Italia, primo match point (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Vatti a fidare dei belgi. Hanno spazzato via l’Olanda nella prima giornata della kermesse a Casalecchio di Reno e ora sono lì, a reclamare un posto nei quarti di finale a Malaga, sede dell’ultimo sprint per la Davis 2024. Ci stuzzicano perfino, con i modi da pub di Steve Darcis, capitano ringhioso ma accorto, una lontana vittoria al primo turno dei Championships (2013) su Rafa Nadal da raccontare ai nipotini. «Non ci sono né Sinner né Musetti», spara, «dunque possiamo provarci, prometto che daremo tutti molto più del cento per cento. Perché non crederci?». Perché ci sono Berrettini, Arnaldi o Cobolli, e Vavassori-Bolelli, sarebbe la risposta. Ma Darcis non se ne cura. Il successo sull’Olanda gli consente di darci dentro, i buoni riscontri dei match di Zizou Bergs, vittorioso sull’apatico Griekspoor di questi tempi (solo tre vittorie nel dopo Wimbledon), e del suo allievo Raphael Collignon, ventidue anni, battuto di un niente da Botic Van de Zandschulp («È stato più complicato battere il belga che non Alcaraz ai recenti US Open», la dichiarazione lapidaria), lo hanno disposto al buon umore e all’esultanza baldanzosa per il 2-1 sugli olandesi ottenuto in rimonta dal solido doppio composto dagli ultratrentenni Sander Gillé e Joran Vliegen, vincitori a Montecarlo e nei quarti al Roland Garros, bravi sulla terra rossa più che sul cemento indoor ma ancora più bravi a far finta di non ricordarlo. Sono dodicesimi nella Race di specialità, mentre Bole e Wave, coppia azzurra, sono quarti. Così, l’Italia è costretta a prendere atto che il giorno dello scontro al vertice è già arrivato, quello di oggi (ore 15) contro i belgi attizzati, in anticipo sul match di domenica contro l’Olanda vittoriosa ieri sul Brasile e dunque ancora in agguato per il sorpasso. Una vittoria con il Belgio qualificherà l’Italia, come prima o seconda si vedrà. Il match vale come primo matchpoint per andare a Malaga. C’è il dubbio Arnaldi, che ha sentito tirare il muscolo del polpaccio sul finale del match contro Monteiro, mercoledì sera. La caviglia non si è distorta, fa sapere Volandri, abbastanza sicuro di poterlo riproporre contro Bergs, a meno che le ovvie cautele, e lo sguardo d’assieme sulla sfida di domenica con gli olandesi, non lo invoglino a scegliere Cobolli, guarda caso l’ultimo azzurro ad aver battuto il belga “di buon cuore”, nei quattro set di un confronto agli US Open giocato benissimo dal romano. Bergs ha un buon servizio e fondamentali discreti, difetta di esperienza, ma sta cominciando a disporre sul tavolino della sua ancora breve carriera, quei risultati che ne assicurano la crescita e la piena maturità. […] Berrettini aspetta Collignon (194 Atp), o Alexander Blockx (253) che ha titoli importanti nel mondo junior; con il singolare vinto agli Australian Open 2023 e il numero uno in singolo e in doppio. Ma è del 2005, mentre Collignon, che è del 2002, offre qualche ragionevole grammo di esperienza in più, grazie ai molti challenger giocati sotto la guida del capitano, Darcis. Volandri è convinto che il secondo set dell’altro ieri, contro Fonseca, con il recupero da 0-4 a 7-5 nel tie break, abbiano fatto bene a Berrettini, che «più mette tennis nelle gambe, meglio è». E nella testa, com’è successo contro Fonseca (ieri a dir poco feroce nella vittoria ai danni dell’olandese Van de Zandschulp), che ha domato con un primo set in cui non ha concesso niente. Con i ragazzini un tempo era lecito scherzare, ma con i metodi di preparazione odierni non più. Matteo per fortuna, lo sa.
