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Il giorno d’apertura di questo trittico di qualificazione alla fase finale della Billie Jean King Cup, oltre alle due piacevoli vittorie dell’Italia, ha lasciato ben poco adito a sorprese (com’era lecito aspettarsi) nelle gare delle altre nazioni. La discesa in campo di alcune delle migliori giocatrici del circuito ha spianato la strada a Paesi come Francia, USA. Le cugine transalpine, faticando in verità ben più del previsto, hanno portato a casa entrambe le loro partite contro le rappresentanti della Gran Bretagna, ma non prima di 5 tie-break su 5 set giocati. E a penare di più, uscendo dal campo solo dopo 3h e 30 di gioco, è stata la n.5 al mondo Caroline Garcia, non nella sua giornata migliore, che ha dovuto ricorrere all’esperienza e al maggior talento di fondo per spuntarla per 6-7(2) 7-6(4) 7-6(2) su Katie Boulter, n.154 al mondo, spinta anche dal calore del pubblico di Coventry. Più semplice, a questo punto, appare invece la vittoria di Alizè Cornet, che se l’è “cavata” con un 7-6(8) 7-6(3) sulla n.1 britannica Harriet Dart, annullandole anche un set point nel primo parziale.
Detto delle maggiori difficoltà avute dalla Francia, c’è invece ben poco da dire sulla prestazione delle due statunitensi, semplicemente troppo forti per le avversarie austriache. Coco Gauff ha inflitto un severo 6-1 6-3 a Julia Grabher, mentre Jessica Pegula dopo un primo set praticamente di allenamento contro la n.153 WTA Sinja Kraus, ha chiuso 6-0 7-5 concedendo un po’ di gioco all’avversaria nel secondo parziale. Ma com’è stata netta la prestazione della squadra a stelle e strisce, così è stata anche quella del Kazakistan, decisamente più inaspettata dato che dall’altra parte della rete c’era la Polonia, comunque orfana di Iga Swiatek. Se era più che pronosticabile il 6-3 6-4 in scioltezza di Elena Rybakina a Weronika Falkowska (che ha disputato un match anche al di sopra delle proprie possibilità), non si può dire lo stesso per l’altro incontro. Yulia Putintseva, che di per sé è un’ottima giocatrice, ha regolato per 7-5 6-3 una top 20 come Magda Linette, segnando quello che si rivelerà probabilmente il punto decisivo per la vittoria kazaka.
Apparentemente tranquilla sul campo, ma con tematiche più ampie toccate, è stata invece la sfida tra Repubblica Ceca e Ucraina. La squadra favorita ha rispettato il pronostico, con vittorie comode di Barbora Krejcikova, 6-4 6-3 su Katarina Zavatska, e di un’impressionante Marketa Vondrousova (sempre più vicina ai livelli del 2019), 6-2 6-1 su Marta Kostyuk. E qui, ancora una volta, la questione in merito alla giocatrice ucraina evade dal tennis. A Miami, dopo aver perso al secondo turno contro Potapova (che al turno successivo suscitò ulteriori polemiche scendendo in campo con la maglietta dello Spartak Mosca), Kostyuk non si diede la mano con l’avversaria russa, dopo altri commenti avversi a russi e bielorussi da parte sua allo scorso US Open. Ieri la questione, se vogliamo, può dirsi più delicata, ma non per questo meno grave: durante l’inno ucraino infatti, la n.38 del mondo è scoppiata in lacrime. Un ennesimo episodio che dovrebbe far riflettere sugli effetti di questa guerra e fin dove persone, anche pubblicamente esposte, possano essere portate.
Ritornando in tema di tennis, chiudiamo con l’interessante 1-1 maturato sul rosso di Stoccarda (dove da lunedì partirà uno dei WTA 500 più attesi dell’anno) tra Germania e Brasile: dopo una bella vittoria in rimonta di Beatriz Haddad Maia su Anna-Lena Friedsam, per 3-6 6-4 6-3, ci ha pensato Tatjana Maria a tenere in gioco la propria nazione. 6-3 3-6 7-5 a Laura Pigossi il punteggio finale favorevole alla n.1 tedesca, che dovrà tentare l’impresa quest’oggi contro la n.14 del mondo. Ma nelle competizioni a squadre, con il pubblico a favore, spesso l’impossibile diventa possibile.