Jannik Sinner: "Giocare contro Alcaraz è speciale, ogni volta imparo qualcosa"

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Jannik Sinner: “Giocare contro Alcaraz è speciale, ogni volta imparo qualcosa”

“Nel tempo libero con il mio team gioco a burraco. Mio padre ha finito di lavorare al Rifugio, ora viaggia con noi e cucina per tutta la squadra”, dice il tennista azzurro

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Jannik Sinner - Montecarlo 2023 (Photo Felice Calabro’)
 

Se oggi in Italia si parla sempre più spesso di tennis molti meriti sono di Jannik Sinner. L’altoatesino è diventato un simbolo dello sport italiano, e la cosa sembra anche piacergli: “Mi fa piacere. M’importa, lo sento. Anche qui a Montecarlo, con tanti italiani… Si sente un’energia diversa, molto positiva“, ha raccontato l’azzurro in un incontro con la stampa italiana a Montecarlo.

Al Country Club l’altoatesino esordirà nella giornata di domani contro l’argentino Diego Schwartzman. Intanto la mente torna alle due partite giocate contro Carlos Alcaraz a Indian Wells e Miami, anche se lo spagnolo non è presente nel Principato. La storia tra i due, dice Jannik, risale a qualche anno fa: “Ci siamo incontrati per la prima volta in un Challenger in Spagna (ad Alicante nel 2019), ricordo che gli chiesi informazioni su quanto si allenasse, come fosse organizzato. Capii che aveva qualcosa di più rispetto agli altri. Vederlo oggi fa impressione: già n. 1, ha vinto uno Slam. Ora anche io, quando gioco contro di lui, ho capito che devo affrontarlo cambiando cose, anche a rischio di sbagliare”.

In molti dicono che entrambi abbiano contribuito allo sviluppo odierno del tennis, più muscolare, più da effetti speciali e meno cerebrale: “Capisco la domanda. Ma ricordiamoci il ruolo che stanno giocando i materiali, a cominciare dalle racchette fino alle palline, e poi i campi. Inoltre, in generale, è tutto lo sport che sembra più veloce. Io le guardo le partite in televisione e capisco che se la partita è più lenta è più piacevole e il pubblico la gradisce di più, ma questa è la difficoltà di oggi: essere veloce, più degli altri“.

Capitolo staff: Sinner sembra aver trovato l’alchimia giusta, grazie anche alla nuova squadra che lo sta seguendo nell’ultimo anno, dopo l’addio allo storico coach Piatti. “Intanto mi sento più tranquillo. Con la squadra abbiamo lavorato tanto. Ci siamo capiti, ovviamente un minimo di tempo ci voleva. Non c’è una persona sopra l’altra, siamo tutti sulla stessa linea e parliamo di cosa si poteva far meglio dopo ogni match“. La cosa si riflette anche nel suo gioco. “Naturalmente. Le questioni di tattica ora le capisco meglio, è una fase per me importante. Possiamo parlare di tennis per tre giorni, non c’è problema. Ma forse ci annoieremmo, se parlassimo sempre e solo di tennis”. Bisogna pur svagarsi.

Cosa fa Jannik Sinner nel tempo libero? “Gioco a burraco. In passato ci sfidavamo a scala quaranta». Anche qualche libro, ma non è che ne legga tanti. Ho finito però la biografia di Ibrahimovic. Non era un librone ma mi è piaciuto e l’ho finito subito. Ora sto leggendo un libro in tedesco“. Sinner è più sereno da quando il padre lo ha raggiunto ad Indian Wells. Il suo contributo? Cucina per tutti: “Beh, il babbo ha finito con il Rifugio. Dopo averci lavorato per venti anni, e dopo quaranta di carriera. Ora ha preso a viaggiare qualche volta con noi: per esempio era a Indian Wells e ha anche cucinato per tutti noi. A lui piace, la squadra ha gradito. È stato un momento perfetto, ma lo sarà di più quando ci saranno anche mamma e mio fratello“.

Si chiude con un auspicio: quanto manca per arrivare in fondo a uno Slam? “Ci alleniamo tanto soprattutto per quello. Vincere uno Slam è sempre un sogno, ma ho già dimostrato di saper arrivare lontano nei tornei. Ora mi sento meglio, recupero meglio fra un punto e l’altro fra un match e l’altro. E i risultati che arrivano sono il frutto di un lavoro duro, di un investimento costante sul futuro“.

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