Matteo, un ritorno da leader (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
E’ un Matteo Berrettini leader, quello che dopo due anni è tornato in azzurro. E’ il più esperto tra i singolaristi, ed è quello che anche lo scorso anno, quando era fermo per i diversi infortuni che l’hanno frenato, è stato accanto al gruppo spronando i compagni e allenandosi con loro, trasferendo esperienza e carica agonistica. A Malaga, dopo l’ultimo punto messo a terra da Jannik Sinner nella finale contro l’Australia, Matteo e il numero 1 si sono fatti una promessa: vincerla di nuovo e insieme. Oggi pomeriggio, contro il Belgio, l’Italia potrebbe già considerare quasi chiusa l’operazione qualificazione. Dopo la vittoria dell’Olanda di ieri sera sul Brasile per 2-1, se gli azzurri batteranno il Belgio 3-0 saranno sicuri di volare a Malaga dove difenderanno l’Insalatiera. La certezza si chiama Matteo Berrettini, numero 2 azzurro che sarà schierato contro il belga Raphael Collignon, appena dentro i primi 200 e sconfitto da Botic Van de Zandschulp nella prima giornata contro l’Olanda. Inutile dire che il martello di Roma è nettamente favorito in questa sfida, completamente inedita: «Se sono il numero due più forte in una nazionale? Non lo so e non sta a me dirlo – ha detto Matteo – Se vengo chiamato e scelto per giocare gioco e do il mio meglio. Quello che posso dire è che siamo campioni in carica e insieme agli Stati Uniti la squadra che vanta più giocatori forti tra cui scegliere. Chiunque scenda in campo, siamo davvero solidi». Se su Berrettini non sembrano esserci dubbi, Matteo Arnaldi è a un passo dal cedere il posto a Flavio Cobolli. Il numero 1 della squadra italiana, uscito vincitore dalla sfida durata quasi 4 ore contro Thiago Monteiro, è acciaccato. La preoccupazione riguarda la sua caviglia destra, distorta proprio nella sfida contro i brasiliani. L’allievo di Alessandro Petrone, nella conferenza stampa dopo il match, ha minimizzato dicendo che riusciva a camminare senza problemi, e in serata è stato visto e trattato dai fisioterapisti della Nazionale. Ieri mattina si è allenato sui campi esterni, a differenza di Cobolli, l’altro singolarista azzurro, che invece ha provato il centrale, segno di un suo probabile impiego. Filippo Volandri darà conferma della convocazione soltanto dopo la rifinitura mattutina quando capirà chi tra i due candidati numeri 1 sarà più pronto per la sfida con Zizou Bergs. […] Cobolli sognava da sempre di vestire la maglia della Nazionale, fin da quando era bambino e il calcio era ancora la sua prima scelta prima che il tennis lo conquistasse definitivamente. Ieri si è allenato bene sotto lo sguardo attento di Filippo Volandri e stamattina, salvo ripensamenti dell’ultima ora la scelta cadrà su di lui: con Berrettini formerà, dunque, un duo tutto romano. Occhio anche al doppio, che ha battuto i forti olandesi Van de Zandschulp-Koolhof: Sander Gillé e Joran Vliegen sono affiatati, 12 della Race con la vittoria a Montecarlo. Dopo il ko contro i brasiliani, per Andrea Vavassori e Simone Bolelli un impegno tutt`altro che scontato.
C’è Italia-Belgio, Cobolli al debutto (Giorgio Capodaglio, Corriere dello Sport)
Sarà un’Italia dal volto probabilmente diverso quella che oggi affronterà l’insidioso Belgio nella seconda partita del girone. All’Unipol Arena, infatti, sembra arrivato il momento di Flavio Cobolli, pronto a fare l’esordio assoluto in Coppa Davis in sostituzione di un acciaccato Arnaldi.
