Senza storia (Stefano Semeraro, La Stampa)
«Ka-boom!». Lo smash che Jannik Sinner piazza sul punto che gli dà il 3-0 nel primo set della semifinale contro Casper Ruud sembra una tavola di fumetto, disegnata benissimo e con una didascalia essenziale. Poco prima era toccato ad uno straordinario pallonetto al volo in corsa, atterrato con millimetrica morbidezza a venti centimetri dalla riga, tanto da strappare un applauso anche all`avversario. Per laurearsi maestro, del resto, serve il tocco. Ora a Jannik manca giusto l`esame finale, calendarizzato per oggi pomeriggio alle 18. La discussione di una tesi ampiamente condivisa a cui manca solo la lode: Jan è il più forte di tutti. La commissione è composta da Taylor Fritz, il californiano incaricato di fare l`America (del tennis) grande di nuovo, che a sorpresa ha tolto dal paesaggio Sascha Zverev (6-3 3-6 7-6), alla vigilia decisamente il più credibile dei rivali della Volpe. E la terza volta che i due si incontrano negli ultimi due mesi, dopo la finale degli Us Open e il match nel girone di martedì scorso. Per la ventesima occasione nella storia del Masters in finale si ripete una sfida già vista nella fase preliminare; in dodici occasioni chi aveva perso nel girone ha poi vinto il big match. Sinner, battuto l`anno scorso da Djokovic la domenica dopo averlo sconfitto in settimana, lo sa bene, Fritz spera di essere il tredicesimo della serie. «Qui a Torino la partita con Jannik è stata diversa da quella a senso unico di New York», analizza Taylor, nuovo n.4 Atp. «Ho avuto le mie chance, potevo strappargli il servizio in entrambi i set. Mi sono sentito vicino al suo livello. Se sarò solido alla battuta, posso farcela». Sinner qui a Torino però non ha ancora perso un set, e in campo va veloce, ieri ancora più del solito: un`ora e 9 minuti, record di una settimana in cui è stato in campo 5 ore e 26 minuti. […] Per chiudere il primo set, quasi un non-set visto lo squilibrio con il norvegese, impiega mezz`ora. Vive in una relatività ristretta a se stesso, non concede né spazio né tempo agli avversari. Ruud eroicamente, ci ha provato anche a tagliare, a rallentare; ad abbozzare qualche smorzata, a gettarsi a rete. Macché. Dice il norvegese: «Non ha un fisico da bodybuilder, ma tira più forte di Djokovic. E da tutte le parti». L`unico brivido sono i due kleenex che Jannik sfodera al primo cambio di campo e le due palle break rapidamente cancellate che concede sul 3-1. Ma gli ansiosi siamo noi, che seguiamo i suoi incontri come fossero manches di slalom o gigante, e sobbalziamo ad ogni passaggio meno che impeccabile. Lui si muove basso e centrato, un Tomba dei court che accelera e spinge a piacere, riprendendo ogni partita esattamente da dove ha lasciato la precedente. Così anche il secondo set vola via in un soffio, ed è subito 6-1 6-2, 55 punti a 30 per Jan, 23 vincenti e 9 errori. «L`anno scorso ho perso in finale – dice il Rosso, nemmeno sudato – ora ci risiamo, e questa volta spero di fare meglio. Ma a prescindere dal risultato questa settimana ha significato tanto per me. Il tennis resta uno sport imprevedibile, quindi domani sarà un`altra sfida molto dura». La più incredibile delle sue magie, è farci credere che sia vero.
