Musetti e Berrettini giù. Sinner accende i motori per cambiare marcia (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
A Miami il sole spacca le pietre eppure, sui protagonisti azzurri, si addensano nuvole nere. Dal Masters 1000 della Florida escono in una sola giornata Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini. Jannik Sinner, in campo oggi contro Grigor Dimitrov, è l’ultimo tricolore a cui aggrapparsi in tabellone. Ma a ben guardare i due ko del toscano e del romano hanno sfumature differenti. L’esordio di Melissa Satta nel box di Matteo Berrettini non è stato dei più fortunati. Non ha potuto festeggiare un trionfo ma è stata costretta a soffrire caldo e tensione nel match del compagno contro lo statunitense numero 55 al mondo Mackenzie McDonald. È finita col romano fuori all’esordio eppure, rispetto alle partite precedenti, un tiepido raggio di luce si è intravisto. Ci sono state occasioni, c’è stato atteggiamento positivo, è mancata sicuramente la freschezza fisica. Ma su questo aspetto Berrettini e il team si metteranno al lavoro da subito in vista della stagione sul rosso. Sulla terra, l’ex numero 6 al mondo non ha punti da difendere grazie al lungo stop a cui era stato costretto lo scorso anno per l’operazione alla mano destra. […] Nella partita finita con un doppio tie break a favore dello statunitense si sono visti sprazzi del Matteo che fu e pur consapevoli che la strada è ancora lunga, le premesse sono buone. Preoccupa di più l’ennesima frenata di Lorenzo Musetti. Sì, è giovane. Sì, ha trovato un Jiri Lehecka solidissimo, ma la lunga trasferta in America, prima sulla terra di Argentina, Brasile e Cile e poi sul cemento statunitense, si è chiusa senza acuti. Musetti troppo spesso si è fatto prendere dal nervosismo e ha mancato di lucidità nei momenti decisivi. Lorenzo ora è iscritto allAtp 250 di Marrakech per preparare il Masters 1000 di Montecarlo, ma potrebbe anche decidere di fermarsi più a lungo a casa e allenarsi nel Principato, dopo quasi due mesi tra Sudamerica e Usa. Quella sul rosso per l’allievo di Tartarini è la stagione più importante, ora serve ritrovare la rotta.
Berrettini e Musetti, crisi infinita (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Se vincere aiuta a vincere, la sconfitta, se ripetuta, si trasforma in una compagnia da cui diventa sempre più difficile liberarsi. I match di secondo turno persi ieri a Miami da Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini, rispettivamente contro Jiri Lehecka (n.44 Atp) e Mackenzie McDonald (n.55) sono stati un’ulteriore conferma. Talentuosi, dotati entrambi di un tennis tanto appagante quanto efficace, Musetti e Lehecka si erano infatti presentati alla vigilia della loro sfida con una cronologia di risultati che era lo specchio dei rispettivi momenti di forma: il ceco, dopo essersi spinto fino ai quarti in Australia, battendo lungo la strada Norrie e Auger-Aliassime, aveva poi concesso il bis a Doha, cedendo in semifinale a Murray non prima di aver colto di sorpresa Andrey Rublev. A Miami ha colto la sua 15a vittoria stagionale; molto più magro invece il bilancio dell’azzurro, che in Florida era atterrato sperando di invertire il trend che lo aveva visto sconfitto in sei delle sue ultime sette uscite. II doppio 6-4 con cui Lehecka si è aggiudicato il match, reca comunque indicazioni e segnali di ripresa su cui Musetti potrà continuare a lavorare in vista del suo ritorno in Europa per lo swing sulla terra battuta. Ne è convinto Davide Sanguinetti, ex n. 42 del mondo: «Oggi (ieri; ndr) Lehecka ha giocato in maniera perfetta, gli toglieva il tempo, non lo faceva pensare. Segno che hanno iniziato a capire come gioca. E Musetti, non essendo in confidenza, l’ha pagata a caro prezzo». Anche per Corrado Barazzutti «non si tratta di una questione tecnica o fisica, sono due dei giocatori più forti del mondo: è un problema che sorge nei tennisti quando non vincono». Il match di Berrettini è stato all’insegna degli scambi corti, un tennis muscolare, volontà di potenza in cui nessuno vuol recitare il ruolo di sparring partner. Intensità pura che, quando non accompagnata da ritmo e variazioni, ha finito col trasformare la sfida in un braccio di ferro giocato colpo dopo colpo sul filo del rasoio, la cui inerzia è rimasta a lungo in bilico salvo risolversi poi in due tie-break. «L’impressione che ho – riflette Barazzutti – è che entrambi siano mancati nei momenti importanti e questo denota l’assenza di qualche partita vinta e di quei momenti che, quando si è in fiducia, si vivono con determinazione e attenzione diverse». Per l’allievo di Vincenzo Santopadre, quei momenti sono coincisi proprio con due errori cruciali nei due momenti più caldi della partita: un dritto regalato gratuitamente, dopo aver annullato tre set-point e averne sciupato uno nel primo tie-break, e un altro incagliatosi nella rete nel secondo. «Per Berrettini sarà più semplice rimettersi in carreggiata, per abitudine e tipologia di gioco – sottolinea convinto Sanguinetti – Ne è già uscito tante volte, deve solo lavorare e mettere partite nelle gambe perché in questo momento ne sta giocando davvero poche». La fiducia non è però dote che si possa acquistare e la ricetta per ritrovarla è una sola: «Basta vincere una partita e cambia tutto – chiosa l’ex capitano di Davis – Ritrovarsi e vincere un primo match rimetterà a posto tutto perché il valore dei due giocatori e indiscutibile».
