19/09/2011 00:23 CEST - Davis Cup 2011
La Spagna non è solo Nadal
TENNIS - La finale la giocheranno due nazioni con un curriculum assai diverso in Coppa Davis. Dal 2000 a oggi le "furie rosse" l'hanno conquistata 4 volte, due con Nadal e due senza (Ferrero, Lopez e Verdasco gli eroi) e l'Argentina mai, neppure con Vilas e Clerc, due top-5 che non andavano d'accordo, proprio come Nalbandian e Del Potro nel 2008 a Mar del Plata. La delusione Bolelli battuto da Capdeville. Rino Tommasi
Sarà Spagna-Argentina la finale di Coppa Davis 2011 ed il fattore campo, che si aggiunge al fattore Nadal, lascia immaginare che gli spagnoli abbiano la concreta possibilità di conquistare la Coppa per la quinta volta negli anni duemila, a conferma di una superiorità complessiva e non legata soltanto alla scoperta di un fenomeno come Rafa.
La Spagna ha vinto la sua prima Coppa nel 2000, quando ancora Nadal aveva 14 anni, battendo l’Australia a Barcellona per merito principale di Juan Carlos Ferrero. L’ha vinta una seconda volta nel 2004, battendo gli Stati Uniti a Siviglia, quando al giovane Nadal ha dato una mano decisiva un giocatore, Carlos Moya, nato come lui a Majorca. Il terzo e più significativo successo la Spagna l’ha ottenuto a Mar del Plata nel 2008, perché in quella occasione Nadal, che si era ormai affermato come il primo giocatore del mondo vincendo dopo il Roland Garros anche Wimbledon, aveva dovuto rinunciare a giocare la finale. Furono decisivi il successo di Feliciano Lopez su Juan Martin Del Potro e di Fernando Verdasco su Jose Acasuso e non ci fu nemmeno bisogno di giocare l’ultimo singolare. Infine il quarto successo, ottenuto nel 2009 nella capitale del tennis spagnolo, che è Barcellona, è stato il più facile, perché la Repubblica Ceka di Berdych e Stepanek è stata liquidata in due sole giornate, grazie alle vittorie di Nadal e di David Ferrer nei singolari e del doppio Verdasco – Lopez. Insomma, pur essendo Nadal il prodotto migliore del tennis iberico, sono stati molti i giocatori che hanno dato un contributo decisivo alle vittorie del loro Paese.
Pur avendo avuto campioni capaci di vincere titoli del Grand Slam, come Manolo Santana e Manuel Orantes, la Spagna non era mai riuscita a vincere la Davis durante il periodo in cui la competizione era stata dominata dagli americani e dagli australiani. Per due volte Santana aveva portato la Spagna al Challenge Round, nel 1965 e nel 1967, ma erano i tempi in cui Roy Emerson, Fred Stolle e Tony Roche avevano nell’erba un alleato decisivo. Una terza finale la Spagna l’ha perduta, sempre in Australia e sempre sull’erba, nel 2003, contro Mark Philippoussis e Lleyton Hewitt.
L’Argentina, che ha raggiunto la finale sfruttando l’infortunio di Novak Djokovic (mandato in campo per salvare la Patria a situazione ormai compromessa), ma anche per merito di David Nalbandian e di Juan Martin Del Potro, giocherà la sua quarta finale, avendo perduto con Guillermo Vilas e Jose Luis Clerc quella del 1981 a Cincinnati contro gli Stati Uniti, quella del 2006 a Mosca contro la Russia ed infine quella del 2008 a Mar del Plata contro la Spagna priva di Nadal. Quest’ultima è stata la più dolorosa, perché l’Argentina poteva finalmente giocarla in casa e contro un avversario incompleto. Era favorita ed il risultato ha lasciato un lungo strascico di polemiche, non del tutto cancellato.
Non vorrei guastare il clima di eccessivo ma giustificato entusiasmo che ha salutato il ritorno dell’Italia nel gruppo mondiale dopo undici anni di purgatorio parlando della brutta sconfitta subita, a risultato acquisito, da Simone Bolelli contro il modesto Capdeville, che nella prima giornata era stato battuto in tre set da Potito Starace. Per il bolognese era una buona occasione per dare un segnale di reazione e per dimostrare di valere di più della sua attuale, modesta classifica. Invece ha perso in due set lottando solo nel primo. Peccato.
Rino Tommasi
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