Novak Djokovic, dopo la sconfitta al primo turno del torneo ATP 500 di Doha con Matteo Berrettini, rientra in campo nel BNP Paribas Open di Indian Wells. Il campione serbo, che non supera gli ottavi di finale del primo Masters 1000 stagionale dal 2016 (anno in cui vinse l’ultimo dei suoi cinque titoli in California), nel corso della classica conferenza stampa pre-torneo ha presentato la trasferta nordamericana, parlando delle sue condizioni fisiche e del rapporto con Andy Murray.
D. Abbiamo il visto il video in cui zoppichi vistosamente all’aeroporto di Doha, subito dopo l’eliminazione dal torneo. Come ti senti?
Djokovic: “Sì, ho visto anch’io quel video online ma non si trattava assolutamente di un infortunio. Avevo appena preso un colpo alla caviglia, era molto presto, le quattro o le cinque del mattino, ero ancora un po’ addormentato e mentre arrivavo all’aeroporto ho preso una botta. Zoppicavo per quel motivo, niente di grave. Sto bene, mi sono allenato senza intoppi nel corso delle ultime settimane, da troppo tempo non riesco a ottenere risultati veri nella trasferta americana di marzo, tra Indian Wells e Miami, e mi piacerebbe invertire questa tendenza”.
D. Hai annunciato che la tua collaborazione con Andy Murray proseguirà anche nei prossimi tornei: è stata una decisione veloce e spontanea?
Djokovic: “Sì, io volevo continuare a lavorare con lui e gliel’ho detto subito dopo che è finito il mio Australian Open. Andy invece si è preso un po’ di tempo, aveva bisogno di rifletterci, di parlarne con la famiglia, di capire quanto tempo potesse dedicare a me e ovviamente ai viaggi. Verrà con me anche a Miami e dopo questa trasferta parleremo ancora per programmare il futuro, ma il piano è quello di lavorare insieme anche sulla terra battuta, sicuramente fino al Roland Garros, e spero ovviamente anche a Wimbledon. Ci stiamo ancora conoscendo, ogni giorno la nostra connessione sta migliorando, ci siamo ritrovati in due vesti diverse. Sto cercando di parlare molto, di comunicargli le mie sensazioni, in modo tale da accelerare un processo così delicato come quello del rapporto coach-giocatore: in ogni caso sono molto soddisfatto del lavoro con lui, all’Australian Open ho giocato un buon tennis, non mi sentivo così bene in campo dai tempi delle Olimpiadi. Forse sono tornato in campo un po’ troppo presto a Doha, non ero ancora del tutto pronto, ma il ‘Sunshine Double’ penso sia perfetto per me e soprattutto per migliorare ancora l’intesa con il mio nuovo allenatore. Sarà un mese molto importante”.
D. Che idea ti sei fatto di Joao Fonseca?
Djokovic: “Si sta godendo probabilmente la fase più bella della carriera di un atleta. È giovane, gioca già ad altissimi livelli ma senza niente da perdere: la situazione ideale, in poche parole. Ha già attirato l’attenzione e il supporto di tanti appassionati, perché è fortissimo: non lo conosco personalmente ma da quello che ho visto mi sembra stia gestendo alla perfezione la pressione delle attese, trovando il giusto l’equilibrio tra impegno, professionismo e passione per il gioco, esattamente come ha fatto Alcaraz. Ha tutte la carte in regola per diventare una delle superstar del tennis mondiale”.