Mercoledì sera il sanremese aveva regalato forti emozioni battendo Monteiro al termine di una battaglia da tre ore e quaranta minuti. Nel finale l’azzurro era scivolato procurandosi però un infortunio alla caviglia. Pur dolorante, Arnaldi era riuscito a portare a casa la vittoria tra gli applausi scroscianti del pubblico di casa. In un primo momento, Volandri aveva minimizzato il problema fisico, ma successivi esami hanno evidenziato una distorsione con un piccolo versamento. Leggero infortunio che, sommato anche alla stanchezza accumulata, suggerisce uno stop, dando spazio all’esordiente Cobolli, che alla prima convocazione si troverà subito in campo. Sarà così tutta romana la coppia di singolaristi azzurri, con Matteo Berrettini che al suo ritorno in Davis dopo due stagioni ha ricevuto i complimenti di capitan Volandri per la vittoria su Fonseca: «Matteo ha giocato un primo set perfetto. Credo gli abbia fatto bene stare in campo un altro po’, sentire il brivido del tie break, dove è stato bravo a rimontare da 0-4. Gli manca ancora un po’ il ritmo partita, ma sta bene». Il Belgio va preso con le molle dopo la vittoria ottenuta (2-1) dagli uomini di capitan Steve Darcis sull’Olanda nella prima giornata del torneo. Occhi puntati sul numero 72 ATP Zizou Bergs, adattissimo alla superfice veloce dell’Unipol Arena, che ha battuto il pericoloso Tallon Griekspoor nel primo incontro. L’altro singolarista sarà probabilmente Raphael Collignon, 22enne n. 194 al mondo sconfitto in due set da Van de Zandschulp all’esordio. Il capitano belga potrebbe anche sorprendere affidandosi ad Alexander Blodoc, diciannovenne n. 253 al mondo ed ex numero 1 under 18 nonché vincitore degli Australian Open Junior nel 2023. L’arma in più della squadra belga è il doppio, molto competitivo e affiatato, formato da Sander Gale e Joran Vliegen, insieme ormai da tante stagioni (sin dal circuito Challenger). I due sono molto competitivi sulla terra, ma sul veloce hanno qualcosa in meno rispetto a Bolelli e Vavassori. Gli azzurri hanno voglia di riscatto, dopo aver giocato bene allesordio contro Matos e Melo cedendo però 6-7 7-6 7-5. […]
Da Nole all’azzurro, ecco il preparatore Panichi al lavoro già nei tornei in Cina (Massimo Brizzi, La Gazzetta dello Sport)
Tanti indizi riflessi, in attesa che, magari, anche le reciproche carriere possano rispecchiarsi negli identici bagliori di gloria. Nello staff tecnico di Jannik Sinner sta infatti per approdare il preparatore atletico Marco Panichi che per anni si è occupato dei muscoli di Novak Djokovic. L’ufficializzazione non c’è ancora, ma è una questione formale, visto che dovrebbe già seguire il numero 1 al mondo nella trasferta in Cina per la doppietta dell’Atp 500 di Pechino (dal 26 settembre, dove Jannik difende il titolo) e del Masters 1000 di Shanghai, la settimana successiva. Panichi, romano, classe 1964, già buon atleta di salto in lungo, una laurea in Sport Coaching e Psicologia nello Sport alla Nova Southeastem University di Fori Lauderdale, Florida, è stato anche consulente di alcune Accademie internazionali come la Casal -Sanchez e la IMG di Bradenton e al fianco di altri tennisti come Simone Bolelli, Fabio Fognini, Daniela Hantuchova e Li Na. Soprattutto ha messo a punto, a lungo, la macchina fisica di Djokovic. Ha fatto parte infatti dello staff del campione serbo per due periodi: dalla primavera 2017 a quella 2018 e poi da metà 2019 fino a sei mesi fa quando è stata ufficializzata la separazione. L’imminente partnership Panichi-Sinner è però solo uno degli anelli di una catena di simmetrie che legano il nostro Jannik al campione serbo. La sorgente in comune è il coach Riccardo Piatti, fonte della crescita di entrambi nella cruciale fase in cui i promettenti giocatori ambiscono a diventare campioni. Jannik ha trovato in Piatti un importante riferimento, umano e sportivo, quando a 13 anni ha deciso di lasciare l’AIto Adige e buone prospettive di sciatore professionista per approdare alla sua Accademia di Bordighera. Sodalizio vincente, che ha retto fino a febbraio 2022 quando Sinner ha deciso di passare sotto l’ala di Vagnozzi-Cahill per spiccare il volo definitivo per la gloria. Novak incrociò Piatti prima, nel 2004-2005 , quando il tecnico intravide in quel ragazzino 17enne la maniacale attitudine al perfezionismo unita alla capacità di sfruttare al massimo ogni energia fisica e nervosa. Fra Djokovic e Sinner ci sono svariate analogie tecniche: la votata attitudine al gioco di pressione: i due fondamentali da fondo solidissimi; la naturalezza di un rovescio bimane con cui amano comandare lo scambio sulla relativa diagonale per poi aprirsi il campo; la solidità mentale che fa dare il meglio proprio nei momenti difficili e la tenuta atletica. Noie più elastico in quegli allunghi ai limiti del compasso delle gambe, precursore della capacità di saper scivolare su ogni superficie come se si fosse sempre sulla terra, Jannik straordinario nel reggere in condizioni climatiche estreme con quel fisico asciutto e resiliente. In comune, inoltre, la straordinaria capacità di ribaltare lo scambio, trasformando una situazione di difficoltà in un winner da applausi. […]