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Interviste

Jabeur si racconta: “Il tennis mi ha portato alla depressione, ma non è un addio”

La tunisina torna a parlare dopo l’annuncio della pausa: “Avevo paura di non provare mai più la gioia in campo. Tornerò, ma con una prospettiva differente”

Ultimo aggiornamento: 05/11/2025 16:06
Di Beatrice Becattini Pubblicato il 04/11/2025
10 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Jabeur
Credit: WTA

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Era circa metà luglio quando Ons Jabeur ha annunciato una pausa dal tennis a tempo indeterminato. “È giunto il momento di fare un passo indietro e mettere finalmente me stessa al primo posto” ha scritto nel post su Instagram con cui ha comunicato la sua decisione. Una scelta sicuramente complicata, ma necessaria per prendersi cura della sua salute mentale, una tematica sempre più accentratrice nel mondo dello sport, che mina la stabilità dei giocatori e delle giocatrici, ancora prima delle loro prestazioni.

Sezioni
La nuova vita di Jabeur alla riscoperta della gioia di vivere. Ma non è un addioJabeur ringrazia per il supporto del mondo del tennis: “Molti colleghi si sono rivisti in me”Jabeur e un nuovo modo di guardare la vita: “Mi sono presa cura di me, ora voglio fare di più”

In occasione delle WTA Finals, la ex numero 2 del mondo è tornata a mostrarsi su un campo da tennis, nelle vesti di ambasciatrice della competizione.  
“La mia pausa sta andando bene. Sto scoprendo un po’ la vita al di fuori del tennis” ha raccontato Jabeur a “The National”, sottolineando come si sia tenuta impegnata con attività diverse, come l’accademia che ha istituito da poco a Dubai e che a breve sarà inaugurata. “Sono stata occupata con varie cose: la fondazione, l’accademia. Sto cercando magari di lanciare anche nuovi progetti, quindi mi sto divertendo”.

La nuova vita di Jabeur alla riscoperta della gioia di vivere. Ma non è un addio

Da quasi quattro mesi Ons ha stravolto la sua vita, alla ricerca di un nuovo equilibrio che la riconnettesse con se stessa. Non è stato semplice per chi da sempre ha sperimentato la medesima routine ogni giorno.
“Quando il tuo corpo è abituato a sei o sette ore di allenamento al giorno e poi, all’improvviso, non fai più nulla — mangi, vai in spiaggia e ti rilassi — mi chiedevo cosa stessi facendo e cosa fosse tutto questo” ha spiegato. Poi la svolta. “Sono diventata più creativa, più attiva, ho iniziato a fare più cose e, sicuramente, la parte che ho preferito è stata trascorrere molto tempo con la mia famiglia”.

Nuove consapevolezze hanno colmato il vuoto che il tennis ha lasciato, dopo anni di monopolio. Il tennis sotto questo punto di vista è tiranno. Gli impegni continui rendono pressoché impossibile volgere l’attenzione altrove.
“La mia vita, da quando avevo sei anni, è sempre stata concentrata sugli allenamenti, sui tornei, sul tennis. Anche se facevo cose al di fuori del tennis, erano sempre in qualche modo legate a esso; e anche quando volevo andare in vacanza, dovevo sempre contare i giorni, perché non volevo saltare gli allenamenti. Dovevo tornare in tempo” ha confessato. “Non sono mai stata davvero libera dal tennis. Trovare qualcosa che mi rendesse felice al di fuori del tennis è stato difficile, e considerando i due anni molto duri che ho vissuto, non è stato facile”.

A un certo punto il tennis ha completamente cambiato i connotati ai suoi occhi, trasformandosi in un nemico silenzioso. “Il luogo della felicità, quello in cui trovavo la mia gioia, è improvvisamente diventato la mia tristezza — ed è diventato, in sostanza, il luogo che mi ha portato alla depressione. E ne avevo paura. Mi chiedevo: ‘E se non riuscissi mai più a provare gioia su un campo da tennis?’ Ma non credo che sarà così”. Poi ha annunciato che la pausa ha una data di scadenza ignota a tutti, soprattutto a se stessa: “Non mi sto ritirando, come molti pensano: tornerò, un giorno”.

Non ha fretta Ons. E non vuole mettersi pressione, dato che in questi mesi ha ripreso in mano una racchetta solo in un’occasione benefica.
“Voglio solo godermi il momento e, quando la mia mente e il mio corpo mi diranno che sono pronta, che voglio tornare, allora tornerò”.