Sinner e il potere di avere tutto sotto controllo (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
La grandezza di Jannik Sinner risplende anche nella settimana delle Atp Finals facendo risaltare la qualità dei campionissimi: rendere una formalità anche gli impegni sulla carta più difficili. E così la semifinale con Ruud, che poteva nascondere delle insidie, si risolve in un`altra dimostrazione di strapotere tecnico e mentale, seguendo il solco di un`annata favolosa per risultati, qualità di gioco e superiorità mostrata contro tutti gli avversari, ad eccezione di un paio di partite contro Alcaraz. Ciò che deve rendere orgoglioso Janník del lavoro che sta facendo con il suo team e al tempo stesso spaventare la concorrenza in vista del prossimo anno è la capacità di vincere le partite modulando perfettamente i momenti in cui salire di livello e senza la necessità di spremere il meglio di stesso per tutta la durata del match: significa che si tiene un margine da utilizzare quando davvero il clima agonistico diventa infuocato e ogni scambio decisivo. È accaduto anche con Ruud, con il break in apertura a indirizzare subito la sfida, con le due palle per il controbreak annullate nel quarto game che potevano rilanciare il norvegese e poi ancora con lo 0-30 sul 2-1 per l`avversario nel secondo set sterilizzato con un paio di giocate da fenomeno. In linea generale, però, la partita non ha avuto storia: in questo momento nessun avversario riesce a tenere il ritmo infernale di Sinner, nessuno possiede l`antidoto alla velocità e alla potenza dei suoi colpi da fondo, soprattutto sul veloce indoor, la superficie prediletta, tanto che non ha ancora avuto bisogno di usare con frequenza la smorzata e anche le discese a rete sono state centellinate. Ruud a Torino aveva fin qui mostrato decisi progressi rispetto alla seconda parte di stagione, al servizio è sicuramente migliorato e il dritto è tornato a farsi pesante: eppure il martellamento dell`azzurro, alla lunga insostenibile, gli ha impedito di realizzare il piano che gli riesce meglio, quello di girare intorno alla palla per aprirsi il campo con il tracciante di dritto. Fiducia nelle proprie doti tecniche e di lettura delle partite, condizione atletica ancora brillante nonostante la lunga stagione, sintomo di una programmazione intelligente, la consueta forza mentale che soggioga gli avversari fin dal primo punto e gli consente di non dare per perso alcun punto: anche le Finals confermano i superpoteri di Sinner e pure i dubbi sulla gestione di un torneo da favoritissimo sono stati dissipati dalla ferocia con cui ha affrontato ogni step fin dalla prima partita contro De Minaur. A questo punto non gli resta che compiere l`ultimo passo per regalare ai tifosi italiani già pazzi di lui una vittoria che ne sancirebbe probabilmente la proclamazione a santo. […]
Sinner gran Finals (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Oggi è il giorno. Il Natale del tennis italiano, il momento di scartare il regalo più grande tutti insieme, in famiglia. E’ il giorno in cui Jannik Sinner può chiudere una stagione esaltante con il titolo delle Finals davanti al suo pubblico. Dopo aver liquidato Casper Ruud in semifinale, Sinner oggi (non prima delle 18) ritroverà Taylor Fritz per il titolo. Il popolo di Jannik aspetta questo momento da sempre, da quando questo ragazzino coi capelli rossi, nel 2019, vinceva a Milano il titolo Next Gen seminando nel cuore degli appassionati la speranza di veder crescere un grande campione. Da allora non aveva più sollevato un trofeo in Italia. Lo scorso anno ci era andato vicino, fermandosi soltanto contro Novak Djokovic in finale. Oggi c`è la speranza concreta di chiudere un cerchio aperto sempre qui, a Torino. Un titolo che vorrebbe dire anche la 70a vittoria della stagione. Intanto per Jannik, c`è la certezza di restare numero 1 al mondo anche dopo gli Australian Open, superando le 36 settimane in vetta di Carlos Alcaraz. Tra Jannik e il trionfo c`è Taylor Fritz, già battuto nel round robin. Per 20 volte nella storia delle Finals due giocatori si sono incontrati due volte nell`arco del torneo e in 12 occasioni il risultato è stato diverso, proprio come accadde nel 2023 tra Jannik e Nole: «L’anno scorso abbiamo perso in finale – commenta Jannik a caldo -, quest`anno proveremo a fare meglio… A prescindere da come finirà è stata una settimana di emozioni e momenti bellissimi». Quando si affronteranno sul campo da golf, Ruud potrà togliersi qualche soddisfazione, ma fino a che si tratta delle linee di un campo da tennis, Jannik Sinner è superiore. Il numero 1 al mondo mette subito la pistola sul tavolo, per dirla col western, spalanca le porte del saloon con un break nel secondo game. Prima un lob che merita l`applauso del rivale, poi la chiusura, 2-0. Il placido Casper, arrivato di rincorsa a Torino, è uno che sa far male: ha sgambettato Carlos Alcaraz, già a Malaga per prepararsi alla Davis, e prova a far male anche al numero 1 al mondo. Nel quinto gioco ha due chance di recuperare il break, ma Sinner alza il livello al servizio, non troppo collaborativo (56% di prime palle in campo), e si tiene il vantaggio. Non solo, raddoppia il vantaggio subito dopo e va a servire su un impietoso 5-1. E Arena si esalta e canta, Sinner ringrazia e picchia. Il primo set si chiude 6-1 in mezzora esatta, roba che se uno spettatore trova fila alla toelette si perde mezza partita. Nel secondo set, piccolo brivido: Sinner si trova sotto 0-30. La speranza di Ruud vacilla con quattro punti consecutivi del numero 1 al mondo (2-2) e si spegne quando Jannik gli strappa il servizio (con tanto di warning sulla palla break da salvare), sale 3-2, e raddoppia il vantaggio volando sul 5-2. Dopo un`ora e 9 minuti, Jannik congeda il norvegese con 6-1 6-2 e si accomoda in finale. Lo stesso Sinner commenta le sue prestazioni eccezionali: «A volte mi sorprendo anche io, non penso che vincere così sia normale, ma sono contento. So poi che potranno esserci giorni in cui qualcosa andrà storto, dove non mi sentirò bene, per questo bisogna cercare di rimanere sul pezzo. Non ho potuto giocare Parigi Bercy, ma ho pensato subito a come prepararmi al meglio per le Finals. Abbiamo fatto tante scelte durante l`anno per arrivare freschi a fine stagione: ogni dettaglio ora può fare la differenza. […] Sto cercando, ogni giorno, di giocare al 100% delle mie possibilità. Posso controllare solo il mio modo di stare in campo, quanta energia posso prendere dal pubblico. Il resto è imprevedibile, come lo è il tennis». Pure saggio.
