Siamo abbastanza convinti che Steffi Graf non ci abbia fatto nemmeno caso, ma le sconfitte di Sinner contro Alcaraz e di Sabalenka contro Andreeva della settimana scorsa hanno significato che anche per quest’anno il Grande Slam rimarrà un tabù. Lo è dal 1988, quando a completarlo fu Steffi Graf che lo marchiò in maniera ancora più indelebile vincendo anche l’oro olimpico. Sono passati 36 anni in cui, tra le altre cose, il tennis maschile ha avuto la sua generazione di campioni più vincente (con i 66 Slam dei Big Three) e quello femminile la giocatrice probabilmente più forte di sempre (Serena Williams). Non è bastato per eguagliare quanto fatto dalla tedesca e prima di lei, in Era Open, solo da Rod Laver e Margaret Court (ma solo su due superifici). E chissà allora quanti anni passeranno ancora prima di assistere nuovamente a un’impresa simile. Di sicuro per il Golden Slam ne dovranno passare almeno altri quattro. Ma a Steffi, che oggi compie 55 anni, probabilmente non importa.
“Ho dato al tennis tutto ciò che avevo”, disse quando si ritirò a soli 30 anni, poche settimane dopo aver vinto il Roland Garros e fatto finale a Wimbledon. Era ancora numero 3 del mondo e avrebbe potuto vincere ancora. Il record dei 24 Slam di Margaret Court era a portata di mano (Steffi si è fermata a 22), ma la tedesca sentì di non avere più la stessa motivazione e, soprattutto, la stessa felicità di prima nell’affrontare i tornei e non indugiò nel prendere una decisione che lasciò attoniti tifosi e addetti ai lavori. In questi 25 anni non si è evidentemente mai pentita di quella scelta, riavvicinandosi al mondo del tennis soltanto sporadicamente, per qualche esibizione o per fare da madrina in qualche torneo.
“Ho poco bisogno di pubblicità. Nella mia privacy mi sento più a mio agio, posso concentrarmi su quello che per me è più importante”. La famiglia (insieme ad Andre Agassi ha avuto due figli) indubbiamente e la fondazione “Children for Tomorrow” che proprio insieme al marito ex giocatore ha creato nel 1998 per aiutare i bambini colpiti da situazioni di guerra, violenze e perdita dei genitori. “I bambini sono il nostro futuro ed è estremamente importante dare loro quanto più aiuto possibile” – ha spiegato Steffi.
Il tennis appartiene al passato ed è comprensibile che sia così. Le soddisfazioni che le ha dato sono state innumerevoli ma per quasi tutti i primi 30 anni della sua vita è stato totalizzante. Graf ha infatti iniziato a giocare quando aveva solo 3 anni e dopo altri dieci era già professionista. È stata una delle tante giocatrici di quegli anni arrivate a livelli altissimi grazie al supporto paterno di cui, però, in questi casi è stato spesso svelato anche il lato meno lodevole, a volte anche oscuro. Fino al 1995, la vita di Steffi era controllata dal padre, spesso dispotico e prevaricatore e poi condannato per evasione fiscale proprio sui guadagni della figlia.
Prendendo in prestito la definizione di Vanni Gibertini, Steffi Graf è probabilmente stata la più straordinaria atleta naturale ad aver preso in mano una racchetta. Se sia stata anche la tennista più forte di sempre è, come al solito, difficile dirlo e il discorso verte principalmente sulle preferenze: tra lei, Serena, Navratilova, Evert e Court. Alcuni numeri di Steffi sono però incontrovertibili. Non solo il (Golden) Grande Slam, ma anche il fatto di essere riuscita a vincere almeno quattro volte tutti i Major (anche questo un tabù che riguarda entrambi i sessi), le 377 settimane passate in vetta alla classifica mondiale e le 8 volte al numero uno a fine stagione (al pari di Djokovic).
Record probabilmente imbattibili, alcuni anche estendendo il discorso agli uomini. E che se anche dovessero essere battuti, beh, Steffi se ne farebbe una ragione.