Grazie Jasmine (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Ci vuole coraggio. Ci vuole fantasia. E quando nel terzo game della prima finale Slam della carriera, contro la giocatrice più forte del mondo, la Paolini strappa il servizio alla Swiatek e sale 2-1, i 15.000 dello Chatrier che l`hanno accolta con l`ovazione che si riserva alle superstar capiscono che non sarà certo la paura a paralizzare il braccio di quella fantastica ragazza italiana sempre meravigliosamente sorridente, scesa in campo per giocarsela e non per abbassare lo sguardo. E se è vero che da quel momento Iga si trasfigurerà in un`amazzone guerriera inavvicinabile e intoccabile, con una serie di 23 punti a 4 che le consegneranno cinque game di fila, il primo set e sostanzialmente la partita, perché a quel ritmo asfissiante nessuna può resistere, non c`è dubbio che questi siano stati i 15 giorni di Jasmine, della sua allegria contagiosa, della consapevolezza finalmente consolidata, dell’approdo a un`altra dimensione, quella che accoglie le campionesse vere e di talento. Grazie lo stesso, Jas, per il cuore mostrato in tutte le partite e per le emozioni di un torneo fantastico che peraltro non è ancora finito, perché stamattina alle 11.30 inseguirà un altro sogno nel doppio insieme a Sara Errani. Da Parigi spicca dunque il volo una Paolini rinnovata, nello spirito e nelle ambizioni, con il numero 7 da domani accanto al suo nome in classifica e con i sentiti complimenti che le leggende Evert e Navratilova le hanno sussurrato sul palco della premiazione: «Sono fiera e orgogliosa di me, sono state le due settimane più belle della mia vita, giocare una finale Slam è stato grandioso. Iga è una grandissima avversaria, ma io sono contenta». A Bagni di Lucca, dove è cresciuta, c`erano la piscina o i campi da tennis, ma papà Ugo e zio Adriano avevano una passionaccia per le racchette, e hanno orientato le scelte di quella bambina curiosa e vivace. L’incontro con coach Renzo Furlan nel 2015 le avrebbe poi cambiato le prospettive, e oggi Jas è arrivata in quell`empireo dove l`hanno preceduta solo le donne d`oro d`Italia – la Schiavone, la Errani, la Pennetta e la Vinci – cioè nella top ten e ormai con più di un piede nelle Wta Finals di novembre. Un approdo che stimola nuovi sogni: «Sono molto felice, ma forse ancora non me ne sto rendendo conto, anche perché c`è ancora un doppio da giocare . Penso che il mio obiettivo in questo momento debba essere quello di provare a mantenere questo livello, per darmi l`opportunità di giocare altre partite contro Iga su campi così importanti. Continuare ad affrontare avversarie così forti può aggiungere senz`altro dettagli importanti al mio gioco. È impegnativo, ma allo stesso tempo posso capire di più quello che devo migliorare, cosa devo aggiungere. Quindi mi sto godendo il momento. Non so dove mi porterà il futuro. Non lo so quale sarà il mio prossimo sogno. Ma mi sto divertendo molto, sono nel presente e penso che sia bello scoprire passo dopo passo dove potrò arrivare». La finale ha certamente esaltato le qualità della Swiatek, che ha vinto il quinto Slam (e il quarto Roland Garros, terzo consecutivo) su cinque finali disputate, come solo la Seles prima di lei, ed è destinata a scrivere pagine storiche nel tennis del nuovo millennio, ma Jasmine non si è piegata né si piegherà all`idea che possa essere irraggiungibile: «Dopo quel break iniziale, Iga ha giocato a un`intensità che non avevo mai sperimentato in nessun` altra partita contro qualunque altra avversaria: ti prende il tempo, gioca vicino alla riga, ogni scambio tira un vincente. A un certo punto, mi sono chiesta se non avessi di fronte un uomo. E non è una battuta: credo che per provare a salire a quel livello, dovrò cominciare a fare qualche allenamento con uomini forti. Ogni tanto scambio con mio fratello, che gioca bene, ma lascia scendere un po` troppo la palla. E no, non sarà coach Furlan, lui ormai gioca tre metri dietro la riga di fondo…». […]
