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Novak Djokovic non ne vuol proprio sapere di scendere dal proprio trono, sul quale siede da 428 settimane, per far posto a Jannik Sinner.
E’ tornato ancora una volta dall’Inferno. E Lazzaro, anche se non era certo davvero finito all’Inferno, resuscitò una volta sola. Djokovic, soltanto qui al Roland Garros, già due. E la seconda nel giorno del compleanno di Nadal.
Dopo essere stato in campo 4 ore e 29 minuti contro Musetti, rimontando da sotto due set a uno, Djokovic si è ripetuto pari pari con Francisco Cerundolo, cadendo e rialzandosi, non una, non due ma tre volte, e rimontando anche l’argentino che era avanti due set a uno come Musetti ma anche di un break nel quarto set quando si è trovato a servire sul 4-3 e 30-15, quindi a sei punti dalla vittoria.
Però, alla fine, con il pubblico che come già nel match con Musetti aveva preso a tifare il campione serbo quasi come se fosse un francese – e Nole l’ha infatti giustamente sottolineato ringraziandolo in francese per tutte le (sovrumane) energie che gli aveva saputo trasmettere – dopo 4 ore e 39 minuti (quindi 10 minuti in più che con Lorenzo) Djokovic ha raggiunto per la 59ma volta i quarti di finale nel giorno del trentottesimo compleanno di Rafa Nadal, nonché nel giorno in cui la nostra Jasmine Paolini ha conquistato i suoi primi quarti in uno Slam!
59 quarti di finale a 1…Vi rendete conto? Chissà se se ne rende conto Jasmine!
Sia Musetti sia Cerundolo potrebbero non incontrare mai più Novak Djokovic. Ma non potranno mai dimenticare cosa è loro accaduto quando lo hanno incontrato.
Per gli ultimi due incontri l’indomito guerriero serbo è stato in campo la bellezza di 9 ore e 10 minuti. Contro due giocatori di 22 e 25 anni. Pazzesco. Ci credo che in Serbia sono tutti matti per lui. Noi italiani lo siamo per Sinner che di Slam ne ha vinto uno solo…sebbene anche lui in quello che ha vinto, a gennaio in Australia, è stato capace di una rimonta stupenda contro Medvedev che aveva dominato il primo set e vinto pure il secondo.
Questo Djokovic irriducibile guerriero mi ricorda tanto uno dei miei giocatori preferiti: Jimmy Connors.
E me lo ricorda non solo per le sue straordinarie rimonte all’US Open 1991, quando compì 39 anni nel corso del torneo e raggiunse le semifinali rimontando partite pazzesche con Patrick McEnroe, Aaaron Krickstein e Paul Haarhuis, ma anche per quanto accadde al Roland Garros quello stesso anno, 4 mesi prima, quando Jimbo era stato l’atleta più applaudito che io abbia mai visto…nel momento in cui, stravolto dalla fatica, gettava la spugna e si ritirava nel primo punto del quinto set dopo aver vinto la quarta manche contro il diciannovenne Michael Chang.
Jimbo, fisico leggero come i suoi colpi, quasi privo di servizio e dritto – e quindi un vero fenomeno per avere vinto 109 tornei ed essere stato n.1 del mondo per tanti anni pur con tutti quei limiti – non aveva certo un tennis adatto alla terra rossa – lentissima – di quegli anni.
A 38 anni, e sceso a n.324 del mondo, aveva deciso di tentare il grande ritorno. Non aveva più giocato a Parigi dal 1989. E al secondo turno era stato messo a dura prova dall’haitiano Agenor dopo aver vinto i primi 2 set. Perso il terzo 6-3, sembrava …”moribondo” come Djokovic con Cerundolo e quando perse 6-0 il quarto, tutti erano pronti a intonare il suo “De Profundis”. Non Jimbo. Che combattendo… alla Djokovic, e scaldando tutto il pubblico allo stesso modo in cui ha saputo entusiasmarlo il campione serbo, vinse il quinto set 6-4. Fantastico!
Solo che al terzo turno – e non auguro davvero una simil sorte a Djokovic – Jimbo si trovò di fronte a “Michelino il cinesino” che due anni prima aveva trionfato a Parigi dopo aver irriso Lendl – servendogli anche dal sotto…- e battuto Edberg in finale.
Contro quel diavoletto dagli occhi a mandorla Connors giocò una partita stupenda, forse la sua migliore di sempre sui campi rossi, forse favorito in parte dal fatto che anche Cianghettino non era un colosso dai colpi troppo pesanti.
