di Jonathan Jurejko, pubblicato il 5 settembre 2024 da BBC Sport
Distruzione di racchette. Furiose auto-critiche. Ci sono state volte in cui è stato necessario chiedere scusa all’arbitro. Tutto questo faceva parte del processo di crescita. Ed è stato un elemento chiave del percorso del 22enne britannico per diventare un semifinalista degli US Open.
«A volte perdeva le staffe», ha raccontato ridendo Justin Sherring, l’allenatore che ha formato Draper tra i 5 e i 15 anni. «Mi è capitato di dover chiamare il suo produttore di racchette e dire “oops, penso che le racchette di Jack si siano rotte sotto la macchina da incordatura che abbiamo qui in India?” La risposta è sì.
«Abbiamo avuto discussioni accese più volte?». Sì, le abbiamo avute. «Ma è così che va. Guardando indietro, sono felice che sia successo. Quando hai questo desiderio ardente e senti questo sentimento di grandezza rimbombare dentro di te, ti senti frustrato».
Ci sono stati piccoli disaccordi. Accadono sempre tra adolescenti e adulti che assumono ruoli di guida. Oggi queste storie vengono raccontate simpaticamente e con affetto, sia da Draper che da Sherring. Entrambi comprendono che queste esperienze sono state fondamentali nel formare la carriera del numero uno britannico.
Una volta ci fu un giocoso duello con pistole ad acqua dopo una discussione avvenuta con il suo allenatore in un corridoio di un hotel americano – il modo di Draper per stemperare con leggerezza la tensione.
È successo durante il prestigioso torneo giovanile Orange Bowl, dove Sherring si rese conto che Draper era “piuttosto nervoso” durante una partita. Le cose non andavano come sperato e il giovane fece il dito medio al suo allenatore.
Era lecito, considerando il forte legame tra i due. Ma lo “scherzare” di Draper gli costò tornare a piedi verso l’hotel dopo la partita, poiché Sherring “aveva bisogno di spazio”. «Mezz’ora dopo, qualcuno bussò alla porta. Era Jack che voleva chiarire», ha riportato Sherring a BBC Sport.
«Ho aperto e lui aveva una pistola ad acqua, ha iniziato a spruzzarmi. C’era un’altra pistola sul pavimento – ne aveva lasciata una per me, il che è stato piuttosto premuroso – così l’ho raccolta e l’ho inseguito. Ho pensato “è così che ti riconcili dopo una discussione? Questo è ciò che mi aspetta?”».
Uno degli aspetti più interessanti da osservare durante la corsa di Draper a New York è stato il suo atteggiamento calmo, in netto contrasto con quegli aneddoti divertenti. Che avesse sconfitto un altro avversario nella sua corsa vittoriosa in un torneo del Grande Slam, o che stesse posando per contenuti Instagram a Central Park, è rimasto calmo.
Anche di recente, quest’anno, non è stato sempre così. Le tensioni si sono fatte sentire per Draper nelle grandi occasioni. Agli Australian Open si è sentito male a bordo campo per la tensione che provava durante la sua vittoria nel primo turno. Sulla terra battuta del Roland Garros, Draper si è mostrato manifestamente sconsolato per la pesante sconfitta al primo turno contro l’olandese Jesper de Jong.
Cos’è cambiato e come ha potuto questo cambiamento realizzarsi così rapidamente? Il suo attuale allenatore James Trotman lo ha spiegato dopo la vittoria nei quarti di finale contro l’australiano Alex de Minaur.
«È l’esperienza di essere esposto a certe situazioni, comprendere come cambia il momentum e come fluisce la concentrazione nelle partite», ha dichiarato. «Penso che stia maturando continuamente. È sicuro del suo gioco, capisce che non può andare lì e bruciare tutte le sue energie e le sue emozioni fin dall’inizio. Significa che si sente sempre più a suo agio su questo tipo di palcoscenico e a giocare contro i migliori al mondo».
Draper, nato e cresciuto nel Surrey, proviene da una famiglia con una forte tradizione tennistica. Sua madre Nicky – la quale il giocatore riconosce aver avuto una forte influenza su di lui – è un’allenatrice ed ex campionessa juniores, mentre suo padre Roger è stato amministratore delegato della Lawn Tennis Association.
Il fratello maggiore Ben è un ex giocatore universitario negli Stati Uniti e ora si occupa degli interessi del fratello in qualità di suo agente.
A un anno di età, Draper colpiva la pallina da tennis contro la porta del garage – la madre afferma volesse imitare il fratello – ed è stato il primo segnale a indicare che avesse del talento. Alcuni anni dopo, portò i ragazzi alla Weybridge Tennis Academy, dove Sherring – un amico di lunga data dei Draper – era il capo allenatore.
«Pensavo che ci saremmo concentrati su Ben, così abbiamo scambiato qualche colpo ed era piuttosto bravo», ha detto Sherring. «Nicky ha chiesto se potevo giocare con Jack perché cercavano un allenatore per lui. Ho detto “sì, ma è piuttosto piccolo e giovane”. Cento colpi dopo ho pensato “wow”».
Draper è rimasto sotto la guida di Sherring per il decennio successivo e la coppia ha viaggiato in tutto il mondo per affinare la tecnica del giocatore contro altri prodigiosi giovani talenti. Per lo più giravano per l’Europa, con viaggi all’Orange Bowl e agli eventi ITF in India.
Per sua madre la priorità era che Draper continuasse i suoi studi, così chiedeva a Sherring di insegnargli 10 parole al giorno. «A seconda dell’umore in cui ero io, o dell’umore in cui era lui, pensavo a una parola che poteva rappresentare il suo atteggiamento di quel giorno, ad esempio ostinato», racconta Sherring.
«Jack chiedeva cosa significasse e io rispondevo “beh, lo sei stato tutto il giorno, cercalo e torna da me”» Il ragazzo, però, voleva solo studiare tennis. Al rientro da una sconfitta contro un giovane russo dopo un evento in Svezia, Draper si è chiesto perché continuasse ad andare a scuola mentre il suo avversario si allenava già a livello professionale.
Quello fu il momento del passaggio dall’abbandono di Reed – una scuola indipendente per ragazzi nel Surrey, che annovera tra i suoi ex studenti anche Tim Henman e l’attore hollywoodiano Tom Hardy – all’istruzione impartita a casa.
«Ha iniziato a chiedersi perché andava a scuola, perché usciva con altri ragazzi, perché faceva quello che facevano gli altri, era frustrante per lui», ha detto Sherring. Poi perse contro un qualsiasi ‘pagliaccio’ – usando le sue parole – dopo aver attraversato mezzo mondo.
«Ma è così che vanno le cose. Non vedreste il guerriero che è oggi davanti a voi se fosse stato tutto rose e fiori, o fragole e panna. È bello vedere un bravo ragazzo realizzare ciò che sta realizzando. C’è tanto affetto all’interno del team e in famiglia. Tutti noi proviamo un grande amore per lui».
Traduzione di Jenny Rosmini