Paolini: non è finita qua (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Jasmine Paolini. Alzi la mano chi ha mai creduto che finale Slam e Top 10 fossero traguardi raggiungibili; ecco, adesso, a meno che non siate Renzo Furlan, abbassatela. Jas finalista del Roland Garros e prossima numero 7 del mondo è qualcosa di meraviglioso, ai limiti del pronosticabile; non c`è da farne una colpa a chi non ci ha scommesso, perché in fondo le italiane ad esserci riuscite si contano sulle dita di una mano (Schiavone, Errani, Vinci e Pennetta). Il trionfo di Dubai sembrava già il massimo, ma le due settimane parigine sono il manifesto che celebra la bellezza, l`imprevedibilità e la mutevolezza del tennis; sport dove le gerarchie si riscrivono in fretta. Per ogni predestinata c`è una ragazza come Jasmine, che dal 2016 conquista posizioni con costanza migliorandosi a ogni stagione. Per fortuna c`è chi ha visto oltre e ha creduto che Jasmine valesse prima Top 100, traguardo raggiunto nel 2019 a 23 anni, poi Top 50 e così via. Sopra i cieli di Francia è Iga Swiatek a sollevare il trofeo più ambito. Oggi numero uno indiscussa, nel momento della sua ascesa la polacca ha deciso che nel tennis femminile si potesse avere la continuità dei colleghi uomini e sta avendo ragione. Cresciuta nel mito di Nadal, a 23 anni Iga è già a quota 4 sulla terra di Bois du Boulogne.
Il punteggio di 6-2 6-1 è eloquente e non lascia margini per fantasticare: il dominio di Swiatek è assoluto. Inscalfibile quando Paolini mette i piedi in campo e prova ad accelerare, efficace quando ribalta l`inerzia e si apre il campo. Pronostici rispettati, ma ciò non toglie importanza a un`altra giornata storica del nostro tennis. L’ingresso in campo, il boato del pubblico all`annuncio del suo nome e il tripudio di applausi dopo il discorso. Questi momenti sono già sigillati nella memoria di Paolini: dello sport. «La premiazione con Evert e Navratilova? Mi sono emozionata. Incontrare queste leggende è sempre bello, ma farlo nella premiazione di una finale Slam è speciale». L’ingresso in Top 10 e la quinta posizione nella race stagionale sono la conseguenza del tennis espresso e delle vittorie collezionate, questo l`approccio mentale dalla toscana. «Io con un piede nelle Finals? Oh madonna – ride quasi incredula Jas -. Sarà banale dirlo ma la classifica è una conseguenza della fiducia che ho guadagnato giocando a questo livello. Io numero 7 del mondo mi fa ancora strano, prima di questa stagione non ci avrei mai pensato, adesso un po` ci speravo perché mi stavo avvicinando». […]
Jasmine resta felice: «Orgogliosa di me stessa» (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Dodici mesi fa salutava mestamente Parigi al 2° turno, sconfitta dalla serba Danilovic e con una posizione tra le prime 50 in classifica, ora è al centro dello stadio Philippe Chatrier, in mezzo agli applausi, con accanto due icone del tennis come Chris Evert e Martina Navratilova. C`è da giurarlo: Jasmine Paolini non dimenticherà l`edizione 2024 del Roland Garros, anche se in finale si è dovuta inchinare a Iga Swiatek, regina del circuito in rosa, che le ha rifilato lo stesso trattamento dei due precedenti incroci, lasciandole cioè tre game. «Che emozione essere premiata da Evert e Navratilova – riconosce Jasmine -, mi hanno fatto i complimenti per il torneo, è sempre speciale incontrare le leggende del nostro sport e farlo in una premiazione Slam lo è ancora di più. La