Jabeur ringrazia per il supporto del mondo del tennis: “Molti colleghi si sono rivisti in me”

Jabeur non ha dimenticato l’ondata di affetto che l’ha travolta quando ha annunciato che si sarebbe allontanata per un po’. “Penso che ci siano state due reazioni. Quella di supporto — che, sinceramente, non mi aspettavo così forte — da parte di tante persone che mi hanno mandato amore: altri giocatori, i miei sponsor, la mia famiglia, e persone che mi conoscono e mi hanno capita”.

“Di solito, quando salti qualcosa e decidi di mettere te stessa al primo posto, la gente pensa che tu sia egoista e che non te lo meriti” ha riflettuto. “Ma ho ricevuto tantissimo affetto, e molte persone esperte di salute mentale mi hanno contattata per dirmi che era stata un’ottima decisione, perché si vedeva che stavo soffrendo”.

Poi ha parlato dei colleghi, quelli che si sono rivisti nelle sue stesse battaglie.
“Fondamentalmente, altri giocatori si sono rivisti in ciò che provavo. E ho sentito che non stavo solo aiutando me stessa, ma anche loro. Per me, che sono una persona che sorride praticamente sempre, prendere una decisione del genere, sentirmi a pezzi e triste è stato un po’ come dire: ‘Wow, non pensavamo che Ons potesse sentirsi così”. E io ho risposto che alla fine sono un essere umano’. Lei che è stata soprannominata “Ministra della Felicità” del circuito WTA. “Posso sentirmi così anch’io, anche se forse sono l’ultima persona da cui ci si aspetterebbe una cosa del genere. Quindi è stato anche un vantaggio poter parlarne apertamente e aiutare altre persone”.

Anche se non ha ancora stabilito le tempistiche per un ritorno in campo, Jabeur è apparsa decisa a cambiare qualcosa nel suo approccio al tennis, soprattutto dal punto di vista della programmazione.
“Sento di voler scegliere i miei tornei. Voglio che sia il calendario ad adattarsi a me, non io al calendario. Cercherò sinceramente di farmi sentire di più e di spingere la comunità del tennis a trattarci meglio come giocatori — a vederci più come esseri umani e meno come robot che giocano a tennis, tennis, tennis tutto il tempo”.

Le parole della tunisina si inseriscono nel dibattito circa la lunghezza della stagione tennistica, sempre più esasperata dalla molteplicità di impegni che la compongono.
“Questo è uno sport bellissimo e dobbiamo essere intelligenti nel modo in cui lo viviamo. Io voglio solo essere me stessa in campo. Non voglio sentire stress. Mi sono sentita benissimo negli ultimi due, tre mesi, senza stress”.

Jabeur e un nuovo modo di guardare la vita: “Mi sono presa cura di me, ora voglio fare di più”

Adesso l’attenzione di Jabeur è tutta per la sua accademia che aprirà i battenti a breve.
“Voglio vivere una vita significativa, non solo respirare e mangiare e non fare nulla di utile accanto. Voglio dare ai bambini la possibilità di sognare in grande, di preoccuparsi solo di lavorare e non dei soldi o delle strutture o di qualsiasi altra cosa” ha detto. “Voglio fare di più. Voglio firmare accordi con diversi ministeri in Tunisia per cercare di aiutare la società il più possibile”.

Dai suoi progetti spera di trarre la forza per tornare a giocare a tennis con gioia.
“Forse è un modo per me di ritrovare la gioia in campo, perché vedere l’innocenza dei bambini… non c’è niente di meglio di questo. Forse mi farà ricordare com’ero da piccola, quanto mi divertivo. Voglio condividere tutto questo con i bambini. Voglio essere lì, voglio allenarmi con loro e vedere come va”.

Se così non dovesse essere, pazienza. Ons è consapevole di aver fatto di tutto per riprovarci. Senza quell’ossessione che ha rischiato di farle chiudere la carriera anzitempo.
“Credo di avere ancora quella fiducia, ma penso che ciò che è cambiato sia che, anche se non dovessi tornare al livello di prima, non mi metterò troppa pressione. Per me, la cosa più importante è che andrò lì, ci proverò, sarò più felice in campo; e se le cose andranno bene, saprò di aver fatto tutto il possibile per riuscirci. Mi sono presa una pausa, mi sono presa cura di me stessa, mi sono allenata duramente per tornare, e poi tornerò a giocare tornei. Se dopo tutto questo non dovesse accadere, allora forse semplicemente non era destino”.


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