Sinner il tempo dell’eccellenza (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Torino respira tennis da due settimane, da quel lunedì in cui il numero 1 del mondo ha messo piede in città. Da allora, l`attesa si è concentrata su un solo momento: la finale di oggi. Nello sport dare qualcosa per scontato è tendenzialmente un errore. Ma nei fatti il copione della cavalcata di Jannik Sinner è stato fedele alle rosee aspettative. Che l`azzurro potesse arrivare all`atto conclusivo delle Nitto ATP Finals non è mai stato in discussione. E men che meno lo è stato nella semifinale, dominata con autorità su Casper Ruud: un 6-1 6-2 perentorio. Alle 18 sarà finale contro Taylor Fritz, che ha ridimensionato le aspettative di Alexander Zverev. Il tedesco, ancora una volta, si è perso sul più bello, come già accaduto all`Australian Open di inizio stagione, quando in semifinale vanificò 2 set di vantaggio con Medvedev. Oggi come a gennaio, non sarà quindi lui a condividere il palcoscenico più importante con Jannik. In campo Sinner ha dettato subito legge. Da subito Ruud è stato costretto a spingersi al limite, incatenato nella diagonale di rovescio. Il break iniziale è arrivato rapido, e in un attimo l`azzurro era già avanti 3-0. Casper senza nulla da perdere si applica, prova a trarre il massimo dal suo dritto, il colpo che gli aveva dato una marcia in più contro Rublev nei gironi, e ha provato a scombinare i piani alternando slice e variazioni. Nel quinto gioco si procura due palle break sul 15-40. Sinner in quei momenti diventa un altro e spedisce al mittente ogni pericolo, anzi, nel gioco successivo assesta un altro break. Come già contro de Minaur non è stata una questione di classifica, ma di caratteristiche e qualità. Ruud, anche nel secondo set, ha inseguito senza mai riuscire a scalfire il gioco di Sinner che ha vissuto l`ennesima serata da campione, concedendo pochi punti diretti al n. 6 del mondo. «Siamo di nuovo in finale e adesso proviamo a fare meglio dell`anno scorso – suona la carica Sinner a fine partita -. A prescindere dal risultato però questa è stata di nuovo una settimana ricca di emozioni. questo posto è speciale per me». […] Fritz, dal canto suo, ha già dato una lettura di ciò che si aspetta: «Cosa succede quando il risultato si ribalta in pochi giorni? Forse chi ha vinto nel girone prova a ripetersi, chi perde cambia qualcosa. Io non cambierò molto perché credo di averlo affrontato nel modo giusto. Avrei potuto servire leggermente meglio nei game dei due break e giocare diversamente un paio di momenti decisivi. Sono dettagli e questo sarà un compito difficile». Lo sfavorito dovrà ambire alla perfezione e sperare in qualche crepa nel tennis dell`azzurro. […]
L’ingiocabile (Piero Guerrini, Tuttosport)
Così era Armin Hary, olimpionico a Roma 1960 sui 100 metri. Il primo uomo a correre in 10″ netti. Il razzo tedesco che bruciava le partenze. Così Bob Hayes, detto Bullet Bob mica per caso. Olimpionico a Tokyo 1964 e poi capace di conquistare il Super Bowl 1972 con i Dallas Cowboys. Così era, in uno sport più simile a questo tennis, Mike Tyson. Quello vero, non la controfigura bolsa ridotta a combattere – si fa per dire – e perdere contro tale Paul, youtuber-pugile. Tyson al suono del primo gong tirava una gragnuola di cazzotti e l`avversario si ritrovava al tappeto senza sapere come e perché. Così è Jannik Sinner La stessa prontezza nello scatto, la medesima potenza dirompente e incontrollabile dai malcapitati. Perché cominciare bene, dicevano i saggi, è metà dell`opera. Perché mettere subito in chiaro la situazione e i rapporti di forza, pone l`avversario al cospetto delle difficoltà, distrae energie, spezza la fiducia. Ci vuole un`estrema capacità di concentrazione sul gong. Casper Ruud aveva detto che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Aveva perso due volte quando il n. 1 