Quando il tentativo di accelerazione di rovescio di Iga Swiatek si è spento in rete, Clara Tauson si è lasciata andare a un’esultanza misurata, che, però, non ha tradito la felicità per aver battuto una ex numero 1 al mondo e attuale terza forza del ranking.
“È la mia seconda vittoria così nella mia carriera e la seconda di quest’anno. Quindi ovviamente è davvero fantastico e dimostra che tutto il duro lavoro che ho fatto è stato nella direzione giusta” ha esordito la danese in conferenza stampa, dopo l’approdo ai quarti di Montreal. L’altro successo di cui parla è quello raccolto contro Aryna Sabalenka agli ottavi di Dubai, dove, per altro, avrebbe poi raggiunto la finale, la sua prima in un WTA 1000. “Penso di stare acquisendo più fiducia a questo livello e di sentirmi un po’ più come se appartenessi davvero a questo contesto. Credo che questo mi abbia davvero aiutato oggi nei momenti importanti”.
In queste parole ci sono tutte le difficoltà incontrate da Tauson durante il passaggio dal circuito Junior a quello WTA. Perché Clara è stata una ragazza prodigio, una di quelle che richiamano le attenzioni sin da giovanissime. Nel 2019, ad appena 16 anni, ha trionfato agli Australian Open under 18, imponendosi su Leylah Fernandez. A dare lustro alla carriera junior della nativa di Copenaghen ha contribuito anche il raggiungimento della vetta del ranking di categoria. Il paragone con Caroline Wozniacki era fin troppo semplice.
“Penso di essermi sempre un po’ distaccata da tutto questo. Ovviamente Caroline è una delle più grandi fonti di ispirazione nel tennis danese, anche perché siamo un paese così piccolo e a nessuno importa davvero di questo sport” ha scherzato Tauson. “Credo che abbiamo due stili di gioco molto, molto diversi e l’ho sempre detto fin da giovane. Non ho mai sentito di avere addosso quel tipo di pressione”. Eppure, anche se, a detta sua, non sono state elemento di influenza negativa, sulle sue spalle le pressioni non devono essere mancate. Le aspettative che la Danimarca riponeva su di lei erano, per forza di cose, alte. Ne deve sapere qualcosa anche il connazionale Holger Rune.
“Negli anni successivi abbiamo avuto anche alcuni buoni junior, ma non sono mai davvero arrivati. Solo entrare nella top 100 è stato un traguardo per me quando avevo circa 18 anni. Ora il mio gioco e anche la parte mentale stanno iniziando a mettersi a posto. Quindi penso che mi servisse solo un po’ di tempo”.
Sì, un po’ di tempo. Fa quasi sorridere – forse anche amaramente – pensare che Clara non abbia ancora compiuto 23 anni e si esprima così. Certo, il mondo del tennis è, al pari di tutte le altre, una realtà in cui il tutto e subito è la prima regola per valutare un tennista. Ma “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”. E il 2025 sta dimostrando che per Tauson tutto è ancora possibile in carriera, molte pagine attendono di essere scritte.
Nel 2021 sembrava aver imboccato la strada per il successo, con due titoli. Il trionfo a Lione l’aveva scortata direttamente in top 100, mentre il secondo trofeo, quello di Lussemburgo, aveva ribadito all’universo della racchetta che si stava iniziando a brillare una nuova stella. A volte, però, è giusto prendere atto che i percorsi comprendano anche salite ripide. Questo è stato per Tauson il 2022, una stagione segnata da una sequela di infortuni, che l’anno condannata a un inevitabile crollo nel ranking. Il carattere non le è mai mancato – una prova ne è il ritiro in segno di protesta verso i giudici di linea, rei di sbagliare le chiamate nei punti chiave – e quindi è proprio vero che le servisse solamente un po’ di tempo per trovare il proprio posto.
Questa è sicuramente la migliore stagione della danese, insieme a quel 2021. Il suo tennis potente, anche se a volte troppo discontinuo e frenato da spostamenti non proprio velocissimi, sta entrando in una nuova dimensione, che le varrà, quando sarà aggiornata la classifica, il best ranking. Attualmente è live alla 17esima posizione. Con la possibilità di avanzare ulteriormente. Se dovesse battere ai quarti di finale Madison Keys, univocamente numero 6 del mondo e del seeding, potrebbe infrangere la barriera della top 15.
Se il buongiorno si vede dal mattino, l’annata di Tauson è iniziata sotto la miglior stella. Nella prima settimana di gennaio, ha messo in bacheca terzo titolo WTA – anche se beneficiando del ritiro di Naomi Osaka dopo un set in quel di Auckland. Poi ha confermato il momento di forma e di crescita tennistica durante la stagione sul cemento, mettendo a referto alcuni ottimi risultati, tra cui, come si è detto, la prima finale 1000, persa contro Mirra Andreeva. La campagna sul rosso ha un po’ frenato la rincorsa di Clara, che ha raccolto solamente una manciata di vittore sulla terra; sull’erba è tornata a intravedersi la giocatrice dei primi mesi dell’anno. Infatti a Wimbledon si è arresa solamente alla futura vincitrice Swiatek, non prima di aver estromesso dallo Slam una ex campionessa come Elena Rybakina.
Chiedendo alla diretta interessata, tuttavia, le superfici non sarebbero un fattore dirimente: “Adoro i campi in cemento, non è un segreto, ma quest’anno ho scoperto per la prima volta un grande amore anche per l’erba. La terra rossa è sempre stata un po’ la mia superficie preferita, anche. Quindi ora mi sento una giocatrice abbastanza completa. Penso che, ovviamente, il cemento sia la superficie che si adatta meglio al mio gioco. È dove ho ottenuto i miei migliori risultati, ma sono sicura che in futuro otterrò risultati migliori anche sulle altre due superfici”.
Sono i campi in cemento, dunque, il luogo delle possibilità per la danese, che sul duro può sprigionare tutta la sua potenza, dai colpi da fondocampo al servizio. E chissà se un pensierino alle WTA Finals Tauson non lo stia iniziando a fare. Nella race è 11esima, distante poco più di 600 punti dal traguardo delle otto qualificate. In ogni caso, non ci sarà fretta. C’è un tempo per ogni obiettivo.