ATP Santiago: Bonadio lotta alla pari, ma passa Djere in due set

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ATP Santiago: Bonadio lotta alla pari, ma passa Djere in due set

Ultimo azzurro in gara in Cile, Riccardo Bonadio cede a Laslo Djere con un doppio 7-5 e saluta dopo un ottimo torneo con qualche rimpianto

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Riccardo Bonadio - ATP Santiago 2023 (foto: twitter @federtennis)
 

[6] Djere b. [Q] R. Bonadio 7-5 7-5

Si ferma al secondo turno la corsa di Riccardo Bonadio, che non ha nemmeno la bio sul sito dell’ATP, ma al Movistar Chile Open si è regalato la prima vittoria ATP (al primo tentativo), la seconda contro un top 100, dopo quella di quattro anni fa contro Kohschreiber in un Challenger polacco con troppe consonanti che scopriamo poi essere Stettino. Superate le qualificazioni e battuto l’ostico terraiolo dalle sembianze di Galan, a Bonadio è toccato un altrettanto terraiolo e ancor più ostico Laslo Djere, n. 55 del ranking. Certo, se a pochi giorni dall’inizio del Sunshine Double giochi sulla terra di Santiago, una serie di ostici terraioli è quello che ti tocca, non è che puoi sperare di incontrare Mannarino. Sarebbe come andare a Newport sperando di essere estratti contro Fede Delbonis.

In ogni caso, Riccardo, classe 1993, rovescio a una mano e n. 182 ATP, ha giocato un match alla pari con Djere ma, come spesso accade, quello con la classifica decisamente superiore rimane costante nelle fasi più delicate: 5 palle break su 5 salvate, 2 su 8 – una per set – convertite.

Primo set: errori e opportunità per entrambi

Riccardo annulla una palla break già al secondo game scagliando dai suoi 180 cm un ace alla T (rimarrà l’unico del match contro gli otto dell’altro); anche Djere si affida alla prima nel gioco successivo per uscire dalla stessa situazione dopo aver perso uno scambio sulla diagonale sinistra. Si gioca pressoché esclusivamente da fondo, senza variazioni. Sotto 3-4, due errori – il secondo forzato – in uscita dal servizio e Bonadio deve risalire (e risale) dal 15-40, annullando la prima opportunità come non sarebbe stato… opportuno fare, vale a dire con il vincente lungolinea di rovescio giocato mentre era spinto indietro dalla risposta aggressiva.

Anche Laslo rischia qualcosa, ma entrambi continuano a tenere i turni di battuta grazie a ottime percentuali di trasformazione della prima di servizio (e più che sufficienti sulla seconda). Ricordiamo che si gioca a 988 metri slm, centimetro più, centimetro meno, dipende da quanto l’uomo dei campi ci è andato giù con il manto – abbastanza pesante, a giudicare dal nostro rappresentante più volte intento a spianare accumuli di mattone tritato con le suole delle scarpe. A ogni modo, l’altitudine rimane inferiore a quei 1219 metri che esigono il tipo di palle specifiche.

Un set point al decimo gioco viene annullato da un altro rovescio azzurro vincente, ma non è che il nativo di San Vito al Tagliamento sia il nuovo Wawrinka, tutt’altro, è relativamente leggero; però, nei momenti di difficoltà tira fuori il meglio – o, meglio, tira. Così fa ancora due giochi dopo di fronte allo 0-40, ma la terza è buona per Djere che risponde profondissimo e si prende il parziale. La maggiore sofferenza del nostro va ricercata nel minor numero di prime messe in campo, una su due, perché nello scambio le quasi 130 posizioni di differenza non si sono percepite, con la non trascurabile eccezione di una posizione serba più vicina al campo.

Secondo set: il livello sale

Si ricomincia alla solita maniera, con Djere che si affida al servizio per annullare le palle break nei primi due turni turni. Episodio simpatico (non per lui) con il giudice di linea che gli chiama lunga la battuta sulla parità, subito corretto dall’arbitro Rafael Maia che fa rigiocare il punto e, di nuovo, lo stesso giudice gli chiama fuori la palla buona. Al che, Djere si rivolge a Maia, “quante volte ancora?”. È una domanda retorica, Rafa, non rispondere.

Con i piedi in campo, Riccardo si sposta per tirare il dritto, poi finta la smorzata a uscire e piazza lo slice inside-in, ma il trucco rogeriano non funziona perché Djere non aveva la minima intenzione di correre in avanti e quello che sarebbe stato il punto del match finisce con la volée sbagliata. Molte di più le prime azzurre in campo nel secondo parziale e i turni di servizio vanno via senza grosse complicazioni, mentre sale il livello complessivo.

Arriva il momento più delicato, quel dodicesimo gioco che si è rivelato fatale nel primo set. Laslo lo sa e spinge, fa un regalone con il dritto sul 15-30, ma Bonadio subito lo restituisce e raddoppia pure. Eccola qua, allora, tutta la differenza in un set giocato almeno alla pari: 0 su 3 nella palle break per Riccardo, 1-1 per Laslo e un terzo set che pareva più che possibile sfuma in una manciata di secondi.

Peccato, ma resta l’ottimo torneo. La classifica di Riccardo rimarrà più o meno invariata, ora è 11 posizioni indietro rispetto al suo best raggiunto la settimana scorsa. Perché, se a ventinove anni puoi ancora iniziare a lavorare come apprendista, non vediamo motivo per cui Bonadio non possa continuare a migliorare e togliersi ulteriori soddisfazioni. In attesa che l’ATP gli doni la bio.

IL TABELLONE DELL’ATP 250 DI SANTIAGO

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