Sinner e Wada han tentato, ma fallito: il tema più discusso resta, sempre e comunque, anno dopo anno, sempre più, il calendario. Quell’oggetto tanto a noi distante, quanto spesso di difficile analisi e comprensione. Ad esempio: per quale motivo a febbraio, dopo un mese in cemento e prima di un altro mese in cemento, qualcuno dovrebbe volare fino in Sud America per giocare su terra rossa? Le diverse opzioni certo non mancano: Europa e Asia offrono, nelle stesse settimane, tornei sul veloce, sia indoor che all’aperto. E allora, perchè mai scegliere il rosso? A chiederselo, sono in tanti, giocatori compresi.
In Cile, l’ultimo dei tre tornei terraioli vien sempre più schivato dai giocatori di massimo livello, nettamente più contenti di recarsi ad Acapulco. Quest’anno sono Francisco Cerundolo e Tabilo le prime due teste di serie. Giocatosi per la prima volta nel 1993, l’albo d’oro vanta nomi non poco illustri: Alberto Berasetegui, Gustavo Kuerten, Guillermo Coria, Fernando Gonzalez, Gaston Gaudio, Fabio Fognini… Dal 2020, però, i vincitori sono stati: Thiago Seyboth Wild, Cristian Garin, Pedro Martinez, Nicolas Jarry e Sebastian Baez. Per restare in tema Sanremo: “Un violento decrescendo“. Proprio Nicolas Jarry, poco prima dell’inizio dell’edizione 2025, ha voluto esporre i propri timori sul futuro del torneo: “Con il cambio di superficie il torneo migliorerebbe, al 100%. A livello di giocatori, no. È bene mantenere il tour sulla terra battuta, il tennis si gioca sulla terra in molti luoghi. Non si può cementare tutto. Questa è la settimana peggiore per un torneo: ci sono due 500 prima di Master 1000 sul duro. Non c’è motivo di venire qui se non si è cileni o sudamericani“. Come dargli torto…
In Cile lo spettacolo è in costante diminuzione, e le ultime edizioni ne sono la più lampante dimostrazione: lo scorso anno, sul cammino che lo ha visto arrivare sino al trofeo, Baez ha dovuto battere due soli giocatori in top 100, e nessuno fra i migliori 50. Pedro Martinez, vincitore nel 2022, sconfisse i numeri 93 e 78 del ranking, oltre a due giocatori fuori dalla top 100. Garin, ancora, trionfò l’anno prima battendo, come più alta classifica, Facundo Bagnis, allora 118 del mondo. Quando nel 2020 a vincere fu il sorprendente Thiago Seyboth Wild, il brasiliano era a ridosso dei primi 200. Numeri nettamente inferiori ad alcuni Challenger 175, e non solo. Quest’anno, presenti due soli top 30 e nessun top 25. Una grande chance per Baez per confermare quanto fatto l’anno scorso, con una concorrenza alquanto limitata.
Nonostante la contrarietà di molti, è innegabile ammettere che il cambio di superficie sia l’unico modo per tenere in vita il torneo, come suggerito dall’organizzazione stessa. Santiago si regalerebbe, così, almeno un’altra chance, come fece Acapulco ormai 10 anni fa. Il progetto messicano, non può che dirsi oggi vincente. Il torneo cileno ha bisogno di un qualche “perchè“, di motivazioni, di giocatori che tornino a scegliere proprio quel terreno. Ma se la programmazione non varia, sembra difficile poter assistere a un diverso futuro.