risata con Martina? Mi ha detto “unbelievable here”, e io le ho risposto “Iga è stata “unbelievable”». Nell`ultimo atto di un torneo da favola l`azzurra, mai così avanti in un Major, ha provato a contrastare la n.1 del mondo, piazzando lei il primo break così da portarsi 2-1 e servizio. Lì però la polacca è entrata in modalità rullo compressore: aggredendo la risposta, manovrando il punto con straordinaria facilità negli spostamenfi e spingendo la 28enne di Bagni di Lucca fuori dal campo, con le migliori percentuali di servizio e i vincenti in doppia cifra ha infilato un parziale di 5 game consecutivi (20 punti a 4) e incamerato il set. La striscia di giochi si è allungata fino a 10, nonostante la tenacia della toscana, sostenuta in tribuna anche dalla famiglia in questa occasione speciale. E con un servizio vincente ad uscire, la giocatrice di Varsavia ha calato il poker di titoli al Bois du Boulogne, terzo consecutivo come Justine Henin e prima Monica Seles, che detiene anche il record di sei finali vinte su sei. Si tratta del quinto trionfo Slam per la 23enne polacca (come Martina Hingis e Maria Sharapova), che diventa così il tennista Under 30 (uomo o donna) con più Major all`attivo, firmando la tripletta su terra rossa Madrid-Roma-Parigi (19 vittorie di fila) riuscita a Serena Williams nel 2013. «Amo questo torneo e ogni anno non vedo l’ora di tornarci – ha sottolineato Iga, commossa -. Ero stata quasi eliminata al secondo turno, è stato un percorso emozionante. Congratulazioni per il tuo splendido torneo Jasmine: sono rimasta impressionata dal modo in cui hai giocato in queste settimane e spero di giocare tante altre sfide con te negli ultimi turni di altri tornei». […]
Bolelli-Vavassori, il rilancio: «Ci riproviamo ai Giochi» (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Un piccolo cuore disegnato sulla terra rossa, tutto per sé. Sul quale stendersi, e respirare la vittoria, che sa di arte e di sudore. Marcelo Arevalo, ‘Celo’ per tutti, è di El Salvador; ma ha l`età per ricordare il gran cuore disegnato da Guga Kuerten per il suo terzo titolo al Roland Garros. Era un cuore grande, dentro il quale invitare tutto il pubblico. Prendeva metà campo. Quello di Celo ha dimensioni più ristrette, ma vale lo stesso invito, ed è un omaggio all`eroe di quando era bambino, aveva dieci anni, e sperava che il tennis gli riservasse identiche emozioni. Ha 33 anni, oggi, il ragazzo cresciuto all`università di Tulsa, ed è il secondo Roland Garros che vince, eppure anche questa volta è sceso in campo con la certezza di essere il più fragile dei quattro finalisti. Mate Pavic, che ha preso il posto del francese Jean Julien Roger che vinse con Arevalo a Parigi nel 2022, come valore tennistico non si discute. Aveva tre vittorie nello Slam ed era alla terza finale parigina, con questo successo entra nel Club di chi, in carriera (al fianco dei gemelli Bryan, dei Woodies e di Nestor) ha ottenuto una vittoria in ognuno degli Slam, più l`oro olimpico. Career Golden Grand Slam, lo chiamano. Gli Australia Open nel 2021 (con Marash), gli US Open nel 2020 (con Soares) e nel 2021 Wimbledon e i Giochi di Tokyo con Mektic, che è stato suo compagno fino all`anno scorso e insieme compongono ancora uno dei punti di forza della Croazia in Davis. Poi c`erano i due italiani, anch`essi al primo anno di connubio. Simone Bolelli, numero 36 Atp in singolare nel 2009, quando ad allenarlo era coach Pistolesi, poi doppista forse con troppo anticipo sui tempi. Una vita al fianco di Fognini, molte vittorie, su tutte quella agli Open d`Australia 2015. E Andrea Vavassori, Wave nel circuito, che ha ancora voglie da singolarista, e da tempo insegue il suo ingresso nei top 100. È stato 128 