non era tale (2020 e 2021). Ci ha provato, povero. Ma Jannik ha messo 12 punti contro 3, ha subìto qualcosa soltanto sul lungolinea di dritto, laddove sono arrivati tre dei primi 4 punticini norvegesi. A un certo punto ha giocato un millimetrico lob al volo, che Ruud ha applaudito a capo chino. Ce stato di peggio per Casper. Ogniqualvolta ha avuto un`occasione, Jannik ha giocato un punto clamoroso. Sul 15-40 del 3-1 nel primo set ha ritrovato la prima di servizio per chiudere a rete. Poi Ruud ha regalato un comodo passante su Sinner a rete. Al gioco successivo Jannik, per chiarire ulteriormente, gli ha rifilato un break a zero. Nel secondo set, Ruud non voleva mollare. Avanti 2-1 si è portato 0-30 sul servizio Sinner. Ma niente, il break lo ha fatto Jannik al gioco successivo. Con uno schiaffo che, fosse arrivato dalla mano in volto, avrebbe fatto girare la testa più volte al norvegese. Per fortuna era con la racchetta e c`era una rete di mezzo. Affrontare Sinner deve essere desolante e disperante. Il muro ti rimanda la palla sempre dall`altra parte e più forte. Sinner aggiunge difficoltà. Sullo 0-30 del 4-2 Ruud ha preso campo, ma ha dovuto giocare due smash e volée per chiudere. Siccome però Jannik ha rifatto break, la semifinale meno incerta che mai è finita al gioco successivo: 6-1 6-2 in 1 ora e 8` minuti che portano il totale del suo impegno per 8 set a 5 ore e 26 minuti. Se non è un record, poco ci manca. Una dimostrazione di superiorità assoluta, schiacciante. E i numeri non possono che confermare: 55 punti a 30, 23 vincenti contro 9 errori. E tutto questo non servendo nemmeno benissimo, nonostante i 9 ace a 1. Di sicuro Jannik guarderà a quello, perché è fatto così il perfezionista, lavorerà sul servizio. Sarà dunque contro Taylor Fritz, uscito da una battaglia di 2 ore e 20 e intensità che consuma contro Zverev. Fritz come agli Us Open, Fritz come nel gruppo Nastase. In effetti è il giocatore che più lo ha impegnato, tenuto in campo a Torino, 1 ora 40`. […] Taylor non ha troppe carte da calare sul tavolo. Può affidarsi alla tradizione che nel tennis come in tutti gli sport vede spesso il perdente del primo confronto vincere il secondo nello stesso torneo. Sarà il ventesimo rematch delle Finals. Nei 19 precedenti il risultato è stato invertito 12 volte. E Taylor ha ceduto 6-4 6-4 nel gruppo. Purtroppo per lui, Jannik ricorda bene quanto successo l`anno scorso a lui con Djokovic…Ed è uno che impara le lezioni e trova le soluzioni. […]
Uragano Sinner, in finale c’è Fritz (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Un lampo, una furia, un video game, una freccia. Un caterpillar pesante, inarrestabile, impressionante e pure velocissimo. Jannik Sinner stritola Casper Ruud, staccandosi nettamente col break del 2-0 dopo 7 minuti, volando 3-0, salvando 2 palle break sul 3-1 davanti al disperato norvegese, per poi accelerare ancora più perentoriamente per il 6-1 dopo 30 minuti, cui somma il 6-2 dopo un`ora e 8 minuti. Offrendo la prestazione più convincente delle prime quattro partite alle ATP Finals di Torino che lo qualifica in modo ancor più netto del previsto per il secondo anno consecutivo alla sfida decisiva dopo aver fallito lo storico appuntamento 12 mesi fa contro Novak Djokovic, che pure aveva superato per la prima volta nei round robin. Dominando il solido norvegese, che aveva già superato due volte su due nel 2020 e 2021, il Profeta dai capelli rossi accumula così altri record in questo indimenticabile 2024, con 69 successi ed appena 6 sconfitte, 7 titoli (fra cui i suoi primi 2 Slam), il numero 1, conquistato per la prima volta da un italiano, è già assicurato fino a fine stagione. Ed è alla portata il primato di Lendl, unico a vincere il Masters senza cedere un set. […] Lui dice al microfono: «E` un`emozione grandissima ed è bellissima, è molto molto speciale, l`anno scorso