Non so come fece l’irriducibile Jimbo – ah, irriducibile credo che sia l’aggettivo che mi è capitato di usare più spesso quando per 15 anni ho parlato e scritto di Connors – ma dopo aver vinto il primo set strappò sorprendentemente a Chang anche il quarto: 6-4. Fece anche il primo punto del quinto, un rovescio vincente – ovviamente – che trapassò Chang. Lì il bad boy Jimbo, si inventò un colpo di teatro magistrale. Si avvicinò all’arbitro francese Bruno Rebeuh e gli disse, senza neppure un “sorry”: “Non ce la faccio più a giocare, ma se vuoi puoi giocare te al mio posto, ti lascio la mia racchetta se vuoi!”
Quel punto che aveva appena fatto in sé non fu poi così eccezionale, ma in quel contesto divenne indimenticabile.
Sì, perchè consentì a Connors di ritirarsi mentre era in vantaggio nel punteggio: 7-5,2-6,4-6,6-4 e…15-0! Il pubblico, mentre Jimbo coglieva tutti di sorpresa stringendo la mano a Rebeuh scattò in una spontanea e trascinante standing ovation gigantesca. Infinita. Memorabile. Mi pare di sentire ancora i brividi che provai. E l’ammirazione per quel guerriero incredibile. Antipatico quanto volete, ma sul campo…unico, formidabile. Connors uscì dal campo appoggiandosi allo storico fisio dell’Atp, Bill Norris (capelli biondi a caschetto come il cantante folk americano John Denver), che poi avrebbe raccontato: “Jimmy mi si raccomandò perchè lo sorreggessi…non voleva davvero cadere davanti ai 14.000 spettatori del centrale”.
Ma 30 secondi dopo, dietro le quinte, ci vollero due inservienti ad aiutarlo a salire le scale per arrivare agli spogliatoi. Mentre Chang uscì dal campo fra pochi applausi, nell’indifferenza generale, la folla continuava a declamare il nome di Connors, ad applaudire Jimmy. “In tutta la mia vita non ho mai visto ricevere una tale ovazione per un tennista che aveva abbandonato partita e campo” fu il cmmento del guru rumeno Ion Tiriac che nella sua vita ne aveva viste di tutti i colori.
Beh, chissà se una cosa del genere potrebbe accadere al prossimo turno al guerriero Djokovic che in conferenza stampa e agli amici serbi ha detto: “Non so in che condizioni sarò mercoledì, spero di poter giocare, ma non lo so…”.
Beh, per quanto mi riguarda devo dire che a me piacerebbe moltissimo che lui battesse Ruud nei quarti e poi Zverev (che ha battuto Rune) o de Minaur e arrivasse in finale contro Sinner. E a quel punto, con Sinner che diventerebbe comunque n.1 del mondo, chiunque vincesse la finale io sarei comunque più che contento. Sinner che, come ricordiamo con articoli specifici ogni giorno, è uno dei principali favoriti anche per i bookmakers. Pensate che la sua vittoria addirittura quotata a 10,00 sul sito Better, tramite un link esclusivo per Ubitennis.
Vedremo se rispetterà questo pronostico. Intanto, alla vigilia del quarto di finale Sinner-Dimitrov, che prelude a una semifinale con il vincente fra Alcaraz e Tsitsipas, forse il quarto di finale più intrigante fra tutti, ho intervistato due vincitori del Roland Garros, Michael Chang campione del 1989 e finalista del 1995, e Mats Wilander, campione tre volte, 1982, 1985 e 1988. Le interviste complete usciranno prima possibile, appena qualche collaboratore (che sia sopravvissuto a questo che per gli orari impossibili è il più duro Roland Garros della storia) riuscirà a trovare il tempo di sbobinarle. Ma intanto vedo di ricordare qualche frase che riguardi Sinner e Alcaraz, visto che devono giocare fra oggi pomeriggio e stasera (per l’ennesima nottata infinita sullo Chatrier).
Chang: “Non ci sono motivi tecnici perché Sinner non sia fortissimo anche sulla terra battuta. Non solo gli italiani ci sono nati e sono sempre stati forti sulla terra rossa. L’ho visto giocare l’altra sera con Moutet dove all’inizio sembrava dominato dal francese che giocava in modo inceddibile, ma dopo pochi game si poteva vedere che Sinner è fortissimo mentalmente, analizza le situazioni, non si lascia condizionare dal punteggio, va per la sua strada. Credo che il suo team di coach abbia fatto un lavoro fenomenale. Darren Cahill è davvero bravo con lui. Si vede che ora ha la mentalità giusta, che arriva su un torneo e dice: “Ehi, questo torneo lo posso vincere”
-E fra lui e Alcaraz che tutti dicono avere un tennis più vario che pensi?
