”. “Futuri talk-show con Jordan e Tyson” La lettera più commovente? “Quella dell’ “odiato” Michael Stich!”

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Boris Becker - Evento Eurosport Melbourne 2020 (foto Eurosport)
 

Inizio a mangiare i miei antipasti. Becker addenta un’insalata. A Wandsworth, ha trovato lavoro come insegnante di matematica e inglese. Questo lo ha autorizzato a uscire dalla cella per cinque ore al giorno, “che è quello che vuoi, perché dentro la cella si muore”. Dopo due settimane gli è stato detto che, in quanto straniero, sarebbe stato deportato all’estero. Quindici giorni dopo, gli è stato detto che lo avrebbero trasferito alla prigione di Huntercombe, in Oxfordshire, iniziando da zero. “Non avevo un lavoro dunque rimanevo in cella 22 ore al giorno. C’è un sacco di rumore fuori. La gente che urla, che sbatte le porte, musica. Ero circondato da assassini, spacciatori di droga, rapitori. Te li ritrovi nella stanza accanto. Non è che perché hai fatto reati economici, allora sei in un’altra sezione. All’inizio sei anche spaventato, perché magari trovi uno che ha ammazzato due persone con le sue mani e si deve fare 18 anni ancora. Immagina! Invece diventa il tuo socio. Ho sentito che nelle prigioni in Germania le cose vanno diversamente”.

Per mesi, Becker non poteva chiamare i suoi figli in Germania. Alla fine, ha trovato un lavoro come insegnante di scienza e filosofia, in particolare sullo Stoicismo. Pensa, Becker, che la prigione riabiliti le persone? La risposta è secca: “No”. Tante persone hanno mostrato simpatia per Becker. Il manager del Liverpool, Jurgen Klopp, ha voluto visitarlo, ma in prigione c’era paura per la sua sicurezza. Djokovic ha dato alla compagna di Becker, Lilian Monteiro, e ai figli biglietti per le sue partite.

Ha ricevuto dozzine di lettere scritte a mano, compresa una di tre pagine da Michael Stich, lo storico rivale di Becker. “

Mi sono sentito riscaldare il cuore. Mentre le leggevo, piangevo. L’uomo che ho sempre odiato che mi ha scritto la più bella lettera mentre ero in galera!

Le lettere gli hanno fatto pensare: “Sì, ho fatto degli errori, ma devo anche aver fatto delle cose buone”. Becker ha detto a Lilian, figlia dell’ex ministro della difesa di Sao Tome e Principe, che avrebbe capito se l’avesse lasciato. “Le ho detto: sei molto più giovane di me, non devi aspettarmi. Ma lei ha detto: siamo una squadra, supereremo questo insieme… Diciamo che in questi casi scopri chi ti ama davvero”.

Becker rifiuta di raccontare come l’ha conosciuta. “Forse in passato sono stato troppo aperto riguardo la mia vita privata. Quindi le ho promesso: nessuno saprà come ci siamo conosciuti, perché lei non è una personalità pubblica. Lei ha un paio di lauree, è una donna intelligente. Non so cosa diavolo ci faccia con me, ma deve amarmi davvero”. Lilian, 32 anni, è “la mia partner per la vita”.

La religione ha aiutato Becker, inoltre. “Là dentro sono diventato molto più credente di prima, questo ti aiuta a non diventare un criminale”. Lo studio della Bibbia il venerdì pomeriggio era un momento saliente. Nei suoi giorni migliori, quelli degli hotel di lusso, Becker doveva prendere pillole per dormire. Ma in prigione, anche se “il materasso era il più piccolo che ho avuto in vita mia… Dormivo bene. Forse avevo bisogno di dormire”.

Ora mangia una bistecca di tonno, mentre io mangio sugo di verdure con sedano. Riguardo al volo privato, Becker insiste: “Le autorità volevano sbarazzarsi di me, perché non tutto quello che accade in prigione è legale. Se ci sono troppi occhi su Huntercombe o Wandsworth, non è buono per la prigione”. A cosa si riferisce? “Non te lo posso dire. C’è una legge non scritta per cui non ne puoi parlare”.

Gli chiedo dei figli, e per la prima volta si destabilizza. I suoi occhi si arrossano. Era solito parlare al suo figlio più grande, il 29enne Noah, in inglese, per isolarlo rispetto ai media tedeschi. Ma non c’era modo di isolarlo quando lui e suo fratello Elias lo visitavano in prigione. “Erano spaventati. E hanno visto che io non lo ero… In qualche modo ora ho più credibilità nei loro confronti”. Il più grande cambiamento è stato con Anna, oggi una modella ventiduenne. “Ho dovuto finire in galera per riuscire a parlarle ogni weekend”. Perché prima non parlavano? “Forse ero troppo timido, o forse lo era lei, o io mi sentivo in colpa, o lei non si sentiva a suo agio nel parlarmi. Non so”. Si tratta di un “cambiamento permanente”. Anna compare nella versione tedesca di “Strictly Come Dancing” [lo show che in Italia si chiama “Ballando con le stelle” n.d.r.]. “Abbiamo parlato di quanto guadagna, si è fidata dei miei consigli sul come bluffare”.