abbiamo perso in finale, quest`anno ci risiamo. A prescindere dal risultato finale, è stata un`altra settimana di emozioni e di momenti bellissimi. Grazie ancora a tutti, è stato bellissimo per me. Sto solo cercando di giocare al 100% ogni giorno, non posso controllare il risultato, è molto imprevedibile questo sport. Sono partito molto bene, che è stato molto importante. Ho rischiato due palle break, la partita si poteva complicare, invece sono stato bravo a restare lì mentalmente e nel secondo set sono riuscito ad alzare il livello». Con queste credenziali che si sommano alla capacità di alzare continuamente il livello, di partita in partita, e alla enorme fiducia che ha accumulato, alla – apparente – facilità con cui supera le difficoltà, oggi il 23enne altoatesino parte favorito anche in finale contro Taylor Fritz che ha superato l`8 settembre nella finale degli US Open e complessivamente 3 volte su 4. A dispetto dei grandi progressi dell`americano, capace di spuntarla sul filo di lana, contro Sascha Zverev, grazie ai notevoli miglioramenti soprattutto sul dritto ma anche della gestione di gara. […] Per come il tedesco era stato perentorio nelle prime tre partite di Torino e per come stava giocando finalmente alla ricerca continua del punto, il successo di Fritz si può considerare una sorpresa. Non per i precedenti: 3-0 quest`anno, ora 7-5 nei testa a testa fra i due 27enni simili, dai quasi 2 metri d`altezza all’amatissimo uno-due, servizio-rovescio con cui cercano di chiudere lo scambio. Con Sascha che considera Taylor una delle sue bestie nere insieme a Medvedev. […]
Fritz, la vittoria dell’autostima (Daniele Azzolini, Tuttosport)
“Parce que je le vaux bien”. In Italia le belle ragazze dello spot, a turno, ci informano che le loro scelte sono dettate da un sano principio, l`autostima. “Perché io valgo” è lo slogan, nato in Francia ma da tempo in giro per il mondo. L’azienda che l`ha veicolato, la prima su scala mondiale, è da tempo sulla maglietta di Taylor Fritz con un marchio collaterale, anch`esso francese, la Roche-Posay in un curioso gioco di scambi commerciali fra un tennista che ha fatto suo lo slogan, e che rappresenta anche il futuro dei grandi magazzini che hanno trainato l`azienda francese alla conquista del mercato americano. Primo finalista nel torneo dei campioni a Torino, Fritz il milionario ha mostrato anche nella semifinale di ieri, opposto a Zverev, quanto l`autostima possa influire sul profilo di un tennista da concorso. La sua stagione migliore non nasce da chissà quali migliorie apportate al proprio tennis (il dritto ha comunque fatto passi avanti), quanto dall`accresciuta convinzione di poter recitare un ruolo da protagonista. […] Autostima contro organizzazione, negli scontri sempre più ravvicinati tra Taylor e Jannik, che si sono incrociati agli US Open e di nuovo a Torino, già nel girone eliminatorio. Due sconfitte senza vincere un set, per l`americano. Ma la fiducia in sé è un potente alleato, di quelli che ti spingono a pensare che il futuro prima o poi ti sorriderà. Proprio ciò che al momento non sembra in grado di ipotizzare e nemmeno vagheggiare Sascha Zverev, di nuovo fermatosi a un passo da una finale che lo avrebbe aiutato a cancellare i troppi dubbi che continuano ad assediarlo. Su queste incertezze mai risolte si è consumata la semifinale di ieri, che ha dato a Fritz la quarta vittoria stagionale consecutiva sul tedesco rilanciando il tennis a stelle e strisce, che mancava dalla finale Master dal 2006, l’anno in cui
