“Chiedo una squalifica in linea con quelle di Halep, Sinner e Swiatek. O anche meno”
Nove, tre e uno sono stati, rispettivamente, i mesi di sospensione nei casi citati da Irina durante l’udienza. L’unico davvero comparabile è quello di Simona Halep (integratore contaminato), perché Jannik non ha assunto né gli è stato somministrato alcunché, mentre il prodotto contaminato di Iga era un medicinale, quanto meno in Polonia. Sorprende perciò che sia quella la giurisprudenza portata all’attenzione di un tribunale dalla tennista, forse ingannata dal fatto che sui social e su certi media quei casi sono stati continuamente paragonati con successo a qualsiasi altro passato, presente e immaginabile di positività all’antidoping.
Nell’udienza, l’ITIA concorda sulla non volontarietà e che sia applicabile la Colpa o negligenza non significative, evidenziando però che “il sito web e il marketing dell’integratore Gorilla Alpha indicano chiaramente la probabilità che contengano (o possano essere contaminate da) sostanze vietate per ottenere i risultati promessi […] e non ci sono indicazioni che quei prodotti siano pensati per atleti professionisti”. Richiama poi i casi Bartůňková e Majchrzak. Accettato ciò, il Tribunale deve quindi valutare il grado di colpa, in base al quale infliggere una sospensione da zero a ventiquattro mesi.
Le questioni principali sono che la tennista poteva ragionevolmente presumere di essersi affidata a un esperto qualificato sulle questioni antidoping, ma che non può scaricare completamente la responsabilità su quel medico sportivo (il nome è oscurato). Scartati i casi Sinner e Swiatek appunto perché non rilevanti, il Tribunale riassume le sentenze dei due citati dall’ITIA. Per Nikola Bartůňková, sei mesi di squalifica per un integratore di vitamine contaminato con trimetazidina (la stessa sostanza “di Swiatek”), acquistato in una farmacia rispettabile, consigliatole dal suo medico di base con qualche esperienza di medicina dello sport al quale aveva detto di essere un’atleta professionista soggetta ai controlli antidoping e i cui ingredienti sono stati da lei confrontati con la lista della WADA. Identica difesa per Kamil Majchrzak (tre sostanze non specificate nell’integratore per aiutarlo con i crampi), che tuttavia ha accettato tredici mesi di squalifica perché consapevole dei rischi connessi agli integratori.
Per Irina, l’ITIA chiede una squalifica superiore a quella di Bartůňková e Halep, perché un integratore vitaminico e uno alimentare a base di collagene presentano meno rischi del Gorilla Alpha, ma un po’ inferiore rispetto a Majchrzak, consigliato da un dietologo e positivo a più sostanze vietate.
La Giudice riconosce che Fetecău ha rispettato gli standard minimi fissati dal TADP e ha usato la dovuta diligenza nella scelta del medico a cui affidarsi; ribadisce però che la presenza di contaminanti negli integratori è una questione nota da tempo, trovando difficile credere che la tennista ne abbia sentito parlare la prima volta in relazione al caso Halep. In conclusione, Fetecău ha compiuto un genuino controllo sulla sicurezza dell’integratore, ma insufficiente nella circostanza. Non ci sono però dubbi sul fatto che non ha cercato di imbrogliare.
Il verdetto del Tribunale è di Colpa o negligenza non significative e, in relazione al grado di colpa, confrontando le sanzioni inflitte a Bartůňková, Majchrzak e Halep, vengono ritenuti appropriati dieci mesi di sospensione.
A questo punto, “tutti” convinti…
Riassumendo, le regole e le procedure che hanno fatto gridare a coperture e favoritismi nei casi di Sinner e Swiatek sono state applicate anche alla numero 675 WTA. Questo sarà quindi sufficiente a far ricredere tutti coloro che hanno straparlato a sproposito senza conoscere né i casi specifici né la normativa generale e che ora si scuseranno pubblicamente… Perdonateci la facile ironia. D’altra parte, la vicenda della tennista rumena potrebbe viceversa essere considerata un’ulteriore freccia a certi archi: “Se Simona Halep fosse statunitense, nulla sarebbe stato reso noto” sentenziava Ilie Nastase.
Per lo stesso motivo, non varrebbe la pena ricordare un tipico attacco spuntato a seguito delle positività dei numeri 1 del mondo: “Che sfortunati questi tennisti, solo a loro capitano i prodotti contaminati”. L’errore di base unito al sarcasmo rende il commento forse il più (involontariamente) comico tra quelli circolati. Com’è stato accertato, infatti, tutto il lotto della melatonina assunta da Iga Swiatek era contaminato; di conseguenza, chiunque altro lo abbia assunto sarebbe risultato positivo, ma “chiunque altro” non viene sottoposto regolarmente a controlli che rilevano miliardesimi di grammo di sostanza per litro. L’equivalente di una zolletta di zucchero disciolta nell’acqua di 45 piscine olimpiche, secondo un chimico farmaceutico della Macquarie University di Sydney. Certo, qualcuno – magari lo stesso di quel commento – potrebbe replicare che sono quantità molto superiori a quelle dell’omeopatia…
Appendice…
Invece della lista dei presunti cattivi, il post di Irina: