Da Berlino, il nostro inviato
Era finito malissimo il sabato di Laver Cup per il Team Europe, con la nettissima sconfitta di Stefanos Tsitsipas e Casper Ruud, capaci di racimolare solo 3 game contro Tabilo e Shelton. Il norvegese ha però avuto modo di addolcire il proprio weekend, rimettendo in equilibrio la competizione con la bella vittoria ottenuta insieme a Carlos Alcaraz ai danni di Ben e Tiafoe. Nonostante il norvegese non sia propriamente uno specialista, la carica e la gran partita dello spagnolo sono stati un importante traino.
“Ho avuto un inizio di giornata molto divertente“, ha ammesso un norvegese visibilmente contento, “sono felice di aver vendicato la sconfitta di ieri. Il piano tattico che avevamo era molto semplice, cercando rispondere il più possibile e al meglio, non essendo specialisti del doppio. Ciononostante credo che a rete siamo stati bravi, ci siamo coperti a vicenda quando ce n’era bisogno e siamo riusciti a rispondere bene. Direi soprattutto Carlos, che ha tra l’altro trovato un paio di volée davvero impressionanti“.
Certo, dopo la netta sconfitta nel doppio, e la precedente brutta impressione fornita nel match di venerdì contro Cerundolo, ha destato un leggero scalpore la scelta di Ruud al fianco di Alcaraz. Che è stata però probabilmente la vera chiave per la vittoria: “Dopo l’annuncio di ieri eravamo carichi, entusiasta di giocare insieme in doppio. Carlos lo ha già giocato alle Olimpiadi con Rafa, e anche se non è uno specialista sa giocare molto bene. Non so perché mi ha scelto ma ero felice di giocare, è un onore giocare con lui. Nonostante abbia un paio di anni in più mi aveva già battuto quando aveva 17 anni, l’ho visto emergere sul circuito. Per la sua età è incredibile come si senta un leader. I giocatori del Resto del Mondo erano sorpresi, oggi si sentivano favoriti… ma avevamo piani diversi rispetto a ieri“.
E rispetto a domani? Ruud è il terzo giocatore nato negli anni ’90 per finali Slam giocate (tre, tutte perse, la prima proprio contro Alcaraz). Dunque è uno spettatore d’eccezione del nuovo che avanza, sul quale ha una sua personale idea: “Ci sono tanti giocatori giovani attualmente in tour, e ovviamente Novak, ultimo rappresentante della generazione precedente. C’è poi un gruppo di ragazzi giovani desiderosi di giocare, dall’età di Daniil fino all’età di Carlos. Ed è divertente che il più giovane di tutti noi sia stato quello che ha avuto più successo. È davvero incredibile e impressionante. Ieri, quando ho avuto modo di osservare Carlos da vicino nel singolare, sono rimasto tremendamente colpito da quanto sia bravo da ogni angolo del campo. Quando è in campo è una gioia guardarlo, perché porta gioia, sorride e gioca anche un tennis incredibile.
È fantastico averlo con noi e penso che sia fantastico per questo sport, spero che giochi ancora molto. Illumina sempre l’arena quando entra in campo“.
Ad oggi, e fa bene ricordarlo in un weekend del genere, Casper Ruud è il miglior giocatore scandinavo. E Budkov Kjaer, il campioncino che ha vinto Wimbledon junior, è una bella promessa. Elementi che permettono alla Norvegia di fregiarsi del titolo di nazione n.1 da quelle parti. Riconoscimento storicamente appartenuto alla Svezia, da Borg in avanti fino ad Enqvist, uno degli ultimi grandi svedesi. “La storia favorisce ancora la Svezia“, ammette Casper, “hanno avuto tanti top 10 e campioni Slam. Non c’è paragone. Oggi come oggi sembra però che ci siano giocatori più affamati in altri Paesi. I ragazzi in Norvegia, Danimarca hanno ora una diversa mentalità. Per quanto riguarda me proverò a continuare a giocare bene così da dare speranza ai giovani. Così che possano dire ‘se ce l’ha fatta Casper posso farcela anche io’. Non abbiamo avuto molti professionisti nella storia, quindi da giovani non è facile credere che in realtà sia possibile.
“È anche una questione che riguarda la fase adolescenziale della tua vita, scegliere di diventare professionista o scegliere la strada più sicura, quella del college. Io ho sempre saputo dentro di me che la vita da professionista era ciò che volevo e ci avrei provato. Devo dire per questo grazie soprattutto a mio padre, perché lo consideravo un modello. La Svezia ha avuto così tanti giocatori per così tanti anni, rendendo tutto più facile per i ragazzi svedesi. Come anche Thomas ha detto molto apertamente, guardando Bjorn e anche Mats Wilander, vedendo che erano in grado di vincere Slam, ha pensato di poterci riuscire anche lui. Ha osato inseguire il suo sogno, che è davvero importante quando si è giovani“.