James Blake cercò inutilmente di opporsi a Federer sul tappeto di Shanghai. Zverev è partito male, ha ceduto il primo set quasi senza colpo ferire, ma è stato bravo a tirarsi su dall`inizio della seconda frazione. Mi chiedo quante energie gli sia costato risalire la china, ma ce l`ha fatta. Costruendo bene, a tutto campo, le proprie iniziative. Avanti tre a uno, Zverev, ha mantenuto la concentrazione di fronte a due palle break e risolto con un ace e un errore gratuito di Fritz l`ultimo possibile inciampo, rimontando da 0-30 il game finale del set. Così è stata la terza frazione a decidere, condotta tra molti sussulti, ma senza break fino al “jeu decisif”, nel quale Zverev è stato tradito da un dritto che aveva funzionato bene per tutto il match. Avanti 6-3, Fritz ha chiuso con un vincente a uscire. «Ho fiducia nei miei mezzi, nel mio stato di forma che al momento è decisamente alto», spiega l`americano, «sono riuscito a rendere il mio dritto più lungo e incisivo, ma sono i pensieri positivi ad aiutarmi di più. Con Sascha ho vinto le ultime quattro, ma sono stati match decisi da poche palle. Anche con Sinner qui a Torino è andata molto meglio che agli US Open. Ho perso, ma sentivo di poter dire la mia». Zverev ne prende atto: «Avevo l`impressione di giocare meglio di lui nel secondo e nel terzo set, ma ho fallito le occasioni importanti. Taylor è molto migliorato nel dritto, che un tempo era un colpo traballante». Finirà la stagione da numero due, «ma la distanza da coprire è ancora marcata», ha concluso, onesto e un po` abbacchiato.
Jasmine porta l’Italia in semifinale (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Anche se con più fatica del previsto, l`Italia ha staccato il pass per il penultimo atto delle Billie Jean King Cup Finals. Sul cemento della Martin Carpena Arena di Malaga la squadra azzurra, finalista della passata edizione, ha superato in rimonta il Giappone orfano della stella Naomi Osaka, affidandosi a Jasmine Paolini (a segno due volte) e Sara Errani. La contesa si era infatti messa in salita per il team tricolore dopo che Elisabetta Cocciaretto aveva ceduto alla distanza ad Ena Shibahara, che la segue di oltre ottanta posizioni in classifica (n. 54 la marchigiana e n. 135 l`asiatica), capace di recuperare un set e un break di svantaggio e in particolare nel 2° parziale sventare due opportunità per il 5-3 e servizio per l`italiana, per poi nella terza frazione piazzare il break decisivo nel 7° game. A riportare in parità il confronto ci ha pensato la n.4 del mondo, che ha sconfitto Moyuka Uchijima (n.56), tenuta a riposo contro la Romania perché non al meglio. È toccato poi alla coppia medaglia d`oro alle Olimpiadi di Parigi completare la rimonta, grazie all`affermazione su Eri Hozumi e Shuko Aoyama, partite con molta verve ma con il passare dei minuti costrette a pagare dazio alla maggiore qualità del duo tricolore. «È stata dura – riconosce Paolini -. Non è facile giocare in questa competizione né affrontare una rivale come lei perché la superficie è veloce e anche le palle volano via. Sono felice di essere scesa in campo concentrata e non nervosa, molto equilibrata nonostante fossimo sotto 1-0, e penso di aver giocato un bel match. Sono a 110 partite nel 2024? Cerco di non pensare a quanti incontri ho disputato, ma la panchina piena e il sostegno della squadra mi hanno aiutato a trovare energie extra». Una bella soddisfazione per Sara Errani, tornata in Nazionale dopo cinque anni: «Mi era mancata questa sensazione, giocare per il proprio Paese per me è sempre stato speciale e sono felice di essere di nuovo qui e aver aiutato la squadra. Ora dobbiamo restare concentrate per farci trovare pronte per la prossima sfida». Lunedì (dalle 10) l`Italia si giocherà l`ingresso in finale con la Polonia, in campo ieri fino a tarda sera. Può sorridere anche Tathiana Garbin, che si è presa una personale rivincita su Ai Sugiyama da cui aveva sempre perso da giocatrice. «Ce l`abbiamo fatta e sono contenta – tira le somme la capitana azzurra -. Il primo match è stato combattuto, abbiamo avuto molte chance ma dobbiamo ricordarci che le giapponesi hanno disputato una gran partita, spinto e lottato e in queste condizioni sono un osso duro».