Domenica 5 marzo ad Antalya sono sicuramente state poche le persone che hanno avuto più impegni del nostro Edoardo Lavagno. Di mattina è sceso in campo per la finale del Future M15 contro il francese Arthur Reymond (n.604 ATP) contro cui ha vinto 6-4 3-6 7-6(5) al termine di un match molto combattuto e soprattutto molto lungo. E la cosa avrebbe potuto essere fatale all’azzurro perché il suo programma di giornata prevedeva rapida doccia, cambio di divisa e trasferimento sul campo centrale per disputare il primo turno delle qualificazioni del Challenger 75, sempre su terra battuta outdoor, contro il forte croato Duje Ajdukovic. Lo spalatino è un n.414 che non solo vale molto di più della sua classifica, ma sembra anche provare un gusto particolare nello sgambettare i giocatori italiani. Questa volta non è successo perché Lavagno era caldo al punto giusto e, probabilmente un attimo prima di scoppiare, riusciva a chiudere 7-6(4) 6-2, aggiungendo un’altra ora e quaranta allo sforzo mattutino. Per il 24enne tennista piemontese quello ottenuto in mattinata è il quinto successo Future che dovrebbe garantirgli la posizione n.366 ATP, a una trentina di posti dal suo best ranking.
Intanto sempre domani si giocherà l’ingresso nel tabellone principale del Challenger in un derby contro Salvatore Caruso che a sua volta ha avuto la meglio sulla wild card georgiana Aleksandre Shvangiradze. Un nome che ci mette, più o meno, nello stesso imbarazzo manifestato oggi dal giudice arbitro nel pronunciare il nome dell’azzurro che per tutta la partita ha chiamato Lavag-no.
Abbiamo contattato Edoardo per cercare di capire come ha gestito questa stranissima giornata.
Buongiorno Edoardo, una giornata davvero particolare la tua.
Puoi dirlo forte, non è che capiti spesso di dover giocare a un paio d’ore di distanza due partite di due circuiti diversi. Quindi nella mia testa ho cercato di tenere separati i due eventi e mi sono inizialmente concentrato solo sulla finale del Future che per me era molto più importante: era una finale e c’erano in palio più punti.
Poi l’avversario, mancino come te, era molto più difficile di quanto non dicesse la sua classifica: in semifinale aveva battuto Alexander Weis e a soli 23 anni ha già ottenuto buoni risultati.
Reymond l’avevo già visto giocare e sapevo come fosse un giocatore che avrebbe potuto darmi fastidio. Ha un talento decisamente superiore alla sua classifica e soprattutto un gioco che non ti dà mai ritmo: back, smorzate e continue variazioni. Così quando arrivi a giocare un punto importante senti poco la palla. Partite come queste sono mentalmente molto impegnative, tanto che ho fatto molta fatica a chiuderla e nel tie-break decisivo sono anche andato sotto. Ma lì sono stato bravo a rimanere concentrato.
Il Challenger si gioca sugli stessi campi?
No, il Futures si gioca sui campi dell’Hotel mentre il Challenger in un circolo che dista meno di 10 minuti ed è in pratica l’Academy dell’Hotel, con una trentina di campi.
Quindi rapida doccia…
Esattamente, un salto in hotel per una rapida doccia, un paio di barrette trangugiate di fretta e poi il servizio di transportation mi ha portato nell’altro circolo dove ormai era ora di scendere in campo.
Non sembra per niente facile.
Beh in realtà una situazione del genere ti offre il vantaggio che giochi con la mente sgombra. Visto che ero stanchissimo ho pensato che non avevo niente da perdere e ho affrontato il match a mente libera. Ho pensato “andiamo in campo e vediamo cosa riusciamo a fare”, senza nessun tipo di pressione. Fortunatamente ho espresso un buon tennis ed è andata bene.
Domani ti giochi l’ingresso nel tabellone principale contro Salvatore Caruso.
Partita ovviamente difficile contro un avversario forte ed esperto che non ho mai incontrato prima.