Guarda il video di Ubaldo Scanagatta e Paolo Di Lorito ⤵
Il modo in cui Lorenzo Musetti ha dominato Gael Monfils giovedì sera sul Philippe Chatrier mi ha riconciliato con il bel gioco del tennis.
Dopo giorni e match di “sparatorie” da fondocampo, scambi allucinanti a due centimetri dalla riga in cui tutti gli sparapalle fanno esplodere la loro artiglieria in maniera certo stupefacente ma ripetitiva e tutti, o quasi, sembrano giocare uguale ai loro avversari e finiscono per vincere perché sbagliano un po’ meno, beh veder giostrare con le sue infinite varietà e i suoi straordinari rovesci lungolinea come incrociati il miglior Musetti dell’anno (“Mi do un bel dieci, ho giocato la mia miglior partita del 2024”) alle prese con un Monfils che aveva ovviamente tutto il pubblico dalla sua parte e ci avrebbe tenuto tantissimo a far bella figura, è stata…una serata magica.
E spero non irripetibile, perché anche se Djokovic non è Monfils, sebbene anagraficamente non siano poi così lontani, un Musetti che riuscisse a ritrovare una serata come questa, potrebbe davvero creare dei problemi al serbo che fin qui non sembra certo esser rientrato nei suoi panni migliori.
Del resto anche se Djokovic conduce 4-1 nei confronti diretti con il tennista di Carrara, oltre al vittorioso confronto di Montecarlo 2023 non si può dimenticare quel che accadde nel 2021 proprio sullo Chatrier quando Lorenzo vinse i primi due set in due tiebreak, prima che Djokovic riuscisse a spezzargli il ritmo e la concentrazione – anche con un prolungato toilet break – e dominasse il prosieguo.
Di quella partita non mi piacque il finale, perché non apprezzai che Lorenzo, pur esausto e certamente con qualche problema fisico, si ritirasse sul 4-0 al quinto. Non fu sportivo. Lo scrissi allora, lo ripeto oggi. Poteva arrivare in fondo e dare la meritata soddisfazione al suo avversario.
Ma, detto ciò, quei primi due set furono spettacolari. Perché quel Djokovic non era il brutto Djokovic che abbiamo visto nei 5 tornei giocati quest’anno, nessuno dei quali coronato…non si dice dalla conquista di un titolo, ma neppure da una raggiunta finale.
Contro Herbert, doppista dal tennis non banale (anche lui, sia pure non confrontabile con il miglior Musetti) Djokovic è stato abbastanza in difficoltà, anche se ne è venuto a capo. Con Carballes Baena, uno dei tanti “sparapalle”, invece un Djokovic in progresso, ha regolato la pratica senza il minimo problema.
Vedremo a che punto è Djokovic contro Musetti e mi piacerebbe che Lorenzo riuscisse a giocare nuovamente al meglio. Tanti critici del web danno invariabilmente la colpa delle prestazioni meno buone di Musetti al suo coach Tartarini, arrivando a invocarne la sostituzione perfino adesso che a lui si è aggiunto anche Corrado Barazzutti, ma io mi permetto di pensare che le buone e le cattive performances di Musetti dipendono in gran parte dal suo stato mentale, dalla sua condizione psicologica. Questo non significa che non ci siano nel suo tennis aspetti tecnici da limare, ma quelli li conoscono benissimo, sia i suoi due coach, sia lui stesso. Il problema consiste nel lavorarci sopra con grande determinazione e continuità, anche se i cavalli di razza, i purosangue, difficilmente riesci a farli lavorare come se fossero dei ronzini.
E’ chiaro poi che, a prescindere da come riuscirà a interpretare la sua partita Lorenzo, avere di fronte Djokovic non è come giocare contro Monfils. Di sicuro il serbo le studierà tutte per non soccombere. E Musetti deve essere pronto a reagire anche a momenti, situazioni, punteggi, inevitabilmente difficili che il match proporrà. Senza sclerare, possibilmente evitando il turpiloquio e le bestemmie che deve assolutamente imparare a controllare – è un papà, dovrà maturare anche sul campo, anche per suo figlio – perché rovinano quella splendida immagine che invece il suo tennis “diverso” da quello del 90% degli altri top-ten è capace di offrire ed estasiare.
Sarebbe bello, permettetemi di concedermi un momento… patriottico, che proprio una vittoria di Lorenzo Musetti su Djokovic, permettesse a Jannik Sinner di diventare n.1 del mondo, anche se a livello virtuale per queste due settimane parigine, ma comunque certamente a partire da lunedì 10 giugno.
Esaurita questa mia …dichiarazione d’amore per il tennis di Lorenzo, purtroppo discontinuo – una rondine non fa primavera – devo congratularmi molto al di là della sconfitta dolorosa per il modo in cui è maturata giovedì sera per gli straordinari progressi mostrati in questi ultimi tempi da Flavio Cobolli. Contro Korda a Roma, Ruud a Ginevra, Rune al Roland Garros.
Contro i due “RU” ha perso soprattutto per inesperienza, ma ha giocato alla grande. Matchpoint a Ginevra contro il norvegese, tre palle consecutive sul 4 pari e 0-40 nel quinto che se trasformate lo avrebbero mandato a servire per il match contro l’antipatico danese, ma anche un 5-0 e un 6-2 di vantaggio nel supertiebreak poi perso 10 punti a 7.
Non so come se la caverà su altre superfici, ma sulla terra rossa l’esplosivo e miglioratissimo Cobolli che ho ammirato in queste ultime settimane mi sembra destinato a diventare tennista di un livello che un anno fa non avrei creduto potesse diventare. Complimenti a lui e al padre che lo allena per i grandi progressi compiuti. Una maggiore esperienza farà il resto. Di certo vale molto di più della sua classifica, almeno sulla terra battuta per quanto ho potuto vedere.
Mi spiace che Zeppieri abbia sciupato i due set di vantaggio che aveva con Kokkinakis, altrimenti il bilancio azzurro di questo Roland Garros che aveva visto 8 ragazzi italiani centrare il secondo turno – record – sarebbe stato migliore.
Degli 11 nostri tennisti che hanno giocato giovedì – con questo venerdì che ne vede in campo tre, Sinner con Kotov, Arnaldi con Rublev e Cocciaretto con Samsonova – hanno perso Sonego, Fognini, Cobolli, Darderi, Zeppieri ed Errani, mentre avevano vinto Arnaldi, Paolini, Musetti e Cocciaretto (più Sinner il giorno prima).
Direi che non si tratta di un cattivo bilancio. Difatti sul “rinascimento” del tennis italiano, con 5 tennisti uomini fra i primi 50 e 9 fra i primi 100, sono venuti in questi giorni ad intervistarmi colleghi francesi, svizzeri e perfino rumeni.