Ma il suo quarto figlio, il 13enne Amadeus, vive con la madre Lilly a Londra, dove Becker non può andare. “Sì, è dura… Ma parliamo su FaceTime un giorno sì e uno no”. Lilly di recente lo ha accusato di essere un “diavolo” per non aver pagato il supporto per i figli. Becker insiste che lui “non è autorizzato” a pagare a causa delle restrizioni cui è soggetto. E il comportamento di Lilly, dice lui, “è davvero poco carino”.

Come lo chiamano i suoi figli? “Papà”. E la sua carriera da tennista? “Non gli interessa”.

Prima di incontrare Becker, ho guardato il filmato della finale di Wimbledon del 1985, gustandomi appieno le sue volée in tuffo e tutte le emozioni che quel match regalò. Dopo aver vinto, un intervistatore a bordo campo mi chiese: “Diamo un’occhiata a quelle ginocchia! Un torneo è mai stato vinto prima grazie alle ginocchia di un giocatore?“. Il ragazzo della piccola città di Leimen era diventato di dominio pubblico.

Mi vengono ancora oggi i brividi. Quella favola di Wimbledon – un vero e proprio prodigio – che storia incredibile. Ma ormai è finita, e non sono triste per questo. Così come non lo sono per tutto ciò che accadde quel giorno, era impossibile essere totalmente all’altezza. Inoltre a distanza di tanto tempo, mi posso ritenere sollevato dal non dover rivivere certe sensazioni: qualsiasi cosa riuscii a compiere dopo il mio primo titolo a Wimbledon da diciassettenne veniva sempre paragonata a quel trionfo ma era impossibile ripetere qualcosa di simile. Quindi tutto veniva un po’ sminuito perché ero stato dipinto come un prodigio. Ho dovuto perciò semplicemente accettare questa situazione: la vittoria a Wimbledon era alle spalle, apparteneva al passato. Arrivai, dopo queste percezioni negative vissute ad avvertire dentro di me unicamente il bisogno di essere lasciato in pace. Volevo convincere tutti quelli che mi criticavano che non ero stato un prodigio, non volevo essere il migliore, pur di liberarmi del peso di quel costante confronto; ma allo stesso tempo volevo dimostrare che non ero neppure il peggiore. come loro credevano, visto che non stavo soddisfacendo le loro aspettative“.

Dopo aver vinto Wimbledon per la prima volta, Boris mantenne il titolo anche l’anno successivo: “Il secondo trionfo è stato un risultato molto più grande ed importante, ma per gli altri ha avuto un valore minore!“. Grazie a quel secondo successo londinese, divenne numero del mondo superando Ivan Lendl. “La gente dimentica a volte che per diventare il numero uno, deve possedere un po’ di sana arroganza. Devi essere un po’ pazzo e fare cose fuori dalla norma, altrimenti non puoi raggiungere un obbiettivo così prestigioso. Per vincere Wimbledon a 17 anni e poi ripeterti l’anno dopo a 18, devi essere pazzo e ed incredibilmente consapevole dei tuoi mezzi oltre che sicuro di essi per pensare di poterlo fare. Quindi sì, mi definirei un po’ pazzo“.

Dopo aver trovato il successo, Becker trovò anche la conquista sentimentale del cuore delle donne – e inevitabilmente smarrendo parte della concentrazione che lo sport professionistico ai massimi livelli richiede. Le cose si sarebbero sviluppate in maniera differente e dunque evolute positivamente per la sua carriera, se avesse vinto il suo primo titolo Slma quando aveva 20 o 23 anni e perciò ad un’età più matura per affrontare tutto ciò che deriva da un successo di tale portata. Ma aldilà di questo, non ha mai – e mai avrebbe avuto – la spinta motivazionale implacabile che ha invece alimentato per loro intera carriera Nole Djokovic, Rafa Nadal e Roger Federer. “Anche se fossi stato in grado di vincere 22 Slam, perché avrei dovuto farlo?“. Il tennis, all’epoca, non era ritenuto abbastanza per il figlio di un architetto. “A volte non davo il massimo perché semplicemente non ne valeva la pena“.

In che modo avrebbe sfidato e si sarebbe confrontato con Djokovic, Federer e Nadal? “Li avrei affrontati in maniera non politicamente corretta e anticonvenzionale, cosa che ormai è pienamente desueta nel tennis attuale: gli avrei sfidati negli spogliatoi avrei con un commento sulle loro mogli”. Funzionava così, seguendo questo modus operandi quando si confrontava con i suoi rivali, come McEnroe, Lendl o Pat Cash. Scontri che erano “più personali. Dovevate separarci perché altrimenti nello spogliatoio partivano pugni“. I giocatori di oggi sono troppo rispettosi dei loro avversari, dice Boris: “Perdono prima di ancora di entrare in campo! Al termine di ogni partita, tutti si abbracciano. Da quel gesto prima si capiva chi aveva vinto e chi aveva perso. Ora invece non sai chi sta vincendo o chi sta perdendo“.

A pagina 3 Becker e i suoi problemi con il denaro

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