[2] N. Djokovic – [3] C. Alcaraz
Precedenti: 3-2 Djokovic (1-0 Alcaraz su erba)
La finale di Wimbledon 2024 ripropone la splendida partita che concluse l’edizione precedente; nell’era Open la ripetizione del match per il titolo è accaduta nel 1977-1978 con Borg e Connors, nel 1980 e 1981 sempre con Borg e con McEnroe e dal 1988 al 1990 con Edberg e Becker (primo dei due casi di tris). Nel nuovo secolo abbiamo il biennio 2004-2005 con Federer e Roddick, il Fedal del triennio 2006-2008 e per terminare il 2014-2015 ancora con Roger opposto al serbo protagonista domenica pomeriggio.
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I cinque precedenti tra i duellanti di domenica sono tutti incontri “nobili”: nel maggio 2022 lo spagnolo vinse dopo oltre tre ore e mezzo la finale del torneo di Madrid rimontando il rivale con il punteggio di 6-7(5) 7-5 7-6(5), stupendo tutti anche per la capacità di sostenere la pressione del pubblico di casa contro la leggenda serba; Carlos aveva solo 19 anni! Un anno dopo Nole pareggia in conti superando l’iberico nella semifinale del Roland Garros: 6-3 5-7 6-1 6-1 con il murciano in preda a crampi “psicologici”. Carlos indicherà infatti la tensione come origine dei suoi problemi muscolari.
Un mese dopo arriva il primo capolavoro di Alcaraz, che sovverte il pronostico e supera il rivale nella finale di Londra: 1-6 7-6(6) 6-1 3-6 6-4. Si torna al meglio dei tre set ed è di nuovo grandissimo tennis nella finale di Cincinnati con un 5-7 7-6(7) 7-6(4): tre ore e 48 minuti, un matchpoint annullato da Djokovic che impatta di nuovo il conto. Per finire le Atp Finals, prima volta indoor con il serbo straripante vincitore in semifinale per 6-3 6-2 su una superficie che non aiuta lo spagnolo.
I due finalisti giungono al gran giorno in condizioni molto diverse rispetto allo scorso anno: Alcaraz ha cancellato diversi mesi non esaltanti (se si eccettua la vittoria a Indian Wells) con il titolo a Parigi e ha riscattato un inizio di torneo non perfetto con due notevolissime prestazioni nei quarti e in semifinale contro Paul e Medvedev. Qualche dubbio in più per Djokovic, che, oltre ad avere l’incognita del ginocchio operato (peraltro sino a ora ininfluente), è anch’esso cresciuto in condizione durante la competizione ma si è misurato con tennisti dalla classifica mediamente più bassa rispetto agli avversari di Carlos, non ha incontrato top ten e, soprattutto, ha vinto senza scendere in campo il quarto di finale con De Minaur.
Un pizzico di fortuna per Nole, forse quello che gli è mancato a Parigi. Cosa succederà sul Centre Court domenica? Il favorito questa volta è Alcaraz e sarà interessante seguire l’atteggiamento dei due e provare a leggere le implicazioni psicologiche in questo ribaltamento dei ruoli rispetto a un anno fa. Dal punto di vista tecnico il rendimento dei due colpi di inizio gioco, servizio e risposta, sarà determinante: entrambi hanno tempi di reazione straordinari e sanno ribaltare lo scambio sin dalla ribattuta. Sarà fondamentale battere bene e soprattutto variando per non dare punti di riferimento all’avversario; inoltre, l’opzione del serve and volley tattico sarà un’altra soluzione da apparecchiare nei momenti caldi, anche per comunicare al rivale in merito alle proprie abilità nei frangenti decisivi.
Più scriviamo e più ci si accorge che tutti e due sanno eccellere negli aspetti descritti e non a caso i loro match sono stati più di una volta indicati tra i match migliori della stagione. Carlos si esalta con la folla, a Novak piace il ruolo del cattivo che poi vince e sorride al pubblico come un vero Joker, magari pensando: “ma davvero credevate che io potessi perdere?”. Alla fine, l’enigma del prato di Church Road lo risolvono sempre i migliori, nel 2024 come anche in passato: per il ventunenne Alcaraz è la quarta finale Slam (3-0 il bilancio perfetto per lui), per il trentasettenne Djokovic siamo, guarda caso, alla trentasettesima (24-12 è il suo… dignitosissimo record).