Natale e 2024: gli auguri di Ubitennis. È stato un grande 2023 per il tennis, ma il 2024 me lo aspetto ancora migliore. Grazie a Sinner ma non solo

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Natale e 2024: gli auguri di Ubitennis. È stato un grande 2023 per il tennis, ma il 2024 me lo aspetto ancora migliore. Grazie a Sinner ma non solo

Sogno uno Slam di Jannik e non vedo perché Musetti, Arnaldi, Sonego non possano crescere. L‘incognita Berrettini. Sarà più duro ripetersi per Djokovic. I quattro più forti, con Alcaraz e Medvedev sono…cinque.

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Jannik Sinner a San Siro - dicembre 2023 (foto Twitter @janniksin)
 

Cari amici di Ubitennis,

il fatto che abbiate cliccato su Ubitennis.com anche in questi giorni in cui il vero grande tennis è in vacanza rappresenta per me, e per noi tutti che “alimentiamo” Ubitennis, un serio motivo di orgoglio.

Costituisce infatti un apprezzatissimo premio al nostro sforzo di continuare a produrre comunque contenuti tennistici anche nella off-season.

Chi non avesse voglia di arrivare in fondo a questo lungo articolo, beh, ha la mia comprensione. E allora con tutti gli amici collaboratori di Ubitennis gli faccio subito i migliori auguri di Natale e ancora di più quelli per un fantastico anno nuovo, per un 2024 perfino migliore –tennisticamente parlando – del 2023.

Certamente questo 2023 si è concluso alla grande per tutto il nostro movimento tennistico. Grazie principalmente a Jannik Sinner e al suo team – già, oggi il tennis non è più sport individuale, risultati e progressi sono ormai collettivi – ma anche a tutta la squadra di Coppa Davis, abbiamo vissuto un secondo semestre assolutamente indimenticabile.

Inevitabilmente ne ha tratto beneficio anche Ubitennis, perché con 30 milioni di visite per 54 milioni di pagine visualizzate (7,5 milioni più che nel 2022), 7 milioni di utenti stando ai dati di Google Analytics,  la nostra redazione fatta tutta di grandi appassionati che dedicano part-time il loro tempo a Ubitennis ha vissuto come tutti gli innamorati del tennis momenti incredibilmente emozionanti e chissà se ripetibili – nessuno aveva mai annullato tre matchpoint consecutivi a Novak Djokovic! – di grande, grandissimo entusiasmo.

Quando il giorno dopo che Sinner aveva battuto Novak Djokovic a Torino nelle ATP Finals abbiamo registrato un record di 570 mila impressions sul sito e oltre 300mila visite, mi sono stropicciato gli occhi e ricordato commosso quando con il mio blog “Servizi Vincenti” mi stupii di aver avuto 300 lettori in un giorno in cui Federer mi aveva parlato a Shanghai.

Beh sono certo che mi capirete. La mia è stata una vita contrassegnata dal tennis, raccattapalle, segnapunti su tabelloni tennistici (non ancora elettronici), giudice di linea, arbitro, giocatore con la g minuscola, dirigente con la d minuscola, direttore con la d minuscola di un torneo ATP, giornalista (di nuovo con la g minuscola), …insomma un sacco di “minuscole”, ma oggi con tanti, tantissimi lettori con la L maiuscola da condividere con i miei validissimi collaboratori con la C maiuscola, beh sono Soddisfazioni (S maiuscola) non da poco.

Grazie all’età sempre più veneranda ho visto prima da bambino già malato di tennis Nicola Pietrangeli (in tv) e poi Adriano Panatta (dal vero) vincere i soli 3 Slam vinti dai nostri tennisti in pantaloncini. E ho poi sofferto parecchio – spesso disperandomi – per questo lungo, lunghissimo digiuno. Più mi appariva ingiusto soffrirne, più il digiuno si prolungava.

Solo ora, che grazie a Sinner e compagni posso finalmente sognare di metter fine a questa dieta forzata, mi tornano a mente tutte le vicende, politiche e sportive, della Coppa Davis vinta 47 anni fa.

Diventato pessimista a seguito di tante delusioni, ormai temevo di non vederne rivincere più altre colorate d’azzurro. Esattamente come mi è successo – almeno fino ad oggi 2023 – per gli Slam.

Esordii al Roland Garros nel ’76 assistendo – commuovendomi fino alle lacrime, anzi ai singhiozzi – al trionfo di Adriano Panatta. Mille speranze quel giorno per un futuro azzurro e roseo allo stesso tempo. Ma vanificate da risultati sempre deludenti.

Ora abbiamo rivinto la Coppa Davis.

E a questo punto, voglio far proprio come…Binaghi.

Lui si è chiaramente…dimenticato di aver dichiarato al collega Brusorio, in una intervista pubblicata da La Stampa alla vigilia delle ultime Finali ATP (e quindi appena una quindicina di giorni prima del trionfo azzurro di Malaga): “Noi enfatizziamo troppo la Davis, la conquistammo in un anno straordinario per il tennis azzurro e non avendo vinto nulla per un lungo periodo è stata il parametro dei nostri risultati. I tempi sono cambiati, poi con questa formula la Davis sembra il circo equestre”.

