Il mondo del tennis piange la scomparsa di Frederick Sydney Stolle, detto ‘Fred’: il campione australiano, nato ad Hornsby l’8 di Ottobre del 1938, se n’è andato ieri all’età di 86 anni. Stolle è stato uno dei protagonisti della grande epoca ‘aussie’ degli anni ’60: ha vinto due titoli del Grande Slam in singolare (Roland Garros 1965, in finale su Tony Roche e Us Open 1966, in finale su un altro connazionale, John Newcombe), perdendo sei finali, di cui tre consecutive a Wiimbledon a cavallo tra il 1963 e il 1965 e un paio nello slam di casa (1964 e 1965, entrambe con Roy Emerson). Stolle, inoltre, è stato uno dei più grandi doppisti di tutti i tempi: ha vinto 10 titoli dello Slam, trionfando almeno due volte in tutti e quattro i Major. Ha poi conquistato sette titoli dello Slam nella specialità del doppio misto: “Ma scendere in campo per la nazionale in Coppa Davis ha rappresentato il momento più emozionante della mia carriera. La Coppa Davis è stata tutto per me”.
Stolle aveva un fisico clamoroso, era alto 1 metro e 91 centimetri e di conseguenza il suo colpo migliore era ovviamente il servizio, che seguiva con continuità a rete per poi difenderla grazie a un ottimo gioco di volo: nel 1966, dopo il trionfo di New York, raggiunse la prima posizione della classifica mondiale. Gli organizzatori degli U.S. Nationals (che diventeranno in seguito US Open) lo snobbarono, escludendolo dalle teste di serie: “Arrivai con grandi motivazioni a New York, avevo vissuto quella vicenda come un grande torto, prendendola sul personale. Volevo fargli pagare quella scelta”. E alzò il trofeo.
Sttolle fece inoltre parte della squadra che trionfò per tre anni consecutivi in Coppa Davis, sempre negli stessi anni d’oro, dal 1964 al 1966: il momento chiave della sua carriera in nazionale (13 vittorie a fronte di 3 sole sconfitte) fu la vittoria in cinque set contro Dennis Ralston a Cleveland, nel ’64. L’Australia, in svantaggio per 2 a 1 con gli Stati Uniti, si affidò al talento di Fiery, che, dopo aver vinto i primi due set, si fece rimontare. Ma, sull’1 pari del quinto e decisivo set, in un momento di grande difficoltà, si girò verso il proprio capitano, Harry Hopman, e gli disse: “Sto per mettere a segno il break decisivo, e poi vincerò”. E infatti.
E proprio in quel periodo i compagni di squadra disegnarono il suo soprannome perfetto: “Fiery”, letteralmente “Focoso, Ardente”, in contrapposizione – come succede spesso nei casi dei nomignoli più azzeccati – alle sue partenze lente e assonnate degli allenamenti mattutini. “Molti dei miei colleghi considerano il campo da tennis come un ring, ma io la vedo diversamente: per me è come un palcoscenico” scrisse una volta Fred, riassumendo in poche parole la sua concezione dello sport. Una concezione sincera, rappresentata al meglio dall’amicizia e dal rispetto con il rivale di una carriera, e ovviamente ci riferiamo a Roy Emerson: Stolle diventò infine professionista nel 1966, raggiungendo per quattro volte i quarti di finale Slam nella nuova epoca del tennis ‘Open’. Scese in campo per l’ultimo Major della carriera a Wimbledon, nel 1978 e disputò l’ultimo evento ufficiale addirittura nel 1982, a 44 anni e mezzo, a Baltimora: dal 1977, nel frattempo, si era stabilito definitivamente in Florida e aveva cominciato a seguire in prima persona la crescita del (compianto) talento di Brooklyn, Vitas Gerulaitis, diventandone il coach. Lo allenò dal 1977 al 1983, accompagnandolo nei migliori anni della carriera e al best ranking di numero 3: “Per me è stato un secondo figlio”.
Dopo la lunga parentesi da coach passò poi al microfono, alla telecronaca e al lavoro con i più importanti broadcaster del mondo.
Stolle è stato infatti uno dei più apprezzati commentatori televisivi della sua epoca, prestando la voce al canale “Nine”, alla CBS e a Fox Sports, educando al tennis due generazioni di appassionati: con il compagno preferito di cronache, Ciff Drysdale (un ex tennista sudafricano), formarono una delle coppie più iconiche per gli appassionati americani che seguivano i tornei dal divano.

Suo figlio Sandon – nato a Sydney nel 1970 – ha seguito le orme di papà: best ranking in singolare di numero 50, best ranking in doppio di numero 2, tre volte al terzo turno di Wimbledon in singolare (1992, 1996 e 1997), un titolo dello Slam in doppio (US Open 1998, in coppia col il ceco Suk) e due finali (Roland Garros e Wimbledon 2000), oltre ad altri 21 tornei vinti (sempre in doppio, ovviamente). Gli “Stolles” sono l’unica coppia padre-figlio ad aver vinto un titolo dello Slam.
Il CEO di Tennis Australia – Craig Tiley – ha riassunto al meglio una figura così iconica e prestigiosa, che è stata infatti introdotta nella Hall of Fame del Tennis nel 1985: “Quando parliamo di quel periodo ci riferiamo al periodo d’oro del tennis australiano, in concomitanza con il passaggio dal tennis amatoriale al tennis professionistico, e il nome di Stolle è stato uno dei grandi nomi di quel decennio. Un tennista favoloso, un coach di grande livello e un telecronista arguto: Fred ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo del nostro tennis. La sua è un’eredità luminosa ed indimenticabile”.
E anche Rod Laver, attraverso un post su X, ha voluto ricordare il suo coetaneo e amico Fred: “Era un tipo troppo gentile per serbare rancore: non ci siamo mai stancati di ricordare e di rivivere il passato mentre viaggiavamo l’uno al fianco dell’altro per il mondo, guardando sempre al futuro con un amore duraturo e inscalfibile per il nostro sport. Ci mancherai, Fiery”.