l`anno scorso, ora si è un po` allontanato, è 170. Ma il doppio è diventato una cosa seria. Come potrebbe essere il contrario, con due presenze nelle finali Slam? Logico che Celo si sentisse il più fragile dei quattro, eppure non ha fatto mancare il proprio supporto a Pavic, nel momento più confuso ed emozionante di una bella finale. Sul 5 pari del primo set, Bolelli e Vavassori hanno avuto le prime quattro palle break del match, disperse a un palmo dalle righe. Nel game successivo, 40-0 per la coppia italiana, Arevalo ha dato il via alla rimonta. Cinque punti di seguito per i nostri avversari. Break e primo set. Ha sempre tenuto il proprio servizio, il salvadoregno, permettendo a Pavic di sfruttare le arti più raffinate a rete. E quando gli italiani hanno messo il naso avanti, a inizio secondo set, ottenendo il break, Marcelo e Mate se lo sono subito ripreso, per andare definitivamente in testa con un break all`ottavo gioco (5-3) che li ha condotti alla vittoria. Complicata, difficile, perché gli azzurri hanno tenuto bene il campo e avuto occasioni, anche nell`ultimo game con un palla break che poteva cambiare il destino di quel set. Peccato, davvero. Ma la bella finale ci ha ricordato che oggi Bolelli e Vavassori valgono i primi della specialità. Finalisti in Australia battuti da Bopanna-Ebden. Finalisti a Parigi dopo essersi presi la rivincita sull`indiano e l`australiano. Manca la vittoria, e non è poco. Ma non può essere così lontana. […] La coppia azzurra con questo risultato che certo gli sta stretto, prosegue il proprio cammino per l`obiettivo di fondo, essere tra le coppie delle Finals. Perdono una posizione, ora sono quarti nella Race di coppia, rimontati proprio da Arevalo e Pavic, ma si mantengono vicinissimi ai numeri uno della stagione, racchiusi in un fazzoletto di punti – appena 140 – tra i quali si colloca il meglio del doppio di quest`anno: Bopanna-Ebden a 4050, Arevalo-Pavic a 4000, Granollers-Zeballos a 3970, e i due azzurri a 3910. Punteggi che l`anno scorso furono più che sufficienti per giocare il Master di fine anno. Intanto, a Parigi «ci ritorneremo per i Giochi», su questi stessi campi. E avvisano i rivali: «È la terza vota che ci battete, complimenti. Ma prima o poi…». […]
Alcaraz: «Voglio fare come il mito Nadal». Zverev per rinascere (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Uno si è ispirato alle imprese di un gigante su questa terra, l`altro ha un conto in sospeso da saldare con il torneo. Comunque vada, il Roland Garros avrà un nuovo campione: o Carlos Alcaraz, che ha vinto le due precedenti finali Slam giocate (Us Open 2022, Wimbledon 2023), o Alexander Zverev, sconfitto agli Us Open 2020 da Thiem malgrado due set di vantaggio e secondo tedesco all`ultimo atto parigino nell`Era Open dopo Michael Stich (1996, perse da Kafelnikov). Carlitos era il favorito della vigilia per i bookmakers malgrado l`infortunio all`avambraccio destro e per adesso ha dato ragione ai pronostici: «Ho un grande feeling con questo torneo, perché ho visto Nadal dominare qui per 15 anni. Voglio mettere il mio nome nella lista degli spagnoli che hanno vinto al Roland Garros. Zverev in finale? Gioca benissimo su questa superficie. Serve bene, è solido e gioca alla grande. Ma io mi concentrerò su me stesso per migliorare tutto ciò che non va e trasformarlo in belle giocate». Il prodigio murciano, con la vittoria su Sinner, è diventato il più giovane giocatore dell`Era Open a raggiungere una finale Slam su tre superfici diverse. […] I precedenti possono confortare Zverev, che conduce 5-4 su Carlitos, oltre ad essere saldamente secondo nella Race dietro Sinner e fresco del successo agli Internazionali di Roma: «In una finale Slam non si può