Calma apparente. C’è un silenzio diverso che aleggia intorno a un uomo che sta per giocare una finale Slam, specialmente quando quell’uomo è Jannik Sinner. New York è città che non dorme mai, che sa travolgerti di energia vitale, l’Arthr Ashe Stadium ne è la sua raffigurazione plastica; una sorta di riduzione in scala, con le sue luci, i suoi suoni, la sua gente. Saranno in tanti a sperare che Taylor Fritz possa vincere questa finale. Un boato di oltre 20 mila persone smorzato dalla pressione che aleggia nell’aria, densa come l’umidità prima di una tempesta. Eppure, per Sinner, il peso non è più gravoso, bensì più leggero.
In mezzo ai titoli di giornale e al rumore, ai sussurri sul caso Colestebol e su una vicenda che avrebbe potuto distruggere un giocatore meno forte, Jannik è rimasto imperturbabilmente fermo e centrato per tutto il torneo. Un torneo che come abbiamo scritto più volte ha rappresentato il classico grande impegno da vivere giorno per giorno, difficoltà dopo difficoltà, vittoria dopo vittoria. E così dovrà essere nel match che lo aspetta: un punto alla volta, pensando subito a quello successivo e cercando di far durare la partita il meno possibile, per svariati motivi. Il primo, il più importante, evitare che Fritz possa entrare nel match, che possa avere durante lo stesso la percezione che si possa fare. Sinner dovrà essere ancor più in versione “Terminator”, più di quanto non lo sia stato finora. Giocherà non solo con Fritz ma anche con uno stadio intero che, nonostante la grande sportività dimostrata finora, sarà, com’è giusto che sia, compattato sul proprio giocatore, con l’arduo compito di portarlo fino alla vittoria.
Per Sinner non saranno solo le percentuali di servizio o gli angoli del diritto a dare valore in quel momento. Sarà la chiarezza mentale di un uomo che ha già affrontato il suo avversario più duro, il presunto caso di doping, e ne è uscito finora indenne. “Ciò che non uccide fortifica” si dice spesso. Ecco, Jannik ha preso il buono di tutto questo, fino a portarlo al livello superiore: la doppietta con l’Australia è possibile. Sarebbe un bel modo per buttarsi tutto alle spalle.