“Non credo che la varietà degli schemi sia fondamentale per stabilire chi sia il migliore. Tutto dipende da come esegui bene o male le cose che vuoi fare. Infatti si può vederla in diversi modi. Ma credo che questa sia una grande rivalità che si potrà vedere per tutti i prossimi dieci anni a venire. Ci sono altri ottimi giocatori, ma io credo che Alcaraz e Sinner saranno i tennisti da tenere d’occhio, più di chiunque altro”.
E con Mats Wilander, opinonista principe di Discovery Channel -Eurosport – Quando tu diventasti n.1 del mondo nel 1988, dopo che avevi vinto 3 Slam su 4, ovunque fuori che a Wimbledon (dove vinse Edberg), smettesti di vincere…Non è che una cosa simile possa accadere anche a Sinner se lo diventerà?
“Non so che cosa mi successe, vinsi lo US Open (vendicando la sconfitta nella finale dell’anno precedente e battendo Lendl in 5 set e 4h e 54 minuti, giocando un match tutto d’attacco, 131 volte a rete! …Nota di UBS) e dopo vinsi un solo torneo, da voi a Palermo…non so se non mi piaceva l’idea di essere n.1…ma avevo poi 4 mesi prima dell’Australian open, e essere n.1 non mi motivò a dare il massimo. Jannik è sufficientemente giovane…può avvertire magari un po’ di pressione, ma può controllarla, ha abbastanza tempo per farlo. Può essere che gli venga voglia di celebrare per qualche mese ma non lo so – qui Wilander dimostra di non conoscere abbastanza Sinner e come è fatto il nostro…- ma potrà rimanere n.1 del mondo per molte molte volte…”
-Ma chi ha più chance di diventare e restare n.1 del mondo a lungo fra lui e Alcaraz?
“Se ripenso a Melbourne quando Medvedev era avanti per due set ma dopo un set e mezzo le cose cominciarono a cambiare…e Sinner prese a alzare la palla, per costringere Medvedev a giocare diversamente. E’ uno che pensa, che sa quello che deve fare per cambiare le cose che non vanno bene. Forse Alcaraz è un tantino migliore, non sono sicuro, ma magari avrà più alti e bassi. Sono d’accordo con te, probabilmente Sinner è più solido, consistent. L’unica cosa che mi lascia perplesso di Jannik è quando deve difendersi dal lato del rovescio sulla terra. Quello che fa in open stance sul cemento è molto difficile da fare anche sulla terra rossa. Deve imparare di più, sui campi in terra battuta, a andare qualche volta indietro e non solo in linea orizzontale”
-A chi assomigliano dei tuoi tempi o altri tempi Alcaraz e Sinner?
“Nessuno gioca come Alcaraz…come varietà di soluzioni potrei dire Federer, ma non è Federer…e Sinner non saprei…”
-Djokovic?
“No, Jannik è più aggressivo di Djokovic…Non so davvero a chi si possano paragonare. Rune per esempio è più un tennista classico…”
-Tipo Courier?
“No Rune viene spesso a rete, Courier no…forse Jannik assomiglia più a Courier…forse. Ma è di un diverso livello. Però a prendere la palla presto, a caricare il dritto, un po’ lo ricorda..”
A proposito ancora di Djokovic aggiungo che….poiché una ciliegia tira l’altra anche i record si …comportano allo stesso modo. Novak con 59 quarti di finale “stacca” Roger Federer anche in questa classifica “parziale” – lo svizzero ne vantava 58 – e, incontentabile, lo lascia indietro di una anche come numero di vittorie negli Slam conquistando la n.370 (a fronte di 49 sconfitte in 73 Slam); Roger si è fermato a 369 successi (a fronte di 60 sconfitte in 80 Slam).
Gli altri leggendari campioni hanno questo bilancio: Rafa Nadal 314 vittorie e 44 sconfitte in 66 Slam, Jimmy Connors 233 vittorie e 49 k.o. in 57 Slam, Andre Agassi 224 vittorie e 53 sconfitte in 61 Slam.
Al cospetto di tutti questi supercampioni, ma certo principalmente per una questione anagrafica, Jannik Sinner non può autorizzare paragoni. Ma intanto oggi gioca il suo settimo quarto di finale, contro Grigor Dimitrov (battuto 3 volte su 4 e tutte le ultime tre), e di quarti ne ha vinti per ora solo 2 (Wimbledon 2023 e Australian Open 2024). Non c’è 2 senza 3? Speriamo. Di certo è favorito.
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