Poi naturalmente, 15 giorni dopo, è cambiato tutto. Dopo che l’Italia l’ha vinta e che quel nuovo e discusso format di Davis per cui la FIT aveva votato a sostegno della candidatura alla presidenza ITF di David Haggerty con l’obiettivo di conquistare i diritti tv della Davis per Supertennis ecco che quella frase “la Davis sembra un circo equestre” Binaghi non l’ha mai più detta. Mica è stupido. D’altra parte non è il caso di sorprendersi. I politici sono fatti così, mica solo Binaghi.
Qui su Ubitennis a fine 2023, nel fare i consueti auguri di Natale ai nostri lettori avevo raccontato un po’ tutta la vicenda. La trovate qui.
Se non voleste cliccare… ora qui c’è un estratto lievemente integrato di quel scrissi. Mi fa piacere di aver scritto allora – e potete constatarlo qui sotto – previsioni che si sono avverate l’anno successivo.
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Le federazioni furono chiamate a votare: volete questa nuova formula o no?
I soldi promessi (ma poi scomparsi) dal calciatore del Barcellona Piquè per questa Coppa Davis, tre miliardi per 25 anni fecero gola alle numerosissime piccole federazioni che – fra le 156 partecipanti del 2023 con 839 tennisti schierati in toto – a giocare la Davis fra trasferte dei tennisti (e degli immancabili dirigenti “turisti”) e vari aspetti organizzativi, pativano veri bagni di sangue. Ma ci furono anche federazioni più ricche che votarono per questo format. Fra cui la nostra per una sorta di voto di scambio. Io FIT voto Haggerty, Haggerty ci darà prelazione (gratis?) sui diritti tv della Davis new format che tanti Paesi osteggiavano, Francia in testa.
Io stesso, quindi reo confesso, mi sono emozionato tantissimo a Malaga ed ero – lo sono ancora – felice come un bambino per questi successi sull’Olanda, sulla Serbia di Djokovic, sull’Australia di… Hewitt e non sto davvero più a sottilizzare se questa Coppa Davis vale o non vale, se assomiglia o non assomiglia a quella di una volta.
Mi par che il vecchio Scriba Gianni Clerici – come mi manca! – la chiamasse “la finta Davis”.
Ma tanto non serve a nulla. Questa abbiamo, questa giochiamo, questa – finalmente – abbiamo vinto. E allora meglio averla vinta e magari vincerne una seconda di fila e poi una terza e magari pure una quarta.
Prima che – chissà – arrivi magari un nuovo presidente ITF e ne cambi il format con l’aiuto di un illuminato Andrea Gaudenzi che nel segno di “Tennis One Vision”, il suo motto, lo metta in pratica sul serio. Come? So che è pura utopia, ma se Andrea pensasse di sacrificare una settimana dell’ATP Tour per cederla alla fase finale della Coppa Davis – o non voleva diminuire il numero dei tornei per non affaticare troppo i tennisti impegnati in una stagione troppo lunga? – questa acquisirebbe maggior visibilità, qualità e prestigio nell’interesse generale. Anche dell’ATP e dei suoi tennisti. Ma One Vision è solo uno slogan? Io lo temo.
Secondo me le otto nazioni qualificate per i quarti (purtroppo inevitabilmente qualificate ancora secondo l’attuale format, un giorno solo, due singolari e un doppio nei 4 gironi a 4), dovrebbero affrontarsi in sfide da due giorni ciascuna, 4 singolari (giocati da tennisti diversi) e un doppio.
Due giorni ciascuno per i 4 quarti di finale, due giorni per ciascuna delle due semifinali, due giorni per la finale. Totale 14 giorni. La stessa ATP se ne gioverebbe, in termini di “posti di lavoro” per i suoi associati. Quattro o cinque singolaristi per nazione diventerebbero finalmente “importanti”. Non solo due o tre, il n.1, il n.2, il n.3.
Ogni squadra delle prime otto non potrebbe non presentarsi con almeno 7 o 8 tennisti. La squadra che vincesse potrebbe davvero essere considerata “campione del mondo”. Dovrebbe aver vinto almeno nove partite, minimo tre per ogni duello. Schierando quindi una base di tennisti molto più allargata. Non siamo più nel ‘900 quando Dwight Davis inventò la “sua” Coppa e bastavano due giocatori, a volte anche uno solo per vincerla (come nel 1975 quando la vinse Bjorn Borg).
Anche perché da nazione detentrice del titolo un’Italia che “riacquistasse” un Berrettini nei suoi panni, anche soltanto top 20 anziché top-10 come è stato per oltre due anni e mezzo (dal 28 ottobre 2019 fino al 13 luglio 2022) sarebbe certamente la squadra più favorita per la Davis 2024. Non avrebbe quindi alcuna convenienza ad un cambio di format che comunque non è alle viste.
Ho detto Berrettini perché sul suo potenziale da top-20 parla il suo CV, il suo passato, anche se purtroppo la Davis non si gioca sull’erba. Ma se si affermasse come solido top-20, invece di Matteo sempre alle prese con problemi fisici, uno fra Musetti, Arnaldi o Sonego, il discorso non cambierebbe.
Nessuna altra squadra potrebbe vantare oltre a un numero uno top-5 (Sinner) un numero 2 top 20, salvo che venisse “recuperata” la Russia di Medvedev, Rublev e Khachanov. Ho divagato, come spesso mi accade. Ma magari ora, qui di seguito, potete leggere quel che credo Sinner possa fare nel 2024. (e qui chi aveva aperto il link già segnalato sopra vedrebbe che…ci avevo azzeccato abbastanza nelle mie previsioni da…Mago Ubaldo).