Quindici giorni ed è cambiato tutto. Dopo che l’Italia l’ha vinta, che quel nuovo e discusso format di Davis per cui la FIT aveva votato – l’obiettivo pragmatico, e raggiunto, era conquistare i diritti tv per Supertennis – ecco che quella frase “la Davis sembra un circo equestre” Binaghi non l’ha mai più detta. Mica è stupido. D’altra parte non è il caso di sorprendersi. I politici sono fatti così, mica solo Binaghi.

Le federazioni furono chiamate a votare: volete questa nuova formula o no?

I soldi promessi (ma poi scomparsi) dal calciatore del Barcellona Piquè per questa Coppa Davis, tre miliardi per 25 anni fecero gola alle numerosissime piccole federazioni che – fra le 156 partecipanti del 2023 con 839 tennisti schierati in toto – a giocare la Davis fra trasferte dei tennisti (e degli immancabili dirigenti “turisti”) e vari aspetti organizzativi, pativano veri bagni di sangue. Ma ci furono anche federazioni più ricche che votarono per questo format. Fra cui la nostra.

Io stesso, quindi reo confesso, mi sono emozionato tantissimo a Malaga ed ero – lo sono ancora – felice come un bambino per questi successi sull’Olanda, sulla Serbia di Djokovic, sull’Australia di… Hewitt e non sto davvero più a sottilizzare se questa Coppa Davis vale o non vale, se assomiglia o non assomiglia a quella di una volta.

Mi par che il vecchio Scriba Gianni Clerici – come mi manca! – la chiamasse “la finta Davis”.

Ma tanto non serve a nulla. Questa abbiamo, questa giochiamo, questa – finalmente – abbiamo vinto. E allora meglio averla vinta e magari vincerne una seconda di fila e poi una terza e magari pure una quarta.

Prima che – chissà – arrivi magari un nuovo presidente ITF e ne cambi il format con l’aiuto di un illuminato Andrea Gaudenzi che nel segno di “Tennis One Vision”, il suo motto, lo metta in pratica sul serio. Come? So che è pura utopia, ma se Andrea pensasse di sacrificare una settimana dell’ATP Tour per cederla alla fase finale della Coppa Davis – o non voleva diminuire il numero dei tornei per non affaticare troppo i tennisti impegnati in una stagione troppo lunga? – questa acquisirebbe maggior visibilità, qualità e prestigio nell’interesse generale. Anche dell’ATP e dei suoi tennisti. Ma One Vision è solo uno slogan? Io lo temo.

Secondo me le otto nazioni qualificate per i quarti (purtroppo inevitabilmente qualificate ancora secondo l’attuale format, un giorno solo, due singolari e un doppio nei 4 gironi a 4), dovrebbero affrontarsi in sfide da due giorni ciascuna, 4 singolari (giocati da tennisti diversi) e un doppio.

Due giorni ciascuno per i 4 quarti di finale, due giorni per ciascuna delle due semifinali, due giorni per la finale. Totale 14 giorni. La stessa ATP se ne gioverebbe, in termini di “posti di lavoro” per i suoi associati. Quattro o cinque singolaristi per nazione diventerebbero finalmente “importanti”. Non solo due o tre, il n.1, il n.2, il n.3.

Ogni squadra delle prime otto non potrebbe non presentarsi con almeno 7 o 8 tennisti. La squadra che vincesse potrebbe davvero essere considerata “campione del mondo”. Dovrebbe aver vinto almeno nove partite, minimo tre per ogni duello. Schierando quindi una base di tennisti molto più allargata. Non siamo più nel ‘900 quando Dwight Davis inventò la “sua” Coppa e bastavano due giocatori, a volte anche uno solo per vincerla (come nel 1975 quando la vinse Bjorn Borg).

Vabbè, per la verità non era un discorso da fare per gli auguri di Natale e di Felice Anno nuovo. Anche perché da nazione detentrice del titolo un’Italia che “riacquistasse” un Berrettini nei suoi panni, anche soltanto top 20 anziché top-10 come è stato per oltre due anni e mezzo (dal 28 ottobre 2019 fino al 13 luglio 2022) sarebbe certamente la squadra più favorita per la Davis 2024. Non avrebbe quindi alcuna convenienza ad un cambio di format che comunque non è alle viste.

Ho detto Berrettini perché sul suo potenziale da top-20 parla il suo CV, il suo passato, anche se purtroppo la Davis non si gioca sull’erba. Ma se si affermasse come solido top-20, invece di Matteo sempre alle prese con problemi fisici, uno fra Musetti, Arnaldi o Sonego, il discorso non cambierebbe.

Nessuna altra squadra potrebbe vantare oltre a un numero uno top-5 (Sinner) un numero 2 top 20, salvo che venisse “recuperata” la Russia di Medvedev, Rublev e Khachanov. Ho divagato, come spesso mi accade. Ma magari ora, qui di seguito, potete leggere quel che credo Sinner possa fare nel 2024.

A pagina 2 le prospettive per il 2024

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