pensare di trovarsi ad affrontare un match facile o un avversario non all`altezza. Tutti coloro che raggiungono la finale del Roland Garros se lo sono meritato e questo la dice lunga sul loro livello di gioco. Ovviamente questo vale anche per Alcaraz, che ha giocato una partita fantastica contro Sinner e un ottimo torneo in generale. Mi aspetto un incontro carico di difficoltà». Due anni fa, in una semifinale abbagliante per intensità e qualità del gioco, Sascha si ruppe i legamenti della caviglia destra mentre era in corsa per il numero uno del mondo e stava giocando alla pari contro il Nadal dell`ultimo trionfo parigino. Qui si è ritrovato sotto di due break nel quinto contro Griekspoor e due set a uno in svantaggio contro Rune, e ha dovuto gestire la pressione del processo per maltrattamenti alla ex che poi si è risolto in un verdetto di innocenza: «Vincere sarebbe ovviamente speciale, ma non solo per quanto accaduto questa settimana. Tutti questi anni mi hanno presentato sfide complesse da superare mentalmente: quattro anni fa ho perso una fmale allo US Open in cui ero a due punti dalla vittoria, due anni fa contro Nadal qui sono uscito dal campo in sedia a rotelle. È stato tutto un percorso che mi ha portato fino a qui. Sono in finale, non ho ancora vinto il trofeo: tutto ciò che mi auguro è di riuscire ad esprimermi al livello necessario per regalarmi una possibilità domenica. Un trionfo qui significherebbe tutto per me». Sarà un giorno da leoni.
Zverev-Alcaraz, finale di riscatto, rivalsa e passione (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
Esplosività contro potenza, velocità di braccio opposta alla violenza del servizio. Alcaraz contro Zverev, finale odierna al Roland Garros (ore 14.30), è tutto questo e molto di più. È la sfida tra il predestinato già vincitore di due Slam (su due finali disputate) e il freddo teutonico giunto sempre a un passo dalla grande impresa. «Per arrivare in fondo e vincere uno Slam si deve passare attraverso le difficoltà – ha raccontato Alexander Zverev dopo il successo in “semi” su Ruud -. Non si vince un Major conquistando tutti i match in tre set. A Roger e Rafa magari è capitato, ma in generale si passa da grandi battaglie per vincere. Io e Carlos abbiamo giocato grandi partite in passato, è il tennista che ho affrontato più volte. Sarà un match molto duro, è una finale Slam. Credo che entrambi siamo consapevoli che sarà una battaglia». Parola di Sascha. La finale del Roland Garros rappresenta la decima sfida ufficiale tra Alcaraz e Zverev, con il tedesco avanti 5-4. […] Alcaraz sintetizza al meglio l`incontro e il suo avversario. «Sta giocando in maniera fantastica sulla terra battuta: grande servizio, colpi potenti e solidi». Zverev per la rivalsa personale e il coronamento di un sogno, Alcaraz per il terzo Major della sua giovanissima carriera (e per tornare al n.2 del mondo). I crampi dello scorso anno, che bloccarono Carlitos nella semifinale contro Djokovic, sono un lontano ricordo. «Sono più forte mentalmente, so affrontare le situazioni di tensione. Sento un trasporto speciale per il Roland Garros. Ricordo quando, da bambino, correvo a casa da scuola per seguire Rafa». Zverev a Parigi ha raggiunto (almeno) quattro semifinali consecutive, è il suo torneo, quello che (lo ha detto più volte) segna sul calendario a inizio anno. «Il significato di un`eventuale vittoria riguarderebbe un percorso di anni – ha spiegato -. Da quella finale a New York in cui sono stato a due punti dal match (contro Thiem, US Open 2020; ndc), alla semifinale di Parigi nel 2022 dalla quale sono uscito in sedia a rotelle. Voglio giocare al massimo e dare a me stesso la possibilità di vincere. Significherebbe tutto per me».