Con una prestazione pressoché perfetta, Simone Bolelli e Andrea Vavassori hanno battuto all’esordio Ebden e Bopanna, la coppia che li aveva sconfitti in finale all’Australian Open. I due azzurri spiegano cosa hanno fatto bene, come sarà affrontare Krawietz e Puetz, le parti importanti per avere successo in doppio a dispetto dei… rovesci monomani e altro ancora.
D. Una partita spettacolare, forse al di là di ogni più rosea aspettativa.
Vavassori: “La mia miglior partita, ma anche come coppia. Abbiamo espresso un livello pazzesco per tutto l’arco del match. Difficile prevedere un esordio del genere, però stiamo lavorando bene. Abbiamo concesso pochissimo sul nostro servizio, chiuso bene gli spazi… Ma la differenza l’abbiamo fatta inrisposta, 6-2 6-3 e palle break in altri game, abbiamo messo pressione agli avversari.”
“D. Andrea, debutto, in casa, davanti a parenti e amici. Situazioni che dal punto di vista emozionale possono creare pressioni, talvolta paralizzare, invece per te è stato un qualcosa in più. Te lo aspettavi?
Vavassori: “Quest’anno abbiamo vissuto momenti ed esperienze, finali Slam, Coppa Davis, Olimpiadi. Situazioni che più le vivi più sei pronto a viverle. Ho letto molte cose dei miei idoli, di Kobe Bryant, LeBron James, ma anche del nostro sport – quando parla Jannik cerco sempre di rubare qualcosa. Quando continui a vivere esperienze che ti formano, ti migliorano, penso sia stato il nostro caso come coppia. Ieri parando con amici, mi chiedevano se fossi carico, certo, come si fa a essere scarichi, però ho dormito bene, prima del match mi sono ascoltato musica e in campo mi sentivo cattivo ma in quello stato di calma positiva.”
D. Nella finale dell’Australian Open, avevate avuto una palla break, oggi potevate brekkare quasi in ogni turno, avete fatto il 42% di punti sulla loro prima, fuori dal mondo. Come ve lo spiegate?
Bolelli: “La risposta è un punto chiave del doppio. Ho sempre detto che quando riusciamo ad alzare l’asticella nei game di risposta diventiamo ancora più forti perché serviamo bene, copriamo bene la rete, da fondo giochiamo un buon tennis. La risposta, due rovesci a una mano, non è facile, quella è la chiave per salire ancora di livello. Oggi eravamo in fiducia, il break iniziale in ogni set ci ha permesso di scioglierci e lasciare andare il braccio con più facilità. Un grande match che ci dà fiducia per i prossimi.”
D. Che cosa c’è in questa vittoria?
Vavassori: “C’è tanto lavoro. Per me è stato un sogno realizzare questa qualificazione, però sapevamo di essere tra le migliori coppie al mondo, lo abbiamo dimostrato con la nostra costanza. A differenza del singolo, non c’è una coppia favorita, siamo tutti competitivi.”
Bolelli: “C’è tanto lavoro dietro. Dall’inizio dell’anno stiamo cercando di migliorarci, di crescere come coppia. Io devo migliorare a rete, mi sembra di averlo fatto negli ultimi tempi, mentre Wave ha un gioco naturale sotto questo punto di vista e ci mixiamo molto bene. Quest’anno siamo stati molto costanti, abbiamo sbagliato, tra virgolette, pochissimi tornei. Essere qui era uno degli obiettivi all’inizio dell’anno. Ora, a fine stagione, dobbiamo prendere le ultime energie e metterle in campo.”
D. Come state vivendo questa atmosfera, si respira tennis ovunque.
Vavassori: “Non siamo tanto abituati, ma questi eventi extra campo ci hanno fatto bene. Sapevo che avrei ricevuto il calore del pubblico, ma non pensavo così tanto. Felice che ci siano sempre pi appassionati e che sia in una città come Torino perché se magari fai un evento del genere in una città più grande, con altri eventi, non c’è il focus che c’è qui. Speriamo che rinnovino per altri due anni perché rimane nel nostro mirino.”
Bolelli: “Sentiamo molto calore, appoggio, affetto dalle persone. Abbiamo partecipato a molti eventi in questi giorni e c’erano tante persone, ragazzini, fa piacere. Abbiamo fatto anche cose extratennistiche a cui non siamo abituati e anche lì abbiamo sentito la gente. E il Piemonte mi ha sempre portato bene, anche quand’ero più piccolino ho sempre giocato bene, ho vinto il mio primo Challenger. Ho sempre dei bei ricordi e oggi uno ancora più grande.”
D. È l’anno del tennis italiano, ma voi avete un po’ una missione speciale perché state portando in alto il doppio che è una specialità un po’ vecchietta, a volte, ma è quella più adatta a tutte le età, che è giocata nei circoli. Non lo sentite un po’ come orgoglio il dare così tanta visibilità al doppio?
Bolelli: “Beh, cerchiamo di fare del nostro meglio. Io gioco solo il doppio da tre o quattro anni, anche quando giocavo il singolo mi ha sempre divertito. Dopo un anno così, abbiamo preso una grande consapevolezza di quello che possiamo fare. Finché gioco, cercherò di divertirmi, di dare il massimo. Secondo me, questa coppia può andare avanti ancora per qualche anno… ehm, insomma [ride], finché ce la faccio. Abbiamo un gradissimo team, stiamo bene insieme, cerchiamo di divertirci anche fuori dal campo che è importante. C’è un’alta affinità con Andrea, il doppio si gioca sull’atteggiamento, sull’intensità, quindi è molto importante questa chimica con il parner. Cerchiamo di portare il doppio il più in alto possibile, ma lo facciamo per noi, per le persone che ci sono vicine.”
Vavassori: “Io mi sono anche candidato per il Player Council dell’ATP, dovrei rappresentare i doppisti dalla 1^ alla 25^ posizione. È importante che la gente che segue uno sport si appassioni anche alle storie che ci sono dietro, credo ci sia anche più marketing. Si tratta di valorizzare una disciplina che può dare tanto. Come ha detto lei, è una disciplina giocata anche nei club, nei prossimi anni potrebbe avere maggior valore e una delle nostre missioni è far appassionare più gente possibile. In Italia dopo l’Australian Open alla federazione sono stati molto bravi perché ci hanno aiutati, ci hanno spinto a farci conoscere dal pubblico, molto bravi anche a livello di immagine. Speriamo che anche all’estero l’ATP continui a far un bel lavoro e coinvolgere sempre più persone.”
D. Che differenza avrà tecnicamente la prossima sfida rispetto a questa? Avete battuto i due che vi avevano sconfitto all’Australian Open, questi vi hanno battuto allo US Open.
Vavassori: “Conosciamo molto bene Krawietz e Puetz, ci abbiamo vinto in Australia e ad Halle e perso a New York di misura, loro hanno giocato benissimo l’ultimo tie-break. Si trovano bene sul rapido indoor, Puetz più estroso da fondocampo, Krawietz più da servizio e volée. Allo USO sono stati bravi a spingerci indietro con i lob. Abbiamo fatto un grande lavoro di studio di tutte le coppie, ci metteremo a tavolino per studiare la tattica per la prossima partita e credo che potremo dargli molto fastidio”.