“Spero che questi primi cinque anni di lavoro insieme, qui nell’Accademia, siano i primi di una lunga vita” con queste dolci e sentite parole di ringraziamento, Carlos Alcaraz ha commentato l’incoronazione con il proprio nome di uno dei campi dell’Academy gestita da Juan Carlos Ferrero.
Carlitos è ormai uno di casa a Villena, il comune spagnolo – conta quasi 34mila abitanti ed è situato nella provincia di Alicante – che ospita l’accademia dell’ex n. 1 al mondo iberico, cinque anni trascorsi e vissuti lì nel Sud della Spagna l’hanno reso luogo del suo processo di evoluzione sia come giocatore sia come uomo. E così, in maniera del tutto naturale, al termine dell’esibizione di lusso a porte chiuse con Jannik Sinner, il 20enne murciano è stato protagonista di un momento per lui estremamente speciale.
L’allenatore Mosquito – ben visibile il tutore alla gamba destra, dopo l’intervento chirurgico al ginocchio – e il restante staff dell’Academy lo hanno onorato consegnandogli “metaforicamente” – poiché è stata affissa sulla faccia di un blocco roccioso – la targa riportante l’intitolazione di uno dei campi, che dunque d’ora in avanti verrà ribattezzato ‘Pista Carlos Alcaraz‘. Certo, non assume i contorni del medesimo prestigio riservati a Rafa Nadal e Nicola Pietrangeli: insigniti dal riconoscimento dell’essersi visti intestare il Campo Centrale dell’ATP 500 di Barcellona, e quello che un tempo era il Campo Principale del Foro Italico divenuto poi negli anni l’arena preferita dai condottieri azzurri.
Sicuramente però ciò che rimane, è la grande emozione e commozione di Carlos: un’occasione così unica in cui ritrovarsi per quello che è sì un campione, ma di soltanto 20 anni – e già un campo intitolato, quando molti altri mostri sacri di questo sport neppure da defunti hanno ricevuto un tale attributo – al punto che il suo compagno di merende allenanti verso il nuovo anno ne ha approfittato per immortalare la cerimonia con la sua immancabile macchina fotografica.
Dopo l’euforia, tuttavia, è il momento di ritornare sotto con i carichi di lavoro per arrivare al meglio all’inizio della trasferta australiana: farlo però con il sorriso è più bello e in parte fa avvertire meno la stanchezza.