Esordio di altissimo livello allo US Open per il n.2 d’Italia Lorenzo Musetti. Il carrarino, storicamente non al suo meglio su questi campi, ha battuto per la prima volta Reilly Opelka con una prestazione tatticamente e tecnicamente perfetta. Così come il comportamento in sala stampa, con una conferenza lunga e chiara, sintomo della maturità sempre crescente dell’azzurro.
Luca Baldissera: “C’è stata quella partita a Wimbledon con Perricard che è stata un po’ la svolta, da lì tutto è andato meglio. Ci hai raccontato che ti avevano detto di cercare di ottenere tante palle break perché una non sarebbe bastata. Oggi batti Opelka per la prima volta, hai pensato più o meno alle stesse cose? Stai imparando ad affrontare questi terrificanti bombardieri che ti hanno dato sempre fastidio?“
Musetti: “Anche oggi nel primo set non sono riuscito a brekkarlo nonostante fossi stato 0-40 e avessi avuto svariate altre palle break. Sicuramente la legge dell’avere più palle break con avversari di questo tipo ti dà più garanzie di ottenerlo, però a volte bisogna mettere in preventivo che un game dallo 0-40 non è ancora concluso. In tutti e due i casi, sia sul tuo servizio che in risposta. Sicuramente lo scatto che c’è stato rispetto al match di tre anni fa proprio qui contro Opelka, in cui il primo set finì anche allora al tie-break, vinto da lui 7-1, dominato. Mentre oggi quello che ha ‘dominato’ il tie-break, nel momento caldo, sono stato io. Quella differenza lì di sicuro è stata importante, il fatto di aver giocato bene i momenti importanti e aver chiuso con freddezza…si vede che sono migliorato in quello“
Vanni Gibertini: “Guardando la partita di oggi, ci sono alcuni episodi in cui potresti dire ‘questo magari Lorenzo dell’anno scorso non lo avrebbe fatto, questo game non lo avrei rimontato’?“
Musetti: “Secondo me un aspetto che ho migliorato tanto, rianalizzando nella testa la partita, è sicuramente il fatto di aver risposto molto più palle rispetto a qualche anno fa, e il fatto di aver tatticamente abbastanza una strategia con questi grandi battitori. Spesso qualche anno fa non riuscivo a stare così vicino, a togliergli il tempo e a far giocare male anche loro al servizio, e mi mettevo un po’ troppo lontano. Poi con un avversario come Opelka, che oggi ha fatto quasi sempre serve and volley, è molto difficile passarlo, con una stazza così importante che copre poi anche molto bene la rete, non è assolutamente facile. Velocemente analizzando la partita una cosa che si nota tanto è la posizione in risposta e l’efficacia“
D: “Prossimo turno Kecmanovic“
Musetti: “Sì, tra l’altro ho visto che Nishioka serviva per il match e poi si è ritirato. Kecmanovic è un avversario che ho affrontato varie volte, colpisce veramente bene la palla, secondo me ha pochi punti deboli. Fa bene tutto e ha degli ottimi colpi e sicuramente quello che potrà dargli fastidio del mio gioco potrebbero essere le variazioni, che devo essere bravo a sfruttare, a portare il pallino del mio gioco dalla mia parte. Si tratta di un avversario ostico, però siamo allo US Open“
Baldissera: “Questa cosa hai cominciato a sentirtela tu o hai seguito un consiglio?“
Musetti: “Abbiamo lavorato tanto sulla risposta in generale con Simone, e credo che i miglioramenti si siano visti a prescindere da questo match. Però sicuramente anche io ho preso più consapevolezza che con questo tipo di giocatori la cosa fondamentale è rispondere. Quindi cercare di allontanarsi dal campo per andare nella mia comfort zone, che è giusto secondo me sulla seconda palla, magari nel prossimo match in cui la seconda non sarà come quella di oggi, potrò prendere spazio, spostarmi sul dritto, far partire lo scambio con una palla carica magari senza rischiare troppo“
D: “Vorrei farti una domanda sulle Olimpiadi. Che esperienza è stata vincere la medaglia di bronzo?“
Musetti: “Ho giocato due Olimpiadi nella mia carriera. Di Tokyo non ho grandi ricordi, uscii al primo turno e tornai a casa con brutte sensazioni. Quello che è successo quest’anno è stato totalmente inaspettato, una sorpresa anche per me. Ho giocato probabilmente il mio miglior tennis e poi ho perso contro Nole, che ha meritato la medaglia d’oro, era in una forma fantastica. Ma si tratta probabilmente del podio più emozionante della mia carriera finora, essere vicino a campioni come Nole e Carlos è qualcosa di davvero emozionante“
D: “Alcuni giocatori dicono che vincere il bronzo sia meglio che vincere l’argento, dato che vinci la tua ultima partita“
Musetti: “In un certo senso sì, certo, ma non hai la possibilità di giocare per l’oro. Capisco cosa dici, ma parlando per esperienza quest’anno ho perso contro Nole e sono rimasto male. C’è stato qualcosa che non mi è piaciuto della mia prestazione, ero un po’ agitato, ma ovviamente poi ho dovuto analizzare tutte le cose per giocare il giorno dopo. E per noi è qualcosa di strano, visto che solitamente quando perdi torni a casa, quindi è come una seconda possibilità. Ho avuto la medaglia lì, quindi è ancora più meritata in un certo senso, e per me è quasi un oro“
D: “Hai avuto successo sia sulla terra che sull’erba in quest’estate. Cosa ne pensi dei miglioramenti del tuo gioco su più superfici?“
Musetti: “Probabilmente i miglioramenti principali non sono tanto dal lato tecnico, per quanto abbia lavorato molto bene sul servizio e la risposta. Ma direi che conti il fatto che sia diventato un giocatore completo dal punto di vista mentale, fisico e tecnico. Ero solito avere alti e bassi durante le partite, ora sono più solido e credo di aver trovato il mio equilibrio“
D: “C’è una nuova generazione di tennisti italiani, e tutti voi sembrate aver avuto trascorsi diversi, diversi aiuti dal Paese. Puoi parlarci della tua esperienza, e degli altri?“
Musetti: “Per quanto riguarda la mia esperienza io parlo sempre con Simone, lo cerco sempre, è come un secondo padre per me. Mi ha preso quando avevo 9 anni, ora ne ho 22 con un figlio, per il quale lui è come uno zio. Simone mi ha aiutato molto a crescere sia come persona che come giocatore. Ovviamente gli altri hanno storie diverse, situazioni diverse con coach e staff, ma sono sul grande palcoscenico. Abbiamo tanti italiani giovani, della mia età se non anche più piccoli, e stanno arrivando, facendo i primi grandi risultati in tornei importanti. Sono contento per loro, e contento di, non dico, guidarli ma in un certo senso di trasportarli perché condividiamo ogni giorno le stesse emozioni“