Musetti-Berrettini. Adesso le sconfitte fanno meno male (Daniele Azzolini, Tuttosport)
C’è qualcosa di buono, in fondo a questa giornata di nuove macerie che certo non renderà facile il riveder le stelle alla nostra mesta compagnia dei tennisti che si sono perduti. Lo dico forse per troppo affetto nei confronti di Matteo e Lorenzo, magari peccando di eccessivo ottimismo, o di buonismo, fate voi, ma le due nuove sconfitte mi sono sembrate diverse dalle precedenti. Quelle di Musetti che si perdono nella notte dei tempi e quelle di Berrettini, che hanno preso forma dal nulla — forse dal malvissuto match point sprecato al quinto contro Murray a Melbourne — e via via gli si sono strette intorno alla gola. Come un cappio che lo ponga sempre nell’urgenza di fare qualcosa di straordinario, o sopra le righe, pur di respirare una boccata di ossigeno. Due sconfitte dalle quali si può ripartire. Giunte contro avversari alla portata dei due azzurri, ma entrambi in eccezionali condizioni di forma, sorretti da uno stato d’animo ricavato dalla miglior forgia che il tennis possa garantire, quella combinazione in cui tutto appare leggero e dentro ti senti imbattibile. Ne sono sortiti due match dall’andamento altalenante – certo più quello di Berrettini contro Mackenzie McDonald – che avrebbero potuto prendere traiettorie diverse e premiare gli sforzi dei due italiani. Così non è stato, Musetti ha ceduto campo al ceco Jiri Lehecka, come lui ventunenne ma di cinque mesi più “anziano”, venuto su senza grandi pretese in questo Tour abbagliato dalle magie del numero uno Alcaraz, ma dotato di colpi di gran valore e con un fisico agile e perfettamente costruito che gli permette un gioco di pressione costante e di estremo assillo per gli avversari. Berrettini invece ha subito la prima sconfitta da McDonald, dopo due precedenti match che lo avevano visto assoluto padrone del campo. Non è ancora il Matteo in grado di dominare la scena, lo si sapeva, lo si era visto a Indian Wells, preso d’infilata da Taro Daniel, e lo aveva confermato nel challenger di Phoenix, cincischiando senza costrutto contro avversari di seconda fascia, fino a lanciare quell’urlo forse liberatorio, certo mesto, ormai diventato famoso: «Portaterni via dal campo, sono inguardabile». Ieri, se non altro, si è mostrato a mezza via, dunque sulla strada del ritorno. È un passo avanti, se vi va di sottolinearlo. Non ancora definitivo, purtroppo… Eppure Matteo ha goduto di chance robuste, fallite almeno in una occasione per un autentico guizzo della buona sorte, che si è fatta di lato quel tanto da evitare che un recupero di Berrettini pizzicasse la riga di fondo. Mezzo millimetro appena, ché tanto sarebbe servito a Matteo per chiudere il primo set. Una palla per il set sull’8-7 del primo tie break, poi altre due nella seconda frazione, sul 6-5, ma nessuna sul proprio servizio. Matteo si era tirato su nel primo tie-break cancellando due set point sul 6-4 per l’americano. Nel seicondo invece si è portato avanti 4-2 nel tie break, ma non ha retto il ritorno di McDonald, che nel frangente ha giocato un tennis di rincorse e testardaggine davvero pregevole. Chance che non ha avuto Musetti, ma il ceco gli è stato superiore nelle fasi più calde. Ha ottenuto il break sul 3 pari dei primo set, ha chiuso 6-4 e subito si è portato avanti di un break anche nella seconda partita. Il resto i due se la sono giocata alla pari, ma quando la disputa si è accesa, inutile nasconderlo, Lehecka è stato migliore. […]