Roman Safiullin ai quarti di Wimbledon, una sorpresa che poi tanto sorpresa non è

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Roman Safiullin ai quarti di Wimbledon, una sorpresa che poi tanto sorpresa non è

Considerato un predestinato fin da ragazzo, il russo che si ispira a Djokovic ha ottenuto risultati straordinari quando ancora non era maggiorenne. E ha sfruttato bene la sua chance

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Roman Safiullin - ATP Cup 2020 Sydney (foto Twitter @ATPCup)
 

Da semisconosciuto ai quarti di finale di Wimbledon. Domani, martedì 11 luglio, Roman Safiullin sfiderà sul campo 1 il nostro Jannik Sinner per giocarsi un posto nelle semifinali dei Championships. Sorpresa? Certo – chi mai poteva attendersi un risultato del genere da uno che è alla prima apparizione nello Slam londinese da n° 92 del mondo – ma, a ben vedere, il passato del russo classe ’97 insegna che non stiamo parlando proprio dell’ultimo arrivato.

Al fatto che il buon Roman fosse considerato, diversi anni orsono, un predestinato di questo sport abbiamo infatti già accennato nella cronaca del suo match di ottavi, vinto in 4 set con il malconcio Shapovalov. Nove anni fa, nel 2014, il nativo di Podolsk – cittadina a una ventina di chilometri da Mosca – era numero due del mondo Juniores, aveva trionfato al Trofeo Bonfiglio a maggio (sconfiggendo l’attuale n° 7 ATP Rublev) e pochi mesi dopo, a inizio 2015, avrebbe vinto l’Australian Open juniores. Un risultato – e un palmares, accidenti – non da tutti. Non solo: nel 2014 Safiullin avrebbe totalizzato, alla fine della stagione, ben 42 vittorie su 46 incontri (91,3%), record da potenziale n° 1 del mondo.

Eppure, da quello splendido periodo e da quel lontano 2015, quando diventava appena maggiorenne, Roman si è un po’ perso. Non è scontato, si sa, che un giovane talento o un predestinato poi effettivamente emerga. Soprattutto in uno sport individuale, come il tennis – in cui non hai una squadra attorno a te sul campo che possa sollevarti nei momenti di difficoltà – i fattori di “disturbo” possono essere molteplici. Per dirne uno, la pressione, forse l’ostacolo più grande in un percorso di crescita che molti si attendono come repentino.

Ma anche gli infortuni con i quali, per sua stessa ammissione, il venticinquenne (saranno 26 primavere tra poco meno di un mese, il 7 agosto) ha dovuto fare i conti proprio quando era in rampa di lancio. “Ho subito il mio più grande infortunio a una spalla – ha spiegato il russo – dopo aver vinto l’Australian Open juniores, e di seguito ne ho patito un altro alla caviglia. Da lì, ci ho messo molto tempo, forse più di altri tennisti, a recuperare, ed è stato difficile ripartire”.   

Fatto sta che, per una ragione o per l’altra, Safiullin non è mai andato oltre l’ottantaduesima posizione ATP, raggiunta proprio quest’anno, e, prima di questo Wimbledon, non aveva mai superato neppure il secondo turno di un Major. Solo nel febbraio 2022, al torneo 250 di Marsiglia, aveva dato la sensazione di essere una mina vagante, se in giornata, per tutti, quando riuscì a battere sontuosamente Tsitsipas – unico successo contro top-ten in carriera – ai quarti di finale per disputare poi l’unica, fin qui, semifinale nel circuito maggiore, persa da Auger-Aliassime.

L’occasione per rifarsi, però, nel tennis come nella vita, prima o poi si palesa, e Safiullin è stato bravo a sfruttarla. Forse, per riuscirci, si è ispirato a quello che in passato, proprio in un’intervista con il nostro Direttore Ubaldo Scanagatta, ha definito suo idolo, niente meno che Novak Djokovic, che alla sua veneranda età sta cercando di incamerare il 24° Slam della carriera. O forse avrà seguito i consigli di Daniil Medvedev, che ha sempre visto, lo ha detto lui stesso, nel connazionale e amico un predestinato (“Ero sempre intimorito nel giocarci contro, quando eravamo junior”).

E chissà se, dopo aver battuto, nell’ordine, Bautista-Agut, Moutet, Pella e Shapovalov, Roman riuscirà a spaventare anche il nostro Jannik.

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